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lunedì 27 giugno 2022

Fly Swatter mod (new lithium battery - ricaricabile USB)

Estate, caldo torrido, finestre aperte, luce accesa all'imbrunire e... un invasione di insetti volanti, pappataci, zanzare, mosche, cimici, cavallette, calabroni, vespe, farfalle, falene e via dicendo. Quindi? si riempie la casa di aglio, zampironi profumati, candele alla citronella, lanterne ad alta tensione, piastrine e insetticida in quantità tale da avvelenare un quartiere.... si, odio gli insetti, è un odio viscerale ed atavico che si avvicina molto alla fobia, specialmente per le zanzare che a me mi fiutano a kilometri di distanza e che se mi pungono mi tocca fare il bagno nel dopo puntura, oppure grattarmi a sangue per mesi. 

Ecco, tempo fa ho acquistato una di quelle racchette che fulminano gli insetti....sempre se riesci ad anticiparli quando volano, che ad usarle sembri un campione di tennis che non ne prende una. Racchettone fulmina insetti, bug zapper, fly swatter, matamoscas electrico, raquette anti-moustique, mosquito bats, chiamiamole come ci pare, costano una sciocchezza (intorno ai 5 euro che per me è una cifra) ma il problema che hanno quei dispositivi sono le batterie. Ultimamente si trovano quelle che funzionano con un paio di AA. Qualche modello più datato (ed evoluto nonostante sia nato per primo) contiene una mini batteria al piombo, ricaricabile ovviamente. Fra le due soluzioni, ognuna con i suoi pro e contro, preferisco quella con le batterie ricaricabili, si attacca il cavo, si aspetta un pò e non ci si deve riempire la casa di batterie usa e getta. 

Il vero problema però è che dopo un pò, le batterie al piombo perdono la carica in poco tempo ed occorrerebbe comunque sostituirle, anche se la loro sostituzione non  è prevista. Sono delle batterie nere, senza scritte, credo da 4 volts con capacità attorno ai 300/500mAh. In teoria si possono anche rigenerare, aggiungendo un pò di acqua distillata, ma non ne vale la pena. A cercare un pò in rete si trovano dei ricambi, ad un paio di euri ciascuna, spedite dall'india (dove le zanzare, lì, sono in realtà dei mini elicotteri da combattimento). Un paio di vitine e la sostituzione è alla portata di chiunque.

Ma perchè movimentare una nave dall'altra parte del pianeta per un oggettino del genere? E perchè invece non provare a moddare la racchetta con quello che si ha in casa o meglio over clockarla?? eh? eh?  Tre sono le soluzioni che mi sono venute in mente, al volo, compatibilmente con lo spazio a disposizione nel manico.

1) tre batterie AAA. Si quelle piccole perchè ho il supporto per le pile che mi permette di tenerle assieme e sostituirle senza tante difficoltà. 4,5 volts in totale e ci siamo.

2) una batteria da 9 volts... più del doppio di quello previsto... non dovrebbe esplodere nulla ma sicuramente una mega tensione in uscita da fulminare una mucca.

3) LITIO!! 3,7 volts nominali (4 volts e rotti a piena carica) sono sufficienti per innescare l'oscillatore e generare dai 2000 ai 3000 volts. 

Allora? la soluzione 3 richiede un BMS e delle modifiche per l'attacco dello spinotto di ricarica... è caldo e non ho voglia (per ora) di mettermi a perdere tempo, tanto meno accendere lo stagnatore. La soluzione 2 è particolarmente intrigante e mi riservo di fare delle prove per vedere quanto dura il circuito elevatore di tensione senza saltare. La soluzione 1 mi piace ma tre pilette AAA non ho idea di quanto possano durare. Al limite elimino il led bianco, che secondo me non serve a nulla, per risparmiare un pò di energia. 

OK, procedo.... ed immediatamente trovo la trappola di quei maledettissimi cinesi... il cavetto con il connettore è assemblato con i colori invertiti secondo i nostri standards (e si vede dalle foto). Solitamente il rosso è il positivo ed il nero la massa....per i cinesi no!. Il rosso è collegato alla massa ed il positivo al filo nero.... bastardi. Almeno la serigrafia sul PCB è di aiuto....mai fidarsi e non è la prima volta che mi capita... provare a smontare qualche lampadina a led made in cina e vedrete.

Per questo mod non ho voglia di creare uno sportello per la sostituzione rapida delle nuove pile. Al limite, al bisogno, svito il manico e sostituisco. Vabbè, ora ho due racchette praticamente nuove,da posizionare nei punti strategici, pronte a fare il loro dovere. Se trovo un portapile AA simile a quello che ho usato, e lo spazio me lo consente, posso provare ad usare tre pile con capacità ed autonomia  maggiore. Bene, ora a caccia di zanzare, ma.... capita solo a me che quando hai la racchetta killer in mano, gli insetti volanti spariscono come per magia? Alla prossima. 

P.S. La rana è rosa. Ripeto: La rana è rosa. 

Aggiornamento del giorno dopo: Ed anche la conversione al litio ha funzionato alla grande. Un micro BMS 1S da 3A (quello avevo nel cassetto), un porta batteria 18650, 4 fili da saldare et voilà. La carica prevista per la batteria precedente era a 5 volts, perfetti per il BMS. 4 volts della batteria al litio (18650 Li Ion) recuperata da un pacco di un vecchio computer portatile fa perfettamente il suo dovere, con una buona scarica fulmina insetti ed il led che si illumina alla grande. Non ho moddato il manico per la sostituzione rapida della batteria ma credo che durerà sicuramente più a lungo di quella che c'era prima. Se dovrò sostituirla, dato che è usata e non perfettamente performante, aprirò il manico ed in due secondi, grazie al porta batteria, la sostituirò in quattro e quattr'otto. Ora ho la mia racchetta fulmina insetti ricaricabile via USB ed almeno per ora sono l'unico in tutto il pianeta ad avercela.  Grande, sono felice. Alla ri prossima. 

P.P.S. la rana è bollita. Ripeto: la rana è bollita.

lunedì 21 febbraio 2022

Forno solare (parte 1)

La "sorpresa" nell'ultima bolletta della luce, infartogena, non ci lascia molte scelte. Dopo la pioggia di contributi a fondo perduto, presi in gran parte dai soliti disonesti che di bisognoso hanno solo la loro avidità, è arrivata la stangata (ed è solo l'inizio #sapevatelo) su acqua, luce e gas. 

A noi poveracci non resta altro che aguzzare l'ingegno e trovare una soluzione. Principalmente, a fronte di qualsiasi aumento delle bollette, sono due le reazioni dell'unano medio: 

1) aumentare le entrate economiche 

2) risparmiare e tagliare i consumi. 

Tutte e due sarebbe l'ideale che tende alla perfezione, con tutti i pro e contro del caso. In molti, la soluzione "1" non è praticabile, in quanto dedicarsi ad altre attività con 10/12 ore di lavoro al giorno sul groppone, a salario minimo che nessuno è disposto ad aumentare... resta ben poco tempo che andrebbe rosicchiato alle sacrosante (e poche) ore di riposo. 

Per la soluzione 2... è dura, specialmente per chi è già al limite. Lampadine a led (da 2 watt ed una sola per stanza), lampada da minatore a batteria per evitare di accendere le luci quando si gira per casa, pochissime lavatrici (di notte e ben piene), sciacquone del water solo una volta al giorno, ci si lava con l'acqua fredda, sempre, anche d'inverno, riscaldamento a legna, switch off di tutti gli apparecchi vampiro (quelli con lo stand-by), forno elettrico solo per le grandissime occasioni, condizionatori e ventilatori d'estate sono banditi (fatwa!!), congelatore al minimo, frigo in classe "tripla A più più ed ancora più" (con temperature miti all'interno) e via dicendo. 

Urgono comunque, giocoforza,una serie di provvedimenti per restare a galla e resistere alle sanguisughe. L'idea è quella di adottare un forno solare che non consuma niente. Ne esistono ormai una moltitudine in commercio, dai costi adatti ai sultani  a quelli auto costruiti, più o meno performanti. Prima di iniziare la sperimentazione, voglio mettere qui una lista di pro e contro, dando il giusto perso ad ogni voce. 

Pro

  • consumi elettricità azzerati per la cottura dei cibi
  • Ambiente più pulito
  • mitigazione del rischio di costruzione di centrali nucleari

Contro

  • costo del forno
  • tempi e modi di cottura variabili
  • periodo di training
  • spostamento degli specchi al movimento relativo del sole
  • dipendenza dal meteo e dalle stagioni
  • temperatura di cottura da monitorare

Al momento non mi viene in mente altro ma, data la lista corposa dei "contro", possiamo aguzzare l'ingegno e trovare delle soluzioni. Il forno lo si può costruire. La configurazione più economica è la "open box" fatta con cartone e alluminio in pellicola. Non sarà figo come quello chiuso, in sughero e mylar parabolico, ma funziona bene (pare, dicono). Per le temperature... occorre fare esperienza e tenere d'occhio l'orientamento del forno solare, anticipando il movimento relativo del sole per diradare gli intervalli (30 minuti) nei quali si approfitta per ruotare la pentola di 180°. Poi, ci sono molti margini di miglioramento e solo l'esperienza potrà aiutarci, basta crederci, adattarsi, ingegnarsi...

Per il problema del meteo (stagioni invernali e nuvole), non possiamo farci nulla, vorrà dire che in quei giorni di pioggia o freddo, il menù sarà a base di frutta, verdura fresca e tutto quello che può essere consumato senza cottura. C'è un altro aspetto da considerare. Il forno solare, durante inverno e mezze stagioni, non è adatto alla vita frenetica. Occorre (ri)prendersi il proprio tempo. Il forno solare non va bene nelle (sempre più brevi) pause pranzo da lavoro dove si deve impiegare meno di un ora per cuocere, portare fuori il cane, lavarsi i denti e cambiarsi, lavare i piatti ecc.ecc... cambiano quindi le abitudini, dove si cuoce (quasi) tutto nel weekend e si consuma durante la settimana. 

Bene, ora resto in vigile attesa di un occasione per recuperare dei cartoni ad alto spessore e delle dimensioni "giuste". Il rotolo di alluminio "celò". Per la parte forno serve una ciotola di vetro dove incastrare una padella in ghisa con coperchio (o simile)... la vedo dura ma forse qualcuno butterà delle pirofile o dei vasi o delle pentole arrugginite...recuperabilissime. L'importante, data la natura sperimentale del progetto, spendere zero (e ti credo, soldi da spendere non ne ho proprio!)

Una cosa che mi incuriosisce sarà misurare i tempi di riscaldamento e le temperature che si possono ottenere (sino a 200° dicono gli spacciatori di forni glàm e fescion). Poi, se funziona, lo so già, toccherà incazzarsi contro il sistema per tutto ciò che oscura il cielo, tipo l'inquinamento e le scie chimiche. Un ultima considerazione. La vita dei poveracci è un continuo, disperato e costante tentativo di arginare le vessazioni delle istituzioni che, in fin dei conti, trattano l'umanità solo come forza lavoro e obiettivo per le tasse. Ci danno un miserrimo stipendio e poi fanno DI TUTTO per riprenderselo. Non mi stupirei se venisse tassata dopo l'acqua, anche la luce del sole (con le solite esenzioni per i soliti privilegiati). Bastardi. Alla prossima. 

P.S. il pollo è muto. Ripeto: il pollo è muto.

mercoledì 8 settembre 2021

Florabest FGS 10/9 mod. IAN 41808 (conversione da Ni-Mh a Li-Ion)

Mi sono deciso, dopo l'autopsia di questo Florabest 10/9 modello 41808,  di proseguire gli esperimenti per verificare se è possibile sostituire le batterie al Ni-Mh con un paio di Li-Ion 18650 al litio. 

Schema elettrico FGS 10/9: Ho ricavato, seguendo i fili, un paio di schemi per facilitare i collegamenti. Quello presente nel modello di fabbrica è il seguente:

Schema elettrico conversione al litio: Con la conversione al litio invece occorre prevedere alcune modifiche (poche per altro). Per la ricarica delle batterie sfruttiamo il trasformatore già in dotazione che eroga 9 volts in alternata. Con un ponte raddrizzatore ed un 7809 ci creiamo la tensione continua necessaria al BMS, da piazzare all'interno del contenitore delle celle o in caso di indisponibilità, un LM317 può andare benissimo. Lo schema dei collegamenti potrebbe essere il seguente: 


Per gli assorbimenti di corrente del BMS, in configurazione ricarica batterie, dovremmo essere dentro i limiti. Il 7809 supporta sino ad 1Ampère, mentre la corrente di ricarica regolata dal BMS dovrebbe attestarsi dai 200 ai 350mA, sotto i limiti, per cui... niente aletta di raffreddamento (errore...vedi aggiornamenti nel seguito). Ci sarà poi da "bestemmiare" per creare dei riempitivi che tengano in posizione le molle di contatto e per modificare il contenitore delle vecchie batterie al fine di alloggiare quelle al litio. Un altra serie di "bestemmie" in aramaico saranno necessarie nel selezionare i componenti elettronici del circuito di ricarica, sarà una bellissima sfida. Per quanto concerne il BMS occorre fare un paio di considerazioni per il suo dimensionamento. Dato che ormai tutti i bms in commercio, quelli cinesi, sono in grado di limitare la corrente in uscita al valore di progettazione, conviene sceglierne uno che sia di poco superiore al massimo assorbimento del motore a pieno carico. Meglio far intervenire il circuito di cut-off del BMS che rischiare di bruciare il motore, quest'ultimo difficilmente reperibile come ricambio (e sicuramente molto più costoso).

Realizzazione: Devo ancora realizzare delle prove pratiche, per vedere se con 8,4 volts (batterie a piena carica) il motore ce la può fare sotto sforzo (e sino a che punto). Prima di fare questo, dovrei dare una pulita, lucidata e lubrificata alle cesoie che, al momento, sono durissime a causa di un pò di ruggine, nonostante una parte sia trattata con l'anneritore e l'altra verniciata (male). Un'affilata a pietra e via. Più le cesoie saranno affilate e lucidate e minore sarà l'attrito, con conseguente vantaggio per i consumi del motore e dell'autonomia dell'elettro utensile. Per l'anneritore, visto che non ce l'ho ed è costoso più del rene che mi rimane, provo col ferox in grado di reagire chimicamente col metallo e creare una patina protettiva. Sconsiglio l'annerimento con l'olio, in quanto non è mai consigliabile "scottare" le lame temperate (però prima o poi dovrò fare delle prove).  

Me la sto prendendo comoda nel procedere, nessuno mi corre dietro. Ad ogni decisione che devo prendere, mi ritaglio il tempo per ragionarci su, per capire se ci possono essere delle soluzioni migliori. Ad esempio, se due 18650 non saranno sufficienti, potrei provare con tre in serie (cambiando BMS) ed un DC/DC converter regolabile, che mi riporti la tensione da 12 a 9,6 volts, sempre da inserire nel contenitore delle batterie....dovrebbe starci senza grossi problemi. L'obiettivo è di non alterare l'aspetto esteriore dell'apparecchio e contenere al massimo la spesa per la conversione. 

Come sempre, "prendere con le pinze" gli schemi pubblicati, potrebbero contenere errori che non correggerò nel post. Mancano ancora i risultati pratici...stay tuned. Alla prossima.

La medusa mangia i pescetti. Ripeto: La medusa mangia i pescetti. 

Aggiornamento 12 luglio 2021 - Funzionaaaaaa, è vivoooooo!! OK, l'assemblaggio del pacco batterie non ha dato i problemi ipotizzati, spazio ne rimane per eventuali upgrade (2S 2P per aumentare l'autonomia). L'unico neo è che il led rosso rimane acceso con le batterie inserite. Basterebbe uno spinotto con interruttore che esclude il led quando disinserito il cavo dell'alimentatore di ricarica (trovarne uno di recupero la  vedo dura ma non demordo). Ora manca da rifare le ruote di supporto e l'attrezzo è pronto per tornare operativo a nuova vita. Happy gardening!


Aggiornamento 14 luglio 2021 - Ed anche le ruote di supporto sono state realizzate. Ho preso un foglio di plastica (originariamente un espositore da negozio) dello spessore di 3mm e l'ho sagomato. Alla base ho incollato con la bicomponente due tubicini di alluminio (allargati con un taglio longitudinale) e dentro i quali ho fatto passare un perno recuperato da una stampante ad aghi. Le due ruote gommate (perfette) provengono dalla stessa stampante, dal rullo trascina carta. Ora si passa al collaudo sul campo. 

Aggiornamento del 26 agosto 2021. Dopo un periodo di utilizzo, un problema. Il 7809 è andato in fumo, cotto e bruciato, segno che le considerazioni precedenti sull'assorbimento di corrente in fase di ricarica erano errate. Ora ho deciso di realizzare un carica batterie esterno, togliendo dall'interno della cesoia i componenti elettronici, lasciando solo i collegamenti motore/batteria/interruttore e presa di ricarica. Per l'alimentatore sto ancora frugando nel ciarpame  di recupero per verificare se ne trovo uno da 9 volts 3-5 ampère (teniamoci larghi dai, a 6 volts in configurazione 2S, l'assorbimento di ricarica è di 1,85Ampère). In caso negativo, l'idea è quella di recuperare un vecchio alimentatore da portatile a 19 volts e collegarci uno step down DC-Dc converter da 3 ampère (ce l'ho!). Così posso utilizzarlo anche per l'arpirapolvere in corso di conversione che utilizza la stessa tensione e lo stesso BMS. L'unico "problema" sarà trovare un contenitore a prova di massaia...stay tuned.

Aggiornamento 30 agosto 2021: il contenitore per l'alimentatore l'ho trovato, una scatolina nera che ne conteneva un altro. Devo solo addattarlo un pò. Da una prima prova al volo, il DC DC converter sembra funzionare bene, anche se l'integrato LM2596S-ADJ scalda da matti. Il led rosso l'ho eliminato, non mi serve... dai che ci siamo. 

Aggiornamento 9/9/2021: l'originale proprietario ha trovato le ruote... vabbè, mi ero arrangiato ma appena le recupero, credo userò le originali. Ho terminato l'assemblaggio dell'alimentatore di ricarica. Ho recuperato l'alimentatore di un vecchio Acer a 19 volts 5Ampère ed in serie ho collegato uno step down converter cinese da 3Ampère, regolato a 8,9 volts (appena sotto la soglia di tensione per la ricarica, specifica per il BMS utilizzato). Collego il tutto e le batterie si ricaricano sino a 3,7 volts...poi tutto si spegne. Non ho compreso se sia dovuto al BMS che non si fida a caricare di più (boh), al massimo raggiungo 7,7volts totali. Poi ho un problemino non da poco... appena accendo la cesoia, la tensione droppa a zero come se ci fosse un corto... sospettando un assorbimento anomalo (o l'intervento del BMS che va in protezione) o un corto circuito interno, provo ad alimentare la cesoia con un alimentatore da banco, per verificare una volta per tutte gli assorbimenti di corrente del motore.

Alimentazione 9 volts limitati ad 1Ampère, a vuoto misuro l'assorimento del led rosso, 140mA. Allo spunto di avviamento, noto un picco di 1A, mentre a motore avviato l'assorbimento si attesta a 0,950Ampère. 

Alimentazione 7,4volts (3,7x2) stavolta con limitazione a 3Ampère. All'avvio noto un brevissimo picco che varia a volte sino a 2,5A o 1,1Ampère per poi attestarsi su 0,828 Ampère. Dovremmo esserci, anche se misurare la corrente in questo modo non è il massimo. 

Provo allora a ricaricare il pacco batterie con l'alimentatore da banco. Imposto la tensione di ricarica a 9 volts limitati a 3Ampère. La tensione droppa a 8,8 volts e dopo un pò l'alimentatore sembra spegnersi brevemente (un paio di secondi) per poi riaccendersi. Aumento la corrente di limitazione a 5Ampère. La tensione rimane stabile a 9 volts ma la frequenza di spegnimento e riaccensione si fa più rapida, erogando una corrente che si attesta sui 3,5Ampère. Non va bene. Il DCDC step down converter è da 3A nominali e così mi sa che gli sto tirando il collo... dovrò inventarmi un limitatore di corrente in uscita, stand alone, a parte.... altra complicazione, altra sfida.

Quindi? mi sa comunque che forse le due celle utilizzate (usate) sono da sostituire con qualcosa di nuovo, almeno per toglierci qualsiasi dubbio. Per provare il pacco batterie misuro la resistenza della cesoia assemblata, 2 ohm circa. Collego al pacco batterie una resistenza di potenza da 3ohm, dovrei misurare circa 2,5Ampère... in pratica il pacco eroga 2,2Ampère a 7,8 volts.  Con la resistenza di carico collegata la tensione droppa da 7,8 a 7,3 volts... ma allora le batterie sono ok! Cosa succede allora? non riesco a capire perchè con la cartuccia batteria assemblata, se accendo la cesoia il led si spegne e non succede nulla quando accendo. Forse un corto quando avvito il tutto? magari chiudendo il guscio della cesoia ho pizzicato qualche filo? Prima di ri-smontare il tutto per l'ennesima volta, collego al volo il pacco batterie con dei ponticelli e verifico.... la cesoia parte e funziona perfettamente...ma allora? checcaxo c'è che non va? devo avere qualche problema di contatto intermittente... infatti....il problema c'è. Le due lamelle + e - sono montate su un supporto che in origine ospitava le vecchie batterie Ni-mh. Il supporto è mobile, costruito in modo da essere tolto. Le vecchie batterie, per come erano assemblate, fungevano da "riempitivo di spinta". Senza quelle il contatto non era ben fermo e ciò spiega i problemi di funzionamento intermittente. Un abbondante pioggia di termocolla pare abbia risolto tutti i problemi. Ora la corrente di ricarica (a batterie quasi cariche) si attesta inizialmente a 1,2A e scende progressivamente, lentamente (ultima lettura 0,853A). Ancora non mi spiego come mai prima la ricarica richiedeva più di 3A...boh, mistero. Spero di aver risolto il problema, considerato che la cesoia mi serve per rifinire una siepe maledetta che sporge in strada. Al prossimo aggiornamento (se servirà).

I falchi volano ed i piccioni sono nel nido. Ripeto: I falchi volano ed i piccioni sono nel nido.

venerdì 2 luglio 2021

Black & Decker FV7201-H1 (parte 4 - conversione da Ni-Cd a Li-Ion)

Questo lavoretto è a puro scopo ludico / didattico, per futuri progetti di conversione per elettro utensili a batteria (e non). Devo solo fare un pò di pratica e sbagliare per ripassare le mie (poche) conoscenze tecniche in materia di elettricità. Il concetto è "impara l'arte e metti da parte". 

Sicuramente è utilissimo sapere fare un pò di tutto ciò che può essere a portata di mente, mani e materiali a disposizione, il resto lo fa l'ingegno, la creatività, la voglia di sperimentare, ecc.... Alla, fine del percorso dedicato a questo "elettrodomestico" già documentato (vedi riflessioni precedenti), ovvero autopsia, smontaggio, pulizia e fatwa al produttore, le perplessità tecniche restano irrisolte. Funzionerà? Si brucerà il motore? Il caricabatteria fai da te reggerà la corrente di ricarica? Le batterie andranno a fuoco? Mi fido a lasciarlo sempre in carica appeso alla parete? (nei commenti correggetemi se sbaglio i ragionamenti che vado a documentare).

A premessa, duole constatare come le vecchie batterie al Ni-Cd fossero caricate applicando direttamente 15 volts in AC (un volgarissimo trasformatore incapsulato per il collegamento "a muro" con dati di targa a 10 volts AC) raddrizzati da un solo diodo, senza regolazione della corrente di carica o senza un circuito in grado di staccare la ricarica a ciclo completo...manco un condensatore, nient'altro che un diodo... complimentoni alla multinazionale con i suoi segretissimi motori custom.


Batterie 18650: Per le batterie, data la scarsa importanza del progetto, ho optato per due Li-Ion recuperate dalla batteria defunta, a 9 celle, di un vecchio portatile. Un ciclo completo di scarica e ricarica per tutte e 9 ed ho scelto quelle che parevano messe meglio. Ne ho messe due in serie per avvicinarmi alla tensione nominale delle batterie originali, 7,4 volts a carica completa. Per alloggiarle sotto al motore, ho dovuto togliere un aletta di rinforzo ed adattare il contenitore al diverso form factor del litio rispetto al Ni-Cd, nulla di difficile. Non conosco la loro capacità (non c'è scritto) ma presumo siano da 2000mAh, per cui 2 ampère per un ora (60 minuti), 20 ampère per 6 minuti e via dividendo

il BMS: le batterie al litio, si sa, hanno la necessità di un sistema che blocchi l'erogazione di corrente al raggiungimento di una soglia minima di tensione, pena la distruzione delle batterie stesse. BMS è l'acronimo di Battery Management System. In rete ormai si trovano una moltitudine di circuitini pre-costruiti e pronti all'uso. Io ho optato per un 2S (2 batterie in serie) da 10 Ampère... meglio "tenersi larghi" (era il ragionamento iniziale) per evitare surriscaldamenti o sovraccarichi potenzialmente dannosi. Il BMS è bilanciato per carica e scarica (ottimo) da 8,4 volts, il motore è da 7,4 volts... reggerà? Costo 5,7 euro alla coppia, ne ho presi due, si sa mai. Data la sperimentazione, non ho voluto mettere in parallelo un altra coppia di batterie per aumentare l'autonomia dell'apparecchio.... è un aspirabriciole per dio! quanto mai dovrà durare un aspirata veloce? mica ci devo fare le pulizie a fondo!. Per i collegamenti è facile. P+ e P- vanno collegati nei punti dove si trovavano le vecchie batterie. I +/- 9 vols vanno collegati nella base di ricarica (occchio alle polarità).


L'interruttore ON/OFF: La B&D ha deciso di predisporre il modulo batterie/switch su un unica basetta (vendono il pacco assemblato come ricambio, motore compreso!). Due lamelle di contatto ad incastro, in basso nella foto, servono per la ricarica (il positivo l'ho "sporcato" di rosso per evitare errori ed inversioni di polarità). L'interruttore è in realtà un deviatore che collega alternativamente le batterie o al motore (normale funzionamento) o alle lamelle della base di ricarica dove ho portato i 9 volts necessari al BMS. In foto si notano i contatti esposti dopo la rimozione del pettine a scorrimento superiore. Quest'ultimo è un foglietto di rame con tre lamelle a strisciamento, che scorre sulle prime tre guide di ottone a sinistra. In posizione "OFF" i contatti a striscio connettono le prime due piste in ottone a sinistra. In questo modo il catodo del diodo (sul cui anodo abbiamo collegato i +9volts di ricarica) è collegato al P+ del BMS. il P- è sempre a massa del caricabatterie ed è collegato ad un capo del motore. In posizione "ON" il P+ (out del BMS) va a connettersi con la terza pista in ottone contando da sinistra, escludendo il caricabetterie ed andando ad alimentare il motore (striscia in ottone in foto all'estrema destra).


Il carica batterie: per la ricarica delle batterie è sufficiente predisporre un circuitino, semplice semplice, per garantire da 8,4 a 9 volts, come da specifiche del BMS usato. Tengo il trasformatore a muro, un ponte raddrizzatore recuperato da qualche alimentatore, un 7809CV (della ST) recuperato tempo fa e messo da parte, più un paio di condensatori di filtro (pure di recupero), identici a quelli suggeriti dal produttore nelle Application notes o nel Datasheet. Un condensatore da minimo 1000micro 35V dopo il ponte è d'obbligo. Tutto su basetta millefori nascosta nella base di ricarica e tenuta in sede con la versatilissima termocolla (e biadesivo per esagerare).

Il Filtro per la polvere: 15 euri più spedizione?? ma siamo matti? no, no...googla meglio... 9 euri più spedizione? non ci siamo proprio...  dò una lavata a quello che ho, al limite ho un pacco di "mascherine" che la regione ha distribuito nella prima fase della finta pandemia COVID... prodotte da un leghista che faceva tutt'altro (ma amico del Governatore) e che quando indossate sembra di avere le orecchie da elfo (quando le orecchie entrano nei fori... manco l'elastico!!)... ecco, dato che quasi nessuno le ha usate (erano troppo ridicole, troppo) provo a recuperarle (dato che le abbiamo comunque pagate un botto) e vedere se si riesce a ricostruire il filtro originale ( o almeno simile)... soldi alla B&D basta, abbiamo già dato (ed anche troppo).

Alla fine... quanto ho speso sino ad ora? 5,17 euro per il BMS (due), qualche euro per la guaina protettiva, i cartoni isolanti, i reggi batterie... facciamo 6 euro in tutto? Si, maaaa... funziona? No!. Maledetto me che non ho controllato gli assorbimenti del motore. Appena lo si accende, il BMS va in limitazione e non eroga (protezione per i corto circuiti). Ok, smonto il tutto, provo a misurare la resistenza del motore con il mio mega tester.... 0,2 ohm. Giusto per alimentare i miei dubbi, provo con altri due tester cinesi... 0,6 ohm e 1,2 ohm... è il problema dei tester non tarati e non professionali che, alle basse resistenze, danno di matto. Nessun problema, ho realizzato un circuitino per misurare resistenze con frazioni di ohm, devo solo cercarlo e ripassare come funziona. OK, dalle misurazioni effettuate col circuito per misurare frazioni di ohm trovo che la resistenza del motore dovrebbe essere 6,51ohm.

Ad ogni modo, provo a collegare il motore dirrettamente ad un alimentatore da banco (di quelli cinesi). Imposto 7,4 volts e 5Ampère (di più l'aggeggio non mi lascia impostare). Il motore gira ma la tensione droppa a 2,4 volts, girando poi ad una velocità ovviamente insufficiente per aspirare. Dalla legge di ohm l'assorbimento dovrebbe arrivare a 12/13Ampère. Siamo sopra la capacità del BMS che ho scelto a caxo! Ora dovrei cercarne un BMS 2S da 7,4 volts 20A (non più di due litio in serie che non c'è posto per alloggiarle più di due). Allora? Che faccio? compro? butto tutto in discarica e mi concentro su cose più utili? Rinuncio al litio e compro delle Ni-Cd di ricambio da impaccare? Cheffaccio?

Stay tuned. Alla prossima.

P.S. il coniglio bianco si mangia la carota. Ripeto: il coniglio bianco si mangia la carota.

giovedì 10 giugno 2021

Rasoio Microtouch (riparazione...impossibile)

Forse esagero... anzi, no... esagero proprio e documento l'operazione a titolo di mio promemoria, per attestare la mia precaria salute mentale. Era da un pò che volevo riparare il mio micro rasoio cinese Microtouch. Davvero micro, con una batteria AAA, comodo e sempre a portata di mano per i ritocchi dove i normali regola barba non arrivano. Pagato poco meno di 4 euri, per un pò ha fatto il suo sporco dovere. 

Ad un certo punto è saltato il pulsante a slitta di acccensione... per fortuna riesco ad evitare che finisca nelllo scarico del lavandino... di un rasoio che resta sempre acceso e che per spegnerlo devo togliere la batteria non ci faccio molto... che sarà mai? un pò di colla e via. Invece no. 

La slitta era fissata ad una lastrina metallica con due micro forellini che ospitavano due micro pioli di plastica fusi all'interno... l'unica colla che potrebbe dare dei risultati sarebbe un epossidica bi-componente.... applicata in microdose con una precisione chirurgica, non senza smontare completamente l'aggeggio...  4 viti e l'apparecchio si apre ma la strada della colla sembra inapplicabile...che sarà mai? Mica mi scoraggio per così poco.

Risolvo con il mio potentissimo kit ripara plastica Workzone, preso in offerta all'Aldi a 9,99 euri  (scontato per confezione rovinata dai soliti unani che toccano tutto)... invece no... il kit spacciato per "ripara plastica" ha in dotazione dei cubetti colorati ed una punta riscaldante con due batterie AA... in realtà mi sono fatto fregare come un pollo... i cubetti non sono plastica da fondere ma sono solo... cera colorata!.... resistenza meccanica di una candela.... caxo! Inoltre i cubetti di cera non vengono venduti a parte, per cui una volta terminati bisogna arrangiarsi.

Ben mi sta! Avrei dovuto cogliere, all'acquisto compulsivo, lo sguardo scettico della mia compagna, con tanto di sopracciglio sollevato, contrapposto alla mia espressione idiota di chi è pronto a riparare l'impossibile e pronto con la chiosa: " tiè! te la faccio vedere io chi ha ragione alla fine!". Già mi immaginavo la scena.... Accipicchia, si è rotta la plastica, me la aggiusti? Certo che si amore mio (he he he)... invece no, stavolta ho fatto la figura del cretino.... me ne ricorderò concedendo il classico "te lo volevo dire!".

Ci provo comunque ma niente.... la cera colata nei forellini della slitta metallica non si fonde bene e non si salda al pulsante... che sarà mai? mico mi scoraggio per così poco... provo a  ricostruire i piolini fondendo dell'ABS e con una micro lima diamantata li sagomo...ci provo.... macchè... micro meccanica di super precisione non disponibile. Non restano molte soluzioni super fantasiose, che l'orgoglio sta salendo a livelli preoccupanti.

Alla fine vince la scazzatura con a corollario "non ho così tanto tempo da perdere" ed in fin dei conti posso rinunciare alla modesta cifra spesa ed imparare una lezione importante: 

il fatto che una cosa costa pochissimo non giustifica mai l'acquisto privo di reale necessità.

Mi resta un motorino da 1,5 volts, un led bianco, due micro lame a seghetto, una basetta con un paio di transistor smt, un induttanza (eh?) ed il mucchio di ciarpame tecnologico che aumenta nella speranza si possa riutilizzare qualcosa.

Mi arrangerò con le mie fedelissime ed affilatissime forbicine professionali, mano ferma e pazienza. Alla prossima.

P.S. il facocero è nel recinto, la nutria non salta. Ripeto: il facocero è nel recinto, la nutria non salta.

giovedì 8 aprile 2021

Spara biscotti... funziona?

Chiusi in casa, autorizzati ad uscire solo per andare al lavoro (per chi ce l'ha), per motivi di salute (che in clausura peggiora) o necessità (concetto opinabile e spesso mai riconosciuto)... che si fa? Di cose da fare ce n'è un infinità, Il passatempo preferito da voi in itaglia sembra essere cucinare e panificare.  Così, in occasione di un giorno speciale che deve venire, ci si mette in testa di preparare dei biscotti fatti in casa da offrire ad amici e conoscenti. Per chi ha un minimo di esperienza lo sa che, fatto l'impasto (pasta frolla con molto burro), occorre poi dividerlo in parti uguali, conferirgli una forma accattivante e cuocerlo. Bisogna dividerlo in parti e dimensioni uguali per evitare che alcuni biscotti si cuociano di più rispetto a quelli con maggior impasto. Ed allora? come si fa? Si tira fuori dai cassetti della cucina un attrezzo che viene utilizzato raramente e che non tutti, per vati motivi, ce l'hanno: la sparabiscotti

E' un estrusore manuale, composto da un serbatoio, uno stantuffo che preme l'impasto in quantità predefinita su delle trafile progettate per produrre forme diverse. Assomigia un pò alla pistola per stendere il silicone sigillante. Sembra facile da usare ma, a leggere i commenti di molti utenti, l'attrezzo sembra più un ciòttolo inutile che non funziona, destinato a restare chiuso nel cassetto in cucina. 

Che problemi ha? Non pochi. L'impasto non si attacca alla teglia, resta appiccicato alla trafila, esce con difficoltà se troppo denso, a volte si appiccica a metà, a volte esce a metà... e di tutorial fatti bene o istruzioni esaustive nemmeno l'ombra. 

Alla fine, a furia di esperimenti, smadonnamenti in lingue sconosciute e mooolta pazienza, l'attrezzo funziona e si riesce a produrre dei biscottini tutti uguali, esteticamente belli da vedere e soprattutto da mangiare (con moderazione vista la guantità di grassi che contengono). 

Maaa... quali sono i fattori che determinano il successo dal fallimento? Ho sperimentato varie tecniche, combinandole fra loro, arrivando alla fine a delle conclusioni. Lascio perdere le ricette, se ne trovano moltissime ma vanno seguite alla lettera senza varianti strane e senza sostituzione degli ingredienti (operazione riservata ai più esperti e sperimentatori curiosi). 

I fattori da considerare sono:

  • Fluidità dell'impasto che dipende dalla temperatura (il burro...)
  • Presenza di sacche d'aria nello stantuffo
  • Superficie di destinazione (teglia, alluminio ecc...)
  • Pressione generata ad ogni click dell'attrezzo
  • Tempo di estrusione
  • Sollevamento dell'attrezzo dalla teglia
  • Untuosità della trafila
  • Tipo di forma dell'estrusore

Ad ogni click del manico, (che genera un avanzamento uniforme e dosato grazie ad un arpionismo) "dovrebbe" uscire una quantità predeterminata di impasto... secondo la mente malata del progettista. L'impasto si comprime e continua a fluire anche senza esercitare ulteriori pressioni, per cui il tempo di attesa fra un click e l'altro fa variare la quantità che esce dalla trafila e questo dipende anche dalla presenza di bolle d'aria, dalla temperatura, e quindi dalla pressione risultante generata. 

Il problema dell'apiccicosità dell'impasto è un altro fattore. Scartato il silicone (su cui l'impasto non si attacca manco morto), alcune teglie non ne vogliono sapere di trattenere appiccicato l'impasto, altre sì. Questo è dovuto a volte alla quantità sparata ed alla differenza di adesione della teglia rispetto alla trafila. Imburrare periodicamente la parte esterna della trafila, aiuta molto. Sparare i biscotti sull'alluminio funziona... ma è un casino quando si solleva la pistola cercando di tenere fermo il foglio... meglio usare una teglia perfettamente pulita.

Principalmente però ho notato una cosa: le trafile con i disegni più larghi funzionano meglio, mentre quelle con molti forellini piccoli un pò meno. Le trafile inoltre sono punzonate, per cui da un lato i fori hanno i bordi smussati mentre dall'altro risultano più taglienti... francamente non ho ben capito quale sia il verso giusto non notando significative differenze.

Ad ogni modo, il funzionamento è un pò complicato, stante la presenza di una moltitudine di fattori concomitanti la cui combinazione può favorire il risultato o comprometterlo. Ma... alla fine mi è venuto in mente una cosa, frutto dell'utilizzo continuo per un pomeriggio intero... hai presente l'attrezzo per le palline di gelato? quello che quando schiacci il manico azioni un meccanismo che stacca la pallina dallo stampino? Ecco, quello! perchè non hanno inserito nella spara biscotti un qualcosa di silime?, magari una semplice levetta che taglia l'impasto e lo stacca dalla trafila, un pò coma si fa manualmente quando si usano le macchinette per trafilare la pasta in casa.... sti geniacci di ingegnèri dementi non ci sono ancora arrivati? Alla prossima. 

P.S. il tempo è grasso e la vacca è magra. Ripeto: il tempo è grasso e la vacca è magra.

martedì 8 settembre 2020

ESP32-CAM - esperimenti 3

Sono ancora nella fase "meccanica" del progetto, ovvero l'housing dell'hardware. Devo confessare che non è affatto facile arrangiarsi a budget zero, con materiali ed attrezzi di fortuna, ma vorrei comunque provare a dimostrare che si può realizzare qualcosa di decente ed utilizzabile anche in queste condizioni (noi poveri facciamo così). Già, il consumismo sfrenato produce degli effetti devastanti nelle persone. In condizioni "normali" è sufficiente comperare una stampante 3d, si stampano gli scatolotti presi da files su cui altri hanno smadonnato a profusione ed il gioco è fatto. In questo modo però si soffoca la creatività, il ragionamento, l'ingegno ed il riuso dei materiali, producendo una società di idioti del copia & incolla, tutti fenomeni con i macchinari giusti e con il software già pronto, ma totalmente incapaci di far fronte agli imprevisti o alle necessità che richiedono un pizzico di intelligenza, di voglia di apprendere dagli errori, di pensiero laterale per aggirare gli ostacoli. A proposito di errori... uno l'ho commesso (tanto per cambiare). Tagliando i pezzettini che compongono le scatoline contenitori l'ESP32-CAM ho sbagliato le misure, due volte!!. La prima volta me ne sono accorto al momento di inserire la basetta elettronica... un paio di millimetri e l'hardware non entra (5 scatoline da buttare)... la seconda volta, dovendo rifare tutto da capo, sbaglio un altra misura... altri 6 millimetri... sto invecchiando davvero a tal punto che la prossima volta cercherò di ricordarmi la regola d'oro: "misura due volte, taglia una volta".

Per un alloggiamento "ottimale" ecco le misure (per 5 scatoline) riferite ai pezzettini da ritagliare. Si parte da del compensato dello spessore di 3 millimetri (se si usa uno spessore diverso occorre tenerne conto ovviamente)

5 pezzi BASE 36x44mm

5 pezzi COPERCHIO 50x42mm

10 pezzi fianco DX/SX 50x23mm

10 pezzi fianco  sup./inf. 36x23

Il foro per l'obiettivo deve essere da 7mm, meglio da 8mm, posizionato correttamente per permettere il centraggio del microscopico forellino di ripresa e che garantisca la cattura completa dell'esterno senza ombre. Meglio effettuare i fori prima dell'assemblaggio. Il foro inoltre va svasato in modo che l'invito a cono "autocentra" l'obiettivo.

Per tagliare il compensato da 3mm a misura, si può usare un cutter ed un righello. Io ho preferito anche usare una taglierina a ghigliottina, quella che si usa per la carta, funziona per lo spessore dei 3mm ma anche per 4 o 5mm a patto di esercitare una forza maggiore, un colpo secco e deciso ed il compensato si taglia bene. Per segnare le linee di taglio, matita e righello... meglio se si ha un calibro per incidere la linea che dovrà essere mezzo millimetro in più (di tolleranza, l'eventuale eccesso si può carteggiare con carta vetrata grana 80)

Dato che il materiale utilizzato è legno tenero (tenerissimo, midollino, praticamente legno di scarto, utilizzato per le cassette della frutta) è quasi obbligatorio trattarlo prima con un buon impregnante all'acqua (ecologico) e poi verniciarlo del colore desiderato, il più "mimetico" possibile se la cam deve essere occultata e non visibile dai potenziali ladri d'appartamento. Vedremo in altri esperimenti come occultarle in oggetti di uso comune. 

Assemblati i pezzettini con la termocolla, meglio se ci si aiuta con dei supporti a squadra, si passano i bordi con la carta vetrata, per pareggiare le giunzioni e si passa alla verniciatura. Al termine si inserisce l'hardware già programmato e si sigilla il tutto. Se un domani si volesse aprire, basta un pò di calore, un phon asciugacapelli alla massima potenza ed il coperchietto verrà via senza problemi. 

Per le staffe di fissaggio ci si può sbizzarrire con dei lamierini, dei supporti ad "L" o direttamente sui muri o sui mobili con del bi-adesivo, quest'ultimo più che sufficiente dato il peso esiguo del contenitore.

Prossimo step la realizzazione di una pagina web in grado di visualizzare contemporaneamente tutte e 6 le riprese in modo da poterle seguire anche da smartphone. Alla prossima.

P.S. il bufalo cornuto non carica, l'orso bruno dorme. Ripeto: il bufalo cornuto non carica, l'orso bruno dorme.

giovedì 3 settembre 2020

ESP32-CAM - esperimenti 2

Ed è venuto il momento di dare una casa all'ESP32-CAM da poco messa in funzione con l'obiettivo finale di realizzare un impianto di video sorveglianza domestica a basso costo ed impatto zero al portafoglio. Noi poveri facciamo così. Ho realizzato un prototipo di contenitore realizzato con del cartone telato, recuperato dal fondo di una cassetta per le arance. Tagliati i pezzi su misura (o quasi) li ho assemblati con la termocolla, come già sperimentato in precedenza nella realizzazione delle scatole per le pietre domestiche. Il tutto sembra tenere bene. Pensando ad un installazione all'aperto, una mano di vernice spray forse assicurerà una certa durata proteggendo dall'umidità, spero, vedremo con il collaudo sul campo.
Devo trovare ancora una soluzione per proteggere l'obiettivo della telecamera. Ho utilizzato un foglietto di plastica rigida, tenuto col nastro adesivo, ma è una soluzione troppo banale. Pensavo ad un piccolo vetrino sottile, tipo quelli per il microscopio, fermato all'interno con del silicone, dovrebbe andare meglio anche se l'obiettivo resta troppo lontano dal foro e nella ripresa si vede un alone nero attorno alle immagini. Allora ho incollato estrnamente un foglietto dei contenitori per le camicie, trasparente, rigido, fissato con della colla spray su tutta la superficie del coperchio forato, così, vista l'ampia area, non dovrebbero esserci infiltrazioni di umidità (vedremo con il tempo se la soluzione regge o meno alle intemperie). Loso, è uno skifo ma per una cosa fatta al volo, in fretta....
L'hardware ho preferito innestrarlo su dei connettori femmina saldati su una millefori, così se dovessi sostituirlo non impazzisco con saldature e fili volanti. Ho così preferito saldare anche un connettore ad innesto per l'alimentazione che arriva da un convertitore AC/DC 220/5 volts da 500mA, in precedenza utilizzato come caricabatterie per le e-cig vecchio modello. Al bisogno ho anche dei convertitori DC/DC 12/5Volts recuperati sempre da dei caricabetterie ma alloggiati dentro un adattatore per l'accendisigari da auto. L'idea è quello di alimentare la cam con un pannello solare in un punto dove è quasi impossibile far arrivare i 230Volts di rete.
Dentro il contenitore, per fermare la basetta, sto pensando di riempire i vuoti con della gommapiuma a strati, recuperata da un coperchio di uno scanner anni 90 (qui non si butta nulla, si recupera e si riutilizza praticamente di tutto). Nei prossimi prototipi penso che utilizzerò dei fogli di legno compensato, quello delle cassette della frutta... meglio così che bruciarle nel caminetto. Dentro il contenitore sto pensando anche di creare delle scanalature per tenere ferma in sede la cam, ma occorrerà prendere le misure adatte, con maggiore precisione rispetto a quanto fatto in questo prototipo in beta 0.1
Per fissare la scatolina al muro credo che utilizzerò del biadesivo, mentre nelle prossime il fondo sporgerà di un paio di centimetri per il fissaggio a vite e tassello.
Se l'idea sarà troppo complicata da realizzare, sto pensando di installare la webcam dentro una scatola di derivazione esterna assieme all'impianto elettrico, ma per ora non so dove recuperarle, ci penserò. L'ideale sarebbe stampare il contenitore con una stampante 3D ma non me la posso proprio permettere, mi sa che dovrò costruirmela e la vedo dura.
Per ora basta, vado a vendemmiare e prepararmi la marmellata della colazione mattutina e che mi dovrà durare sino all'anno prossimo dato che il raccolto quest'anno sembra abbondante... almeno una buona notizia in quest'anno di m*rda. alla prossima.

P.S. Bruno è nero, a nord piove. Ripeto:  Bruno è nero, a nord piove.

lunedì 3 agosto 2020

ESP32-CAM - esperimenti 1

D'impulso ho acquistato delle telecamere wireless (con bluetooth) per piazzarle nei punti strategici della casa e monitorare cosa accade. Devo farlo perchè qui non è casa mia (che non ho) e qui è un porto di mare. Gente che, vantando diritti di proprietà condivisa dell'immobile, va e viene senza avvisare, gente che ha le chiavi di casa e arriva a qualsiasi ora, gente che sbuca all'improvviso senza far rumore procurandoti dei coccoloni da infarto, gente che non rispetta la privacy degli altri, gente che se ne frega se sei concentrato nel tuo lavoro, considerando le proprie cose prioritarie su tutto e soprattutto gente che non ha rispetto per le cose degli altri considerando bene comune oggetti che appartengono ad altri (a me per la precisione).
E così spariscono come neve al sole attrezzi di vario tipo, carriole, rastrelli, sacchi per il verde, vasi da fiori, prolunghe elettriche, magliette stese ad asciugare e mi fermo qui per non dilungarmi ben oltre il sopportabile.
Non potendo tirare fili o installare canaline esterne (non è casa mia) devo optare per una soluzione senza fili. Il modulo ESP32-CAM (CPU dual-core a 32 bit, fino a 240 MHz e fino a 600 DMIPS) è la soluzione che ho scelto. Consumo bassissimo (70mA), wireless (802.11b / g / n Wi-Fi + Bluetooth BT / BLE.), porte programmabili (interfacce UART / SPI / I2C / PWM / ADC / DAC), installazione ad impatto zero, costo abbordabile, dimensioni contenutissime (27 * 40,5 * 4,5 (± 0,2) mm in un DIP-16) che ne permettono al bisogno un buon occultamento.
E' dotata di alcune porte I/O, utili per comandare eventualmente un servomotore che ne permetta lo spostamento su due assi. Ha anche un led ad alta luminosità che per il momento non mi serve ma comunque troppo minuscolo per illuminare a sufficienza. Volendo è possibile collegarci un sensore PIR per attivarla quando rileva movimento ed ha anche la funzione di riconoscimento facciale... figata, oggetto di studio per alcune idee che ho in mente, tipo attivare l'irrigazione a pioggia quando arriva qualche rompic*glioni. Ad ogni modo la scheda è documentatissima, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Unico neo... il case, o contenitore. Cerco in rete ma non ho trovato molto, speravo di trovare uno scketch per la stampante 3d che non possiedo, ma così ho una scusa valida per salassare il conto corrente ridotto al lumicino.
Mi serve una scatolina di plastica, possibilmente a chiusura ermetica per le installazioni all'aperto... devo frugare tra il ciarpame per vedere se salta fuori qualcosa da adattare e forse adotterò il cartone del fondo delle cassette di frutta. Nel frattempo mi creo dei cavetti di alimentazione, recuperabili da alcuni adattatori 220/5Volts cinesi e vediamo se almeno provvisoriamente riesco a mettere in piedi un impianto che mi possa essere utile. Step successivo, una paginetta web che mi faccia vedere contemporaneamente tutte e 6 le riprese in tempo reale, magari anche da remoto via VPN. Ci sarà da divertirsi. Alla prossima.

mercoledì 30 ottobre 2019

Led lamp repair

Tempo fa, agli albori dell'immissione sul mercato delle lampadine a led, in tempi in cui quelle ad incandescenza erano ancora commercializzate, ho acquistato una decina di lampadine a led su "ebai", pagandole ovviamente una miseria rispetto a quelle più blasonate di marca che all'epoca facevano capolino sugli scaffali dei negozianti più lungimiranti (per il loro business, non certo per l'ambiente). L'idea era quella di proporle ad amici e conoscenti per un piccolo lucro personale, ma poi non me la sono sentita e le ho tenute per me.
Un pò alla volta, quelle che ho acquistato hanno iniziato a mostrare i loro limiti. Un paio si sono suicidate dopo qualche mese di utilizzo... la parte elettronica bruciata. Una terza l'ho installata in cantina (mooolto umida)... pessima idea... questo modello non ha l'elettronica sigillata per far ventilare l'interno e l'umidità ha fatto il resto. 
La quarta lampadina a led ha iniziato a lampeggiare a caldo, segno che qualche led ha deciso di fulminarsi da solo. Me ne restano in funzione altre sei che stanno facendo per ora il loro dovere, avendole installate in punti poco utilizzati in quanto la luce emessa è bianchissima ed a me piace di più quella giallina, tipica delle incandescenza alle quali sono abituato e che francamente conferiscono all'ambiente una tonalità che non ricorda le mense aziendali degli operai. 
Delle prime due ho recuperato la piastrina con i led, tralasciando la riparazione del circuito elettronico (saggia idea, ora mi tornano utili). 
Per smontare questo modello, di un produttore sconosciuto, probabilmente un azienda nata dal nulla e che ha probabilmente durato l'arco di una vendita all'ingrosso per poi scomparire (tipico in cina), si fa scattare via la cupola satinata che protegge i led. Due viti autofilettanti fanno presa direttamente su un piccolo dissipatore cilindrico infilato all'interno del fusto. Basta toglierle e con un cacciavitino estrarre la basetta di alluminio (tenuta ferma con un blando sigillante dispensato al risparmio) sulla quale è stampato il PCB con i led bianchi a montaggio superficiale (SMT). Due fili collegano la basetta al convertitore 230 volts AC/DC collegato nell'innesto E24. Il filo bianco è il negativo mentre quello rosso (o rosa) il positivo.... collegato al punto V- serigrafato nella basetta (!!!). non so se è uno scherzo del produttore o un errore di un lotto di produzione comunque immesso in commercio (....tanto chi vuoi che se ne accorga? funzionano! vendiamole lo stesso!!)
Sulla basetta sono installati 18 led bianchi a montaggio superficiale, ciascuno dei quali con 3 led interni attivabili separatamente (6 contatti in tutto). I led sono raggruppati in 6 gruppi di tre, tutti in serie tra loro. La tensione misurata ai capi di ciascun led è di 3,7 volts. La tensione misurata sui fili bianco e rosso invece è di 12 volts circa (dovrebbe essere 11,1 ma non tutti i led sono uguali e ne ho misurato solamente uno, con un tester che non so poi quanto preciso sia essendo cinese pure lui :-).
La lampadina in riparazione conferma il problema ipotizzato in partenza: alcuni led non si accendono, altri emettono una luce fioca, altri lampeggiano casualmente a caldo, altri a freddo per poi spegnersi.... un alberino di natale. Forse era un lotto di produzione fallato finito in commercio a prezzo scontatissimo tanto da attivare la cupidigia e l'avidità del solito commerciante più approfittatore che furbo.
Decido di sostituire la basetta con una funzionante recuperata dalle prime due fulminate. Per rimontare il tutto, ho deciso di abbondare con della pasta termo-conduttiva (visto che quella esistente era quasi inesistente). Per chiudere con le due vitine, è sufficiente infilarle fra le alette del dissipatore cilindrico e chiudere bene in modo che quest'ultimo vada a contatto con la basetta di alluminio che regge i led. Un rapido collaudo e la lampadina torna come nuova, sperando duri un pò di più delle sue sorelle defunte, dato che la maggior spesa affrontata ed il risparmio energetico si devono bilanciare nel più breve tempo possibile, per avere un effettivo risparmio. 
Con l'occasione ho provato ad alimentare la basetta a varie tensioni e correnti con un alimentatore da banco. A 9 volts i led si illuminano assorbendo 180 mA con un illuminazione insufficiente per illuminare una stanza. A 12 volts la basetta assorbe 1,5A, in aumento con l'aumentare della temperatura che in pochi secondi raggiunge livelli preoccupanti se non la si installa su un dissipatore. Un buon compromesso sembra essere a 11 volts 1A.
OK, anche questa è andata. Con le lampadine ad incandescenza non era possibile sostituire il filamento ma duravano un pò di più consumando 10 volte l'energia a parità di illuminazione. Ora devo trovare un applicazione per alcune basette a led già recuperate dal bidone RAEE dell'ecocentro il quale dimostra che le lampadine a led soffrano i guasti molto di più delle loro nonne a filamento... ma questa sarà solo una mia impressione. Alla prossima.

P.S. la gallina ha fatto le uova. Ripeto: la gallina ha fatto le uova.

lunedì 8 luglio 2019

Piastrine antizanzare fai da te (parte 1)

Ok, sarà che ho trovato (in super mega offerta) dei diffusori elettrici per piastrine anti zanzare, che subito mi viene il magone per l'ennesima spesa ricorrente, l'odiatissimo consumo programmato che assottiglia al lumicino i sudatissimi risparmi che non bastano mai. Questi diffusori altro non sono che degli elementi elettrici riscaldanti che premettono di vaporizzare "lentamente" delle sostanze (insetticida o repellente non si capisce bene) che impregnano quello che sembra un cartoncino, solitamente azzurro, da buttare quando diventa bianco (diffondendo nell'aria anche il colorante ovviamente). 
Sono salutari per l'uomo o per gli animali domestici? per ora non voglio nemmeno approfondire data la formula super segreta che inzuppa la piastrina. So solo che sono una comodità estiva quasi obbligata, visto che nel sangue devo avere qualche cocktail speciale, particolarmente ghiotto per quelle maledettissime stronze che mi prendono di mira a miglia di distanza. Ma di fare la spola al supermercato ogni settimana e spendere soldi che potrei utilizzare per altre cose, nemmeno a pensarci. Una volta esaurite le piastine in dotazione al diffusore voglio provare a rigenerare i cartoncini o perchè no a produrmeli in proprio. Nel "combattere" quegli insetti, che in realtà abitano questo pianeta da moooolto prima che venisse ingegnerizzato "l'essere unano", ci sono fondamentalmente tre metodi:
  • Cattura
  • Uccisione
  • Allontanamento
il primo metodo consiste nel costruire delle bio trappole con un esca che attira gli insetti dentro un contenitore dal quale non riescono ad uscire. In realtà poi gli insetti muoiono comunque in quanto a nessuno viene in mente di liberarle altrove, a parte qualche vegano che non ha un caxo da fare tutto il giorno.

il secondo, prevede l'uso di veleni o sostanze naturali che uccidono l'insetto, diffusi in vari modi (calore, ultrasuoni, dispersione...), o di vasche d'acqua con in superficie un liquido i grado di trattenerle (e farle morire per annegamento o agonia), tipo petrolio o sapone. Esistono anche le luci UV con sistema ad alta tensione che fulmina TUTTI i volatili sensibili a quella luce. Se per caso si incastra nella rete un insetto grande, il sistema lo frigge anche per parecchi minuti... 

il terzo metodo diffonde sostanze repellenti. A mio avviso in realtà sembra che non allontani ma "nasconde" il CO2 prodotto con il respiro (sembra sia questo il trigger che attira le zanzare) e crea un sistema si "camuffamento" ambientale.

Scarto a priori il primo metodo che prevede di ATTIRARE gli insetti e richiede comunque di smaltire i cadaveri che mi fanno schifo anche da vivi (figuriamoci una poltiglia di insetti morti) 
Sto pensando ad un sistema misto (il secondo ed il terzo). Devo solo diffondere odore sgradito alle zanzare ed insetticida. Per ciò sto pensando di imbibere le piastrine esauste (o esaurite come dice qualcuno) con olii essenziali e piretro naturale, quest'ultimo reperibile presso i negozi di piante e fiori ed ammesso in agricoltura biologica. Al limite qualche goccia di Autan potrebbe forse aiutare.

L'unico dubbio riguarda la durata. Se una piastrina commerciale promettono che dura dalle 8 alle 12 ore, quanto durerà l'effetto di una piastrina imbevuta con un contagocce? e poi....quante gocce di prodotto? e poi... la piastrina deve essere messa umida nel diffusore o no? e poi... c'è pericolo di incendiare la casa?
Andiamo con ordine con dei semplici ragionamenti da ignorante.
Per la durata non saprei, dipende da moltissimi fattori quali il livello di umidità atmosferica, la temperatura ambiente, il tipo e/o la quantità usata di repellente, il modo con cui viene imbevuta la piastrina (a gocce o sottovuoto).
Per la quantità di prodotti da usare non saprei ma credo che sia sufficiente quanto ce ne può stare senza esagerare. 
Se occorre poi seccare o meno la piastrina prima di utilizzarla teniamo conto che il diffusore è elettrico e l'umidità non va molto d'accordo con la corrente. Eviterei di usare piastrine gocciolanti ma nemmeno troppo secche. Coma base "scientifica" vale il principio della "via di mezzo".  Ad ogni modo le piastrine commerciali vengono vendute dentro una confezione che le sigilla singolarmente, per qui... completamente seccate no di sicuro.
Per il pericolo di incendio.... sarei cauto ma, anche se i diffusori dopo una notte scottano che si fatica a tenerli fra le mani per più di dieci secondi, le temperature in gioco sono sicuramente al di sotto di quelle necessarie ad innescare una combustione, a meno che non si imbibino le piastrine con la benzina o con l'alcool dato che il modo è pieno di unani stupidi e deficienti cronici, non mi stupirei se qualcuno ci provasse. Un rimedio suggerito in rete contempla la presenza dell’aglio, da schiacciare per creare una sorta di succo, e amalgamare con acqua per ottenere un vaporizzatore anti zanzare. Lo si spruzza sulle parti del corpo più esposte, oppure su qualche tessuto come tende oppure strisce di stoffa da appendere in giardino o in casa.... certo, inoltre la puzza d'aglio è utile per tenere lontani vampiri e rompicoglioni.
Ok, ora parte la sperimentazione. Vedrò di annotare (se mi andrà) i risultati a titolo di promemoria. Non lasciate commenti o "mi piace" che tanto non me ne frega niente. Alla prossima, ma anche no. 

P.S. l'iguana è al sole e la pesca è matura. Ripeto: l'iguana è al sole e la pesca è matura.

venerdì 27 luglio 2018

Eclisse di luna in diretta

Sono in mobilità che tento di collegarmi alla rete... in 3G, che il 4G me lo sogno con il telefonino di recupero che ho. Voglio pubblicare delle bellissime foto che ho fatto alla luna in piena eclisse, con una digitale di recupero ed una telecamera con tecnologia avanzata (nel senso che è avanzata a qualcun'altro ed io l'ho fatta mia).
Ora tento di scaricare le foto sul portatile e poi fare l'upload per la gioia dei miei tre lettori mensili. Sarà un impresa fra USB2 ed USB3 che non fanno contatto, SD vecchie come il cucco che Winzozz10 nemmeno le considera più, cavetti diversi o troppo corti, formati incompatibili, batterie che si esauriscono alla velocità della luce, dispositivi che non fanno il loro dovere. Devo scrivere in fretta, devo salvare ogni minuto per evitare di perdere le modifiche al post ed alle immagini, causa morte prematura delle batterie. 
Con la digitale a bassa risoluzione devo sostituirle ogni 10 foto. La telecamera invece dura un pò di più ma ha uno zoom che fa pietà, il sensore CCD al buio sembra morto, sensibile come un facocero morto. Con lo zoom al massimo poi, basta mezzo respiro e si vedono le strisce del movimento, data la lentezza di acquisizione del dispositivo...per non parlare poi della messa a fuoco automatica... durante i tentativi "avanti indietro" dell'obiettivo l'immagine va si a fuoco, per un attimo ma lo zoom si ferma sempre fuori posto... firmware di me*da! mettere a fuoco  manualmente nemmeno a parlarne, è una digitale e certe cose non si possono più fare (che con la pellicola era bellissimo e venivano delle foto stupende). E così... faccio come molti.... attivo il flash!!! così mi sento anch'io parte di una comunità (di idioti).
Sì ma che problema c'è? con un buon software di post processing si possono correggere i difetti... si, come no... a correggere i livelli, i contrasti o la messa a fuoco ci si accorge di quanti pixel bruciati ha il sensore CCD... un cimitero. Almeno ho imparato cosa controllare quando si sceglie una fotocamera, oltre al prezzo ovviamente. 
E così, con questa attrezzatura iper tecnologica, avanzata, i risultati sono quello che sono. Giusto per sfatare il mito che con un semplice smartphone o una qualsiasi digitale tutti si sentono fotografi professionisti ed offrono "servizi fotografici low cost".... c*glioni!
La cosa buffa è che ho anche due cavalletti, un telescopio ed un cannocchiale monoculare ma... mi mancano gli adattatori per mettere nell'oculare i dispositivi digitali...(campa cavallo) e poi mi sono improvvisato all'ultimo minuto, con uno zaino poco capiente, in mezzo ad un vivaio di zanzare con l'autan agli sgoccioli (che con certe tigri occorrerebbe farci il bagno), in una zona inquinata dalla luce artificiale perchè ho poca benzina per andare in montagna al buio totale... altro? Si, è passato in secondo piano il pianeta Marte, visibile vicino alla luna nel punto più vicino alla terra.
Aniway... io c'ero! ma che problema c'è? aspetterò altri cento anni per la prossima, sicuro in un attrezzatura più adatta.
Alla prossima.

P.S. al villaggio manca lo scemo. Ripeto: al villaggio manca lo scemo.

martedì 25 luglio 2017

Controllare la pressione della pompa macchina caffè

Il caffè rientra fra i diritti fondamentali dell'uomo, assieme agli altri ma senza riconoscimento ufficiale (ipse dixit). Ragion per cui, se per un motivo qualsiasi la macchinetta del caffè espresso che troneggia in cucina smette di funzionare... no... l'eventualità non è contemplata, la macchinetta del caffè è come un dispositivo salvavita e ne va garantito il funzionamento. 
Per i più intraprendenti, previo consenso dell'amministratore delegato che scettico concede al manutentore di casa il permesso di intervenire, è riservato il sacro compito di armarsi di attrezzi  e procedere con la riparazione urgente. 
Fra i difetti maggiormente riscontrati nelle macchinette per il caffè espresso possiamo elencare:
  • perdite di acqua 
  • gocciolii e stillicidi
  • mancanza di pressione
  • rumori strani e vibrazioni inusuali
  • altri strani sintomi solvibili solo con uno sciamano 
Più in generale quindi o perdite di acqua o pressione in calo. 
Per la pressione (fornita da una pompa elettrica) occorre innanzitutto assicurarsi che tutti i percorsi siano liberi da calcare che, in alcune zone con l'acqua particolarmente calcarea, provoca dei veri e propri ostacoli con incrostazioni "facilmente" rimovibili grazie ad appositi prodotti principalmente a base di acido citrico (o più drasticamente con l'apertura della caldaia). 
Per assicurarsi se l'acqua scorre a vuoto in modo fluido e la pompa funziona, è sufficiente staccare il tubicino di mandata (in uscita), direzionarlo in un contenitore ed azionare il pulsante di erogazione. In questo modo si esclude il problema di malfunzionamento dovuto al calcare (flusso d'acqua insufficiente) o alla bobina della pompa (quando proprio non parte). 
Tuttavia, può verificarsi un problema intermedio. La pompa, a vuoto eroga acqua (bobina integra), sembra funzionante, ma sotto carico la pompa non ce la fa proprio a far uscire caffè dall'erogatore che dovrà però essere caricato con la polvere "giusta" (non macinata troppo finemente). 
A questo punto il problema può risiedere nelle membrane usurate della pompa che va sostituita. Ma c'è un modo più rapido per individuare da subito quest'ultimo problema senza dover perdere tempo a sezionare, pulire, decalcificare, smontare, rimontare, scaldare e provare a fare un caffè con conseguente spreco del sacro macinato?
Per misurare se una pompa funziona o meno entro i parametri di costruzione, occorre ovviamente conoscerli. A quale pressione deve essere l'acqua in uscita da una pompa normalmente installata in una macchinetta del caffè per uso domestico? Sembra che il valore più gettonato si aggiri attorno ai 4 bar ma è sempre bene cercare di conoscere il valore del modello in possesso, magari rompendo le balle a qualche centro di assistenza o, perchè no? direttamente al produttore. 4 bar valgono per la pompa, non per il vapore che è generato all'interno della caldaia ed esce direttamente dal beccuccio del cappuccino. 
Ma... dove deve essere misurata la pressione? appena dopo la pompa o dopo la caldaia? Dipende da cosa si vuol provare. Se si desidera testare solo la pompa, occorre collegare in uscita un manometro per liquidi, costruendo un adattatore che assicuri la tenuta in pressione (no perdite). Si aziona la pompa con il pescaggio nel serbatoio principale e si misura. Semplice. 
E' ovvio che l'auto costruzione di strumento simile è giustificato solo per chi abitualmente effettua riparazioni. Per chi invece si ritrova con il problema (statisticamente probabile ogni tre o 4 anni di uso intenso se la manutenzione periodica viene effettuata) e decide di far da sè, occasionalmente, c'è qualche alternativa? Forse sì, ma è un metodo meno preciso e che andrebbe tarato con una pompetta sicuramente funzionante. Basta costruirsi un sifone trasparente, un tubicino di gomma piegato ad U fissato su una scala graduata (del legno compensato), riempito parzialmente di acqua e chiuso nell'estremità opposta all'estremità che va alla mandata della pompa. La pompa comprime l'aria residua all'interno del tubicino tanto quanto sarà in grado di farlo. Ci si segna con un pennarello il livello a zero pressione, poi il livello con una pompa funzionante e si prova la pompa oggetto di misura. Se si nota una grande differenza, allora la pompa è da sostituire, altrimenti il difetto va cercato altrove. Un minimo di intelligenza, ingegno e manualità fanno il resto (tutte qualità che a me mancano). Alla prossima

P.S. il fiume è in piena e c'è siccità. Ripeto: il fiume è in piena e c'è siccità.

giovedì 10 novembre 2016

Tablet Blank screen (parte 2)

Alla fine, dopo le disavventure già spiegate, ce l'ho fatta. Un Tablet Lazer AN10G2-LZ modello A101C FCCID SOVA101C (originariamente venduto nella catena Auchan, francese) è diventato un Arnova AN10G2 con firmware originale e soprattutto.... con i permessi di root! 
Come avevo ventilato, ho provato ad aprirlo (solo 6 viti nel retro), per giocare un pò con l'hardware... dentro due batterie REC435122P MH45125 da 3000mAh / 11,1 Whr (in parallelo) ed una mother board protetta da entrambi i lati da due schermature metalliche saldate al circuito stampato, manco sotto ci fossse un segreto di fatima. Deluso, ho deciso per ora di non staccare le due piastre e rimontare il tutto per tentare ancora di rootarlo (lo so, un mulo in confronto a me è meno testardo). 

Con linux, il comando "lsusb" evidenzia un device ID 2207:290a senza alcuna descrizione testuale (Bus 002 Device 009: ID 2207:290a ). Da una ricerca ho scoperto che il codice 290a corrisponde al processore rockchip RK2918 (utile a volte per scoprire qual'è la ROM adatta da flashare). 
L'uso di un altro script trovato in forma sorgente (rkflashtool.c) e compilato senza errori (occhio che nesistono almeno due fork disponibili) mi ha permesso di estrarre il contenuto della NAND Flash e scoprire così molte cose utili, tipo le varie partizioni Android:  misc, kernel, boot, recovery, system, backup, cache, userdata, kpanic e user, con tanto di size ed offset, tutte porzioni interessanti a livello di analisi forense a basso livello. 
Per mettere il tablet in modalità adatta a permettere la lettura/scrittura della memoria flash occorre, da spento e con il cavo usb inserito, premere contemporaneamente vol+ ed il tasto di accensione per almeno 5 secondi... il tablet non si accende ma Linux si accorge che qualcosa è stato collegato (vedi con lsusb mentre con quel sistema che non voglio nominare occorre prima installare i driver specifici). A quel punto si può usare il programma; sudo ./rkflashtool p
e si otterranno le seguenti info:
rkflashtool: info: rkflashtool v3.3
rkflashtool: info: Detected RK2918...
rkflashtool: info: interface claimed
rkflashtool: info: reading parameters at offset 0x00000000
rkflashtool: info: rkcrc: 0x4d524150
rkflashtool: info: size:  0x0000025f
FIRMWARE_VER:0.2.3
MACHINE_MODEL:AN10G2
MACHINE_ID:007
MANUFACTURER:RK29SDK
MAGIC: 0x5041524B
ATAG: 0x60000800
MACHINE: 2929
CHECK_MASK: 0x80
KERNEL_IMG: 0x60408000
#COMBINATION_KEY: 0,6,A,1,0
CMDLINE: console=ttyS1,115200n8n androidboot.console=ttyS1 init=/init initrd=0x62000000,0x500000 mtdparts=rk29xxnand:
0x00002000@0x00002000(misc),
0x00004000@0x00004000(kernel),
0x00002000@0x00008000(boot),
0x00004000@0x0000A000(recovery),
0x00082000@0x0000E000(backup),
0x0003a000@0x00090000(cache),
0x00200000@0x000ca000(userdata),
0x00002000@0x002ca000(kpanic),
0x00080000@0x002cc000(system),
-@0x0034c000(user)
Il formato usato per le ultime righe è [size]@[offset](nome partizione)
Con le info estratte, sempre usando rkflashtool, si può scrivere o formattare anche una singola partizione alla volta, a mano e senza i fronzoli delle intefacce grafiche che tanto impigriscono i tecnici. Ora mi sto attrezzando per crearmi una ROM personalizzata. Devo solo capire quale SDK usare.  
Cmq, dopo millemila tentativi, alla fine ci sono riuscito, non senza difficoltà, a rootare il tablet. Già, la rete è strapiena di post di sedicenti "esperti" sedicenti "hacker" imprecisi e superficiali, sgrammaticati e pure permalosi, che suggeriscono le cose sbagliate, che non aggiornano i link proposti, che copiano ed incollano i post di altri senza nemmeno leggerli (ma assumendosi la paternità), in perenne delirio da attiraclick a tutti i costi.... onanisti 2.0
Di firmware ne ho provati più di uno, anche per aggiornare la versione di android dalla 2.x alla 4.x. L'unico che ha funzionato è stato quello compattato nel file arn10g2-23-20.zip (ma ora non ricordo da dove l'ho scaricato di preciso). Nel frattempo mi sto divertendo con ADB shell ed altre cose mie...

Che dire...ora mi sento un pò più libero di prima, senza i limiti imposti da una brandizzazione idiota frutto di una politica di marketing idiota, sostenuta dai soliti idioti in giacca e cravatta, maledetti deficienti, psicolesi, capitalisti del caxo. alla prossima

P.S. la raccolta dei cachi è abbondante. Ripeto: la raccolta dei cachi è abbondante.

lunedì 20 giugno 2016

Symbol SE-1200-I000A Barcode Scan engine con Arduino

Ed ecco che stavolta tocca a lui, un modulo di lettura disassemblato da un terminale di rilevamento codici a barre, del quale mi resta solo questo pezzo, il resto è andato nel corso dei periodici riordini del laboratorio per fare spazio a nuovo hardware da studiare e riutilizzare. 
Il modulo di lettura laser è un "cubetto" compatto dal quale esce una piattina flessibile a 8 fili, prodotto dalla Motorola per Symbol, modello della serie SE1200. Mi sono messo in testa di accenderlo e vedere il laser tracciare una riga. L'idea originaria era quella di costruirmi una livella laser ma dopo alcuni esperimenti, trovo didatticamente più interessante giocarci un pò e magari documentare come implementare il modulo con una basetta a microprocessore (tipo Arduino o Raspberry per capirci... che le devo ancora comprare ma prima o poi...). 
Inizialmente pensavo di ricavare e decodificare i segnali seguendo le piste, giusto per capire come alimentarlo ma le difficoltà si sono manifestate sin da subito. Fortuna vuole che in rete c'è un documento del produttore, che spiega in modo molto dettagliato come utilizzarlo. 
Al momento mi manca solo un idea di come implementare il software che decodifica i codici che escono dal modulo sotto forma di barra/spazio, ma... andiamo con ordine, per documentazione, visto che in futuro proverò a fare lo stesso con un modulo simile ma ad alta visibilità (SE1200HV-I000A).
La piattina flessibile è connessa al suo connettore e per estrarla occorre delicatamente far scorrere di poco verso l'esterno la parte in marron scuro che fissa stabilmente i contatti. Il pin numero 1, guardando il modulo con il circuito stampato verso l'alto (girato come in foto), è il primo a sinistra. Nel dubbio, si usa un tester  in modalità prova diodi, collegando il puntale nero sul corpo metallico e con l'altro cercare il pin 1. Nel maneggiare il cubetto occorre sempre fare attenzione in quanto, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il corpo metallico usato come supporto e dissipatore di calore in realtà è connesso ai +5Volts. Per la piedinatira del flat all'altra estremità, occorre fare attenzione perchè un contatto è sdoppiato ed un altro non collegato. 
I segnali del connettore sono così classificati:
  • pin 1 Alimentazione + 5 Volts
  • pin 2 Range limiter. Se posto a massa il range dello scanner è ridotto, mentre se è a +5V o non collegato, funziona alla massima prestazione possibile. Per alcuni modelli questo segnale è trattato leggermente diversamente (ad esempio per tracciare un puntino per individuare l'area che si sta puntando)
  • pin 3 Abilitazione laser. Serve ad accendere il laser quando messo a massa
  • pin 4 Abilitazione scan. Si usa per abilitare la lettura (alimenta i circuiti interni) quando posto a massa.
  • pin 5 Uscita lettura. Tramite una resistenza di pull-up da 10k ohm quando è "alto" (+5Volts) significa che ha letto una barra mentre se "basso" (GND) uno spazio. Per leggere occorre temporizzare per 55 millisecondi dopo l'abilitazione del laser e dello scan.
  • pin 6 Start of scan. Questo non l'ho ancora compreso bene... devo approfondire... meglio riportare la frase originale e sperare che qualcuno nei commenti spieghi cos'è "Provides the start of scan signal to the decoding system. This signal toggles each scan line and is a square wave with a frequency of about 18 Hz."
  • pin 7 ed 8 - Massa


Per accendere il modulo e vedere la linea rossa è sufficiente collegare + 5 volt al pin 1 e mettere a massa i pin 7,8,3 e 4. Funziona!... massacrando la piattina. Io, in mancanza del connettore adeguato all'altro capo, ho massacrato la piattina flessibile ed ho dovuto grattarla con una lametta dopo che i contatti si sono staccati, per effetto del calore, dal kapton. 
Ora la parte più interessante è quella di creare un software (ad esempio per Arduino o Raspberry o qualsiasi altra scheda a microprocessore) che alla pressione di un tasto fa partire il laser abilitando le lettura e poi visualizze da qualche parte il risultato della scansione, una figata. 
A fantasticare, vista la relativa semplicità del modulo, lo si potrebbe usare in catena di montaggio tra la produzione reparto prodotti finiti ed il magazzino o tra magazzino e zona di carico, per leggere i codici e memorizzarli nel database. Oppure inserirlo in qualche piccolo negozio per creare un piano lettura simile a quello che si vede nei supermercati, una figata. Di applicazioni ce ne potrebbero essere altre ed il limite è solo la fantasia. Ma per la livella laser?? Si può fare ma occorre trovare un sistema che tenga in bolla tutto il modulo... un pò complicato, fattibile ma laborioso. Magari lo installo sul trapano a colonna assieme all'altro per tracciare il punto di foratura.  Alla prossima.

P.S. Luca e Piero sono al bar. Ripeto: Luca e Piero sono al bar.