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lunedì 21 febbraio 2022

Forno solare (parte 1)

La "sorpresa" nell'ultima bolletta della luce, infartogena, non ci lascia molte scelte. Dopo la pioggia di contributi a fondo perduto, presi in gran parte dai soliti disonesti che di bisognoso hanno solo la loro avidità, è arrivata la stangata (ed è solo l'inizio #sapevatelo) su acqua, luce e gas. 

A noi poveracci non resta altro che aguzzare l'ingegno e trovare una soluzione. Principalmente, a fronte di qualsiasi aumento delle bollette, sono due le reazioni dell'unano medio: 

1) aumentare le entrate economiche 

2) risparmiare e tagliare i consumi. 

Tutte e due sarebbe l'ideale che tende alla perfezione, con tutti i pro e contro del caso. In molti, la soluzione "1" non è praticabile, in quanto dedicarsi ad altre attività con 10/12 ore di lavoro al giorno sul groppone, a salario minimo che nessuno è disposto ad aumentare... resta ben poco tempo che andrebbe rosicchiato alle sacrosante (e poche) ore di riposo. 

Per la soluzione 2... è dura, specialmente per chi è già al limite. Lampadine a led (da 2 watt ed una sola per stanza), lampada da minatore a batteria per evitare di accendere le luci quando si gira per casa, pochissime lavatrici (di notte e ben piene), sciacquone del water solo una volta al giorno, ci si lava con l'acqua fredda, sempre, anche d'inverno, riscaldamento a legna, switch off di tutti gli apparecchi vampiro (quelli con lo stand-by), forno elettrico solo per le grandissime occasioni, condizionatori e ventilatori d'estate sono banditi (fatwa!!), congelatore al minimo, frigo in classe "tripla A più più ed ancora più" (con temperature miti all'interno) e via dicendo. 

Urgono comunque, giocoforza,una serie di provvedimenti per restare a galla e resistere alle sanguisughe. L'idea è quella di adottare un forno solare che non consuma niente. Ne esistono ormai una moltitudine in commercio, dai costi adatti ai sultani  a quelli auto costruiti, più o meno performanti. Prima di iniziare la sperimentazione, voglio mettere qui una lista di pro e contro, dando il giusto perso ad ogni voce. 

Pro

  • consumi elettricità azzerati per la cottura dei cibi
  • Ambiente più pulito
  • mitigazione del rischio di costruzione di centrali nucleari

Contro

  • costo del forno
  • tempi e modi di cottura variabili
  • periodo di training
  • spostamento degli specchi al movimento relativo del sole
  • dipendenza dal meteo e dalle stagioni
  • temperatura di cottura da monitorare

Al momento non mi viene in mente altro ma, data la lista corposa dei "contro", possiamo aguzzare l'ingegno e trovare delle soluzioni. Il forno lo si può costruire. La configurazione più economica è la "open box" fatta con cartone e alluminio in pellicola. Non sarà figo come quello chiuso, in sughero e mylar parabolico, ma funziona bene (pare, dicono). Per le temperature... occorre fare esperienza e tenere d'occhio l'orientamento del forno solare, anticipando il movimento relativo del sole per diradare gli intervalli (30 minuti) nei quali si approfitta per ruotare la pentola di 180°. Poi, ci sono molti margini di miglioramento e solo l'esperienza potrà aiutarci, basta crederci, adattarsi, ingegnarsi...

Per il problema del meteo (stagioni invernali e nuvole), non possiamo farci nulla, vorrà dire che in quei giorni di pioggia o freddo, il menù sarà a base di frutta, verdura fresca e tutto quello che può essere consumato senza cottura. C'è un altro aspetto da considerare. Il forno solare, durante inverno e mezze stagioni, non è adatto alla vita frenetica. Occorre (ri)prendersi il proprio tempo. Il forno solare non va bene nelle (sempre più brevi) pause pranzo da lavoro dove si deve impiegare meno di un ora per cuocere, portare fuori il cane, lavarsi i denti e cambiarsi, lavare i piatti ecc.ecc... cambiano quindi le abitudini, dove si cuoce (quasi) tutto nel weekend e si consuma durante la settimana. 

Bene, ora resto in vigile attesa di un occasione per recuperare dei cartoni ad alto spessore e delle dimensioni "giuste". Il rotolo di alluminio "celò". Per la parte forno serve una ciotola di vetro dove incastrare una padella in ghisa con coperchio (o simile)... la vedo dura ma forse qualcuno butterà delle pirofile o dei vasi o delle pentole arrugginite...recuperabilissime. L'importante, data la natura sperimentale del progetto, spendere zero (e ti credo, soldi da spendere non ne ho proprio!)

Una cosa che mi incuriosisce sarà misurare i tempi di riscaldamento e le temperature che si possono ottenere (sino a 200° dicono gli spacciatori di forni glàm e fescion). Poi, se funziona, lo so già, toccherà incazzarsi contro il sistema per tutto ciò che oscura il cielo, tipo l'inquinamento e le scie chimiche. Un ultima considerazione. La vita dei poveracci è un continuo, disperato e costante tentativo di arginare le vessazioni delle istituzioni che, in fin dei conti, trattano l'umanità solo come forza lavoro e obiettivo per le tasse. Ci danno un miserrimo stipendio e poi fanno DI TUTTO per riprenderselo. Non mi stupirei se venisse tassata dopo l'acqua, anche la luce del sole (con le solite esenzioni per i soliti privilegiati). Bastardi. Alla prossima. 

P.S. il pollo è muto. Ripeto: il pollo è muto.

sabato 2 gennaio 2016

Datemi un watt in più

Non so perchè ma sto pensando ad una vera svolta nella mia vita (e so esattamente come, quando e cosa fare). In realtà so benissimo perchè ci sto pensando, ma mi piace tenere un profilo basso, che di fanfaroni coglioni è pieno il pianeta e non voglio inflazionare il fenomeno. Ho millemila progetti in sospeso, da realizzare da zero, altri da portare a termine e non mancherò di documentare successi e fallimenti, in pieno spirito di condivisione (si sa mai a qualcuno verrà in mente di suggerirmi come migliroare le mie puttanate). Di una cosa sono certo. Realizzo quel che posso compatibilmente con quello che mi capita per le mani. Sono perfettamente conscio che potrei farlo meglio, ma ciò che serve per farlo proprio non ce l'ho. Mi sto riferendo ovviamente ai materiali che uso (rigorosamente di recupero), ai macchinari, alla mia manualità, alla mia fantasia ed inventiva mai impaurita dalle difficoltà che si incontrano per strada ma limitata dalle scarse conoscenze tecnico accademiche che ho. Mi piace pensare che chi ha studiato riesce a fare mille volte meglio di me ciò che faccio... anche se, da quel che vedo, da quel che trovo in rete... di persone che traducono le proprie conoscenze accademiche in qualcosa di utile ne vedo davvero poche, a meno di non farle in cambio di lauti compensi. Servono (a me e più in generale a tutti), falegnami, fabbri, muratori, idraulici, elettricisti, ingegneri, geometri, architetti, informatici come mai prima, ma di innovazione in questi settori davvero poco o niente. Faccio un esempio. Vorrei progettare un unità abitativa realizzata con dei container. Sto pensando alle fondamenta, a come e dove disporli, a come unirli, a come realizzare gli interni, a come realizzare l'impianto elettrico, il riscaldamento... tutto in ottica "green" ad impatto meno di zero, utilizzando quello che si riesce a recuperare in discarica o da qualche anima pia intercettata prima che compia l'insano viaggio verso l'ecocentro. L'unità deve essere anche in grado di produrre più energia di quella consumata. Penso al recupero del calore dal riscaldamento a biogas (o singas) autoprodotto dagli scarti, penso a come sfruttare l'effetto serra in un territorio montano, a come riscaldare a pavimento com materiali recuperati (dei vecchi termosifoni affogati nel pavimento o su tutte le pareti...), all'illuminazione a led tutta a 12 volts (o meno), a delle turbine eoliche ed idroeletteriche disposte quest'ultime anche nelle grondaie, a delle serpentine di rame anche nello scarico delle acque grigie (con scambiatori di calore...l'acqua della pasta è calda...la buttiamo?), ai dissipatori di rame o alluminio, ventilati, sulle canne fumarie, ad un sistema domotico in grado di governare ed automatizzare tutti i parametri ambientali, compreso lo scambio ventilato bidirezionale di aria calda, ad una serra per l'autoproduzione di cibo, al recupero del calore, alla produzione di calore e carburante dagli scarti alimentari o del verde... recupero al 100% senza davvero trascurare nulla, anzi, esagerando davvero (chi non osa...). Armonizzare il tutto non sembra facile e le competenze necessarie per farlo risiedono in una moltitudine di specializzazioni (che ho solo in modo superficiale). Recuperare anche un solo grado, ma agratis, è per me un successo enorme. Recuperare anche poche decine di watt è un successo enorme che può essere riutilizzato. 1000 soluzioni che recuperano un watt fanno 1 kilowatt e recuperarli recuperando e riutilizzando materiali è l'obiettivo (per caricare uno smartphone ne bastano meno di due di watt). So che esistono già "soluzioni" già pronte ma, non piacendo la pappa pronta, ritengo che siano inefficienti, poco studiate, realizzate solo  per il dio profitto e sull'onda della moda del momento, troppo costose... preferisco il fai da me collaborativo. Ci sono infatti, purtroppo, un sacco di cose che non so. Quanta energia serve e qual'è la differenza in termini di tempo fra scaldare l'acqua a 40 gradi partendo da 10 o da 15 o da 20?? non lo so calcolare a priori ma per far andare una lavatrice autocostruita utilizzando solo l'energia fotovoltaica, magari accumulata, fa un enorme differenza, non so quanto ma la differenza penso sia enorme. Ecco che anche un watt diventa prezioso. In ottica informatica, anche un watt in più, recuperato da qualche parte si può tradurre in bit e qualche bit in più non guasta se sono bit utili. 
Ecco allora che cercherò pian piano di pubblicare quanti più dettagli potrò, nella speranza che arrivi qualche suggerimento, qualche dritta praticabile, anche questa ben dettagliata. Astenersi criticoni o perditempo. Alla prossima. 

P.S. Giovanna butta la pasta. Ripeto: Giovanna butta la pasta.

mercoledì 5 settembre 2012

Dinamo portatile


Fa parte della dotazione standard del cicloturista o più generalmente dell'escursionista. Una luce, sempre pronta per le emergenze notturne. Una torcia elettrica, tascabile, alimentata da una mini pila ricaricabile con la rotazione di una manovella che che assicura luce quanto basta per le riparazioni in emergenza, quando alla sera tardi, al rientro, la catena cade e l'illuminazione pubblica o non c'è o non è sufficiente. Questo modello è nuovo, in vendita da D*cathlon per 9.90 (un furto) ma rivelatosi difettoso. Si scarica molto in fretta assicurando luce solo per un paio di minuti. Ne ho prese tre in tutto e le altre due, identiche ma di marca diversa, assicurano una durata ben maggiore. 
Tre viti e una copertura grigia da sfilare e l'apertura è assicurata.  All'interno un ingranaggio moltiplicatore che fa girare un motorino minuscolo. Al motorino è collegata una batteria NiMh 20mA/h da 3.6 Volts che alimenta due led bianchi in serie ad alta luminosità tramite un pulsantino. E' talmente semplice che ci si diverte poco a smontarla. Ora parte la ricerca di una batteria uguale ma funzionante (quella verde che si vede in foto è sicuramente difettosa). Sarà dura trovare il ricambio ma credo che si possa ovviare con qualche super condensatore da CS, ne ho visto uno alloggiato nella mother board di una stampante fax che forse fa al caso mio. Appena mi torna fra le mani ci provo.  Alla peggio recupero il motorino ed i led. alla prossima. 

P.S. la nutria non nutre. ripeto: la nutria non nutre. 

mercoledì 9 marzo 2011

Energia elettrica di emergenza

Il fornitore monopolista di energia elettrica del vostro paese delle banane, informa la popolazione che lunedì dalle 12:30 alle 16:30 l'erogazione verrà sospesa per lavori di manutenzione. La cosa buffa è che per avvisare "tutti", usa un sistema tecnologicamente all'avanguardia che gli altri paesi d'europa invidiano. Un foglietto di carta gialla, formato A4 attaccato sui pali della segnaletica stradale con del nastro adesivo, ovviamente a pochi passi dalla bacheca comunale ove vengono usualmente affissi gli annunci cartacei di un amministrazione che ignora totalmente l'esistenza di internet. Immaginatevi l'effetto che può fare un foglio piano attaccato con lo scotch su un palo rotondo. Se poi ci si mette pure la pioggia... 
Puntuali come una cambiale, l'energia viene staccata ed occorre prendersi una pausa di lavoro. Quattro ore sono un pò tantine per i gruppi di continuità predisposti con un autonomia giusto necessaria per lo spegnimento controllato dei server. 
Ma, per le emergenze, mi sono procurato da tempo di un aggeggio che torna utile in queste occasioni. E' un accumulatore caricato da una dinamo a pedali, made in cina ed importato da una nota azienda che vende gadget per corrispondenza a prezzi stratosferici. E' dotato di presa 220 volts (convertiti da una batteria interna tramite inverter incorporato), una presa USB, un uscita con vari livelli di tensione selezionabili ed una torcia a led che per le emergenze più buie è utile. Un cavo adattatore per l'accendisigari permette di collegarla alla presa a 12 volts dell'auto e ricaricare la batteria interna, mentre una piccola presa 15 Volts DC input è da collegare ad una base dove trovano posto i pedali collegati meccanicamente alla dinamo tramite ingranaggi moltiplicatori. Una barra a 5 led indica lo stato di carica della batteria interna quando si genera corrente con la dinamo. E' un aggeggio un pò fragile, che sente la mancanza di qualità dei prodotti che arrivano dall'oriente ma è utile quando si ha la necessità di qualcosa che permetta di erogare energia e nello stesso tempo possa ricaricarsi tenendo allenati i muscoli. Ho provato a ricaricare completamente la batteria interna a mano, solo con l'attività fisica. Dopo 3 ore di pedalate a velocità moderata, sono riuscito ad accendere un solo led su 4 (il primo, il rosso, low battery, non lo contiamo). In pratica, per caricare completamente l'accumulatore, credo occorra pedalare almeno, minimo, per mezza giornata con sicuro beneficio per il fisico, sempre che la stanchezza non intervenga prima.
Alla prossima.

P.S. Chi ha la bici deve pedalare. Ripeto: Chi ha la bici deve pedalare. 

domenica 6 marzo 2011

Batterie alcaline (materiali)

Mi era venuto l'impulso di aprire una batteria alcalina per l'autopsia ma ho desistito. Parlo delle D*racell Plus scariche che accumulo prima di portarle negli appositi contenitori all'ecocentro. Abbiamo già visto gli esperimenti per la ricarica che sembra funzionare a metà (vedi post). Visto che non si ricaricano bene,  le ho pagate, sono di mia proprietà, pensavo di recuperare i materiali. Mi sono fatto un giro in rete (gùgol docet) per capire cosa contengono ed ho trovato la scheda di sicurezza del prodotto con tutte le raccomandazioni d'uso.
Le pile  alcaline MN1500 mod. LR6 formato AA da 1,5 volts (codice  nell'involucro metallico OE24CH 5LK110) contengono:
  • Biossido di manganese (MnO2) al 35-40%
  • Idrossido di potassio (KOH) al 5-10%
  • Zinco (Zn) al 10-25%
  • Grafite al 1-5%
Questo secondo le dichiarazioni del produttore che in calce alla scheda dichiara che non sono dannose per l'ambiente...sarà vero? Sommando però le percentuali dei materiali dichiarati nella composizione però, non si arriva al 100% per cui non si capisce cos'altro contengano di segreto. Dei possibili utilizzi alternativi di questi materiali, ce ne sono alcuni che mi hanno per ora convinto a lasciar perdere. Questo perchè occorrerebbero delle conoscenze di chimica che non ho, poi una lista di materiali e reagenti che non so nemmeno dove comprarli e terzo una pericolosità preoccupante che richiede attrezzzature di un certo rilievo.  In cantiere però ho messo in preventivo la possibilità di utilizzo del biossido di manganese per placcare il titanio da usare nelle celle a combustibile, alternativo al platino che costa troppo. Una fuel cell autocostruita? E' un progetto interessante che è in corso di sviluppo ma che purtroppo richiede ancora alcuni studi di ricerca, oltre a procedimenti ed all'uso di acidi altamente corrosivi e pericolosissimi. 
So inoltre che viene utilizzato per decolorare il vetro fuso. Fondere delle vecchie bottiglie verdi per produrre delle mattonelle "trasparenti" (grigio in verità) tipo quelle in vetrocemento che viene usato nelle pareti divisorie... è da un pò che ci sto pensando e la cantina è piena di materia prima che attende di essere riciclata in casa.
Forse lo zinco potrei usarlo col rame di recupero, tramite fonderia autocostruita, per produrre ottone. L'ho visto fare e non è una cattivissima idea per la produzione di maniglie o oggettistica varia. Una fornace per fonderia di piccole quantità di metallo la si può autocostruire con un bidone e del cemento refrattario. In rete ci sono già molti progetti che vengono usati per fondere l'alluminio degli hard disk e produrre così dei pezzi metallici usati nelle costruzioni.
L'idrossido di potassio (chiamato anche potassa caustica) mi ha convinto a lasciar perdere perchè è molto pericoloso da maneggiare e non ho voglia di contaminare il bunkerlab con sostanze velenose....magari in futuro se mi verrà voglia di rischiare o di fare esperimenti, ma per ora no. Alla prossima.

P.S. Date al calino ciò che è di alcalino. Ripeto: Date al calino ciò che è di alcalino.

domenica 7 novembre 2010

DIY dinamo - rotore (parte 5)

Piove, governo ladro. Ne approfitto per documentare il progetto di costruzione di una dinamo per la mia mitica bicicletta da escursione. Collaudo terminato per la parte meccanica. Dopo vari ripensamenti, idee, schizzi di progetto dubbi e prove, mi sono deciso. Il dubbio era sul come e dove piazzare i magneti sui raggi della ruota (davanti o dietro?). Ho deciso di fare così, che mi sembra la decisione più razionale. Con una fresa manuale ho tagliato da un foglio di plexyglass trasparente da due millimetri, una corona circolare. Il diametro interno ed esterno dipende fortemente dal numero di magneti che si ha a disposizione. Più magneti, più grande il diametro, stando attenti a non finire troppo a ridosso della valvola di gonfiaggio della ruota, altrimenti poi diventa difficoltoso inserirci la cannuccia. Si passa poi a fissare i magneti degli hard disk. E' importante disporli in modo  equidistante, aiutandosi con i raggi che fanno da riferimento. Io li ho incollati con della colla epossidica bicomponente. Se ne mette un pò sulla plastica e ci si adagia sopra il magnete...24 ore di attesa per cementare il tutto.
Per fissare la corona di plastica ai raggi della ruota, dopo averla centrata e segnato i punti distribuendoli uniformemente sulla circonferenza, si praticano dei fori di diametro adeguato a farci passare delle fascette di plastica. L'esperienza insegna che occorre dare alla corona plastica una forma a "cono", che segua l'inclinazione dei raggi, altrimenti si corre il rischio di spezzarla dopo l'uso su strada (è successo a me dopo un paio di mesi). Si prende allora una pistola ad aria calda e si cerca di ammorbidire la plastica per lasciare che "si adagi" sui raggi senza deformarsi. Attenzione a non scaldare i magneti al neodimio, altrimenti perdono il magnetismo e sono così da buttare. Scaldarla prima di fissare i magneti e solo dopo aver effettuato la foratura.
Da qualche mese sto viaggiando con i magneti installati. Funziona...la corona plastica resiste ed i magneti stanno al loro posto. Ora tocca allo statore...gli esperimenti sono in corso. Lo statore andrà fissato nei due punti del telaio che si vedono in foto. Purtroppo non sono due tubi diritti ma piegati con una doppia curva. Dovrò inventarmi qualcosa per un fissaggio stabile e non definitivo (voglio infatti poter smontare lo statore in caso di necessità o sostituzione). Dovrò inoltre cercare di far passare i magneti il più possibile vicino agli avvolgimenti, per recuperare un pò di potenza. C'è posto per due o tre avvolgimenti, così da aumentare la corrente erogata. Da prove sommarie ho misurato una tensione continua di picco da 7 volts (1 solo piccolo avvolgimento), anche se credo di poter raggiungere tranquillamente i 12 volts da stabilizzare poi a 5V. A vuoto la ruota gira senza difficoltà. Con un carico alimentato invece, si sentono dei colpetti in corrispondenza dell passaggio avvolgimento-magnete, più accentuato se si usano magneti diversi tra loro. E' importante per attenuare le vibrazioni usare magneti identici. Occorre dire inoltre che la magnetizzazione di questi magneti è Nord Sud su una sola faccia (mi si passi il termine), per cui la tensione sull'avvolgimento subirà l'effetto della conservazione di energia tipica delle bobine sottoposte ad induzione alternata del campo magnetico. Servirà un buon circuito di stabilizzazione se si vuole alimentare palmari, ricevitori GPS o altri apparecchi digitali. La sperimentazione prosegue. Alla prossima. 

P.S. L'anchilosauro è un vecchio reumatico. Ripeto: L'anchilosauro è un vecchio reumatico.

domenica 18 aprile 2010

DIY dinamo - rame (parte 4)

In attesa di procedere con lo sviluppo della dinamo a manovella, mi viene in mente che devo sviluppare anche il generatore per la bicicletta. Ho già trovato il modo di disporre i magneti sui raggi della ruota posteriore. Devo solo pensare allo statore, dove posizionarlo, come disporlo, quanti avvolgimenti devo predisporre, a che distanza dal mozzo ed un altra infinità di dubbi e domande a cui troverò risposta solo sperimentando per tentativi. In via primaria mi serve del rame per gli avvolgimenti. Pensavo di usare delle bobine di alcuni relè ma sacrificarli...mi piange il cuore, forse cercherò degli avvolgimenti di trasformatori o teleruttori da tempo smontati e messi chissà dove. Ricordo però che tempo fa, dopo aver fatto a pezzi uno stepper motor (motore passo passo) di una stampante Epson, mi era rimasto in mano un avvolgimento già predisposto, di forma circolare ingabbiato in un supporto di plastica. Pensavo di evitare di dover acquistare una matassa di rame smaltato e di doverlo avvolgere.  Allora, fruga fruga nello scatolone dei motori, salta fuori uno stepper di dimensioni "adeguate", che presumo abbia un fili di rame di sezione adeguata all'uso che ne devo fare. Mi basta infatti una corrente sufficiente a ricaricare cellulare o navigatore satellitare, niente di trascendentale. Decido allora di farlo a pezzi (sacrificarlo per la scienza). Il modello scelto è un mitsumi  M49SP-1 (RH7-1040-01) con avvolgimento da 6.8 ohm e 7.5°/Step. Ha un coperchio fissato, a pressione tramite delle scanalature, ribattute sul fondo, non è difficile da aprire. Con un pinza basta far saltare i dentini ribattuti per togliere il fondo e poi con una punta si ribatte il perno centrale, dal lato ingranaggio (dato che non ho un estrattore adeguato) per togliere il magnete rotante. 
Con un pò di pazienza si riesce a togliere anche la coppia di avvolgimenti dello statore. Poi con una punta vetrata abrasiva si tolgono le parti in plastica che fissano i triangoli metallici  visibili in foto e si toglie l'avvolgimento. Ora, si potrebbe pensare di usare gli avvolgimenti così come sono, ma l'idea mi pare troppo grezza, per cui sto pensando di creare degli avvolgimenti "a fagiolo", che seguono la forma dei magneti degli hard disk che ho recuperato alcuni post fa. Devo ancora trovare il modo di regolare lo statore in modo che vada il più possibile vicino ai magneti (per recuperare corrente e tensione) e trovare il modo di riempire i magneti con dei lamierini ferromagnetici per migliorare il rendimento. Forse, recuperandoli da qualche trasformatore da sacrificare... vedremo come procede. Anche se sono un pò impegnato con altre faccende, pian piano procedo per soddisfare la mia curiosità. Alla prossima.

P.S. Stefano è al capolinea e la cenere non scende. Ripeto: Stefano è al capolinea e la cenere non scende.

sabato 17 aprile 2010

DIY dinamo - demo rotor (parte 3)

Un orrore del genere non merita nemmeno di essere mostrato, ma in pieno spirito di ricerca e sviluppo, consapevole che anche gli insuccessi vanno documentati per onorare gli sforzi compiuti ed apprendere come raggiungere gli obiettivi, credo che meriti un posticino nel web anche l'accrocchio mostrato in figura. Lo scopo originario (comunque non abbandonato) era quello di creare uno strumento di misura per ottimizzare i collegamenti degli avvolgimenti e verificare le variazioni di rendimento della dinamo auto-costruita al variare della disposizione dei magneti, delle bobine, della distanza magnete-bobina, ecc... in modo da crearmi delle tabelle su cui basare i futuri sviluppi di generatori auto-costruiti.
Mi sono scontrato da subito con la mancanza di attrezzature e macchinari adatti a lavori di "precisione", magari per i metalli. Optando per il legname, preso davvero da scarti e pezzi in multistrato e compensato, ho dovuto pensare a come fissare i cuscinetti (recuperati da floppy 5 1/4), gli ingranaggi di plastica ed i perni (recuperati da una stampante laser), le viti, i dadi ecc... Il "lavoro" non è finito, è puramente in via sperimentale e non escludo modifiche alla struttura portante...ci sto pensando per cui lo sviluppo ha subito una battuta di arresto. Sto pensando a dove recuperare un ingranaggio demoltiplicato già fatto, su cui fissare la base per i magneti. Per lo statore ho già delle mini bobine, provenienti dal lettore 5 1/4 fatto a pezzi ma finchè il rotore non è a posto, inutile procedere. Stavo anche pensando di fissare il rotore su un trapano, semplificandomi la vita, ma mi sono intestardito a produrre un generatore manuale portatile a manovella e difficilmente cambierò idea (non so perchè ma è così e non demordo). Quindi, in attesa che il genio creativo che dorme da anni dentro di me si risvegli (per la prima volta...speriamo), godiamoci gli occhi con le immagini pubblicate per farci venire in mente qualcosa di utile. Ciao ed alla prossima. 

P.S. Una piccola palla di creta non è cretina. Ripeto: Una piccola palla di creta non è cretina.

sabato 12 dicembre 2009

DIY dinamo - magneti ed hard disk (parte 2)


Nei ritagli di tempo, procedo con la raccolta del materiale per l'auto costruzione di una dinamo. Recentemente sono entrato in possesso di alcuni hard disk avuti in dono da un collega che ha deciso di disfarsene. Tempo neanche mezz'ora e mi sono messo di buona lena a disassemblarli per recuperare i magneti al neodimio dal loro interno. Fortunatamente, ne ho recuperati 4 coppie di uguali, 8 in tutto. I magneti degli hard disk si prestano bene per la costruzione di un generatore a magneti permanenti, dato che sono caratterizzati da un campo magnetico molto forte (attenzione a non pizzicarsi le dita, possono essere pericolosi se maneggiati senza cautele). Sono composti da una specie di terra compressa rivestiti da un sottile strato metallico. Per non rovinarli, è meglio non farli cozzare fra loro, altrimenti si possono frantumare o scheggiare. Per separarli dai loro supporti basta prima separare le due metà, tenute a distanza da due distanziatori metallici, facendo leva con le dita (occorre applicare una certa forza e stare attenti). I magneti, a volte, sono solo incollati alla piastra metallica con un blando adesivo, la forza magnetica fa il resto. Se si è fortunati, si riesce a farli slittare e toglierli. Se non si riesce a farli slittare di lato, si può procedere con il metodo meccanico. Si fissa la piastra metallica ad una morsa da banco e con una tenaglia dai manici lunghi (per far meglio leva) si piega la base in modo che i magneti, restando piatti, si sollevino quel tanto che basta per infilare una leva e farli saltare via. Se il produttore ha applicato un abbondante strato di adesivo, è facile spezzarli. Quelli che ho recuperato io provengono da dei vecchi maxtor IDE, abbastanza diffusi e di facile reperibilità. Ora devo trovare una base su cui fissarli stabilmente. Pensavo di affogarli nella resina, magari mescolata con della limatura di ferro per migliorare la diffusione del campo magnetico. La loro forma a "banana" ben si presta per disporli in cerchio. Occorre poi trovare dei cuscinetti ed un perno per far ruotare i magneti sullo statore alla minima distanza possibile, senza vibrazioni, avendo cura di bilanciare il tutto.... non so ancora come farò ma sicuramente mi verrà in mente qualcosa. I cuscinetti possono essere recuperati da dei vecchi lettori floppy, meglio se da 5 1/4 che sono più grandi.
Devo ancora documentarmi sul tipo di collegamento delle bobine...trifase a stella o triangolo oppure un unico avvolgimento composto da bobine in serie? Credo che ci sia differenza fra corrente e tensione erogata fra le varie configurazioni possibili, il che impone di scegliere la sezione del filo usato per gli avvolgimenti.
Per i diodi di raddrizzamento, nessun problema, si possono usare quelli di potenza (ultra fast) recuperati dagli alimentatori switching dei PC. Si trovano nello stadio finale verso il gruppo di fili rossi,gialli e neri dell'uscita e sono riconoscibili dal simbolo stampigliato sul loro contenitore (in genere due diodi col catodo in comune). Bene, metto da parte anche questi in attesa mi venga l'ispirazione per la parte meccanica e procedere con gli esperimenti. Lo scopo è produrre una dinamo da bicicletta per alimentare il navigatore GPS, la fanaleria, il cellulare, la fotocamera e per caricare un paio di batterie. Sarà necessario progettare dei regolatori ad hoc. Ho a disposizione 4 regolatori della ST Microelectronics L200C da 2Ampère che proprio oggi ho scovato dentro alcuni caricabatteria conservati in attesa di analisi. Alla prossima

P.S. Fido ha fame. ripeto: Fido ha fame.

martedì 25 agosto 2009

e-scooter - Prove tecniche (II)

Giusto per liberare un pò di spazio in laboratorio e man mano dare sfogo ai progetti in corso di sperimentazione, ho deciso di procedere con il modding dello scooter elettrico di cui al post precedente. Ho deciso di eliminare tutte le cianfrusaglie richieste dalla legge, visto che la mancanza dei pedali rende l'aggeggio completamente fuori norma (stupida). Via fanalini, stop, frecce clacson e pannello indicatore a led della velocità e della carica batteria, quest'ultimi due troppo banali ed esteticamente orrendi per essere degni di unamico. Il mezzo non potrà circolare per strada ma in un capannone privato o in un grande cortile si. Per cui si può pensare ad utilizzarlo come monopattino per gli spostamenti veloci in grandi spazi chiusi. Importante quindi eliminare un pò di peso, carrozzeria e carentaura compresa. Telaio nudo senza sellino, così è deciso. Dopo essermi assicurato che il carica batteria fosse funzionante ed aver caricato le due batterie in serie da 12 volts nominali, ho voluto effettuare alcune misurazioni a vuoto. Dopo aver ripristinato i collegamenti essenziali alla centralina sigillata, ecco alcune misure come da elenco che segue:

  • Tensione di ricarica: 28 Volts
  • Tensione batterie appena terminata la carica: 23,8 Volts
  • Tensione batterie dopo 5 minuti di funzionamento: 23,2 Volts
  • Corrente assorbita a regime del motore senza carico 1,2 Ampère
  • Corrente allo spunto (teorica) 3-4 A

Quest'ultimo dato è da prendere con le pinze in quanto desunto dalla misura fatta con uno stupidissimo tester da pochi euro. Il motore è targato 24 volts 14 Ampère 250 Watt, il massimo consentito dalla legislazione (stupida) in vigore attualmente.
Sento la mancanza di un oscilloscopio (nessuno ne ha uno da regalare?) per misurare i transitori all'avvio, l'assorbimento del motore allo spunto, le forme d'onda di alimentazione del motore (sicuramente in PWM). Contrariamente a quanto detto nel post precedente, la manopola dell'acceleratore non è a potenziometro ma ad effetto di hall. Un sensore a tre terminali varia le sue caratteristiche all'avvicinarsi (e allontanarsi) di un piccolo magnete a forma di barretta ricurva inserito nella manopola che gira. Me ne sono reso conto solo smontando il tutto (con l'ansia di non romperlo o di non saperlo rimontare). Da notare una cosa. A manopola rilasciata il perno del motore, in assenza di carico meccanico, gira molto lentamente, segno che a scooter fermo e chiavi inserite su ON, il consumo di corrente, anche se minimo, c'è. Guai quindi a lasciare il mezzo fermo con le chiavi inserite, si rischia dopo un pò di tempo di non ripartire più. Un apposito connettore della centralina prevede la funzione di spegnimento della centralina all'apertura dei contatti. In fase di modding, dato che un interruttore a chiave non ha molto senso, sarà possibile recuperare l'interruttore generale per il fanale davanti per l'avvio o lo spegnimento del motore, magari in serie all'interruttore del freno per staccare il motore in fase di frenata ed evitare surriscaldamenti inutili.
Per la spia di alimentazione, si può recuperare l'indicatore a barretta di led rettangolari collegato direttamente ai poli della batteria, a valle dell'interruttore di alimentazione. Credo, da alcune osservazioni e misure, che abbia una scala di due volt per led, per cui dato che sono montati 5 led in tutto, possa dare un indicazione della carica della batteria da circa 16 a 24 volts. A 16 volts non credo che il motore possa avere coppia sufficiente a muovere il mezzo. Alcuni altri dati per la futura progettazione:

  • Peso del pacco batterie (2 da 12 volts 12A/h in serie): 7,1 Kg
  • Peso del motore a spazzole (24V 14A 250W): 2Kg
  • Peso del solo telaio nudo senza ruote,forcelle, manubrio e sellino: 4Kg
  • Peso accessori (cavi, circuiti, fanali, clacso, ecc...): 1,8 Kg

Dovrei riuscire ad eliminare, in tutto, un paio di chilogrammi a progetto terminato. Magari se un domani riesco a recuperare delle batterie al litio, forse, si potrà risparmiare ancora un pò di peso. Al tutto vanno aggiunti i miei 85Kg e la vedo dura per il motorino.
Ora posso passare alla sabbiatura del telaio per eliminare la ruggine e la cromatura della forcella davanti, ruote e manubrio. Considerato che non ci voglio spendere nemmeno un euro, credo che le parti cromate verranno verniciate di nero come il telaio, previa abbondante passata di ferox antiruggine. Mi mancano i cuscinetti per il manubrio e l'anello distanziatore interno per le sfere... dovrò rivolgermi al mio biciclettaio di fiducia per reperire qualcosa di recupero, sperando che i cinesi non abbiano misure fuori standard. A scopo didattico vorrei progettare un circuito a microprocessore che visualizza dei dati su un display LCD...di recupero ovviamente, ma questa è un altra storia. Alla prossima.

P.S. Alimentare il circuito. Ripeto: Alimentare il circuito.

sabato 1 novembre 2008

Impianto fotovoltaico (parte 1)


Visto che non riesco a stare fermo con i pensieri e mi sto preparando alla catastrofe finanziaria che ci vedrà tutti o quasi col c*lo per terra, nei ritagli di tempo accumulo progetti e dati che mi serviranno in futuro (non tanto prossimo spero) per realizzare alcune cose di utilità in uno scenario "post-atomico". Immaginiamo di trovarci senza soldi, senza elettricità, senza acqua, senza cibo... praticamente in bolletta ma con un tetto sulla testa. Qui voglio iniziare con uno dei bisogni marginali ma importanti. La produzione di elettricità. Per l'acqua ed il cibo ho già in mente qualcosa e vedrò di ordinare i dati in modo da renderli pubblicabili.

Restando con i piedi per terra, vorrei comunque iniziare a produrmi l'elettricità col metodo fotovoltaico, visto che in questa zona l'eolico "no tira", dato che il vento non è costante, a volte assente e ci sono troppe case ed alberi che ne disturbano il fluire. Voglio dimensionare l'impianto che sostituisca circa i 3 kw (il taglio tipico di un abitazione) e per un fabbisogno energetico giornaliero tipico di 8,5 kWh/giorno (famiglia di tre persone).
La formula che fissa la potenza elettrica per unità familiare media è P=(carico giornaliero/Heq)* (1/BOS)
Il carico giornaliero è determinato dal valore precedentemente fissato con metodo empirico (8,5kWh/giorno).

Il parametro Heq è il numero di ore che servono ad un raggio di energia di 1kW/m2 per ottenere un irraggiamento reale in una determinata zona (si ipotizza che l'energia solare che colpisce una superficie sia sempre di 1kW/m2 visto che non è possibile determinare esattamente per ogni zona l'energia solare irraggiante).
Il parametro BOS (Balance Of system) indica in qualche modo l'efficienza di tutto l'impianto, composto da inverter, accumulatori, cavi elettrici di collegamento, connettori che come si sa disperdono energia. Si fissa all'85% il valore che rappresenta una percentuale ragionevole.
Heq si ricava dalle tabelle che forniscono la radiazione solare media in funzione dell'area dove si vive. Il calcolo è facile se si fa un uso intelligente della rete. Il sito dell'ENEA fornisce un sistema di calcolo on-line per ricavare il dato. Basta indicare le coordinate satellitari della zona dove si vive ed indicare il modello di calcolo. Primo problema...come ottenere le coordinate satellitari se non si possiede un navigatore?. Un semplice trucco... andare su maps.google.com, cercare la propria località di interesse, selezionare "mappa" (non satellite o terreno) ed ingrandire al massimo in modo che il punto sia al centro dell'immagine visualizzata. Incollare nella barra degli indirizzi il seguente codice :
javascript:void(prompt('',gApplication.getMap().getCenter()));
Comparirà una finestrella con i dati richiesti. Il sito dell'ENEA richiede l'indicazione della latitudine e della longitudine in gradi, minuti primi e minuti secondi. Io ho dato in pasto le indicazioni in gradi decimali ed il programma non ha dato alcun errore. In ogni caso, per trasformare l'indicazione della latitudine e longitudine da gradi decimali in gradi, minuti primi e minuti secondi.... non lo so...sto indagando ma credo basti dividere per sessanta la parte decimale ed il resto per 3600 e sommare. Le coordinate 42°34'27"(formato sessa-decimale) e l'angolo 42.574167 coincidono essendo infatti: 42 + 34 / 60 + 27 / 3600 = 42.574167
Torniamo al calcolo dell'irraggiamento estrapolando i dati indicati dall'ENEA calcolati per una superficie orizzontale del fotovoltaico (piano fisso, ovvero senza inseguitore solare...sarà uno dei prossimi post) senza ostacoli che oscurino i raggi solari in periodi della giornata (dato che la terra gira....).

  • Latitudine di esempio: 45.71818824008994; longitudine: 11.69492483139038
  • Modello per il calcolo della frazione della radiazione diffusa rispetto alla globale: ENEA-SOLTERM
  • Unità di misura: kWh/m2
  • Calcolo per tutti i mesi
Risultato:
Mese
Ostacolo
Rggmm su sup.incl.
Errore
Gennaio
assente
1.60
kWh/m2

Febbraio
assente
2.44
kWh/m2

Marzo
assente
3.65
kWh/m2

Aprile
assente
4.68
kWh/m2

Maggio
assente
5.58
kWh/m2

Giugno
assente
6.22
kWh/m2

Luglio
assente
6.26
kWh/m2

Agosto
assente
5.30
kWh/m2

Settembre
assente
4.06
kWh/m2

Ottobre
assente
2.65
kWh/m2

Novembre
assente
1.71
kWh/m2

Dicembre
assente
1.19
kWh/m2


Radiazione globale annua sulla superficie orizzontale: 1383 kWh/m2 (anno convenzionale di 365.25 giorni)
In tabella il valore Heq si trova nella colonna chiamata Rggmm. Con i dati esposti si può ora calcolare la potenza di picco P applicando la formula indicata. Prendiamo un valore medio di Heq per il mese di luglio in zona nord italia.

Successivamente si procede con il calcolo dei moduli da installare. n°moduli= P/Pmodulo.
"Pmodulo" è un dato fornito dai produttori di pannelli fotovoltaici (si trova nel catalogo o depliant fornito a corredo del pannello.Se il sito del produttore è serio, fornirà questo dato). Bene, abbiamo ora il numero di moduli da collegare tra loro per ottenere tensione e corrente desiderati (arrotondare per eccesso il risultato). Teniamo conto che i moduli in parallelo aumentano la corrente erogabile, mentre se collegati in serie si aumenta la tensione generata.
Ok, questa è la teoria e per ora mi fermo qui. Voglio produrmi da me i pannelli. So che in commercio esistono i biscotti di silicio fotovoltaico ed assemblare un pannello non è poi così difficile come si crede. Nell'attesa di poter entrare in possesso della cifra necessaria all'acquisto, procedo con cercare e raccogliere (da qualche recupero) profili ad "L" in alluminio, lastre di plexyglass, pannelli plastici, cavi elettrici di scarto e diodi di potenza, ci serviranno. Occhi aperti e predisposizione a cogliere le occasioni sono il segreto. Magari in qualche fabbrica (nella zona destinata agli scarti...basta chiedere), i diodi dagli alimentatori da PC che supportano amperaggi abbastanza elevati, il resto magari da qualche fallimento, purtroppo frequente in questo periodo. Starò attento. Non mancherò di riprendere l'argomento, magari con un piccolo progetto per alimentare una sala server di modeste dimensioni. Mancano ancora indicazioni per la corretta inclinazione, per il dimensionamento degli accumulatori, per l'inverter...magari un sistema per orientare i pannelli automaticamente, vedremo. A presto.


P.S. Due di danari e tre di bastoni. Ripeto: Due di danari e tre di bastoni.

martedì 7 ottobre 2008

Pompa peristaltica (1a parte)


Nello smontaggio del macchinario descritto nel post "disassemblaggio selvaggio parte 2" sono entrato in possesso di un PLC "mitsubisci" (AL2-24MR-D). Vedrò di metterlo in funzione se trovo software e cavo di programmazione. Ma fra gli aggeggi recuperati, attualmente in fase di lavaggio dall'inchiostro, mi ritrovo per le mani tre pompe peristaltiche... Eh?? Periche??? Mi occupo di elettronica ed informatica e l'argomento pompe mi è nuovo. Conoscevo quelle a membrana, quelle a palette, quelle centrifughe..., ma queste non mi erano mai capitare per le mani.
La pompa peristaltica è un apparecchio che applica il principio della peristalsi, in base al quale la prevalenza al fluido trattato, viene impressa da una strozzatura che scorre lungo un tubo. La pompa è costituita da un rotore a cui sono applicati due o più rulli che ruotando, "schiacciano" il tubo e provocano l'avanzamento del fluido. I rulli sono fatti girare da un moto-riduttore (motore da 24 volts). La pompa peristaltica è per sua natura una pompa "pulsante", in quanto la portata non è costante sul singolo giro (il che la presta per eventuali dosaggi). Ricordo però di essermi imbattuto in qualcosa di simile. Le stampanti Epson, per "succhiare" l'inchiostro dalle cartucce durante il ciclo di pulizia, usano questo principio. Due rulli ed un tubicino contenuto in un contenitore circolare... geniale! Credo di aver tenuto qualche rullo ed i tubicini da qualche parte, così metto in cantiere l'idea di costruirmene una.
Nel mio caso, la cosa triste è che l'involucro in plastica è andato in frantumi su due pompe (plastichetta inadeguata), mentre la terza presenta dei crepi. La tenuta del liquido è all'interno del tubo schiacciato, per cui non dovrebbe fuoriuscire (controllerò che non sia andato anche quello visto che all'interno del macchinario c'era molto inchiostro fuoriuscito non si capisce da dove). Sto cercano di capire se con un pò di plexyglass , un trapano ed una pistola a caldo, riesco a ricostruire l'involucro senza rovinarmi le serate e rinviare le 1000 cose che sto portando avanti. Per ora, mi sa che metto da parte il tutto in attesa nasca la necessità... che già ce l'ho in mente. Mi è venuta voglia di distillare l'acqua con il sole. Non è difficile. Mi serve per rigenerare l'acqua distillata della macchina ad ultrasuoni che uso per lavare le cartucce. Ad ogni utilizzo l'acqua si sporca, mentre la vorrei sempre pulita (per ovvie ragioni). Quale miglior soluzione di distillarla senza impiegare energia elettrica o combustibili vari??. La pompa mi servirebbe poi per automatizzare il processo di riempimento della vasca principale del distillatore solare e svuotare l'acqua distillata prodotta (con dei sensori minimo massimo ovviamente, completi di allarmi vari...he he he...), ed ecco che entra in gioco il PLC che devo riuscire a rimettere in sesto, costa quasi 380 euro più iva e spese di trasporto, a cui aggiungere 80 euro per il software e una ventina per il cavo...sic!. Tasche vuote, conto in banca a zero..come faccio?? Mi manca cavo e programma... please help...

P.S. Il topo è morto di fame. Ripeto: Il topo è morto di fame.

domenica 5 ottobre 2008

Generare energia elettrica

Durante il giretto in bicicletta, mi sono soffermato a guardare un progetto in via di realizzazione. Una ruota a pale, in acciaio, posta su un corso d'acqua fra due muretti di sostegno in cemento. Lo scopo è quello di sfruttare il movimento dell'acqua per produrre la rotazione di un asse. L'asse viene fissato a quello di un alternatore in grado di generare energia elettrica. Con l'aggiunta di un pò di diavolerie elettriche, ed ecco che è possibile produrre energia elettrica, alla base di questa civiltà in declino. Questo lavoro sta per essere realizzato da un consorzio di comuni che, con il contributo di tutti, si occupa di mantenere la rete idrica di canali per l'irrigazione. Attorno al 1600, sino alla fine del 1800, la rete idrica era considerata come risorsa energetica e viaria, oltre ad essere indispensabile per la vita dei campi. I corsi d'acqua sono stati sostituiti da strade. L'elettricità invece ha sostituito l'energia meccanica prodotta dai mulini. L'agricoltura sta scomparendo per lasciare posto al cemento che sta scorrendo a fiumi, grazie ai palazzinari che hanno fatto vincere le elezioni ai loro burattini. Quindi, che cosa ci sta a fare un consorzio a mantenere dei corsi d'acqua il cui utilizzo sembra essere superato da questo "progresso" inarrestabile? Questo governo sta pensando di ridurre la presenza di consiglieri all'interno dei consorzi (per risparmiare). La scusa del risparmio è ridicola se si tiene conto che i consiglieri percepiscono un gettone di meno di 100 euro a riunione ed il consiglio si riunisce 2 volte l'anno... molto meno dello stipendio che paghiamo ai nostri dipendenti al governo. Quindi, per restare a galla, l'unica strada sembra quella di sfruttare i canali per la produzione di elettricità.
Lodevole l'iniziativa di pensare alla produzione dell'elettricità che verrà poi venduta all'enel. Enel vende ai consumatori a 100 e compra dai produttori a 50. Niente male per una società privatizzata vero?. Ma, se io sono un produttore, a chi posso vendere l'elettricità se non ad enel?? Posso venderla al mio vicino di casa? Sembra che sia vietato. E' chiaro che così non c'è possibilità di trattare un prezzo migliore per chi vende. Ed è chiaro che chi può produrre elettricità non solo non è incentivato (non c'è guadagno), ma è motivato solo dal risparmio che può ottenere per se stesso, senza pensare agli altri. Se produco energia in più, questa andrà sprecata, persa, inutilizzata... o venduta sottocosto. Proporre società che possano fare concorrenza ad enel, non è pazzesco ma solamente una proposta.. cosa temono gli azionisti enel..la concorrenza? Chi sono poi gli azionisti enel?? Sono forse dei privati che stanno al governo? Ad ogni modo, se il consorzio vuole sopravvivere, deve giocoforza assumersi il ruolo di produttore terzista di energia sottopagata. Il consorzio, alla fine, rappresenta gli interessi dei comuni, dei cittadini...riflettiamoci la prossima volta che andiamo a votare e riprendiamo il controllo di cose che sono nostre.

P.S. Aldo spinge e Piero tira. Ripeto: Aldo spinge e Piero tira.

mercoledì 16 luglio 2008

eeePC 900

Finalmente mi è arrivato. Dopo le recensioni prezzolate che si trovano in rete, scritte da chi è pagato per parlarne bene a scapito della propria credibilità, il desiderio si è avverato. Un cambio merce, per un lavoretto di falegnameria in cambio un eeePC nuovo di zecca. L'accordo era per il modello minore, il 700 con schermo più piccolo e disco da 4 giga. Al momento dell'acquisto il cliente si sente dire che "...li abbiamo finiti, in cambio ci sono questi...". Proprio quello che desideravo. ultraportatile, veloce al punto giusto, alimentato a 12 volts, 20 giga di disco, wifi, installabile sulla bicicletta da gran turismo ed alimentabile con un paio di pannelli solari. Ho già proceduto con l'installazione della eeexubuntu (l'interfaccia linux preinstallata mi sa tanto da utonto e poi oltre a mancare un terminale per i comandi, manca la possibilità di installare ciò che mi pare). La migrazione è stata piacevole. L'unico sacrificio è la mancanza dell'audio...sto indagando... ed il fatto che il softphone ekiga proprio non ne vuole sapere di "vedere" la telecamera integrata da 1.3 mpixel. Il gioiellino lo voglio proprio utilizzare per le chiamate telefoniche voip al volo... senza audio è un problema.
Nella foto lo potete vedere in grembo al fratellone maggiore, tanto per capire un pò le dimensioni veramente ridotte. Devo ora procurarmi due pannelli solari , magari flessibili, pieghevoli o arrotolabili e progettarmi un inverter o perlomeno uno stabilizzatore a 12 volts portatile di potenza adeguata (l'alimentatore originale ASUS è da 3 ampere). Via.... un altra realizzazione di unamico. Se mi va, posterò qui i progetti, gli schemi i piani costruttivi, solo se avrò sentore che qualcuno possa meritarseli.... ciao

P.S. il bavaglino è da cambiare. Ripeto: il bavaglino è da cambiare.

giovedì 3 aprile 2008

Inceneritori

Era meglio se non uscivo a prendere il caffè al bar. Siamo in campagna elettorale e gli imbecilli che gravitano nelle sezioni dei partiti sono in giro come sciacalli a tentare di fare opera di convincimento. Mi sono purtroppo imbattuto in u cretino del PD (i democristiani che vorrebbero essere di "sinistra") e maledetta la linguaccia mia ho espresso il mio parere. Nessun partito ad oggi ha un idea concreta del futuro come lo vorrebbe il buon senso. Tutti a cianciare di problemi da risolvere dopo 40 anni che sono lì e ad oggi non li hanno risolti mai. Appena parlo di rifiuti e inceneritori, da non chiamare termovalorizzatori, il "wannabe comunista democratico" inizia a spiegarmi la differenza fra inceneritori e termovalorizzatori. Sono la stessa schifezza con due nomi diversi. Non ho voluto nemmeno ascoltare, sono abbastanza informato per sapere che il pm0,1 nessuno riesce a fermarlo (le polveri sottili che la legge fissa a pm10 come soglia di "sicurezza"), che è talmente sottile da passare le pareti delle cellule, che entra in circolo in pochi minuti e che si accumula nell'organismo (bioaccumulo). Mi sono sentito dare dell'ignorante (chi parla ha una laurea in "botanica" e non sa distinguere il prezzemolo dalle carote) e di riflesso è partito il doveroso Vaffanculo a te ed ai burattini che te le raccontano per coprire i loro interessi economici. Non voglio morire di cancro per colpa di una testa di cazzo che fa disinformazione sulle nostre vite e sul futuro dei nostri figli. Se proprio devo morire di cancro credo che prima di morire porterò con me "qualcuno" e che mi mettano pure in galera che non me ne frega un cazzo. Dovrei andare a votare questi irresponsabili? gli stessi che da 40 anni promettono e non sanno pianificare un futuro decente visti i risultati? Votare chi candida mafiosi, truffatori e terroristi condannati in cassazione? Mai. Complice loro mai! IO sono onesto e probo. Loro no. andassero a casa e basta, magari anche a lavorare così provano cosa significa faticare. Bastardi! Mi ucciderete con le vostre "scelte" precette e non me ne starò con le mani in mano. Vaffanculo!

P.S. il pollo è cotto. Ripeto: il pollo è cotto.

domenica 4 novembre 2007

Led blu a 0,3 volt!!

Quante cose si riescono a fare con dei componenti elettronici di recupero. Da una mother board di un computer defunto, armato di pistola termica, ho dissaldato i componenti (compresi quelli a montaggio superficiale smd). Nei ritagli di tempo è il mio hobby (e che caspita di hobby è??). Ho voluto poi cimentarmi in un piccolo esperimento elettronico. Accendere un led bianco o uno blu, che normalmente richiedono circa 3 volt, con una batteria scarica da 1,5 volts. Impossibile?. No. Ho trovato in rete un circuitino semplice semplice che ho modificato. Metto qui lo schema.

La bobina è semplice da realizzare. Si prende un nucleo di ferrite, quegli anelli grigi (o gialli o verdi, o anche blu) che nelle mother board avvolgono il filo di rame smaltato (arancione). Il diametro non ha importanza (1 o 2 centimetri).Con due spezzoni di filo isolato (15 centimetri circa) si crea un avvolgimento di 10 o 15 spire, dentro e fuori l'anello sino a coprire la circonferenza. Il transistor non è critico, basta che sia ti tipo NPN come da schema. Ne ho preso uno a caso dal mucchio, un D468C, sempre di recupero credo dalla stessa motherboard del pc fatto a pezzi. La piedinatura è, guardandolo dal lato piatto, Emettitore, Collettore, Base. I collegamenti non sono difficili da realizzare. Prendo delle batterie ministilo AAA dal contenitore delle pile esaurite e....il led si accende come per magia. Per curiosità ho misurato la tensione della batteria. 0,792 volt! il valore più basso a disposizione. Cambiando il numero di spire o il tipo di transistor è possibile accendere il led anche con tensioni di 0,3 volt. E' anche possibile connettere in parallelo più led (la luminosità non diminuisce in proporzione se si resta entro limiti ragionevoli). Volendo sperimentare, basta collegare in parallelo al led un condensatore e vederlo lampeggiare.... la frequenza è determinata dal valore della capacità. Ora voglio creare un circuito stampato minuscolo e saldarci dei componenti smd... il led lo impiegherò per illuminare l'interno dei cassetti alla loro apertura (ho dei micro interruttori veramente micro che si trovano all'interno dei lettori cd o dvd). Posso così spremere sino all'ultima goccia di energia le batterie che normalmente si buttano in quanto "inservibili". Alla prossima.

P.S. i gattini sono nati ciechi. Ripeto: i gattini sono nati ciechi.