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venerdì 10 settembre 2021

Teslacigs WYE II 86W TC Box Mod (riparazione)

Questo argomento è tabù per l'AI di gùgol. Quando si parla di apparecchiature elettroniche in grado di vaporizzare del glicerolo, il bot diversamente intelligente artificialmente di gùgol va in allarme, in quanto crede si stia parlando di quell'argomento che tratta prodotti sui quali lo stato italiano detiene i monopoli anche se pare sia dannoso per la salute sino a provocare la morte di chi ne fa uso. Scusa se sono vago ma non voglio rotture di c*glioni a spiegare ad un bot, come già successo in passato, che si sta sbagliando, con esiti ovviamente a me sfavorevoli visto che spiegare delle neanche tanto sottili differenze ad una stupida macchina è dura. 

Mi consegnano questo aggeggio (chiamiamolo così) sul cui display O-led compare una scritta inesorabile... l'apparecchio è in corto, ovvero guasto, ovvero è da buttare, ovvero nessuno è disposto a ripararlo mentre in rete esiste una nutrita flotta di pirati pronti a vendertene uno nuovo, più meglio, più costoso ovviamente....sanquisuge di portafogli altrui. Il disastro è avvenuto mentre l'utilizzatore era in ferie, lontano da casa e pertanto non c'è stata altra scelta che farsi rapinare volontariamente e comperare un sostituto, il primo che si trova a tiro... buon per lui, il commerciante felice dal fatturato di giada. 

Affronto la riparazione con la rassegnazione che, se è guasta l'elettronica, non c'è molto da fare, ma anche con la curiosità di vedere cosa c'è dentro e capire se in futuro conviene o si può aggiustare. 

Per aprire questo modello occorre svitare quattro viti (Torx), due in prossimità dell'attacco dell'atomizzatore e due dentro il vano batteria. Aiuta molto avere dei cacciavitini usati per la riparazione di alcuni modelli di smartphone. L'aggeggio si separa in due parti. Appena aperto un sospiro di sollievo. Il guasto è solo un filo staccato, quello della massa (il negativo), frutto di una saldatura pedofila (fatta coi piedi :-).


Per risaldare il contatto (una scodellina metallica placcata oro) occorre toglierla dalla sua sede, altrimenti il calore dello stagno fuso fonde la plastica costringendo a buttare tutto. Occhio alla molla. Un abbondante dose di flussante, mano ferma, temperatura e tempi di saldatura calibrati dall'esperienza ed il contatto è ripristinato. Con l'occasione sarebbe stato bello dare anche una lavata al contenitore con acqua e sapone neutro, data la sporcizia naturalmente accumulata in anni di utilizzo. Per fare questo però, bisognerebbe dissaldare tutti i fili di collegamento e togliere l'elettronica... ho preferito di no, la regola è mai toccare quello che funziona e procedere solo se non si teme di spaccare qualcosa e perdere definitivamente l'oggetto. Così ho ovviato sfregando le parti esterne ove si annidano i pelucchi con uno spazzolino da denti, usato... non li buttate in discarica vero?

Collaudo positivo, con una batteria al litio di recupero. Funziona!! 50 euri risparmiati, da destinare a qualche bolletta, del pane, un pò di latte, frutta verdura, carne (un lusso) ed un pò di comfort food che tanto risolleva lo spirito facendoci sentire ricchi come sceicchi. Anche la soddisfazione per il ripristino della funzionalità azzoppata non è poco ma con solo quest'ultima non si mangia poi molto. Alla prossima.

P.S. L'incendio è spento. Ripeto: L'incendio è spento.

giovedì 27 maggio 2021

Z-Coil anatomy & rebuild (parte 2)

Un primo tentativo di rigenerazione di questi Inn*kin Z-Coil (ex Zenith), al volo, sembra dare dei risultati promettenti. In mancanza del materiale adatto, ho optato per una strisciolina di cotone, presa da un vecchio (35 anni) lenzuolo azzurro, di cotone ovviamente, avvolta attorno alla resistenza da 2,4 ohm ed inserita a mano con serraggio finale delle due parti. A parte il sapore di ammorbidente che contamina l'aroma che uso solitamente, il vapore c'è, bello abbondante ad una potenza adeguata ma c'è, per cui posso procedere con cercare del cotone organico più pulito, più assorbente e più sano di un vecchio straccio. Magari già che ci sono, posso provare a cercare anche il filo adatto, non credo costerà l'unico rene che mi rimane (l'altro l'ho già venduto al mercato nero per pagare le tasse).

Da una anlisi dettagliata, ho contato e misurato i seguenti elementi che compongono il prodotto originale:

  • 7 spire di filo resistivo (non so di che tipo, acciaio, Khantal o altro) del diametro di 0,32mm (AWG28) avvolto su un diametro di 4 mm per una lunghezza totale di 100/110 mm
  • 6 foglietti di cotone, da 6,5x25 mm sovrapposti l'uno sull'altro a ridosso dell'avvolgimento resistivo
  • 1 foglietto di cotone, avvolto tutto attorno alla resistenza, da 6,5x78mm

Per non complicarmi la vita e per facilitare l'inserimento dell'assemblato dentro l'alloggiamento, provo con un unica strisciolina alta 6,5mm e lunga tanto quanto possa raggiungere un pò meno il diametro interno del coperchio. Troppo lunga e il pacco non si riesce di farlo entrare senza deformare la resistenza. Troppo corto, il cotone difficilmente resterà a contatto col filo resistivo.... 

Ad ogni modo, meglio documentare lo stato di usura della resistenza, per capire come si riducono dopo un uso intenso, con incrostazioni di aroma rinsecchito. Dalla seconda foto si notano a destra due diversi tipi di elemento riscaldante. Oltre al modello con filo avvolto, si notano due "mesh", o elemento a rete. Quest'ultime impossibili da rifare a mano e francamente non so nemmeno se si trovano già pronte per questo modello di atomizzatore, credo di no, dato che nascono come disposable (usa e getta...maledetti). Per la cosiderazione se sia meglio la mesh o il coil... non so, non ho notato differenze apprezzabili fra le due soluzioni, nè in temini di durata nè in termini di aroma percepito. Boh.

Work in progress, alla prossima.

P.S. la mela è bacata. Ripeto: la mela è bacata.

 

martedì 25 maggio 2021

Z-coil rebuild (parte 1)

La necessità aguzza l'ingegno e quando mi metto in testa di fare qualcosa, difficilmente demordo, ci volessero anni. Testardo come un mulo, ad ogni rifornimento di atomizzatori mi ritrovo a bestemmiare in 12 lingue, al momento del pagamento. Il mio obiettivo è da sempre quello di spendere il meno possibile, non per taccagneria ma per i soliti motivi che ho spiegato mille mila volte in moltissimi promemoria qui già pubblicati. 

Da un pò ho cambiato meotodo di svapo. E' la terza volta in più di ventanni da quando ho iniziato. La scelta attuale è ricaduta sugli Zlide della Inn*kin con i suoi Z-coil. Metodo adottato per la praticità di rifornimento del liquido da svapo, che si puà fare al volo senza trafficare troppo con tappi da svitare ed avvitare, teste da smontare, bocchini da togliere, e-cig da capovolgere e via dicendo.

Il problema è il costo degli atomizzatori... c'è un innegabile vantaggio nella semplicità dei serbatoi "sub ohm". Le bobine prefabbricate funzionano in modo eccellente e sono facili da installare e utilizzare, ma qualcuno spaccia le testine di ricambio anche a 3 euro l'uno... una follia. C'è anche un problema ambientale: per un pezzettino di resistenza incrostata e qualche foglietto di cotone bruciacchiato si butta tutta la parte metallica perfettamente integra... un altra follia consumistica inaccettabile. Inoltre può essre considerato un hobby aggiuntivo: lo svapo è un sostituto del fumo, ma gli aspetti più tecnologici lo rendono anche un ottimo hobby. La ricostruzione delle bobine di serie può darti qualcosa di divertente con cui armeggiare.

E così nasce l'esigenza di ricostruirli o rigenerarli in casa. E' ovvio che i produttori non hanno alcun interesse a distribuire delle testine preconfezionate e rigenerabili, così l'ingegnere progettista di turno (il solito demente a contratto) si inventa mille meschini trucchetti costrittivi per impedire la rigenerazione o mettere gli altri in difficoltà

Ma veniamo alla parte pratica. Per rigenerare gli Z-coil occorre prima capire come sono costruiti e con quali materiali, così da poter serializzare il processo di disassemblaggio, ricostruzione e rimontaggio. Ci si scontra però con diversi modelli, funzionalmente identici ma con alcune differenze costruttive che li distinguono fra loro. 

Il principio ovviamente resta sempre lo stesso, quello di sempre. Una resistenza, del materiale assorbente, un contenitore che andrà affogato nel liquido. Negli Zcoil il contenitore che alloggia la resistenza, si trova dentro un "tappo" incastrato a pressione su un corpo cilindrico con base filtettata, che andrà a collegarsi alla batteria. L'abilità del rigeneratore sarà quella di far saltare il tappo senza rompere nulla (o quasi).

Già pensavo di realizzare un estrattore a slitta ma poi ho visto che con una chiave a pappagallo ed una pinza si riesce lo stesso, senza stringere troppo o deformare il metallo. Un movimento circolare, tirando un pò, delicatamente, fa staccare le due parti.

Nell'estrarre l'elemento riscaldante, è inevitabile romperlo. Le incrostazioni all'interno, l'attrito del cotone "gonfiato" dal liquido ed il poco spazio a disposizione non permettono di estrarre la resistenza senza deformarla ma del resto, è da buttare (impensabile di bruciare le incrostazioni come si faceva una volta, non funziona). Ad ogni modo si riesce a capire come è realizzato il tutto. 

La resistenza è "verticale", con l'asse nella direzione dell'aria aspirata. In un modello è circondata con dei "foglietti" di cotone, mentre in un altro è avvolta con una striscia di cotone. Dalle foto si notano le bruciature, dovute al tiraggio a secco e causa del saporaccio che ci invita a sostituire l'atomizzatore. Dalle foto, vedendo lo stato del cotone, si capisce perchè il dry-burn è sconsigliatissimo.

Lo standard in vigore, maggiormente adottato per il materiale assorbente, attualmente, è il cotone organico giapponese... cos'avrà di meglio quello giapponese non lo so, ma penso al solito demente del marketing che deve sempre creare qualcosa di sofisticato per giustificare i prezzi alti (ed i margini alle stelle).

Ora viene la parte creativa.... non ho il cotone giapponese e non ho soldi per comprarlo, per cui mi dovrò inventare qualcosa di alternativo, tipo una vecchia maglietta bianca da buttare, ma rigorosamente "made in ciaina" (che è geograficamente vicina al giappone, per cui andrà bene lo stesso). Le resistenze... NR-R-NR ne ho da 1,2 ohm, kanthal,... sono quelle che ho avanzato da quando rigeneravo i just-fog ed i phantom... andranno bene... credo utilizzerò anche del cotone idrofilo da farmacia... non sarà giapponese ma chissenefrega, sperimentiamo. 

Devo provare a vedere come infilare la sesistenza nel suo tappino senza pigiarla e senza mandarla in corto... boh... mi inventerò qualcosa di sicuro. Stay tuned. Alla prossima.

P.S. Il facoero ha fame, la giraffa salta. Ripeto: il facocero ha fame, la giraffa salta.

mercoledì 20 maggio 2020

E-cig holder (DIY experiments)

Da un pò di tempo ho cambiato totalmente modello di e-cig, abbandonando definitvamente la serie EGo, causa atomizzatori fragili al minimo starnuto. Con il cambio però ho dovuto inventarmi un porta batterie nuovo, per tenere sempre appeso al collo il dispositivo. Già, tenerle in tasca nemmeno a parlarne, si riempiono di pelucchi e se ci si siede si rischia di spezzare il costosissimo inalatore salva vita. Nel taschino poi decisamente no, se ci si china la si fa cadere a terra. Per non parlare poi di appoggiarla da qualche parte... tempo un paio di distrazioni ed inizia la ricerca...oddio, dove l'ho appoggiata stavolta?. No, è tempo di organizzarsi e costruire un qualcosa che possa essere appeso al collo in modo da poterla avere sempre a portata di mano, anche in auto senza che finisca nel buco nero fra un sedile e l'altro, assieme a centinaia di oggetti smarriti irrimediabilmente (chiavi, bottoni, batterie, monetine, scontrini, gettoni del carrello della spesa, chewingum usati, preservativi, lenti a contatto,  ecc.ecc.).
Di soluzioni ce ne possono venire in mente tantissime, dipende da molti fattori:
  • materiali disponibili in casa,
  • dimensioni di contenitori precedentemente destinati ad altri usi,
  • colore del materiale,
  • rigidezza del supporto,
  • facilità di lavorazione,
  • attrezzi a disposizione
e via dicendo. Ma vediamo cosa mi è venuto in mente nel giro di una mezza giornata.

E-cig holder prototipo 1
Prototipo 1: Decido di partire con delle cinghie di nylon, recuperate da alcuni marsupi di quelli che si portano in vita e da una borsa griffata, passata di moda da molto tempo, l'importante è che sia materiale di recupero a cui dare nuova dignità.
Inizio intanto a crearmi un modellino di legno, di dimensioni leggermente più grandi del mio dispositivo, giusto per evitare di creare un vano troppo piccolo nel quale l'e-cig si infilerebbe con difficoltà. L'idea è quella di creare un supporto minimale, una specie di sacchetto aperto, che lasci spazio per il cavo di ricarica, per la finestrella del display ed il pulsante di accensione. Ovvio, è un lavoro su misura ma non prevedo di cambiare modello a breve. Per unire le striscie, uso dei ribattini forati, così posso farci passare il laccio in cui infilare la testa. Con un punzone si praticano i fori nelle posizioni volute e si crimpano i ribattini con l'apposita pinza... la pinza... ovviamente in materiale fragilissimo che si rompe appena si inizia ad usare il suo punzone incorporato della misura esatta calcolata sui ribattini in dotazione.

Il primo prototipo mi viene troppo grande e il dispositivo balla all'interno. Forse potrà essere adattato ad un altro modello di batteria più grande che usa la mia compagna. Con la mia no, rischio di perderla. Ne realizzo un altro, con alcune migliorie, con le dimensioni più accurate e la cosa sembra funzionare alla grande (sto eseguendo il collaudo sul campo e sembra andare bene).

Prototipo 2
: Poi, spinto dalla fantasia, provo ad usade del "pellame" recuperato da una borsetta scippata ad un anziana per strada (no dai, scherzo), anche se il colore non mi piace, così provo anche ad usare il lucido da scarpe..uno schifo, meglio di no. Per chiudere l'involucro penso al velcro come soluzione semplice, adattabile e regolabile. La tenuta dipenderà da quanto bene e stretta lo si avvolge attorno alla batteria essendo il fondo aperto...l'attrito ci darà una mano... mancano ancora i fori per display e pulsante, da eseguire su misura. Pare funzionare, a patto di cucire il velcro e non tentare, come fatto inizialmente, di incollarlo con la colla artiglio... tiene ma non abbastanza per l'uso quotidiano. In mancanza nell'hack lab di una macchina da cucire, questo modello è un work in progress, in attesa che vada presso un altro laboratorio segreto dove poter completare il lavoro.

Prototipo 3: Ma non mi fermo qui. Voglio qualcosa facile da realizzare e replicare, esteticamente carino da vedere, semplice da utilizzare, adattabile a millemila modelli di e-cig. Recupero il rivestimento nero della mia mitica valigetta 24ore, acquistata con immenso sacrificio (economico) più di trent'anni fa da studente sbarbato e squattrinato (oggi le cose sono cambiate, la barba mi cresce). Non è pelle ovviamente (magari) ma è morbida, nera, flessibile, resistente. Si parte da un rettangolo alto quanto la batteria e lungo "un pò meno" della circonferenza della batteria. Tutto attorno, a intervalli regolari si praticano i fori e si ribattono gli occhielli. Con un laccio da scarpe poi si chiude il tutto, compresa la parte inferiore. Ho usato la legatura incrociata ma in rete si trovano un infinità di tutorial su come allacciare le scarpe, con effetti estetici davvero interessanti. Si può poi usare la fantasia nello scegliere i colori dei lacci, essendo molto vasta l'offerta. Io uso quelli neri, rigorosamente usati e mai buttati (tanto lo sapevo che prima o poi tornavano utili)... meglio scegliere quelli lunghi da anfibi, presto si fa ad accorciarli.
Prototipo 4: ne ho in mente altre di soluzioni ma per ora mi fermo qui.
Ora sto cercando dove cavolo ho messo quelle palline a molla che servono a fermare i lacci... so di averle conservate ma non ricordo proprio dove cavolo le ho messe... al limite mi inventerò qualcosa di particolare, per ora... annodo.
Ok, alla fine sono soddisfatto. So che qualcuno copierà le mie idee e le farà proprie in cambio di inutilissimi like e so che qualcuno si metterà a produrre porta e-cig da collo, così come accaduto con le mascherine che tanto alimentano il loro mercato nero, alimentato da mille criceto-massaie, fortunate "possessrici"... "possessore"..."possedenti"... che possiedono una macchina da cucire, da troppo tempo riposta in cantina ed utilizzata pochissimo... se ve ne avanza una, vi prego buttatela che la vengo a prendere. Alla prossima.

P.S. la pantegana è nella fogna. Ripeto: la pantegana è nella fogna.

lunedì 9 aprile 2018

E-cig fai da te (parte 21 rigenerare i justfog)

Ero felice per il gesto ma un pò preoccupato, quando mi hanno regalato a Natale un atomizzatore  Justfog P14A.... o cartomizer o vaporizer o clearomizer... boh, ormai con i nomi non ci capisco più nulla essendo usciti un infinità di modelli e marchi da quando 18 anni fa ho iniziato, fra i primi, all'epoca derisi pionieri, a svapare per smettere di fumare. 
La preoccupazione era la spesa per gli atomizzatori di ricambio. Ogni atomizzatore Justfog di ricambio venduto dal tabacchino di zona (un cretino sapientone maleducato e scorbutico) mi sarebbe costato 4 euro... eh? possibile? 
Fosse che durano anche una settimana, nella migliore delle ipotesi... 16 euro al mese... circa 200 euro l'anno... no no no, così non va bene. Allora...una rapida ricerca in rete e gli stessi identici atomizzatori si trovano a 99 centesimi l'uno... 50 euri l'anno... ancora troppo però. Preferisco risparmiare ed ecco che inizio a pensare come poter rigenerare più o meno come facevo con i Phantom ai quali cambiavo solo lo "stoppino". 
Gli atomizzatori Justfog sono apribili e smontabili credo un numero limitato di volte. Occorre infatti far "saltare" il coperchietto ad incastro che si trova sulla sommità, dalla parte dove esce il vapore, dove si trova la piccola guarnizione cilindrica nera o rossa. E' sufficiente infilare un perno e fare leva. Non so quante volte si potrà fare affidamento sull'incastro a scatto... togli e metti, togli e metti... boh.
Tolto il coperchietto, si nota l'interno formato da una scodellina ceramica attorno alla quale c'è una strisciolina di cotone. All'interno della scodella vediamo la resistenza, i cui terminali sono infilati verso la parte che si avvita all'adattatore, dove si nota una piccola guarnizione isolante bianca. Con le unghie si toglie il contatto centrale, una specie di chiodino, si toglie la guarnizione isolante e si infila un perno per spingere fuori la resistenza avvolta attorno a del cotone (e probabilmente le solite incrostazioni alle quali siamo abituati). 
Il cotone avvolto attorno alla scodella preferisco lasciarlo dov'è e procedere ad un abbondante lavaggio ad ultrasuoni in acqua distillata... niente sgrassanti o altri prodotti. 
Con una punta di trapano da 2mm (o un attrezzino apposito a scalini per vari diametri) si avvolge il filo resistivo del valore desiderato (1,3 - 1,5 - 1,7 ohm dipende da cosa si preferisce e da cosa si trova in rete) . 
Il filo resistivo deve essere quello NR-R-NR. In pratica è una resistenza con i terminali finali più spessi, che non diventano incandescenti contrariamente al tratto centrale che andrà a costituire la parte che vaporizza il liquido usato... in questo modo il calore si concentra solo nella scodella ceramica e non verso i contatti. 
Una volta avvolto il filo, ci si infila del cotone idrofilo e si tagliano le estremità con un tronchesino di precisione. Meglio lasciare il cotone un pò fuffoso, soffice, per permettergli meglio di assorbire per capillarità il liquido. 
Poi si prendono i due terminali e li si infilano dentro l'alloggiamento, avendo cura di separarli con la guarnizione bianca che andrà quest'ultima rimessa dov'era. In pratica un capo della resistenza è a contatto con il chiodino centrale, l'altro capo con il corpo metallico. Prima di tagliare i fili in eccesso, con un tester si misura la resistenza (attorno ai 2 ohm circa) per verificare di non aver fatto un cortocircuito con il chiodino. 
Alla fine si fa scattare il coperchietto tolto per primo, con una pinza, e l'atomizzatore torna come nuovo. Ecco alcune foto in sequenza:

Spesa totale? 100 resistenze credo di averle pagate poco più di 3 dollari (Kanthal Nichrome Pre-made Welded Wires - NR-R-NR )... ne ho prese 500 da 1,7 ohm... così si ragiona. 
Alcune accortezze, giusto per rispondere ai soliti dementi da forum in pieno delirio da onniscenza. Io uso il cotone idrofilo quello in confezione da farmacia, non quello "organico", "bio", "giapponese", "non trattato"... il mio è sterile, costa meno ed è quello che mi basta. Tutto il resto sono solo argomenti da imbecilli convinti di essere più sapienti degli altri (e guai a contraddirli... mai dare da mangiare ai trolls). Il cotone ha un unico inconveniente... brucia... per cui non va mai usato senza liquidi (uno lo sa e ci sta attento). Se poi, per non pensare, si preferisce la mesh ossidata, il silica whick ed altre porcherie... siete liberi di mettervi in bocca quello che vi pare e buttare i vostri risparmi come vi pare, poveracci. 
Questo modello di atomizzatore, rispetto a ciò che usavo io... "è più meglio"? Pare di si. Non ha il problema della condensa e la rigenerazione è decisamente più facile e rapida rispetto ai phantom. Poco importa se sono nati come usa e getta. Se si possono rigenerare lo stesso tanto meglio. Devo dire che a me non piace cambiare modello di atomizzatore in quanto una volta che mi attrezzo per la rigenerazione non voglio altre attrezzature ad ingombrare il laboratorio. Ora per un pò andrò avanti con questi e chissenefrega se c'è "di meglio". A me basta spendere poco, spippettare in santa pace e produrre meno rifiuti. Poche ciance, tanta ciccia.
Alla prossima.

P.S. il pollo è crudo. Ripeto: il pollo è crudo

sabato 13 settembre 2014

Homemade E-Cigarette Vaporizer

Bravo! Bel lavoro...ma stai sicuro che lo faremo migliore, più veloce, più potente, più maneggevole....

http://www.instructables.com/id/DIY-Electronic-Cigarette/?ALLSTEPS

Grazie.

P.S. la nebbia agli irti colli piovigginando sale. Ripeto: la nebbia agli irti colli piovigginando sale.

P.P.S... sono curioso di vedere come il PS precedente verrà tradotto da gugol. LOL

giovedì 8 marzo 2012

E-cig 510 macro view

C'è un motivo per cui mi accanisco con gli atomizzatori e cerco di studiarne a fondo il comportamento che deriva da un uso intenso, sottoponendoli ad aromi fai da te (autoprodotti), tensioni di alimentazione non standard ed altri maltrattamenti. Sto utilizzando in questo periodo i cartomizer per la Ego con attacco 510, quelli a maxi capienza per la loro categoria. Anche se non mi soddisfano al 100% (ogni atomizzatore ha i suoi pregi e difetti e l'atomizzatore perfetto non esiste), mi concentro su questi per il rapporto qualità / prezzo. I tank costano troppo ma sono comodi e facili da ricaricare, i phantom sono ingombranti e condensano tantissimo, i giantomizer dopo 10 tiri gorgogliano e occorre pulire il bocchino... quindi? Quindi abbiano sempre il solito problema... per quanto poco costino, costano e di spendere nemmeno l'idea o meglio...il meno possibile. Per cui devo capire se si possono rigenerare o ricostruire. 
Ho voluto dare un occhiata da vicino alla resistenza, per capire come si riduce e come si comporta il wick, lo stoppino assorbente. Premetto che quello che si vede in foto è seminuovo ma bruciato con una tensione di 7,4 volts, per cui le incrostazioni si noteranno poco mentre sarà evidente il comportamento del wick alle alte temperature. Nel dettaglio il wick è abbrustolito nella parte centrale, si notano delle fibre spezzate e la parte bruna verso l'esterno che evidenzia il colore della glicerina usata (molto scura). Se si prova a bruciarlo con un accendino, il wick si annerisce a causa dei residui del gas, per poi diventare rovente e sbiancare dove diventa incandescente. Per cui l'annerimento che si nota nelle foto deve per forza essere il residuo della combustione del liquido usato per il vapore. Si nota nella foto a massimo ingrandimento la formazione di residui tra la resistenza ed il wick che con l'andare dell'uso provoca dopo una decina di ricariche la copertura del filo rovente e il decadimento delle prestazioni del cartomizer. 
Dai dati rilevati è chiaro come si debba procedere per una rigenerazione completa, ovvero sostituzione del wick del filo per i collegamenti e per la resistenza. Occorre quindi procurarsi del wick in fibra di vetro (che ovviamente non brucia), del filo per resistenze e del filo a sezione maggiore, isolato, per i collegamenti. Quest'ultimo lo devo ancora cercare per bene ma lo si deve trovare nei negozi di elettronica, per i cablaggi (che codice AWG sia per ora non lo so ma vedremo di aggiornare il post in futuro non appena avrò il dato). La resistenza è composta da 5 spire su un diametro di uno o due millimetri circa (un chiodo di supporto dovrebbe andare bene). Lo spezzone del wick non deve superare i 10 - 10,5 cm. Ricordare che quando si procede con la stagnatura dei collegamenti, lo stagno che si trova in commercio contiene piombo se non è RoHS, altrimenti è una lega di stagno ed argento con percentuali di piombo minori. Il piombo è tossico velenoso e sarebbe interessante sapere se si "diluisce" nella glicerina durante l'uso. In ogni caso dopo la stagnatura è il caso di pulire con alcool isopropiloico per eliminare la colofonia che si trova nel filo di stagnatura e che serve per disossidare la saldatura e flussare meglio l'operazione. 
Per i più esigenti, si può procedere anche con la verniciatura del tubo esterno con alcune considerazioni.  Occorre usare una vernice atossica per uso alimentare la quale solitamente è bi-componente, va stesa con due mani e ci mette "una vita" ad asciugare, oltre a costare decisamente tantino. Ne vale la pena se occorre verniciare una quantità industriale di cartomizer, mentre per una decina il gioco non vale la candela. OK, non resta che procurarsi i materiali, senza trascurare l'uso di materiali diversi, e verificare se c'è convenienza economica....sto già pensando di auto costruirmi un estrattore - inseritore  per smontarli e rimontarli più rapidamente senza deformarli o rovinarli troppo.  Indubbiamente con la rigenerazione ex-novo (ricostruzione del cartomizer) si eliminano i tempi di attesa, i problemi doganali per gli ordini effettuati direttamente in cina, i problemi degli approvvigionamenti dagli e-shop dei "cooked pear sellers" italiani.  Alla prossima. 

P.S. il vento da oriente porta pioggia in occidente. Ripeto:  il vento da oriente porta pioggia in occidente.

mercoledì 29 febbraio 2012

Cartomizer 510 (autopsy & rebuild)

Nel post precedente abbiamo visto la batteria per le e-cig con attacco 510. Ora tocca al cartomizer, quello che fra tutti i sistemi visti costa meno e rende di più in termini di vapore e resa aromatica. Il principio di funzionamento è sempre lo stesso, uguale a quelli visti della serie M40x ma più capiente, quasi il doppio. Un tubo metallico contiene il supporto della resistenza, formato da una scodellina ceramica, sormontata da un tappo di ricarica in silicone trasparente, chiuso sulla sommità dal tappo di aspirazione bianco. La scodellina è montata su un supporto plastico nero che si infila su un tubicino che va a terminare sull'attacco filettato. Un o-ring al silicone assicura la tenuta stagna del liquido per impedirne la fuoriuscita lato batteria. Lo smontaggio si esegue con un attacco per la batteria smontato ed una pinza serrata sul tubo metallico. Si sforza senza premere troppo (altrimenti il tubo si deforma) e si sfila il supporto interno che può uscire lasciando all'interno scodellina e tappo in silicone (ovviamente si strappano i fili ma è meglio così, vedremo poi il perchè). Per far uscire scodella e tappo in silicone basta entrare con un perno della lunghezza adeguata e spingere delicatamente verso il percorso più breve. I componenti disassemblati li si possono esaminare nelle foto. Questo in analisi, è un cartomizer morto dalla nascita. Non so perchè ma, da nuovo appena caricato, non produceva vapore e la resistenza misurata era 10 volte quella nominale. Alimentato con un paio di batterie cariche da 3,7 volts ha resistito (ovviamente) per 4 o 5 tiri, poi è "scoppiato", resistenza fusa nel punto di maggior calore. Occasione ghiotta per un esperimento. A vedere i pezzi così smontati (e puliti che sono nuovi praticamente mai usati), viene voglia di ricostruire la resistenza e sfruttare il wick nuovo nuovo (che il fornitore non ce l'ha, lo deve riordinare e non appena arriva ne compro un centinaio di metri). Il filo per la resistenza ce l'ho già, lo si trova nei negozi on-line di e-cig ma mi sa che procederò con degli esperimenti per trovare qualcosa di simile facilmente reperibile in casa...magari qualche filo di rame di qualche motorino per i lettori CD. Per il wick mi sa che tenterò alcuni esperimenti con altri materiali (ci devo ancora pensare visto che avrei altri cartomizer da rigenerare e ricostruire)...vorrei provare con il filo in fibra di vetro ma non mi sembra che quello rinvenuto lo sia, sembra più cotone o fibra sintetica poco resistente al calore. Bene, gli ingredienti per ora ci sono. Basta solo trovare la lunghezza ottimale del filo per produrre la giusta resistenza e stagnare le due estremità con l'accortezza di far passare uno dei due fili nel foro presente nella scodellina e collegarlo all'asta di supporto. L'altro capo va portato nella ghiera filettata....sarà un impresa credo che il filo è sottilissimo e per farlo stare al suo posto dovrò inventarmi qualcosa che non mi faccia perdere troppo tempo. Il tutto va poi infilato nel tubicino (che avremo recuperato integro nello smontaggio) e tutto dovrebbe tornare come nuovo... così evito di dover ordinare due scatoline alla volta, visto che i negozi on-line di e-cig hanno dei seri problemi di approvvigionamento del loro magazzino.
Credo sia per vari motivi: evitare scorte eccessive in giacenza anche se le scorte sembrano finire nel giro di pochissimi giorni, difficoltà ad anticipare le somme per gli ordini (ed i guadagni vanno tutti in spese??), la dogana che per grossi quantitativi sembra fermi i pacchi indefinitamente ed altri problemi minori, tipo la lentezza dei cinesi che saranno anche miliardi ma a lavorare bene nemmeno a pensarci. Aggiornerò il post o ne farò uno nuovo per riportare i dati tecnici di rigenerazione. Risparmio spinto al massimo e sciopero della spesa mode: on. Alla prossima. 

P.S. the job is over. Ripeto: the job is over. 

EGO 510 Battery (autopsia)

Forse ne faccio un uso troppo intenso e riesco a "romperle". La batteria in corso di autopsia non alimenta più anche se apparentemente il processore al suo interno fa il suo dovere, ammesso che si riesca a capire il significato di due lampeggi lunghi e tre brevi emessi al collegamento dell'alimentazione. L'apertura non è per niente difficoltosa, basta usare la tecnica della pinza a dondolo già descritta nelle autopsie precedenti. L'interno rivela la caratteristiche costruttive che si rivelano molto più curate di quelle usate nella serie 40x. Con la soluzione adottata è impossibile che il liquido penetri all'interno dell'involucro che appare ben sigillato. 
Dentro possiamo scorgere il pulsante, la batteria di alimentazione ad "alta" capacità, la schedina elettronica di regolazione dei tempi di alimentazione, di scarica (cut-off alla soglia di scarica) e dello spegnimento di sicurezza attivato e disattivato con 5 rapide pressioni del pulsante. Il processore, come in molti casi riscontrati nell'elettronica visionata in altri modelli, non riporta alcuna sigla per cui o si procede con tirare ad indovinare il tipo (molto presumibilmente un PIC della Microchip con oscillatore interno) o si tenta di sniffare i piedini per cercare di capire come funziona dopo aver tracciato un circuito di massima. Dalle foto possiamo notare visivamente il guasto: il componente  smd siglato A1BH in alto a destra della seconda foto (accanto a quello siglato C633) presenta un rigonfiamento e delle tracce di annerimento attorno....bruciato, facilmente sostituibile (se si trova un componente equivalente) anche se rimontare la batteria la vedo un pò dura. 
Questa l'ho voluta fare a pezzi per due motivi: il primo è l'innata curiosità di capire come è fatta e vedere all'interno i componenti (c'è sempre qualcosa da imparare) e la seconda è che mi serve l'attacco filettato per procedere alla costruzione di un burn device per rigenerare i cartomizer, la loro composizione la vedremo nei prossimi post. La batteria è ancora sana e può essere riutilizzata per qualche esperimento a basso ingombro ove sia necessaria una bassa alimentazione (3.6V) per bassi consumi ottimizzati per una lunga durata...microspie? Anche i due led blu possono trovare un riutilizzo, anche se smontarli dalla loro sede non sarà per niente facile senza danneggiarli. Ok, anche questa curiosità è soddisfatta e va a completare una giornata di lavoro con un bonifico ritardatario avvenuto dopo le minacce di esecuzione giudiziaria nei confronti della banca cui ero creditore... sò soddisfazioni :-) Alla prossima.

P.S. il cesto è pieno e le mele sono rosse. Ripeto: il cesto è pieno e le mele sono rosse.

mercoledì 22 giugno 2011

Sigarette fai da te (parte 15) fanno male?

Come annunciato e come avevo profetizzato previsto con largo anticipo, prende piede la campagna terroristica anti e-fumo. Si continua ad insinuare, senza produrre niente di scientifico o manipolando l'esposizione parziale di dati e notizie apparentemente preoccupanti. In questo articolo, se si legge con leggerezza, sembra che le e-cig siano inutili per smettere di fumare e facciano male. Siamo alle solite. La guerra è in atto. Toccare gli interessi solo economici di certe multinazionali maledette e di certi interessi monopolistici è dannoso. I dati riportati sono parziali, superficiali, inutili a formare un opinione corretta. 
Se qualche deficiente ha iniziato a vendere le sigarette elettroniche promettendo che sono efficaci per smettere di fumare, bisognerebbe metterlo in galera, punto. Personalmente, ho iniziato di punto in bianco con le e-cig e da fumatore accanito sono diventato uno svapatore abituale, ma io non rientro nelle statistiche fasulle o nei "test" delle organizzazioni prezzolate al soldo dei potenti. E' stata la volontà ad aiutarmi ed il mezzo usato è stato solo un supporto alla mia motivazione personale. Per dire ciò non servono scienziati, test di laboratorio, illustri accademici o organizzazioni mondiali.
Per la dannosità, se si legge l'articolo, si citano le sostanze di 4 tipi di liquidi, tutti di provenienza sintetica. Io uso la glicerina vegetale di origine naturale presa in farmacia. Nessuno, "stranamente" ha mai fatto dei test su di essa...come mai?? Come mai si analizza solo "l'antigelo sintetico" e non la glicerina naturale? Io non lo so perchè, ma posso ovviamente immaginarlo ed immaginare che cosa ci sia sotto. Sulla scia della Fda, a novembre 2010 anche un rappresentante dell’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che le e-cig sono dannose alla strategia antifumo dell’Oms e che contengono sostanze nocive. Dannose alla strategia antifumo dell'OMS??? Contengono sostanze nocive?? Ma come si fa a dire così senza analizzare tutte le soluzioni possibili?? senza base scientifica certa?? senza che i metodi di analisi siano resi pubblici?? In che mani siamo?? Non riescono a capire se un batterio killer deriva dai cetrioli, poi dai fagioli, poi dalla carne, poi dalla soia poi.... ma stanno scherzando o ci prendono per il sedere???? Un effetto sicuro lo ottengono in questo modo. Perdono di credibilità e per recuperarla dovranno fare tanti di quegli sforzi che nemmeno se lo immaginano. Da voi in "itaglia", nel 2008 il senatore del Pd Ignazio Marino ha proposto un disegno di legge per regolamentare il settore, ma il collega del Pdl Luigi D’Ambrosio Lettieri ha presentato un emendamento per azzerare l’idea. Da un anno il provvedimento giace in Senato, avvolto da una nuvola di finto fumo.Ecchè altro ci si aspettava?? Col fumo tradizionale, che sicuramente fa male, si nota un altrettanta preoccupazione per la salute?? Mi pare di no, a meno che non ci sia da raccogliere fondi. Maledetti schifosi imbecilli, io vi maledico tutti per il resto della vostra meschina esistenza. Andatevene a fanchiulo! Alla prossima.

P.S. Pino è morto e Franco mente. Ripeto: Pino è morto e Franco mente.