giovedì 28 dicembre 2017

Cazzutissimo pan di zenzero


Lavagna DIY (recupero Pt.2 V.2)

Credo che il regalo più grande che si possa fare agli altri, sia quello di dedicare loro il proprio preziosissimo tempo, unico ed irripetibile, realizzando nel contempo qualcosa di utile a livello pratico. E' noto che questo è un periodo di delirio consumistico, durante il quale si corre a destra e sinistra a comperare oggetti inutili da regalare per "obbligo sociale" più che altro e che spesso piacciono solo a chi li fa, mentre chi li riceve automaticamente pensa a come riciclarli. Mentre rido di nascosto nel pensare a certe scene colte nei negozi ove si radunano orde isteriche di unani ignoranti, penso a come fare per conciliare l'utile al dilettevole, perchè nella vita bisogna divertirsi... sempre. 
L'occhio avido di idee si aggira tra i bugigattoli di casa, tra il ciarpame riposto da anni in attesa della propria dignità, pronto a cogliere degli oggetti da mettere in sinergia reciproca. Stavolta la scelta ricade fra i rimasugli del garage distrutto da un uragano estivo, su un vecchio fondo di un mobile di scarso valore, su una lampada ad archetto recuperata da una demolizione di un camper-ufficio, su dei ritagli di ottone, su uno scolo di lamiera zincata, su delle viti da legno. Mi commuovo al pensiero di questo tesoro trattato come spazzatura e decido, magnanimo, altruista e generoso di creare una lavagnetta segna-appunti da appendere in cucina, che i bigliettini e post-it sono scomodi, si perdono ed inquinano pure, oltre a rappresentare un costo ed un calcio al basso ventre all'estetica/design di casa. 
Il fondo del mobile viene trattato con un miscuglio di gesso e binder (vedi varie ricette in rete), rimescolato accuratamente con l'asta di un frullino passato a miglior vita e fissato su un avvitatore. Ottenuta la giusta cremosità, lo si applica a spatola, uniformemente, più mani, senza lasciare scalini o avvallamenti. La cornice è un attimo...basta tagliare le estremità ESATTAMENTE a 45°, altrimenti si notano poi scalini agli angoli o peggio effetto "fuori squadra". Ad assemblaggio terminato si passa con dell'olio di lino rosso (tonalità stupenda) ed una mano di vernice all'acqua trasparente satinata.
L'ottone viene battuto con dei bulini per incidere le scritte che si desiderano, forati ed inchiodati con dei chiodini pure di ottone (volendo auto costruibili pure quelli). La lampada ad archetto deve essere solo fissata, non richiede particolari lavorazioni. Lo scolo di lamiera zincata va tagliato con una forbice per lamiere e i bordi vanno poi battuti o smussati a smeriglio per non lasciarli taglienti. 4 viti fissate da sotto lo tengono in sede a reggere gessetti e cancellino. 
Il tutto senza glutine, senza polifosfati, senza litio.... 
Il risultato , pur mantenendo una certa "grezzosità", è niente male. Soddisfazione a mille, ambiente più pulito (grazie al recupero dei materiali che non finiscono in discarica), due persone più felici su questo vostro pianeta popolato da imbecilli. Io la mia parte per rendere migliore il mondo la faccio. Alla prossima. 

P.S. La cantina è allagata. ripeto: la cantina è allagata.

mercoledì 27 dicembre 2017

Lavorazione a sbalzo dei metalli

Sono convinto che nella vita è necessario saper fare di tutto, nei limiti delle proprie abilità (che vanno coltivate ed allenate) ed in funzione degli attrezzi che abbiamo o che ci sappiamo costruire. Nel riordinare dei vani dimenticati da anni, mi salta per le mani un kit per la lavorazione a sbalzo dei metalli (materiali per il lavoro manuale della scuola e per gli svaghi dell'operosità ingegnosa). Avrà almeno 50 anni ma gli attrezzi non hanno scadenza e non vanno a male come il cibo, per cui... quale migliore occasione per provare una cosa nuova e creare un regalo di natale unico, fatto a mano e "soddisfazionogeno"??
Il kit comprende degli attrezzini con delle punte di varie forma: a spatola curva, a sfera, a punta. Prima d'ora non mi ero mai cimentato in un impresa simile. A scuola era un arte che nessuno mi ha insegnato ma oggi c'è internet e di istruzioni... qualcosa si trova, almeno per imparare se c'è qualche trucco del mestiere (impara l'arte e metti da parte...si sa mai). 
Come prima idea devo realizzare un lamierino sottile e leggero da mettere sotto i campanelli a vento, quelli con i tubicini a cerchio ed il batacchio centrale. Tempo fa ne avevo realizzato uno ma con un peso troppo pesante, per cui per suonare era necessaria la bora di trieste. Allora prendo un lamierino di ottone messo da parte anni fa ed inizio ad impratichirmi per verificare come si comporta e come si deforma a seconda dell'uso di punte diverse a diverse angolazioni e diverse pressioni. Un lamierino un pò troppo robusto ma pian piano, molta pazienza, qualcosa salta fuori, realizzato senza un disegno preciso ma sbalzato un pò a casaccio, senza troppe pretese. 
Ci prendo gusto e decido di passare ad un foglio di rame più sottile, messo da parte non ricordo nè quando nè perchè, per  realizzare una madonnina (conosco una che le colleziona e ne ha una parete piena). 
Il risultato non sarà quello del miglior artigiano ma ci può stare dai. Per conferire un tocco di antico procedo col cuocere il rame ed ossidarlo un pò...invecchiato come me. Ora mi manca una cornice tonda... non ne ho mai realizzato di tonde...dovrò inventarmi qualcosa e soprattutto intrufolarmi in qualche cantiere per recuperare dei pezzi di legno vecchi, sperando di non beccarmi vent'anni per furto. Dai, sono tutto sommato contento. Non sapevo come fare per i regali di natale ed ora in parte ho risolto ed almeno posso ricambiare l'ospitalità ed il cibo che non potrei permettermi. Del resto "l'operosità ingegnosa" serve proprio a questo. alla prossima.

P.S. Il gatto ha fame. Ripeto: il gatto ha fame.

giovedì 14 dicembre 2017

Natale alternativo


Sono povero da far schifo ma non mi vergogno, anzi, per certi aspetti la cosa mi sta anche bene... non mi preoccupo di finire i soldi e non smetto di dare e fare quello che posso. Dato che i soldi fanno soldi ed i pidocchi fanno pidocchi, sto con una compagna povera pure lei, ma non mi spiego ancora come mai le donne ricchissime non mi considerano nemmeno di striscio :-) 
Vabbè. Come ogni anno devo rispettare, seppur agnostico fino all'osso, il clima natalizio. Non certo quello religioso o peggio quello solo consumistico della moltitudine, fatto di ubriaconi vestiti di rosso che adescano i bambini, di panettoni industriali prodotti da operai stagionali sfruttati come bestie, di improbabili vini spumanti fatti con acqua, coloranti e polverine varie, di regali riciclati, di sbaciucchiamenti infetti portatori di terribili virus ed ipocrti oltre che odiatissimi... aaauuuguuuuuuuriiiii. 
Preferisco il clima natalizio del nord europa, molto a nord. Quel natale che sa di pan di zenzero, renne ed elfi, di bollito col rafano e vin brulè con cannella, mele e chiodi di garofano. 
Ed ogni anno mi rattrista sempre un pò vedere la sfida degli alberi di natale. Piante tagliate dal loro ambiente naturale e poste nei luoghi più improbabili e meno adatti alla vita. Organismi viventi destinati a morire, sempre dopo il dichiarato intento di metterli in giardino o piantarli dove non c'è posto, giusto per lavarsi un pò la coscienza quando si fa notare l'ecocidio annuale in nome di uno stupido compleanno di un bambino arabo nato in una stalla come un immigrato profugo clandestino e pure ricercato.
A questo si aggiunge il ricorso ormai senza freni ai LED colorati, con buona fortuna ai cinesi che stanno accumulando delle piccole fortune nel rendersi complici delle sfide tra vicini facenti a gara a chi ha la striscia più lunga... cavernicoli. 
Per non ripiegare sul solito albero di plastica, che comunque fa tristezza, fa schifo e costa pure un occhio oltre che ad essere difficilmente riciclabile (chiedete in discarica se va nel secco non riciclabile, nell'ingombrante civile o nel vascone della plastica) decido per una soluzione alternativa, a costo (quasi) zero, unica e riutilizzabile. Prendo dei rami di nocciolo che hanno il vantaggio di essere dritti e flessibili. Come base riutilizzo il tavolino del camper. Un pò di termocolla, una forstner per incavare l'alloggiamento dei rami, in pò di fil di ferro sottile (quello verde per il giardino), della neve spray... si dispongono i rami a cono e li si fissa come meglio si può. Con alcuni avanzi si creano dei rametti sporgenti (per eventualmente attaccarci le palle, per chi ce le ha). Per riempire l'interno si possono mettere dei rametti avanzati.
Prima di addobbare si procede con della neve spray, poi un paio di giri con dei led bianchi al centro e colorati all'esterno ed è finito...bellissimo, alternativo, ecologico, oltre alla soddisfazione di farlo assieme alla donna che ami e che partecipa contenta come una bimba. E' il nostro albero e guai a chi oserà criticarlo. Sarà il solito natale di merda per gli unani ma per me, quest'anno....no, sarà egoisticamente il nostro natale alternativo. 
Alla prossima. 

P.S. Non cogliere le margherite dal giardino sud. Ripeto: Non cogliere le margherite dal giardino sud.

lunedì 6 novembre 2017

Termoconvettore ARDES mod.465 (another one)

Il 24 giugno 2013 ho riparato e descritto un termoconvettore ARDES mod.465. Oggi a novembre 2017 confermo tutto quello che ho detto. Il motivo? L'ennesimo giretto in discarica e dal vascone del RAEE noto un termoconvettore identico. Lo prendo per le parti di ricambio, si dovesse mai guastare qualcosa in quello che ho già riparato e che sta ancora oggi facendo il suo dovere (grande riparazione). 
Quest'ultimo pare un pò più usato. Niente che non si possa rigenerare con una buona pulizia. 
In "lavoratorio" la sorpresa... stesso guasto del precedente, stesso difetto!! I supporti del motore sono troppo fragili e si rompono dopo qualche tempo... causa vibrazioni presumo. Mi spiace che magari certi esperti in progettazione dei materiali non vengano incaricati di risolvere questo tipo di problema. Sembra ormai una regola, fatti due rapidi calcoli e due ragionamenti da imprenditore imbruttito, preferire rifilare elettrodomestici fatti in fretta, "alla cinese", delle vere ciofeche con materiali scadenti, pensando solo al profitto e si fottano qualità, consumatori, dipendenti, commercianti e per finire l'ambiente... ci rimettiamo tutti a comprare queste cose, smettetela nell'interesse comune e non date da mangiare ai trolls.

Un breve ragionamento. Le viti con testa three wings utilizzate, vengono chiamate "di sicurezza", sono installate per impedire ai consumatori di effettuare riparazioni fai da te... certo è che di "sicurezza" non ce n'è poi molta se poi si riesce a comunque a svitarle con un piccolo cacciavite piatto.
Aggiungiamo che, nonostante si notino delle placchette di bilanciamento sulle alette della ventola tangenziale, probabilmente queste sono messe grossolanamente, giusto per le vibrazioni più evidenti che evidentemente rimangono e pian piano, per fatica dei materiali, frantumano progressivamente le parti più fragili (qualità zero). 
Dato che la riparazione precedente con termo colla grigia  sembra funzionare a distanza di 4 anni ad oggi, questa volta la usiamo in colata per riempire gli spazi vuoti mentre useremo un epossidica bi-componente per incollare la plastica spezzata, cercando di abbondare per irrigidire i supporti. Ammortizzare il motore tenuto dalle fascette metalliche è quasi d'obbligo (facciamo lavorare la gomma e non i supporti)
Ad una più attenta ispezione, si notano delle crepe anche in corrispondenza della parte flessibile ove di innesta il perno motore nella ventola tangenziale. Plastichetta. Per rinforzare un pò questa parte si può usare un disco di gomma, magari ritagliato da una camera d'aria di bicicletta. Questo va incollato con un apposito mastice "flessibile" specifico per le scarpe (tipo l'artiglio per intenderci). Va steso uniformemente, lasciato evaporare il solvente e poi premuto. Più si preme e più l'incollaggio terrà... purtroppo non potendo apporre una contro forza alla pressione sul piano flessibile esistente ci si accontenterà di ciò che meglio viene, forti del fatto che al momento si notano solo delle crepe e il supporto non è rotto del tutto.
Con l'occasione una decisa pulizia (aspirapolvere e/o aria compressa) all'elemento riscaldante è d'obbligo, giusto per non far soffrire troppo la resistenza ed aumentare l'efficienza dell'elettrodomestico (e magari anche la sua durata si spera). 
Vorrei, per finire, fare due ragionamenti sull'azienda produttrice. In realtà, andando a consultare il sito, bisogna dire che le promesse le mantengono. A leggere bene, il termine "qualità" non sembra mai usato. Per cui inutile lamentarsi più di tanto se ci siamo illusi, è colpa nostra. cit:"La mission è quella di offrire prodotti funzionali, sicuri, facili da usare, in grado di far fronte alle necessità di tutti i giorni"... ed è vero. Quello che si nota è che è scritto "funzionali" ma non "durevoli", "...necessità di tutti i giorni" ma per quanti giorni? pochi per le nostre irrilevanti e trascuratissime esigenze.
cit:"Ciò che viene dichiarato è ciò che  viene realizzato", niente di più, per cui è meglio considerare ciò che non è dichiarato ma che ci serve proprio, ad esempio qualità, robustezza, durata, tanto per citare le prime che mi vengono in mente. Occorre stare attenti a non farci infinocchiare dal canto delle sirene e concentrarci su ciò che non è scritto. Del resto, non si nota che molte pubblicità sono ormai orientate a dichiarare quello che non c'è nei prodotti piuttosto che enfatizzarne le altre qualità?? (senza glutine, senza parabeni, senza olio di palma, senza litio, senza fosforo, senza questo e quello). Forse, cercare di analizzare quello che non viene scritto con le idee chiare su "cosa si cerca"... forse provoca un mutamento di atteggiamento nel maledetto marketing. Pensiamoci bene e cerchiamo di rimodulare e mettere in primo piano ciò che ci serve veramente (un pò di rispetto per iniziare non guasterebbe).
Brontolii a parte, concludo, un altro bene progettualmente non durevole è riportato in vita. Mi spiace per il vecchio proprietario che ha preferito buttarlo e forse comprarne un altro senza sapere che probabilmente si prenderà una probabile seconda inc*lata. Del resto, se certi decerebrati analfabeti funzionali preferiscono irrecuperabilemte così... bhè... si meritano di essere re-inc*lati tutti i giorni, per il resto della loro misera vita. Vediamo di compatirli ed isolarli nel loro girone dantesco ma soprattutto smetterla di essere disponibili ad ascoltare le loro stupide lamentele. Alla prossima (ma anche no).

P.S. Gobba a levante, luna calante. Ripeto: Gobba a levante, luna calante.

Forno NARDI FEAO714 (riparato)

Giusto per non interrompere la serie infinita di guasti, rotture, malfunzionamenti e difetti, figli di progettisti malati di mente, gran maestri dell'obsolescenza programmata e luminari della fuffa (di realizzare cose robuste e durature mai eh?), stavolta tocca ad un forno elettrico, un NARDI mod.FEAO714. Un lampo improvviso, il salvavita che ci lascia tutti al buio (e vivi), la pizza per fortuna ormai cotta (almeno questo) e la disperazione di chi il forno lo usa per una moltitudine di preparazioni soprattutto per sana passione culinaria. Ovviamente questo succede di domenica e solo il buon senso ci indica di non chiamare l'assistenza in quel giorno, non certo motivi religiosi. 
Fortuna vuole che in zona ci sia un riparatore onesto (l'unico sul pianeta, credo), di fiducia (e se la merita tutta) che si rende disponibile per il lunedì mattina!
Accompagnato da un assistente, arriva puntuale all'orario previsto. Toglie il forno dall'incasso (4 viti a vista nascoste dalla porta), smonta il pannello lamierato sul retro e con un tester misura la resistenza... scoppiata! Va in auto, prende un ricambio, toglie un pannello interno in prossimità della ventola, lo installa ed il forno riprende vita. Ci abbiamo messo di più a chiacchierare. Lavoro e materiale 50 euri tondi (e francamente ne avrei spesi di più per la professionalità, cortesia, rapidità che sono valori preziosi e rarissimi). 
Non certo per sfiducia chiedo di trattenere la resistenza guasta, per curiosità. Queste resistenze sono in pratica dei tubicini all'interno delle quali è installato il filo resistivo, riempite con una specie di polvere ceramica. In questa si nota, in un punto, un foro in corrispondenza del quale si è formato l'arco voltaico (la sfiammata) nel momento in cui si è interrotto l'elemento resistivo sotto tensione. Sempre per curiosità durante l'intervento formulo alcune domande al riparatore: 10 anni sono tanti o pochi per definire una durata decente delle resistenze? Dipende. Forni più moderni durano anche meno ed in alcuni casi la resistenza, "esplodendo", si disintegra quasi completamente (buono a sapersi). Per il forno nel suo insieme poi le cose peggiorano. Alcuni forni moderni hanno altri tipi di resistenze, ce ne possono essere anche tre o 4 (dipende dalle funzioni) e possono costare un occhio della testa. L'elettronica poi non depone certo a favore, sia per affidabilità che per costi. Alcuni forni hanno una serie di funzionalità utili ma non indispensabili...il vapore?? la lievitazione?? sarei più per macchine dedicate, solo per tenere la semplicità, la facilità di riparazione e soprattutto il contenimento dei costi. Ad ogni modo 10 anni può essere considerata la durata media di funzionamento per un forno ventilato. Se ben tenuto, pulito regolarmente ed utilizzato da una a tre volte la settimana, ci può stare. Se poi è un forno "semplice", conviene certo ripararlo (dipende però da chi si ha come riparatore). Ed anche questa è fatta. Ora... polpettone, meringhette, biscotti, torte, pizza, peperoni, lasagne, pane... alla prossima

P.S. Gobba a ponente luna crescente. Ripeto: Gobba a ponente luna crescente.

lunedì 30 ottobre 2017

Tornio improvvisato

Devo sostituire dei bruttissimi manici di plastica da una serie di lime e raspe da legno che ho trovato d'occasione in un mercatino dell'usato. Non voglio nemmeno informarmi di quanto costino dei manichi di legno decenti, per cui mi sono dovuto arrangiare alla meglio. Per contenere una spesa che non posso affrontare, recupero alcuni tronchetti di un vecchio nocciòlo, dal diametro adeguato e li taglio alla lunghezza desiderata che sia adatta alle mie mani (e morte sicura a chi prova ad usare i miei attrezzi). Devo poi tornirli per ridurli di diametro e dare la forma anatomica che meglio si adatta alle mie mani (e solo alle mie).
In rete è pieno di tutorial su come fare i manici degli attrezzi ma quasi tutti richiedono un tornio da legno.... ed io non ce l'ho. So solo che devo far ruotare il pezzo su un asse longitudinale e con uno scalpello cercare di fare il lavoro. Prendo allora un vecchio trapano, lo fisso ad un supporto che campeggiava da tempo per terra e lo fisso con due morsetti ad un piano. Con un altro pezzo di legno precedentemente utilizzato per coprire delle manopole di un fornello, mi creo la base di appoggio dello scalpello (fortunatamente è dell'altezza giusta). Mi manca solo la contropunta... prendo un triangolo di legno che sorreggeva uno scaffale e lo avvito al piano. Come soluzione di emergenza, implementata in 3 minuti netti, sembra funzionare... non senza problemi. Specialmente nella fase iniziale, il tronco che non è ovviamente cilindrico fa vibrare il trapano. Quest'ultimo poi ha un gioco eccessivo nell'asse longitudinale (ovviamente è fatto per ruotare a spinta). Ad ogni modo, non senza difficoltà, ci sono riuscito lo stesso a tornire dei manici decenti, su misura...e comunque ho per le mani una base di recupero di un macchinario pubblicitario che sorreggeva i rotoli di vinile... dovrò solo trovare due cuscinetti e sto pensando di costruirmene uno, un pò meno ghetto-style. Vedremo.  Alla prossima (che nel frattempo la distro ubuntu 17.10 mi freeza la macchina e non riesco quasi a lavorare decentemente 😟). 

P.S. la merla è in casa. Ripeto: la merla è in casa.

venerdì 13 ottobre 2017

Natale di legno

prototipo natalizio
Non ho soldi per gli addobbi natalizi, e poi al natale che è una festività religiosa non ci credo poi molto. Stare assieme un giorno all'anno per scambiarsi auguri ai quali nè il mittente nè il destinatario ci credono veramente, preferendo l'ipocrita convenzione, è un clichè borghese. Ma dato che la compagna ci tiene alle tradizioni e preferisce quelle più sane e meno bigotte del nord europa dove risiedo...ecco che ho deciso di aggirare l'ostacolo della povertà e creare qualcosa di unico con le mie mani ossute e tremolanti. Credo che il tempo dedicato alla creazione di questo prototipo, preliminare ad una piccola serie, possa significare qualcosa di più per chi lo riceverà. Nelle intenzioni, vorrebbe essere un albero di natale. Il legno c'è, è di oleandro (quello avevo, di recupero ovviamente). Mancano le foglie ma è un albero stilizzato per cui ci può stare. Alla fantasia del ricevente poi addobbarlo come meglio crederà. 
Per realizzarlo bastano dei bacchettini diritti, un trapano con punta da 3 a 5 (dipende dai legnetti) ed una forbice per potature, più dello spago grezzo. 
Si tagliano i pezzettini a varie misure e si assembla il tutto con dello spago di canapa (niente di sintetico per carità!). Già il prototipo è assemblato maluccio ma sbagliando si impara. I fori è meglio farli obliqui con un angolo che segue l'inclinazione della forma finale (meglio aiutarsi con un template di carta). I vari elementi, tagliati alle estremità ad angolo, è meglio inserirli in modo che le estremità siano inclinate dal verso giusto ed i fori è meglio svasarli per infilare meglio lo spago. Ecco, svelato i trucchi del mestiere ora non resta che andare in qualche negozio a vedere quanto costano quelli in vendita. Io non voglio saperlo, tenendo a mente il discorso già fatto per i cuori di legno. Con questa realizzazione inoltre voglio esortare i soliti unani (quelli che fanno a gara col vicino a chi ha l'albero più grosso e più addobbato con i led cinesi) a non comperare mai più pini od abeti vivi destinati poi a morire. Se proprio volete festeggiare qualcosa perchè farlo uccidendo degli organismi viventi? Alla prossima, stupidi idioti. 

P.s.  Il lupo ha perso il pelo. Ripeto: il lupo ha perso il pelo. 

martedì 10 ottobre 2017

Questa settimana...

...,e solo questa settimana, vorrei salutare 50 indiani, 51 tedeschi, 62 francesi, 79 indonesiani, 100 ucraini, 110 inglesi, 244 irlandesi, 297 spagnoli, 370 americani e 5600 unani che hanno visitato le pagine di questo diario, ricordando loro che nella vita ci sono cose più importanti delle mie minchiate... forse.

P.S. la gazza è innocente ed ha un alibi. Ripeto: la gazza è innocente ed ha un alibi

martedì 3 ottobre 2017

Cuore di legno

Di quanto sia meravigliosa e bizzarra la natura è inutile scriverci ancora su. E' periodo di fare scorta di legna per la stufa, giusto per boicottare anche la fornitura del maledetto gas turco, russo o americano (ci manca quello cinese?). Ciocco dopo ciocco, quattro quintali passati per le mani, con la schiena a pezzi, le delicatissime dita da programmatore doloranti ma con la soddisfazione a mille pensando al calduccio nelle fredde sere invernali, salta all'occhio una forma particolare. Un cuore! Si, lo so, forse galoppo troppo con la fantasia ma, in sezione, il ciocco sembra proprio un cuore ed il risultato è assolutamente un pezzo UNICO sul pianeta. E per non pensare al mal di schiena durante il trasferimento del prezioso combustibile dai bancali alla legnaia del padrone che mi ospita, i pensieri corrono... dei sottobicchieri?, portacandele? profuma-armadi?  decorazioni per il natale? 
Intanto vediamo di pensare agli attrezzi che servono: un segaccio, carta vetrata, una morsa da falegname, eventualmente un paio di scalpelli da legno, determinazione, fantasia e olio di gomito. Non dovrebbe servire altro e gli ingredienti ci sono. 
Fatto a fettine il pezzo (a mano), si cerca di aggiustare leggermente la forma, togliendo le sbavature  (a mano) senza però stravolgere la forma che mamma natura ha conferito al tronco, giusto per lasciare il merito a chi ha fatto la maggior parte del lavoro. La corteccia la lascio, conferisce un aspetto più rustico e natuale. Una carteggiata per togliere gli spigoli e rendere più armonioso il pezzo finito ed il gioco è fatto, niente impregnanti o vernici. Nel pezzo che rimane, quello più alto (troppo difficile tenerlo fermo nella morsa), pratichiamo un foro con una forstner (che ormai si trovano anche al Lidl),  per farci stare una candela. Finito. Massimo un ora di svago ed il risultato c'è. Il tutto va regalato al padrone che gentilmente mi ha concesso il privilegio e l'onore di dedicargli una giornata di fatica e sudore, giusto per ricordarmi che oggi, per lavorare quasi "agratis", si deve pure pagare per ricambiare il favore ricevuto. 
E questi cuori di legno ci servono soprattutto a tutti noi, per ricordarci che di questi tempi i cuori della maggior parte degli unani si sono induriti ed inariditi per sempre, per ammorbidirsi solo una volta all'anno, a natale... ma per finta. Alla prossima, ma anche no.

P.S. il ramarro è verde. Ripeto: il ramarro è verde

venerdì 29 settembre 2017

Porta incenso fai da te

Una cosuccia facile facile e veloce. Qualche giorno fa al supermercato ho messo le mani su dei bacchettini di incenso profumato (quei bacchettini che bruciano lentamente) e ne ho preso uno (una confezione intendo), giusto per profumare l'ambiente malsano in cui soggiorno temporaneamente come ospite e per tenere lontani i ragni. Accanto alla moltitudine di scelte dai nomi più improbabili (da cosa odorerà un incenso all'aroma "cupìdo"??), proposti come accessori trovo le tavolette porta bacchettini... tre euro e cinquanta!! Cazzo!!!! una tavolettina di tre millimetri di spessore, microscopica a TREEUROECINQUANTA!!!! mavaffanculo!
Torno a casa incazzato come al solito, brontolando ed inveendo mentalmente contro le multinazionali del male e faccio un salto in guardino... un asse di un vecchio bancale ormai marcio mi chiama e mi supplica di conferirgli nuova dignità... lo accontento. Lo taglio in due parti uguali ed al centro, con uno scalpello da legno pratico l'incavo porta cenere. Un forellino obliquo fa da alloggiamento per il bacchettino. Una mano di impregnante all'acqua effetto cerato, dopo carteggiatura, sigilla i pori ed assicura una maggior durata al materiale. Fatto. Spesa praticamente zero. Sette euro che restano in tasca mia. Meglio in tasca mia che in mano a certi commercianti di m*rda. 
Intento tutto tronfio ad osservare l'opera d'arte appena realizzata, inizio come al solito a riflettere con me stesso. Magari l'oggetto in vendita che non ho acquistato era stato realizzato a mano da uno straniero affamato, sfruttato e senza casa. Magari era pagato un pugno di riso per 18 ore di duro lavoro e sta morendo di fame, forse... ecco... se me lo avesse proposto direttamente il povero..gli avrei dato trenta euro, altro che tre e cinquanta al commerciante.
Ma facendo da me, boicotto si il consumismo ma forse danneggio gli indifesi sfruttati ma comunque tenuti in vita dal sistema... meglio vivi che morti no? NO. la cosa è un pò più complessa ma non mi va di spiegarlo a certe menti vuote. Di sicuro il mio "fai da me" porta nel lungo periodo dei vantaggi alla società e non lo vado certo a spiegare a chi ci vorrebbe bulimici di consumo e spesa, a chi peggio ci crede nei consumi infiniti o a chi non ha voglia di ascoltare e mi chiama zecca comunista (senza rendersi conto che per me è un complimento). 
Magari in futuro inizierò a produrmeli da me i bacchettini profumati, tutti con elementi naturali al 100% e reperibili senza spesa, magari... ora che mi viene in mente, magari lo farò prima o poi. Anche perchè non ricordo dove e quando l'ho letto ma il fumetto che esce dai bacchettini profumati mi sa che non è molto salutare...non si sa esattamente cosa si sta bruciando perchè nella confezione non c'è alcuna indicazione, zero! Ed alla salute, almeno a quella un pò ci tengo. Alla prossima, branco di consumatori senza cervello. 

P.S. La tigre ha perso le strisce ed il bufalo è cornuto. Ripeto:  La tigre ha perso le strisce ed il bufalo è cornuto.

Licenziata per furto

No, non è tollerabile!. Prendo spunto dal licenziamento di un operatrice ecologica, rea di aver preso tra i rifiuti un monopattino da regalare al figlio, per esternare la mia indignazione e totale disapprovazione. L'argomento non è nuovo e ne avevo già parlato tempo fa, quando dei vigili multarono dei soggetti che avevano perfezionato un baratto all'esterno di una discarica (oop...ecocentro come vorrebbe qualche laureatino o sedicente spin doctor). 
Uno schifo che rivela un amministrazione da azzeccagarbugli, la perdita totale del buon senso, della comprensione oltre al senso di "coesione sociale".  Qui mi sa che è invece, forse, una questione di becero razzismo o forse una meschina vendetta per chissà mai quale terribile torto subìto da qualche dirigente magnaschèi, leso nell'onore (si certo, certo) perso nei meandri di anni di inciuci e porcherie varie. 
Ma restando più sul generico, e generalizzando come piace a noi "populisti", vengono in mente alcuni ragionamenti, fatti da noi che non siamo avvocati e nemmeno siamo managers dallo stipendio di giada.
Un oggetto finito in discarica, percepito quindi dall'utente come "senza valore", diventa "proprietà" di un azienda a partecipazione pubblica. Per il conferimento è stato pure pagato un tributo o tassa (non sottilizziamo sulla differenza tecnica fra i due termini), soldi pubblici quindi. Ma sta storia delle municipalizzate non è molto chiara. Quando fa comodo sono privati e l'area di conferimento è proprietà privata e ciò che c'è dentro è proprietà privata...e quindi le regole, lì, sono private e plasmate a loro esclusivo diletto e consumo. Quando invece legittimamente (ed a buon ragione) ci si lamenta del servizio o si criticano gli importi in bolletta...allora è cosa pubblica e bisogna rivolgersi al comune. Di sicuro è una gran presa per il culo e noi qui a strali ad ascoltare.
Ma la cosa peggiore è che in mezzo alle interpretazioni mutevoli fra pubblicoo privato, ci si affretta a considerare un bene privato ciò che è un rifiuto destinato a chissà quale parte dello smaltimento o riciclo. Di sicuro molte municipalizzate raccolgono i rifiuti e li rivendono con profitto a chi ricicla. Ma i profitti vengono redistribuiti ai comuni? Sono soldi pubblici o privati? Non lo so, lo confesso ma a pensar male si fa peccato, però a volte ci si azzecca. A chiedere chiarimenti non si ottengono risposte chiare. Certo è che la tassa di smaltimento aumenta anche quando la multiutility di turno fa profitti ed i bilanci sono in attivo. Quel fiume di soldi dove va realmente?? fra le mille pieghe dei bilanci? viene in toto reinvestito? boh!
Ad ogni modo abbiamo capito che il conferimento di un oggetto all'azienda privata ma a partecipazione pubblica conferisce allo stesso un valore e che questo valore si genera nel momento in cui si oltrepassa il cancello dell'ecocentro, così come automaticamente passa di "proprietà" nell'istante in cui viene estratto dal mezzo privato all'interno dell'area privata.  Un delirio legislativo degno del più pazzoide dei pazzi. Dove vivo io è il contrario. Ci pagano per conferire i rifiuti a chi li ricicla realmente. 
Sorvoliamo anche sul fatto che nel vostro paese spesso si vedono "gli operatori" scambiarsi o caricare in auto "rifiuti" di varia natura. Forse qualcuno addirittura li vende agli utenti o li usa come merce di scambio per chissà quali favori. Se non si fa parte del "cerchio magico" il prelievo di oggetti aventi utilità pratica è assolutamente vietato e fisicamente impedito da corpulenti operatori scrupolosissimi nell'applicare delle regole ferree che però valgono solo nei confronti di chi non è loro amico. Ma lasciamo perdere, noi siamo tolleranti di fronte a queste cose... noi. Alla prossima.

Fedele non è un cane. Ripeto: Fedele non è un cane. 

martedì 12 settembre 2017

HP4620 repair & rescue

Una buona occasione. La solita massaia che acquista una stampante nuova ("...costa solo sessanta euro!") e quella "vecchia" la si butta. Non sarà l'ultimo grido ma a me va più che bene, nonostante avessi bandito tempo fa le inkjet per motivi già sviscerati. 
Il pattume ha solo un piccolo difetto... il nero non stampa, i colori si ma il nero no, solo il nero non esce, nonostante infiniti cicli di pulizia. Cartucce nuove (due), il problema permane ed il "tennico" ne decreta la morte prematura. Bene, grazie.
Googlando e consultando il sito accapì si deduce che è un problema di testine che in questo modello sono separate dalle cartucce. Scelta infelice dai, da quando Canon ci ha messo lo zampino in accapì, la situazione è degenerata come quando in Ferrari sono arrivati i tennici di Fiat col Montefuffolo. La soluzione dei canali di ventilazione della cartuccia è una scemenza inventata come preludio all'invio della stampante al servizio di assistenza (fate un mutuo prima di chiamarli).
Ma... si può estrarre la testina di stampa e pulirla? ovvio che si. In rete si trovano dei filmati che spiegano come estrarla... con le dovute cautele: 
  1. Si toglie il supporto laterale del gruppo scanner
  2. si tolgono sei viti, 5 sopra ed una sotto il pannello
  3. si toglie il pannello
  4. si tolgono altre due viti torx T10
  5. si toglie la parte superiore
  6. si tolgono due molle dietro il carrello
  7. si sfila la testina 

Attenzione alla striscia trasparente (l'encoder di posizione), ai cavi flat e a non perdere le viti (suggerimenti inutili ovviamente, siete tutti bravissimi lo so).
La testina la si immerge per una notte nel solvente specifico per inchiostri. In mancanza del solvente va bene anche alcool isopropilico. Alla peggio un pò di prodotto a base di ammoniaca sgrassante che però non evapora e va poi asciugato come meglio viene. Il giorno dopo si rimonta il tutto e se il danno è solo meccanico la stampante dovrebbe continuare a stampare per un pò. Lasciamo perdere per ora il lavaggio a fondo che richiede uno smontaggio ai minimi termini, ore di lavoro e capacità superiori alla media. Se non funziona ancora? Beh.... io la tengo per lo scanner con ADF e le proprietà wireless. Per me le stampanti a getto possono anche morire. Alla prossima.

P.S. Il filo è da torcere e lo scotch non attacca. Ripeto: Il filo è da torcere e lo scotch non attacca.

lunedì 11 settembre 2017

Il delirio di un operatore ecologico

Per pagare l'affitto quando vengo in itaglia e far fronte agli insoluti che solo nel vostro paese sono all'ordine del giorno, sono "costretto" a fare qualche lavoretto extra. Oggi mi sono recato alla discarica (l'ecocentro come qualcuno lo vuole chiamare).  Di quel luogo maledetto ne ho già parlato ampiamente così come il delirio di certi operatori assunti per volontà politica più che per meriti.
Avevo la necessità di scaricare del ciarpame e, memore di indicazioni passate, mi sono avvicinato con l'auto vicino al vascone dove confluiscono gli "ingombranti civili". Con "ingombrante civile"  si definisce tutto quel rifiuto composito che necessita di particolari trattamenti per il riciclo, ovvero materiale molto distante dalle "materie prime" facilmente riciclabili (almeno per la maledetta municipalizzata). 
Purtroppo accanto al vascone c'era il mega luminare del riciclo, un tipo che ha finito la quinta elementare a calci nel culo ai tempi della montessori e per questo promosso ovviamente a capo area. Inizio a buttare dei manici di scopa metallici e plastificati. L'omino intento a parlare di Lega e Salvini  con un altro luminare della politichetta spiccia dei vostri paesotti, con la conda dell'occhio mi vede e immediatamente parte con un cazziatone pubblico ad alta voce. I manici di scopa metallici vanno nella vasca dei metalli... oops... conoscendo la mega intelligenza di questo blasonato dotto esperto professorone, gli mostro un altro manico di scopa, sta volta di plastica, piegato in tre.... "Metallo!!" mi sento apostrofare con tono da facocero incazzato. Resto interdetto e replico: "Caro signore, la cosa mi perplime alquanto. Per quale arcano motivo la plastica va nel metallo?" "Metallo!!" mi sento rispondere senza possibilità di replica. Porgo allora il manufatto, rischiando l'aggressione fisica, ed attendo che il professore faccia un analisi scientifica per poi sentirmi dire..."Buttalo qui!". Obbedisco, non senza un sorrisetto che deve averlo fatto imbestialire interiormente non poco. Ho già raccontato in passato la bizzarra interpretazione che viene fatta da certi operatori ignoranti. Fatta questa premessa, butto tre ombrelli (uno arrugginito)  senza tela, i quali, ancor prima di toccare il fondo della vasca, vengono accompagnati da un urlo "Noooo.... METALLO!!". Resto davvero basito. sono sicuro che gli ombrelli vanno in questa vasca, non nel metallo e ne sono certissimo. Chiedo spiegazioni al dotto luminare il quale mi spiega che se gli ombrelli hanno il telo non sono riciclabili e vanno negli ingombranti civili, mentre se provvediamo noi a togliere il telo, vanno nei metalli. Stranissimo. Se si viene pizzicati a buttare nei metalli oggetti con inserti in plastica si viene prontamente ripresi, cazziati e messi alla gogna, con invito nemmeno tanto cortese di buttare nell'ingombrante civile. Mi risulta che gli ombrelli senza telo hanno ancora il manico di plastica... per cui... 
Lascio cadere l'argomento ma mi viene in mente di aver pagato da poco il servizio di smaltimento rifiuti... non sapevo che toccava a noi separare ai minimi termini gli oggetti ed a loro raccogliere il tutto solo se in forma il più possibile vicina alle materie prime. Decido da buon pacifista di non proseguire, per non innescare una vera zuffa a colpi di bidoni di vernice tossica stoccati lì accanto. Tocca a dei pannelli di cartone impermeabilizzato... il luminare ormai in cerca di rivincita per la figuraccia rimediata col manico di scopa o di una rissa, si avvicina ed inizia a periziare i pannelli.... "Catrame!" sentenzia alla fine. Ha deciso che è catrame e non c'è nulla da fare... il cartone è nero per cui deve essere catrame per forza!! Niente da fare.... rifiuto speciale, devo portarlo da chi li tratta e pagare ovviamente. E non c'è verso di farlo ragionare! si rifiuta di prendere in carico il rifiuto. Ora, dico io, se ti pago ti arrangi tu a portare dove serve i rifiuti prodotti dai privati, non dovresti rifiutarti in base a soggettive idee prese in mancanza della benchè minima preparazione tecnica. 
Termino di buttare dei vasi di plastica che non va nella plastica e me ne ritorno a casa con il mio rifiuto speciale in simil-catrame. 
Pur deprecando decisamente la folle pratica di abbandono dei rifiuti, capisco perchè qualcuno lo fa. Girano un pò parecchio i c*glioni pagare profumatamente una municipalizzata skizzinosa e choosy, di dover pre-trattare i rifiuti nonostante delle tariffe esose e per dei servizi mai all'altezza di un paese civile, di sentirsi alitare sul collo quando vengono a ficcare non solo il naso dentro l'auto per frugare ed ispezionare cosa stiamo buttando. Se si lamentano che certi rifiuti finiscono nei posti sbagliati è spesso colpa di certi operatori ignoranti e raccomandati.  Se poi si lamentano se qualcuno scarica i vasi in terracotta in strada è perchè non è più possibile farlo al centro di raccolta ed occorre chiamarli col rischio che si rifiutino pure di portarli via. 
Chiedono la nostra collaborazione ma di abbassare la tariffa, se collaboriamo... quello mai, maledetti e stramaledetti. E' recente il ritiro porta a porta del secco non riciclabile, 12 scaricamenti all'anno e quelli in più si pagano a parte. Ma se ne faccio meno di dodici mi fai lo sconto?? Manco a parlarne ovviamente, i virtuosi vanno puniti e sappiamo perchè. Alla prossima.

P.S. Il ghiro è sveglio e il pappagallo risponde. Ripeto: Il ghiro è sveglio e il pappagallo risponde.

sabato 9 settembre 2017

Grandi rotture

Oggi è stata proprio una giornata disastrosa, peggio di quella di ieri nel corso della quale il solito furbetto, posto davanti alla parcella da pagare, si infuria e tergiversa pur ammettendo l'ottimo lavoro svolto ed esprimendo la volontà che prosegua con la consulenza tecnica. No money? No work!Addio e buona fortuna. 
Oggi invece nell'ordine:


  1. il bio trituratore si è suicidato, motore fuso,
  2. il vetro elettrico lato guida non ne vuole sapere di salire ed è bloccato aperto,
  3. gli occhialini da lettura si sono spezzati in due.
  4. la rete wireless del PC la devo far partire manualmente
  5. Una discussione allucinante all'ecocentro (ma di questo ne parleremo in altra occasione)


Deve essere la maledizione del cliente bastardo di ieri, sicuramente. Peggio per lui. In udienza, davanti a giudice, PM e parte civile se la vedrà da solo oppure accompagnato da un nuovo consulente  tecnico, di quelli che costano poco. Così almeno capirà quanto costa rivolgersi ad un principiante.
Alla prossima

P.S. Notre Dame è chiusa al pubblico. Ripeto: Notre Dame è chiusa al pubblico.

giovedì 7 settembre 2017

Recupero dati da chiavetta USB (parte 1 Teoria)

Sto impazzendo con una chiavetta USB che non riesco ad utilizzare e che credo contenga i piani per distruggere le cose brutte del pianeta in modo selettivo, lasciano intatte le cose e le persone buone... devo riuscire a recuperare quei dati.
All'inserimento del sistema, la chiavetta viene riconosciuta 

[32117.874393] usb 2-1.1: new high-speed USB device number 13 using ehci-pci
[32117.983147] usb 2-1.1: New USB device found, idVendor=0420, idProduct=1307
[32117.983151] usb 2-1.1: New USB device strings: Mfr=0, Product=0, SerialNumber=0
[32117.983694] usb-storage 2-1.1:1.0: USB Mass Storage device detected
[32117.984042] scsi host6: usb-storage 2-1.1:1.0
[32118.995798] scsi 6:0:0:0: Direct-Access     ChipsBnk Flash Disk       5.00 PQ: 0 ANSI: 2
[32118.996783] sd 6:0:0:0: Attached scsi generic sg1 type 0
[32118.997298] sd 6:0:0:0: [sdb] 16384 512-byte logical blocks: (8.39 MB/8.00 MiB)
[32118.997945] sd 6:0:0:0: [sdb] Write Protect is off
[32118.997947] sd 6:0:0:0: [sdb] Mode Sense: 0b 00 00 08
[32118.998550] sd 6:0:0:0: [sdb] No Caching mode page found
[32118.998554] sd 6:0:0:0: [sdb] Assuming drive cache: write through
[32119.005963] sd 6:0:0:0: [sdb] Attached SCSI removable disk

ma sembra non contenga alcuna partizione dati. 

Il led rosso lampeggia per restare poi a luce fissa, segno che il controller, almeno apparentemente funziona. Dopo il riconoscimento escono degli errori di sistema 

[ 6767.472661] usb 2-1.1: reset high-speed USB device number 8 using ehci-pci

Di montare una partizione inesistente nemmeno a parlarne. cfdisk ed Fdisk non sembrano riconoscere l'unità. Creo una partizione e perdo i dati nel chip? no, la partizione non si riesce a crearla. 

Device does not contain a recognized partition table.
Created a new DOS disklabel with disk identifier 0x80b29bcd.

Formattare?.... no, ci ho provato e non si riesce a formattare

A questo punto ho due opzioni:
1) invio la chiavetta a chi si occupa di recupero dati e vediamo cosa succede
2) mi arrangio con la misera attrezzatura a disposizione e risparmio qualche euro (che comunque non ho)
Sorge quindi un problema: cosa potrebbe avere di guasto? Proviamo a ragionarci un pò su ed analizzare le possibili cause
La chiavetta è costruita con pochi componenti. Principalmente un controller ed un chip di memoria NAND flash. Oltre ad una manciata di resistenze e condensatori c'è un quarzo oscillatore da 12 mhz.
Il controller è un CBM2091 della Chip Bank Microelectronics un TQFP (Thin Quad Flat Package) 7x7 mm e spesso 1mm (abbastanza diffuso e credo facilmente reperibile) 
Il Nand Flash Memory chip è uno Specteck FBNL52AHGK3WG da 8 Gb TSOP Type 1 (Thin Small Outline Package) a 48 pin, anche questo di "relativamente facile" reperibilità (sempre te ne vendano uno soltanto e convenga pagare le spese di spedizione). 
Ma il malfunzionamento da cosa potrebbe dipendere?

Potrebbe essere il quarzo? Poco probabile. fosse il quarzo che non oscilla la chiavetta non verrebbe nemmeno vista, mentre abbiamo verificato che viene riconosciuta. Scartiamo quindi il quarzo.

Potrebbero essere i pin D+ e D- della USB magari staccati causa inserimenti forzati che hanno sollecitato meccanicamente la chiavetta?? Un ispezione con un microscopio digitale ci conferma che i contatti sul PCB sono a posto, compresi quelli verso la porta USB del PC. 

Potrebbe essere il controller? Probabile. Dal data sheet vediamo che esso contiene due regolatori di tensione che regolano i 5volts (pin 1) dell'USB, uno a 3.3 volts (pin 2) ed uno a 1.8 volts (pin 3), usati per il chip di memoria. Basterebbe verificare se da quei due pin ci sono le tensioni dichiarate ma... stiamo parlando di saldare ai piedini dell'integrato da 0,5mm (davvero inaccessibili senza specifica attrezzatura) dei fili altrettanto sottili con una punta a spillo (skill level 10/10). Altro non mi viene in mente. 

Potrebbe essere il chip di memoria? Probabile. Verificato che è alimentato correttamente dal controller, potrebbe essere il chip guasto o che ha raggiunto il numero massimo di cicli di lettura scrittura. Come verificare? bisognerebbe staccarlo dal PCB, inserirlo in un lettore di flash ram per esserne sicuri (lettore che per ora non ho) e verificare se leggibile.

Poi dipende: vogliamo davvero recuperare i dati eventualmente presenti o vogliamo riparare la chiavetta? entrambe le ipotesi  richiedono due approcci diversi. Per recuperare i dati (almeno tentare, se recuperabili) occorre staccare il flash chip e: o inserirlo in un lettore oppure provare a saldarlo su una chiavetta gemella (praticamente introvabile). Altrimenti, per riparare, appurato se il controller funziona o meno, occorre sostituire i chip sperando di trovarli e sperando che il costo del materiale non superi il valore di una chiavetta da 8 giga. Al limite si potrebbe verificare se i chip da 16 o 64 abbiano la stessa piedinatura ed aumentare così la memoria disponibile. Mettiamo in conto anche il valore "emotivo" di una riparazione difficilissima.... priceless.  
Vedremo. Alla prossima

P.S. il gobbo sgobba. Ripeto: il gobbo sgobba. 

lunedì 4 settembre 2017

una conversazione allucinante

Ho rottamato un veicolo giunto a fine vita... più di trent'anni di servizio, più che onorevole, sono tanti, senza nemmeno nel frattempo incorrere in rotture o guasti oggi programmati nei "moderni" veicoli.  
Il mezzo riportava sulle fiancate delle scritte pubblicitarie sulle quali grava l'ennesima imposta, riscossa dal solito ente che si frappone fra l'amministrazione comunale e l'utente cittadino, giusto per foraggiare i soliti approfittatori privati che nella PA vedono una mangiatoia ben foraggiata ma da condividere non certo con gli utenti finali. Come ogni italica complicazione, per far cessare l'imposizione tributaria, occorre avvisare l'ente intermediario e, dato che siamo cittadini 2.0, proviamo a farlo con una procedura telematica che ci permette di risparmiare tempo.... Ovviamente nel paese delle complicazioni assurde ed inutili le sorprese non mancano. 
Ci si collega al sito e si inizia a cercare l'immancabile versione digitale del modulo da trasformare poi in modulo cartaceo per la firma manuale e ri-trasformazione in digitale (di firma digitale nemmeno a sognarsela). Il sito, ovviamente progettato con i piedi, ci porta alla sezione che più sembra adatta allo scopo, raggiunta per intuito e tentativi. Occorre però "registrarsi" e dare dati che francamente sono inutili per espletare la pratica: numero di cellulare (personale), data di nascita assieme al codice fiscale (dato doppio), numero di fax (per chi ce l'ha ancora).. e via dicendo... tutti dati obbligatori (sic!)
Ci si autentica e si inizia ad accedere al portale servizi per gli utenti. A qualsiasi richiesta però ci viene proposto di digitare un "codice utente" ed un "codice di controllo" con l'avvertenza che in mancanza dei quali (mai ovviamente comunicati preventivamente) occorre telefonare alla sede. Assurdo. Senza quei due dati non si può proseguire. Telefoniamo e ci mettiamo in contatto, dopo il filtro IVR, con un'impiegata. 
"Buongiorno, dovrei compilare il modulo di comunicazione cessazione imposta di pubblicità sui veicoli ma il sistema del vostro sito mi chiede codice utente e codice controllo."
"Non servono i codici"
"ma il sistema me li chiede"
"basta che mandi una mail con la targa del veicolo dicendo di aver rimosso le scritte"
"una mail normale? no una PEC?"
"basta che mandi una mail con la targa del veicolo dicendo di aver rimosso le scritte"
"ad onor del vero il veicolo non è più circolante. è stato rottamato, posso inviare il certificato di rottamazione?"
"si, allora mandi una mail con la targa del veicolo. Basta che rimuova le scritte"
"ok ma come faccio a scaricare il modulo richiesto?"
"basta che mandi una mail comunicando la targa del veicolo e dicendo di aver rimosso le scritte"
"grazie, ancora una domanda... come posso ottenere il codice utente ed il codice di controllo per accedere all'area riservata e rettificare i miei dati?"
"no, no, basta una mail con la targa del veicolo dicendo di aver rimosso le scritte"
"Grazie buona giornata"

Ma come li assumono certi dipendenti nel vostro paese? Ed a chi è affidato lo sviluppo dei servizi via web? E' normale che per il login, il campo E-mail sia precompilato con il codice fiscale? E' normale che i documenti in PDF non si riesca a scaricarli? E' normale che per accedere telematicamente sia necessario preventivamente telefonare in orario d'ufficio senza ottenere ciò che è richiesto dall'ente stesso?... NO, non è normale. Non sembra nemmeno normale l'operatrice al telefono, forse un assunzione fra le categorie protette alla voce "malati di mente" o "pappagallo risponditore".
Ed anche oggi l'ennesima rottura di c*glioni accompagnata dall'onnipresente perdita di tempo in un paese che sulla carta è meraviglioso ma sotto sotto... non funziona letteralmente nulla (a parte la riscossione delle tasse ovviamente). Alla prossima

P.S. la vecchia salta il fosso. ripeto: la vecchia salta il fosso. 




giovedì 10 agosto 2017

Ventilatore V6340C parte 2 (riparato - again)

Ed ecco che con il caldo torrido ritorna ciclicamente la mattanza dei ventilatori cinesi. Questo in particolare proviene da una riparazione dell'anno scorso (stesso periodo...ma và?). Stavolta non è il condensatore andato ma il motore. Morto. Dopo aver proceduto con l'apertura dell'apparecchio (già descritta nel post precedente) si procede con l'apertura delle due calotte metalliche del motore, quelle che sorreggono l'asse su cui va avvitata l'elica. 
La causa della morte prematura del motore è immediatamente evidente. Ad una estremità dell'asse si è formata una specie di melma che indurisce la rotazione dell'asse. Asse duro = surriscaldamento del motore. Di conseguenza, raggiunta la temperatura critica, il fusibile interno di protezione, un fusibile termico non ripristinabile, è saltato interrompendo del tutto il circuito per evitare ulteriori e pericolosi surriscaldamenti (Motore Modello R12-1 da 40 Watt Foshan Shunde Rihuang Electric Company ltd.). 
Per eliminare le cause è sufficiente con della paglietta o con della carta vetrata finissima (1000 grit) eliminare la formazione che impedisce lo scorrimento fluido dell'asse nella bussola di supporto (previo ammorbidimento con spray sciogli grasso o solvente). Con uno scovolino si suggerisce di passare anche la bussola di supporto in modo da eliminare totalmente qualsiasi ostacolo. Si rimontano le calotte metalliche (4 dadi, rondelle e viti passanti) non senza prima aver imbevuto i feltrini interni di svitol. Si controlla che meccanicamente sia tutto ok e si procede con la sostituzione del fusibile. 

La sostituzione del fusibile termico, quello in questo motore  è  un fusibile da 130 gradi 2A 250 Volts in sigla T3WC, sostituito con un altro modello da 128 gradi, non è un operazione facile e non è alla portata di tutti. Innanzitutto occorre individuare dove si trova. Di solito è nascosto, racchiuso dentro un tubicino isolante, posto a ridosso di un avvolgimento. 
Inoltre è solitamente tenuto in sede con dello spago imbevuto di resina indurente che serve a fissare stabilmente tutti i componenti interni dello statore (fili, avvolgimenti ecc.). Staccare il tubicino è rischioso in quanto si corre il pericolo di strappare qualche filo sottilissimo degli avvolgimenti (nel qual caso si può buttare tutto). Per sostituirlo con uno nuovo inoltre non si può usare lo stagnatore (scalda...il fusibile è termico...vedi tu). La difficoltà è poi nell'isolare nuovamente i terminali. A motore aperto in fase di costruzione è abbastanza facile, mentre a motore assemblato l'operazione è bestemmiogena. Per ovviare si sostituiscono i tubicini sterling con del nastro Kapton che resiste bene alle alte temperature (niente nastro isolante...il motore comunque scalda un pò, per cui...). 
Fatte queste considerazioni, la sostituzione di un fusibile termico in questo modello è sconsigliata, difficile per un hobbista, a meno che non si voglia rischiare di buttare 2,5 euri per un fusibile termico nuovo e distruggere l'avvolgimento. Sostituire tutto il motore compreso il meccanismo di oscillazione? magari anche si, ma credo si spenda meno ad acquistare un ventilatore nuovo. 
Un ultimo consiglio: per i ventilatori, specie se li si fa andare per tutto il giorno anche se per pochi mesi, è consigliabile prendere quelli in metallo, costano un pò (molto) di più ma sono più robusti e duraturi. Happy repair. Alla prossima. 

P.S. il cammello ha sete, il sentiero è arso. Ripeto: il cammello ha sete, il sentiero è arso. 

venerdì 4 agosto 2017

mala tempora currunt (sed peiora parantur)

mi hanno proposto di Offrire Customer Experience Omnicanale Agevoli... di dar vita a experience, journey e relazioni omnicanale... in Cloud così come On Premise... inbound ed outbound...?????? che caxo vuol dire?

leggi e rileggi, alla fine è chiaro... una sorta di CRM per la gestione delle relazioni azienda - dipendenti - clienti. Una specie di grande fratello con finalità diaboliche, in grado di manipolare la percezione della realtà e cambiarne le cornici. Tipo quando hai un cliente rompicaxi che per certi spin doctor diventa una opportunità per pigliarlo per i fondelli cambiando il significato delle parole e riportarlo sui binari della fedeltà felice ed assoluta all'azienda del male. Ciò vale anche per i dipendenti che devono coalizzarsi per il bene dell'azienda attraverso percorsi di "team building" ovvero gioco di squadra che in parole povere significa: ubbidisci altrimenti sei fuori. 

Le grandi aziende si affidano a certi servizi per entrare direttamente nella tua vita, appropriandosi la tua libertà di pensare con la tua testa (ammesso che ci sia ancora qualcuno in grado di farlo) e soffocando la possibilità di scegliere sulla base di proprie mappe mentali (le esperienze passate), faticosamente costruite man mano che si invecchia. Le esperienze passate, quelle negative, vengono ridipinte, rielaborate, ricostruite attraverso dei processi comunicativi pianificati su base scientifica. I vecchi commerciali o capi reparto non esistono quasi più, sostituiti da dottorini onniscenti che agiscono direttamente sull'inconscio dell'individuo. Luminosi managers del nuovo millennio, dallo stipendio di giada. Ciò che riescono a fare è devastante: riescono a fare in modo che sia il cliente stesso (o dipendente o comunque loro "subalterno) a prendere una decisione che pare autonoma ma in realtà è abilmente indotta. In due parole ci pigliano per il culo e ci portano pure ad una convinzione/decisione apparentemente autonoma. Nessuno su questo pianeta andrà mai contro una decisione che è convinto sia stata elaborata da sè, è ovvio. Il nostro cervello tende a darci ragione e raramente ci contraddice (fatti salvi i casi di malattia mentale). 
Per cui ci troviamo in una società di persone "convinte" di quello che fanno e guai a contraddirli. Facciamo un esempio per capirci: provate a criticare un acquisto dell'ultimo smart phone... verrete molto probabilmente sommersi da un interminabile sequenza di motivazioni positive che in realtà sono solo una ripetizione a pappagallo di ciò che l'azienda è riuscita a vendere... un incubo mascherato da sogno. Un incubo in quanto il modello acquistato con tenace "autoconvinzione" in realtà è uno spyware, che fa a pezzi la tua privacy, registrando tutte, ripeto, tutte le tue mosse, spostamenti, conversazioni, preferenze, ecc, ecc... rivendute poi a chi ha interesse a proseguire la manipolazione e vendere qualcos'altro, merci, beni o servizi che siano... marketing mirato. Per apparire alla moda hai abdicato al tuo ruolo di individuo senziente.

Provate ancora a far notare che la totale dedizione all'azienda per cui lavorano sta mangiando loro il tempo libero, gli affetti, l'individualità, in cambio di pochi spiccioli..... guai a farlo. L'azienda che li schiavizza verrà descritta come l'azienda migliore del mondo, attenta alle esigenze dei propri collaboratori, generosa e meritoria di riconoscenza. I più intelligenti diranno "si, ma sono costretto a farlo" ma su questo meglio non approfondire troppo. 

Abbiamo creato una società di zombies! dopo aver fatto sprofondare nell'ignoranza la maggior parte di loro per isolarli da una sparuta minoranza di "dotti", è partita la fase due: menti fragili (per alcuni tabula rasa) da sfruttare sia come manodopera che come consumatori. E le grandi aziende ringraziano, comprendendo non solo gli azionisti cornuti col macchinone e la barca, ma anche il seguito di mogli vaccone in pelliccia ed occhialoni, col SUV e cagnolino rabbioso, i figli viziati, le figlie troie e drogate, sino ai soliti leccaculo che quest'ultimi non mancano mai... ZECCHE!
  
Ora, pensiamoci un attimo, prendiamoci il tempo per farlo. Abbiamo scampo a questo male endemico? Possiamo evitare di farci prendere per i fondelli? davvero vogliamo omologarci al resto del mondo in nome di un concetto di benessere indotto e descritto da altri che non è certo ottimale per condurre l'unica vita che abbiamo?

Io una risposta ce l'ho ma è la MIA risposta. devi solo trovare la tua, diversamente umano. Alla prossima, ma anche no.

P.S. Erminio è assai grato. Il portone è socchiuso. Ripeto: Erminio è assai grato. Il portone è socchiuso.

martedì 25 luglio 2017

Controllare la pressione della pompa macchina caffè

Il caffè rientra fra i diritti fondamentali dell'uomo, assieme agli altri ma senza riconoscimento ufficiale (ipse dixit). Ragion per cui, se per un motivo qualsiasi la macchinetta del caffè espresso che troneggia in cucina smette di funzionare... no... l'eventualità non è contemplata, la macchinetta del caffè è come un dispositivo salvavita e ne va garantito il funzionamento. 
Per i più intraprendenti, previo consenso dell'amministratore delegato che scettico concede al manutentore di casa il permesso di intervenire, è riservato il sacro compito di armarsi di attrezzi  e procedere con la riparazione urgente. 
Fra i difetti maggiormente riscontrati nelle macchinette per il caffè espresso possiamo elencare:
  • perdite di acqua 
  • gocciolii e stillicidi
  • mancanza di pressione
  • rumori strani e vibrazioni inusuali
  • altri strani sintomi solvibili solo con uno sciamano 
Più in generale quindi o perdite di acqua o pressione in calo. 
Per la pressione (fornita da una pompa elettrica) occorre innanzitutto assicurarsi che tutti i percorsi siano liberi da calcare che, in alcune zone con l'acqua particolarmente calcarea, provoca dei veri e propri ostacoli con incrostazioni "facilmente" rimovibili grazie ad appositi prodotti principalmente a base di acido citrico (o più drasticamente con l'apertura della caldaia). 
Per assicurarsi se l'acqua scorre a vuoto in modo fluido e la pompa funziona, è sufficiente staccare il tubicino di mandata (in uscita), direzionarlo in un contenitore ed azionare il pulsante di erogazione. In questo modo si esclude il problema di malfunzionamento dovuto al calcare (flusso d'acqua insufficiente) o alla bobina della pompa (quando proprio non parte). 
Tuttavia, può verificarsi un problema intermedio. La pompa, a vuoto eroga acqua (bobina integra), sembra funzionante, ma sotto carico la pompa non ce la fa proprio a far uscire caffè dall'erogatore che dovrà però essere caricato con la polvere "giusta" (non macinata troppo finemente). 
A questo punto il problema può risiedere nelle membrane usurate della pompa che va sostituita. Ma c'è un modo più rapido per individuare da subito quest'ultimo problema senza dover perdere tempo a sezionare, pulire, decalcificare, smontare, rimontare, scaldare e provare a fare un caffè con conseguente spreco del sacro macinato?
Per misurare se una pompa funziona o meno entro i parametri di costruzione, occorre ovviamente conoscerli. A quale pressione deve essere l'acqua in uscita da una pompa normalmente installata in una macchinetta del caffè per uso domestico? Sembra che il valore più gettonato si aggiri attorno ai 4 bar ma è sempre bene cercare di conoscere il valore del modello in possesso, magari rompendo le balle a qualche centro di assistenza o, perchè no? direttamente al produttore. 4 bar valgono per la pompa, non per il vapore che è generato all'interno della caldaia ed esce direttamente dal beccuccio del cappuccino. 
Ma... dove deve essere misurata la pressione? appena dopo la pompa o dopo la caldaia? Dipende da cosa si vuol provare. Se si desidera testare solo la pompa, occorre collegare in uscita un manometro per liquidi, costruendo un adattatore che assicuri la tenuta in pressione (no perdite). Si aziona la pompa con il pescaggio nel serbatoio principale e si misura. Semplice. 
E' ovvio che l'auto costruzione di strumento simile è giustificato solo per chi abitualmente effettua riparazioni. Per chi invece si ritrova con il problema (statisticamente probabile ogni tre o 4 anni di uso intenso se la manutenzione periodica viene effettuata) e decide di far da sè, occasionalmente, c'è qualche alternativa? Forse sì, ma è un metodo meno preciso e che andrebbe tarato con una pompetta sicuramente funzionante. Basta costruirsi un sifone trasparente, un tubicino di gomma piegato ad U fissato su una scala graduata (del legno compensato), riempito parzialmente di acqua e chiuso nell'estremità opposta all'estremità che va alla mandata della pompa. La pompa comprime l'aria residua all'interno del tubicino tanto quanto sarà in grado di farlo. Ci si segna con un pennarello il livello a zero pressione, poi il livello con una pompa funzionante e si prova la pompa oggetto di misura. Se si nota una grande differenza, allora la pompa è da sostituire, altrimenti il difetto va cercato altrove. Un minimo di intelligenza, ingegno e manualità fanno il resto (tutte qualità che a me mancano). Alla prossima

P.S. il fiume è in piena e c'è siccità. Ripeto: il fiume è in piena e c'è siccità.

mercoledì 19 luglio 2017

conversione all'islam

Se mai mi convertirò all'islam, il mio nome sarà:

agif al aviv

tanto in arabo si legge al contrario.


una strana "convenzione"

Oggi al cellulare (!!) mi ha contattato una signorina con una proposta "allettante". Lei mi manda i clienti ed io garantisco a loro uno sconto. Ovviamente il "servizio" ha un costo di qualche centinaio di euro all'anno. mmm... puzza di bruciato. Una rapida googlata per leggere le opinioni di chi ha aderito e si apprende che in tre anni nessun cliente si  è presentato allo studio professionale convenzionato, quindi apparentemente sono soldi buttati come quelli per certe pubblicità inefficaci. In teoria dovrebbe essere il "servizio" a veicolare i clienti verso la mia attività. Sembra però che il "come" vengano veicolati i clienti potenziali sia un tantino poco efficace. Una personal page nel loro portale, un indirizzo mail "personalizzato"... una consulenza gratuita sul come fare... nulla di più a quanto pare. Una cosa simile a grupòn per capirci ma a pagamento fisso annuale e non a percentuale. La consulenza fornita poi è offerta per insegnare al cliente come farsi pubblicità da solo... ma allora cosa li pago a fare? per una mail ed una paginetta sul web? 

Ma il problema non è questo.  E' il concetto generale che non va. Dovrei pagare qualcuno ed in più garantire uno sconto se tizio si presenta con la loro tesserina! pagare due volte insomma. 

Nel mondo professionale (i liberi professionisti con ritenuta di acconto) in realtà la cosa ci può stare. Si pompa il preventivo della stessa percentuale dello sconto e gli argomenti usati per giustificare la parcella si sa sono infiniti, compresi quelli che fanno leva sulla necessità e sulla paura... è solo marketing in fin dei conti. Ma se pago loro, del marketing dovrebbero occuparsi loro non il professionista. In pratica si delega a terzi l'attività di procacciamento clienti, attività che se fatta in proprio comunque comporta un costo. Per attività di "procacciamento" si intende tutto ciò che si fa per convincere preventivamente il cliente, il quale si presenta dal professionista già pronto a firmare l'incarico senza ulteriori attività. Allora si, se fosse così sarei ben felice di pagare qualcuno che si configura come il mio "commerciale" di riferimento, ma di sicuro lo pagherei a percentuale sul venduto, non certo con un fisso annuale.  Tutto il resto è solo fuffa per raccattare dati e soldi. 

Giusto per fare un esempio, tempo fa io ed alcuni amici ci siamo recati in un ristorante egiziano, con tanto di mega sconto grupòn. Abbiamo mangiato benissimo, ci siamo pure divertiti ... ma... ci tornerei? sicuramente sì... se trovo un altra offerta con uno sconto simile o superiore. Altrimenti no! Consiglierei ad altri il ristorante? Magari anche sì, suggerendo però di aspettare un coupon sconto che renda più appetibile la spesa (ma la crisi fa già questo).
Per me grupòn non funziona per gli esercenti,. E per me, è mia opinione, non funzionano nemmeno le tesserine per la convenzione da pagare due volte (fisso annuale più sconto).

C'è poi un altro aspetto da vedere. Un professionista, che sia avvocato, dentista, asrchitetto ecc.ecc. che si presenta sul mercato con lo sconto è in realtà un perdente stafallito. Lo sconto denigra il decoro ed il prestigio della professione e del professionista. Lo sconto annichilisce la professionalità in quanto il motivo per cui il cliente si rivolge al professionista è solo economico non certo legato alla "bravura" od alla professionalità.

Devo dire che la telefonata ricevuta senza preventivo consenso in violazione della mia privacy non si è nemmeno protratta a lungo. appena compreso il contenuto dell'offerta la mia risata è stata sufficiente per inibire qualsiasi ulteriore insistenza e l'operatrice (poco preparata e poco professionale) ha preferito tagliare corto e troncare la conversazione. Grazie. Numero in black list. Alla prossima. 

P.S. l'azienda non ha amici, solo clienti. Ripeto: l'azienda non ha amici, solo clienti.

giovedì 29 giugno 2017

Trapano PT Tool mod.CD006 (riparazione parte 2 - sostituzione motore)

Non male, davvero. Ero rassegnato a buttare l'avvitatore ma alla fine... riparabile. Avevamo visto nel post precedente il problema. Motore praticamente andato, da sostituire. Sorprendentemente, dalle centinaia di motorini salvati dalla pulizia periodica, ne trovo uno che forse fa al caso, stesse dimensioni, stesso voltaggio, stesso passo delle viti di fissaggio... un quasi miracolo (o frutto della standardizzazione di massa nella produzione cinese). Ma andiamo con ordine. 
Per smontare l'avvitatore si procede con togliere le otto viti nere con testa a croce, a vista, poste tutto attorno all'avvitatore. Nessuna vite nascosta sotto le etichette o sotto i tappini di gomma. 
L'apertura è immediata, non ci sono clips di aggancio, o saldature ad ultrasuoni o adesivi o altre trappole bastarde. 
Si toglie il motore, solidale al riduttore planetario e mandrino, trascinando anche il pulsante regolatore di velocità (con la levetta per la rotazione reverse) ed i contatti batteria, un unico blocco. Occorre in questa fase ricordarsi di segnare con un pennarello rosso indelebile la posizione dei contatti della batteria (filo rosso positivo, filo nero negativo) che dovranno poi essere rimontati correttamente senza invertire la polarità e rischiare di bruciare il regolatore di velocità. 
Si staccano i fili nel retro del motorino in modo da maneggiare meglio il corpo motore / riduttore / mandrino che dovrà essere smontato. Il motorino infatti è avvitato internamente con due viti di acciaio e per toglierlo occorre preventivamente aprire il coperchio del riduttore svitando le tre viti nere con testa a croce. Fare molta attenzione ai tre ingranaggi nei quali si infila il perno del motore. Un pò d'olio e grasso dovrebbero tenere "incollato" il tutto ma la precauzione è d'obbligo, giusto per evitare di rimontare gli ingranaggi nella stessa sequenza o dover cercare a pavimento le rotelline che magicamente si infilano sempre nei posti meno accessibili e più impensabili. 
Ora viene il bello. Sicuramente il motorino di recupero non avrà l'ingranaggio giusto montato nel perno. Quello che ho usato io aveva una puleggia per il trascinamento di una cinghia di un carrello di stampa di una stampante HP a getto di inchiostro. Essendo di plastica, per toglierla è bastata un cacciavite piatto. L'ingranaggio da recuperare dal motorino bruciato è invece metallico (per fortuna almeno non è di plastichetta), infilato a pressione. Occorre sfilarlo. Moooolto tempo fa avevo acquistato un estrattore di ruote per modellismo. Saggia decisione, anche se non ho la passione per le automobiline... purtroppo in questo caso e per questo utilizzo, ho dovuto modificarlo un pò in quanto il perno del motore non passava nell'alloggiamento dell'estrattore. 
Con una punta diamantata ho allargato lo slot ed alla fine sono riuscito ad estrarre l'ingranaggio. Per installarlo nel perno del nuovo motorino? Morsa in metallo (di quelle ad apertura generosa) e un pò di manualità. Alla fine l'ingranaggio ha trovato posto nel nuovo motorino ... il 90% del lavoro svolto. 
Si rimonta il tutto (non è difficile) cercando di seguire i segni (il riduttore entra bene solo in una posizione) e si prova. Se tutto è andato per il verso giusto, l'avvitatore riprende a funzionare come prima. Ora, alcune considerazioni:
Il motore. Quello originale riporta le seguenti sigle: HRS-550S-7521F DC 12V HONG YANG (modello - tensione di lavoro - produttore).  E' un motorino che si trova in commercio a circa 10 sterline (https://gimsonrobotics.co.uk/categories/dc-electric-motors/products/hrs-550s-dc-36mm-motor-12v-and-18v-versions) descritto come "high-powered brushed DC electric motor is of a '550' can size, typical to many cordless tools and remote control cars. Maximum efficiency power output can exceed 80W and peak power output is hundreds of watts from a motor only 36mm in diameter. " già pronto con l'ingranaggio a 9 o 15 denti oppure su ebai http://www.ebay.com/itm/RS-550-Motor-18-volt-12-24-v-DC-20k-RPM-High-Torque-Drill-Robot-Saw-Electric-/221686274208 a 16 dollari circa... un miracolo. L'ampia offerta di ricambi ci suggerisce che in realtà è probabile che si brucino più spesso di quanto si pensi.
Quello di recupero invece riporta le sigle: C8108-60062 - TN821803 - made in china (codice parte HP - modello (forse) - luogo di produzione). L'unica cosa in comune è la tensione di lavoro, 12 volts. Oltre a questa si rileva la stessa disposizione / dimensione dei fori di fissaggio. Quello di ricambio è leggermente più lungo (1 millimetro) ed il perno è passante (esce da entrambe la parti) e va oltre l'altezza dei due contatti... meglio così, meno complicazioni nell'infilare a pressione l'ingranaggio nella morsa. Inoltre il motorino nuovo non ha fori di ventilazione ed apparentemente nemmeno una ventolina che si intravede nel modello bruciato. E' certo che il motorino di trascinamento di un carrello di stampa non è progettato per un uso "pesante". Forse quest'ultima differenza lo renderà puù soggetto a riscaldamenti o forse i motorini di quelle dimensioni sono tutti uguali.
In realtà il motorino della stampante non va bene, è troppo lento e non ha la stessa coppia di quello originale...peccato.

Il regolatore di velocità è tutto racchiuso e l'unico componente che lascia intravedere è un integrato della ST Microelectronix (P60NS04Z N-CHANNEL CLAMPED 10 Mohm - 60A TO-220 FULLY PROTECTED MESH OVERLAY MOSFET ) montato du un dissipatore di alluminio. Dato che funziona non cercheremo di decodificare lo schema.  
Per finire... che dire? mi ritrovo con l'avvitatore in attesa di ricambio, ho alleggerito la discarica, mi sono pure divertito... satisfaction level 100%....per ora Alla prossima.

P.S. Come primo, brodo di giuggiole. Ripeto: Come primo, brodo di giuggiole.