giovedì 29 dicembre 2016

Caxo, dicembre di**erda

Mese di**erda questo del 2016. Nemmeno il tempo di postare qualcosa, nonostante i millemila argomenti a disposizione. Un paio di lutti inaspettati, un paio di insoluti difficili da gestire, un paio di clienti che i gibboni sono più intelligenti, un robot pulisci pavimenti che ha iniziato a fare il mattto e che dovrò riparare, le lame di un tritatutto da ricostruire, alcuni inviti ad eventi al posto dei quali preferiresti lanciarti con l'elastico dentro la lava vulcanica, una marea infinita di autentiche rotture di c*glioni che fanno perdere solo tempo e soldi, un continuo approssimarsi di unani di m*rda che cercano contatto (regolarmente trucidati a suon di frecciate sarcastiche), zombie allo smartphone che ti tagliano la strada, impiegati alle poste al minimo storico di neuroni, rompiballe in astinenza di favori agratis, automobilisti in piena demenza da frenesia consumistica, ciccione brutte come la fame in perenne ricerca di una soluzione a suon di minigonne e tacco 12, con dei reggiseni e slip che sembrano il tentativo di mettere un elastico attorno ad un uovo, con delle acconciature a caxo (basta che costi un occhio farle) e che sembrano prodotte da parrucchiere in astinenza da crak, vigili e carabinieri che quando ti fermano ti trattano come il peggior terrorista islamico evaso da guantanamo, bariste incazzate, benzinai esauriti e strafatti di idrocarburi, commesse in negozio intente più a darsi un aria indaffarata pur di evitare il contatto con i clienti, commercianti piagnucoloni, vampiri e sanguisughe, ridicoli poveracci a piede libero che per questo mese cercano di atteggiarsi a sceicchi del cattivo gusto e dulcis in fundo...una marea di conti da pagare, di scadenze, di spese a cui si sommano le richieste dei soliti finti babbi natale & Co. che chiedono offerte in danaro contante per aiutare chiunque stia a più di 10.000 km e più di distanza (così non puoi controllare se verranno aiutati davvero). 
No, dico, ogni anno la stessa solfa, anzi, peggiora sempre di più. Questo mese è proprio da dimenticare. Buon anno di m*erda branco di teste di caxo!!

P.S. il lavandino è intasato, i panni sono sporchi. Ripeto: il lavandino è intasato, i panni sono sporchi.


giovedì 17 novembre 2016

Ko tecnico

...da cinque 21 31 41 giorni quando ho scritto questo post, sto sperimentando direttamente cosa significa restare tagliati fuori dal mondo (o quasi) [finalmente risolto due giorni prima di natale]. Il fornitore di connettività su cui mi appoggio mi avvisa un mese fa che devono intervenire a loro spese per cambiare l'antenna del Wi-max.  Improvvisamente la fornitura ADSL si interrompe. Telefoni voip ko, server della posta fuori uso, funzionalità "social" (4 gatti) precluse.... il nulla. Non credevo di dipendere così tanto da un fornitore che si può impunemente permettere di fare un pò come caxo gli pare, compreso non rispettare i contratti e pretendere pagamenti puntuali. 
Già mi infastidisce non poco che mi imponga di usare i suoi DNS senza possibilità di scegliere. Già mi ha infastidito l'atteggiamento di maggio 2016 (altra sostituzione dell'antenna) per disservizi vari che si protraevano da mesi e mesi prima (rallentamenti sotto la soglia contrattuale). Già mi infastidisce la mancanza di informazioni al riguardo e soprattutto la mancanza di previsioni sul quando il servizio verrà rispristinato ("quanto prima" non vuol dire un caxo!). 
E poi... non ci credo proprio che siano "spiacenti" per l'inconveniente. Quali inconvenienti? Qui si parla di danni emergenti e lucro cessante. L'attività è praticamente ferma, la ricerca di nuovi clienti ferma, la possibilità di essre contattato poi è praticamente nulla. Lo smartphone? si certo, navigare e lavorare con quegli aggeggini è praticamente impossibile dai. Va bene per rompere i c*glioni su faccialibro, e leggere comunicazioni telegrafiche nelle chat... provare a leggere un PDF da un centinaio di pagine con lo smartphone, provate a fare una fattura o un offerta decente, provate a redarre una relazione tecnica con tanto di foto e grafici, provate a sviluppare un sito web o del software, dai e poi ditemi.
Tanto valeva mettermi il bavaglio o rinchiudermi in galera. In pratica sto per sperimentare la dittatura di un regime fatto dai privati (...ed aspettiamo dopo il 4 a vedere che succederà). Ed allora? che si fa per garantirsi il diritto ad interagire col prossimo? E col diritto di poter esercitare la propria professione? ci si arrangia. Il wifi non è poi così sicuro come si crede e la marea di utonti che mi circonda in fin dei conti di mega ne hanno sin troppi, tanto vale prendersene un pò. Certo è che non vedo l'ora di tornare a casa, fuori da questo "paese" allo sbando. Ah, quasi dimenticavo.... ho provato a consultare la concorrenza per verificare altre offerte..... sito KO o il provider in uso non permette di consultare le offerte dei concorrenti, non lo so ma... cominciamo bene. Digital divide? Quale digital?

P.S. l'elicottero è nero. Ripeto: l'elicottero è nero. 

giovedì 10 novembre 2016

Cable organizer (unidea)

Da anni ho adottato la soluzione del rotolo della carta igienica per meglio organizzare i cavi di alimentazione 230V che girano per casa. Qui non si butta nulla. C'è però un doppio problema. Se dobbiamo riporre una prolunga, il tubo della carta igienica è troppo piccolo. Se invece parliamo dei cavetti urb, il tubo della carta igienica è troppo grande. Per le prolunghe si possono usare tubi di cartone dei rotoloni o altri tubi sempre di cartone un pò più grandi. Ma...per i cavetti USB? i tubicini dei rotoli per la carta delle calcolatrici sono troppo piccoli e non si riesce a trovare una misura intermedia. Occorre ripiegare verso altre soluzioni. 
In commercio esistono delle striscioline di velcro da fissare al cavetto.... ma di acquistare nemmeno l'idea, mi spiace ma non ho mai interrotto lo sciopero della spesa proclamato molti anni fa. Esistono delle soluzioni più economiche. 
Si prendono delle striscioline di velcro recuperate da qualche chiusura di qualche cosa che sta per essere dismesso. Una delle due parti è composta da tanti piccoli uncinetti, mentre l'altra è una specie di selva di filetti sintetici che con la pressione si agganciano in modo non permanente agli uncinetti. Al limite, ma proprio al limite, si va in merceria e si acquista una fettuccia della lunghezza e larghezza desiderata (io no, resisto). 
Si prendono i due pezzettini della lunghezza desiderata e li si incolla (in modo che uncinetti e filetti restino esposti) con del collante per tessuti (basta che il collante resti flessibile dopo l'asciugatura). Per i più virtuosi fortunati possessori di una macchina da cucire...
Ecco, delle chiusure su misura facilissime da realizzare, economiche, pratiche ed anche i cavetti più sottili e corti possono trovare il loro ordine senza attorcigliarsi o annodarsi ovunque. Prima di buttare, recuperare e mettere da parte anche i componenti apparentemente più insignificanti. Alla prossima. 

P.S. il ragno rosso è nel buco grande. Ripeto: il ragno rosso è nel buco grande.

Tablet Blank screen (parte 2)

Alla fine, dopo le disavventure già spiegate, ce l'ho fatta. Un Tablet Lazer AN10G2-LZ modello A101C FCCID SOVA101C (originariamente venduto nella catena Auchan, francese) è diventato un Arnova AN10G2 con firmware originale e soprattutto.... con i permessi di root! 
Come avevo ventilato, ho provato ad aprirlo (solo 6 viti nel retro), per giocare un pò con l'hardware... dentro due batterie REC435122P MH45125 da 3000mAh / 11,1 Whr (in parallelo) ed una mother board protetta da entrambi i lati da due schermature metalliche saldate al circuito stampato, manco sotto ci fossse un segreto di fatima. Deluso, ho deciso per ora di non staccare le due piastre e rimontare il tutto per tentare ancora di rootarlo (lo so, un mulo in confronto a me è meno testardo). 

Con linux, il comando "lsusb" evidenzia un device ID 2207:290a senza alcuna descrizione testuale (Bus 002 Device 009: ID 2207:290a ). Da una ricerca ho scoperto che il codice 290a corrisponde al processore rockchip RK2918 (utile a volte per scoprire qual'è la ROM adatta da flashare). 
L'uso di un altro script trovato in forma sorgente (rkflashtool.c) e compilato senza errori (occhio che nesistono almeno due fork disponibili) mi ha permesso di estrarre il contenuto della NAND Flash e scoprire così molte cose utili, tipo le varie partizioni Android:  misc, kernel, boot, recovery, system, backup, cache, userdata, kpanic e user, con tanto di size ed offset, tutte porzioni interessanti a livello di analisi forense a basso livello. 
Per mettere il tablet in modalità adatta a permettere la lettura/scrittura della memoria flash occorre, da spento e con il cavo usb inserito, premere contemporaneamente vol+ ed il tasto di accensione per almeno 5 secondi... il tablet non si accende ma Linux si accorge che qualcosa è stato collegato (vedi con lsusb mentre con quel sistema che non voglio nominare occorre prima installare i driver specifici). A quel punto si può usare il programma; sudo ./rkflashtool p
e si otterranno le seguenti info:
rkflashtool: info: rkflashtool v3.3
rkflashtool: info: Detected RK2918...
rkflashtool: info: interface claimed
rkflashtool: info: reading parameters at offset 0x00000000
rkflashtool: info: rkcrc: 0x4d524150
rkflashtool: info: size:  0x0000025f
FIRMWARE_VER:0.2.3
MACHINE_MODEL:AN10G2
MACHINE_ID:007
MANUFACTURER:RK29SDK
MAGIC: 0x5041524B
ATAG: 0x60000800
MACHINE: 2929
CHECK_MASK: 0x80
KERNEL_IMG: 0x60408000
#COMBINATION_KEY: 0,6,A,1,0
CMDLINE: console=ttyS1,115200n8n androidboot.console=ttyS1 init=/init initrd=0x62000000,0x500000 mtdparts=rk29xxnand:
0x00002000@0x00002000(misc),
0x00004000@0x00004000(kernel),
0x00002000@0x00008000(boot),
0x00004000@0x0000A000(recovery),
0x00082000@0x0000E000(backup),
0x0003a000@0x00090000(cache),
0x00200000@0x000ca000(userdata),
0x00002000@0x002ca000(kpanic),
0x00080000@0x002cc000(system),
-@0x0034c000(user)
Il formato usato per le ultime righe è [size]@[offset](nome partizione)
Con le info estratte, sempre usando rkflashtool, si può scrivere o formattare anche una singola partizione alla volta, a mano e senza i fronzoli delle intefacce grafiche che tanto impigriscono i tecnici. Ora mi sto attrezzando per crearmi una ROM personalizzata. Devo solo capire quale SDK usare.  
Cmq, dopo millemila tentativi, alla fine ci sono riuscito, non senza difficoltà, a rootare il tablet. Già, la rete è strapiena di post di sedicenti "esperti" sedicenti "hacker" imprecisi e superficiali, sgrammaticati e pure permalosi, che suggeriscono le cose sbagliate, che non aggiornano i link proposti, che copiano ed incollano i post di altri senza nemmeno leggerli (ma assumendosi la paternità), in perenne delirio da attiraclick a tutti i costi.... onanisti 2.0
Di firmware ne ho provati più di uno, anche per aggiornare la versione di android dalla 2.x alla 4.x. L'unico che ha funzionato è stato quello compattato nel file arn10g2-23-20.zip (ma ora non ricordo da dove l'ho scaricato di preciso). Nel frattempo mi sto divertendo con ADB shell ed altre cose mie...

Che dire...ora mi sento un pò più libero di prima, senza i limiti imposti da una brandizzazione idiota frutto di una politica di marketing idiota, sostenuta dai soliti idioti in giacca e cravatta, maledetti deficienti, psicolesi, capitalisti del caxo. alla prossima

P.S. la raccolta dei cachi è abbondante. Ripeto: la raccolta dei cachi è abbondante.

martedì 8 novembre 2016

avanti un altro...

Dopo quello che pretendeva rispetto senza averne mai dato nemmeno una goccia al prossimo, è toccato ad un altro, favorevole agli OGM, favorevole al nucleare, favorevole agli inceneritori... qualche merito ce l'avrà pure avuto, forse, ma le idee e le opinioni frutto di interessi economici, mi spiace, non meritano rispetto e nemmeno la compassione ipocrita dei più. 
L'uomo, nel senso profondo del termine, lo si misura dalle azioni, dal rispetto dei valori, da ciò che è disposto a sacrificare di suo per gli altri, dalle sue azioni, dalle sue opinioni e dalle sue parole. 
Se il disprezzare l'uomo che allinea il suo pensiero con la mutevole direzione del vento fa di me una persona spregevole, allora forse si, sono spregevole, ma è nulla in confronto a chi in vita ha sostenuto certe teorie che nel quotidiano e nei giorni futuri danneggiano e danneggeranno la collettività presente e futura. Anche se OGM, nucleare ed incenritori troveranno altri portabandiera, è vero anche che disprezzare i farabutti è cosa nobile

P.S. le pere sono mature. Ripeto: le pere sono mature. 

domenica 6 novembre 2016

Remember, remember....

Remember, remember the fifth of november...

P.S. il fuoco è nel buco. ripeto: il fuoco è nel buco.

venerdì 28 ottobre 2016

Faema MAGICA (rigenerazione)

Gioia e tripudio. Mi arriva per le mani una macchina del caffè da rigenerare, vecchia come il cucco e che necessita di un pò di maquillage, ma si può rivelare utilissima per il caffè mattutino. E' una FAEMA Magica del 1994 funzionante. La si può trovare su subitopuntoit a 25 euri (uno sproposito). Non escludo al momento di farla funzionare automaticamente con un arduino, in modo da trovarla già calda quando serve, senza doverla accendere mezz'ora prima ed aspettare che si scaldi. Per ora, si pone il problema di aprirla, pulirla, testarla e sostituire qualche pezzo se serve (anche se sembra ci siano 2 guarnizioni nuove, di scorta). In rete non si trova molto, per cui occorre procedere con cautela ed intuito, sperando di interpretare la mente contorta del solito ingegnere progettista vessato e condizionato suo malgrado dal solito consulente marketing (lodi al primo, morte al secondo). 
Da dire subito che il vantaggio di questa macchinetta del caffè (oltre a non usare le odiatissime cialde nemiche dell'ambiente e del portafoglio) è la semplicità... pompa, caldaia, un paio di coppie termiche, tre bottoni, una valvola per il vapore e basta, niente di complicato, niente elettronica, niente valvole "antigoccia" (che servono solo a risolvere inutili complicazioni progettuali del direttore marketing bastardo testa di caxo), niente di complicato... bellissima e soprattutto moddizzabile. La caldaia è un pò piccola ma per un single, al massimo per una coppia... è ok ed è gratis :-D . Inoltre la caldaia non è in ottone, vabbè, pazienza... lo fosse stata, sarebbe stato un gioco da ragazzi farci un foro e saldarci (brasatura forte) un bel manometro per misurare la pressione. 
Come smontarla? Occorre, per non dimenticarsene, un contenitore a scomparti, un foglio ed una penna (o matita che è più ecologica). Ci si segna la sequenza di smontaggio delle viti riposte a gruppi negli scomparti numerati. Procediamo.
Si nota che la parte superiore è come una specie di coperchio, Si parte da lì. Due viti nella parte posteriore (dietro in alto) ed altre due sotto, in prossimità del gruppo erogatore, avvitate nella lamiera e con la testa a croce... toglierle senza timore. Si tira la manopola del vapore (è a incastro, niente viti) facendo attenzione a non perdere la lamella di ottone che rinforza la plastica attorno al perno (grazie ing., così la plastica è più "robusta"). Sollevare il coperchio superiore facendo attenzione a non tirare troppo i fili della pulsantiera. 
Con un pennarello segnare tutti i fili collegati tramite fast-on (da entrambe le parti) in modo da poter poi ricollegare il tutto. Fare attenzione al fusibile termico incastrato sotto delle alette in porssimità dei due terminali principali della caldaia... é collegato a due fili azzurri e dentro un tubicino di gomma siliconica (va rimesso al suo posto al rimontaggio). Dalla morsettiera scollegare il cavo di alimentazione 230V che arriva da sotto.  
Per poter effettuare un lavaggio a fondo, va rimossa la pulsantiera premendo le alette plastiche ad arpione... non è per niente facile, ci vuole molta pazienza, forza con le dita ed occhio a non romperle o peggio rompere il coperchio. 
Per togliere tutto il gruppo caldaia ci sono 4 viti più grosse delle altre con testa a croce, due vicino alla pompa dell'acqua (il cilindro di simil ottone col tubo che pesca nel serbatoio) e due vicine alla mosrettiera di alimentazione. Quelle due più piccole servono a tenere la ghiera nera che sta attorno al gruppo erogatore (toglierle per agevolare il lavaggio delle parti).  Dal gruppo erogatore sotto la caldaia si può togliere il filtro metallico attaccato ad una base plastica resistente alle alte temperature (occhio che è un pò fragile, non grattarla con parti dure). Basta svitare il dado in ottone posto al centro. Si toglie il lamierino inox forato (lo si pulisce per bene, anche con uno spillo), facendo leggermente leva dall'interno con un cacciavite piatto (occhio a non deformarlo). 
Si stacca il cavo di alimentazione dopo aver allentato le due viti del serracavo e si toglie tutta la parte superiore che comprende caldaia e pompa dell'acqua, mettiamola da parte. Non è finita, almeno se si vuole lavare le parti plastiche veramente a fondo. Si capovolge il corpo plastico che supportava il gruppo erogatore con la caldaia e si svitano le 4 viti dei piedini (sempre che non siano talmente arrugginite da trovare altre soluzioni, occhio che una è più corta delle altre, segnarsi la posizione).
Si toglie anche la piastrina (2 viti autofilettanti) che serve a fermare il cavo di alimentazione dentro la macchinetta quando non la si utilizza (ottima idea, utile e pratica). Alla fine, per separare la base nera che alloggia i piedini, si toglie l'unica vite ad incasso nell'angolo... con taglio a lama piatta (chissà perchè).
Lavaggio parti in plastica: Acqua calda, sapone, sgrassante, disinfettante (amuch*na), anticalcare, spazzola morbida, stracci in microfibra.... torna come nuova. Particolare attenzione e cura al serbatoio dell'acqua che andrà PERFETTAMENTE pulito e trattato anche con l'anti calcare (per le parti interne vediamo dopo). Anche la vaschetta che raccolglie il caffè residuo andrà lavata per bene, dato che solitamente è la parte più incrostata di tutto il resto. Si può provare anche ad utilizare il Vanish (ossigeno attivo, no per parti metalliche) lasciando a mollo per qualche ora... anche se con modesti risultati.
Sbiancare la plastica. La plastica ingiallisce, specie se esposta ai raggi UV per la presenza del boro, un ritardante di fiamma. Per cui la plastica si imbrunisce ed a poco serve strofinare, non è sporca, ha preso il colore marron. In realtà un modo ci sarebbe per farla tornare bianca splendente. I PCmodder conoscono benissimo la tecnica usata per sbiancare i Commodore 64, gli Amiga ed altri PC vintage. Per ora non voglio approfondire, magari lascio la patina giallina per non togliere il suo aspetto retrò oppure riverniciarla di un altro colore...boh, deciderò.
Le condizioni di questa macchinetta non sono per niente male, anzi. Solo le viti dei piedini da sostituire, il resto sembra ok, quasi nuovo. Forse la pulsantiera frontale andrebbe sostituita (è un casino pulirla) ma di trovare dei pezzi compatibili... non so, forse anche sì, cercherò in giro. Per ora la tengo visto che funziona. 
Disincrostazione interna. Meglio con l'occasione dare una super passata con i prodotti appositi, i cosiddetti sali (che a volte sono liquidi). La procedura si trova nella scatola del prodotto prescelto con le istruzioni ma, di solito, si tratta di far passare il liquido o sale assieme all'acqua bollente per alcuni cicli e poi risciaquare per bene il tutto in modo da non lasciare residui chimici pericolosi. Non dimenticare di disincrostare per bene anche il beccuccio del vapore. Purtroppo questo modello di caldaia non si può aprire per ispezionare l'interno. Inizialmente, al rimontaggio, non usciva nemmeno una goccia d'acqua a causa di un accumulo di calcare sul foro di uscita, tolto entrando dall'esterno con un cacciavite... i sali hanno fatto il resto espellendo un acqua marrone piena di residui. 
Pulizia dell'erogatore: questo modello permette molto facilmente di togliere il filtrino tra erogatore e caldaia. Un dado di ottone da svitare ed il filtrino metallico viene via con facilità. Lo si disincrosta con acqua bollente, sgrassante, aria compressa per liberare tutti i forellini (mai usare polvere di caffè troppo sottile). Fare attenzione che questo dado di ottone tiene premuta una molla sulla cui sommità è posto un tappino di gomma che va a premere sul foro di uscita dell'acqua della caldaia. Serrare il dado tanto quanto si vuole regolare il flusso di acqua in uscita. Meno flusso, caffè più forte, serve spiegare perchè? Per il gruppo che regge il caffè (il filtro dove si mette la polvere) si può smontare il manico togliendo il tappo dal manico e svitando un dado e rondella. Una verniciata ESTERNA con cromo spray e torna come nuovo. 

Si rimonta il tutto, si fa un collaudo generale, un paio di caffè da buttare (od offrire agli "ospiti" sgraditi) e ci si gode la macchinetta... ora vado alla ricerca di un macinacaffè manuale, di quelli di una volta. Lo scopo, a parte il risparmio, è gustarmi l'aroma del caffè appena macinato che è diverso da quello del caffè in busta sottovuoto, notevolmente diverso. L'ingrediente segreto che conferisce al caffè un gusto particolare è anche la soddisfazione personale per l'operazione di recupero, la consapevolezza di non aver ceduto al consumismo, la percezione di aver concretamente boicottato la multinazionale fascista e mafiosa dei rifiuti... vaffanchiulo. Alla prossima.

P.S. La polvere è pronta e Grasso vuole il caffè. Ripeto: La polvere è pronta e Grasso vuole il caffè.

giovedì 27 ottobre 2016

Onetouch Ultraeasy teardown

Un paio di misuratori di glicemia, funzionanti, intercettati in extremis prima della loro sepoltura in ecocentro discarica. Colpevoli di aver esaurito la batteria (una CR2032) e sostituiti dal modello maggiore, decido di smontarli per curiosare, giocare, impratichirmi, documentare, recuperare... 
Il principio di funzionamento, credo di aver capito, consiste nel misurare dell'elettricità prodotta dalla combinazione fra glucosio contenuto nel sangue ed un reagente segretissimo ed ultrabrevettato, contenuto nelle striscioline usa e getta che rappresentano per un diabetico una spesa ricorrente (non bastava il problema dai) ed un enorme profitto per le big pharma. 
L'involucro plastico non è ad incastro ma incollato o saldato ad ultrasioni, fatto sta che tentare di aprire facendo leva nemmeno aparlarne. Il produttore non vuole che lo si apra per paura di dover poi affrontare cause milionarie qualora qualcuno scoprisse il pretesto per intentarle. 
Con un seghetto si incide accuratamente la linea di giuntura periferica e con un cacciavite piatto si fa il resto (la stessa tecnica già descritta in passato per aprire gli alimentatori dei caricabatteria da muro). All'interno...tanto oro, tipico delle apparecchiature medicali. Un portapile a bottone con contatti in oro... verrà recuperato. Un display LCD dedicato, difficilmente riutilizzabile dato che i contatti sono di quelli a pettine nero impossibile da stagnare (investigation in progress). La parte che legge le striscioline? solo dei contatti elettrici, uno per determinare se la striscia è inserita ed un altro per la misura. Per il resto, una manciata di componenti in prossimità dei contatti, con un paio di microscopici integrati dalle sigle indecifrabili (per ora), forse dei convertitori A/D o degli amplificatori operazionali per aggiustare la misura ai livelli del processore. 
Il processore è della Texas Instruments (c'è il logo) con delle sigle che non sono riuscito a trovare in rete. Senza datasheet, difficile recuperare qualcosa, riscrivere il firmware per utilizzi alternativi o per creare (perchè no) un misuratore di glicemia open source con tanto di istruzioni per prodursi in casa le striscie e sfanchiulare per sempre le multinazionali farmaceutiche. Si tiene "il ferro" e si riscrive il firmware, che ci vuole?


La sigla del processore? 
DWG1898-A REV1 dovrebbe essere quella che identifica il prodotto, mentre le restanti potrebbero essere solo dei codici del produttore per identificare data e lotto di produzione ( 67EL6YT G4). Qualcosa si trova nei siti cinesi, basterebbe ordinanrne qualche migliaio.... ma di data sheet nemmeno l'ombra, così almeno sembra, ma non demordo, a costo di scrivere direttamente al produttore sino a quando non mi risponderà. Alla prossima.

P.S. Teresa ha la caciotta. Ripeto: Teresa ha la caciotta. 

mercoledì 26 ottobre 2016

Dell Precision M4500 (ventola rumorosa)

Improvvisamente, senza alcun sintomo preventivo, all'accensione mattutina la ventola del portatile inizia a fare uno strano rumore, come se le pale stessero sfregando contro qualche corpo estraneo. Da qualche tempo avevo inserito nella todo list l'operazione di smontaggio e pulizia interna. Il portatile è un Dell Precizion M4500 Intel i7 8 core, che da 6 anni sta facendo il suo dovere nonostrante qualche naturale acciacco dovuto all'uso intenso. La tastiera sarebbe da cambiare, la batteria non è più performante come quella nuova, il lettore DVD sembra leggere ma non masterizza bene, la cornice dello schermo è scheggiata su un angolo e l'assistenza DELL... lasciamo perdere che è stata inadempiente a causa di una maleducatissima impiegata straniera, causa di un futuro diverso orientamento nell'acquisto del nuovo. 
Ad ogni modo, per accedere alla ventola non c'è niente di più semplice, grazie anche al service manual disponibile nel sito ufficiale. Si toglie la vite centrale (sotto) e si solleva il coperchio. Poi si tolgono le viti del dissipatore che viene via sollevandolo dalla parte opposta alla griglia esterna. 
La ventolina è fissata con tre viti minuscole nella parte inferiore. 
Con del cottonfiocc (i bastoncini per le orecchie) e alcool isopropilico si toglie tutta la polvere e con l'occasione si rinnova la pasta termoconduttiva sul processore, sul chip grafico e sulle memorie. 
Di corpi estranei non ne ho trovati, la ventolina sembra girare liberamente ma al rimontaggio il rumore persiste, segno che probabilmente si è sboccolato il perno dell'elica con l'usura e la ventola va sostituita. Sono in attesa che arrivi (15 euro...dalla francia) per vedere se sistemo. 
Con l'occasione, un paio di commenti sul brand. Questo è il secondo DELL che acquisto. Per il primo... avevo risparmiato parecchio prendendo un modello non proprio performante e che ha rivelato alcuni problemi tecnici....tastiera fragile (o sono io che le massacro usandole praticamente tutto il giorno), lettore CD sostituito due volte in garanzia, schermo che nella parte bassa soffre di un calo di luminosità (ma forse era dovuto al fatto che fumavo come un turco e le lampade si sono ingiallite). Di quello attuale sono abbastanza contento, dopo sei anni è ancora scattante e ben reattivo, non mi lamento se non per la fragilità della tastiera (tasti consumati un pò troppo), per la fragilità della plastica dello schermo (scheggiata non certo per cadute od urti, non lo porto mai in giro), per il lettore DVD (bestia nera della DELL), ed ora la ventola che francamente è la prima volta che mi accade una cosa del genere in più di trent'anni di onorata carriera. Vabbè, càpita, pazienza. Spero di tenerlo operativo per altri 6 anni, così rientro della spesa esagerata al nuovo, più di 3mila euro, una fucilata. L'unica cosa che è vergognosa è stato l'episodio dell'inadempienza contrattuale in garanzia. L'addetta mi ha trattato come un mariuolo dato che chiedevo la sostituzione di alcuni pezzi entro al scadenza della garanzia, pochi giorni prima la scadenza ma sempre entro le scadenza. Non si fa così, è stata disonesta e lascio immaginare i miei commenti quando mi è arrivata la richiesta di estenderla pagando un supplemento...no grazie mi arrangio e cambierò marca la prossima volta, con voi mai più....fatwa!! 
Certo è che più di otto ore con questo ronzio di sottofondo.... verrebbe voglia di prendersi un pò di "ferie" e dedicarsi ad altro. alla prossima.

P.S. La nutria aspetta e spera. Ripeto: La nutria aspetta e spera.

AGGIORNAMENTO: non ho resistito. Un paio di botte alla ventola e il problema sembra risolto. Ho acceso la macchina senza coperchio e con un paio di botte ben assestate alla ventola in funzione tutto sembra tornato alla normalità...perora...sperèm. (intervento ultra tecnico, no?)

martedì 25 ottobre 2016

Tablet blank screen

Ecco l'oggetto più inutile del pianeta. Dopo mesi di infruttuosi tentativi di rootare il tablet da parte di un hacker certificato, il tablet ritorna intonso all'ovile, esattamente com'era prima di consegnarlo. 
Rimesso in carica e rimosse le applicazioni inutili (angribird, musica, filmtrailer, ed altri insulsi quanto inutili ammenicoli vari) dopo qualche minuto di regolare ma lentissimo "funzionamento"... smette di funzionare. O meglio, lo schermo diventa bianco e non si riesce nemmeno a spegnerlo. 
Ho già avuto modo di prendermela con la mancanza di un tasto ESC nei tablet, il tasto magico per la fuga da situazioni impreviste o operazioni indesiderate. I tablet, come soluzione tecnologica, sono inutili per chi intende essere produttivo e vanno bene solo per quei fessi che dicono di trovarli utili, tipo i rappresentanti di bibite ed alimentari. 
L'hardware è completamente bloccato, non risponde, non si spegne, premendo i due tasti disponibili non succede nulla, nemmeno tenendoli premuti.... La cosa "carina" è che su questa mattonella non sono state installate applicazioni malevole, dubbie, di incerta provenienza, ci sono stato particolarmente attento...un vairus?? boh. Fatto sta che per spegnerlo, stante l'impossibilità di togliere le batterie (ennesima fesseria dei tablet), devo aspettare che muoia dissanguato scollegando il cavo di alimentazione oppure resettarlo via hardware (un microforellino di reset). 
Possibili utilizzi? si certo.... lo smonto e ci gioco un pò, ci resetto il firmware e provo a svilupparmi qualcosa di mio, giusto per impratichirmi con SPI, I2C, Jtag ecc.ecc... 
Di certo è che di tablet a casa mia mai più, forever. Ciao imbecilli.

P.S. il merlo è nel bosco. Ripeto: il merlo è nel bosco. 

mercoledì 19 ottobre 2016

Pulizia Compaq CQ60-302SL

Mi viene sempre da sorridere quando il solito utonto si lamenta del proprio portatile che è "diventato lento", le ha provate tutte ma è lento, lento, lento... non è il PC che diventa lento, sono i programmi ed i sistemi operativi che diventano sempre più "pesanti", a volte in modo ingiustificato per i reali benefici e specialmente con winzozz. Digressioni a parte, quale migliore occasione per consigliare di passare a linux? Si ok, proviamoci. Dopo un paio di anni di utilizzo, anche linux sembra diventato lento, assieme ad altri problemi che sembrano originati dallo stesso pensiero: il computer è troppo vecchio. Complice la tendenza a consumare a cazzo, desiderare il nuovo, adeguarsi alle mode come delle pecore senza cervello, desiderare il modello piatto e leggero solo per sfoggiarlo con gli amici.... si insinua la convinzione che il vecchio è da buttare irrimediabilmente. L'utonto segue questo filone logico da sempre, anche su generi di "consumo" meno tecnologici. Il "progresso" tecnologico in particolare ha ormai indotto l'idea che l'hardware sia da rinnovare almeno ogni sei mesi o al massimo un paio di anni per quello più costoso. E' una follia, almeno o sicuramente in parte. 
Fatto sta che l'occasione è maggiormente ghiotta... "...se hai deciso di buttarlo, dallo a me che magari può essere utile per chi non ha le stesse esigenze tue...". 
E così ci si ritrova per le mani della tecnologia avanzata (avanzata dagli altri), gratis, che comunque richiede un minimo di "manutenzione". 
Questo modello di portatile è un monoprocessore, una lumaca rispetto ad un 8 core. Ma, è tenuto perfettamente, non ha un graffio, sembra nuovo, le prese usb sono integre e lo slot di memoria delle schedine SD è praticamente mai usato. Non merita certo la rottamazione. Dopo una bella formattata ed installazione di una distro leggera (Lubuntu) ha ancora un piccolo problemino... dopo appena 3 minuti dall'accensione, la ventola inizia a soffiare come un gatto incazzato e non accenna a fermarsi. Segno evidente che con il tempo la polvere ed i pelucchi atmosferici si sono andati ad accumulare nel passaggio della aria che raffredda il processore. 
Smontare questo modello per accedere alla ventola è un vero delirio, non alla portata di certi utonti. Occorre infatti ridurlo ai mini termini, per arrivare alla mother board che andrà anch'essa rimossa. La griglia di raffreddamento si trova infatti sotto ed il percorso dell'aria non è a mio avviso ottimizzato per un adeguata ventilazione. Sembra che per risparmiare sulle dimensioni finali abbiano buttato lì i vari componenti. L'altoparlante destro è infatti proprio a ridosso della griglia di dissipazione e limita un pò il percorso dell'aria. La plastichetta esterna non è proprio di ottima qualità se arriva a deformarsi solo con il calore dell'aria espulsa. Il processore si trova a sandwich proprio al centro del suo contenitore e la pipe heat in rame è lunghissima per arrivare verso un punto esterno. Altre pecche progettuali non fanno di questo modello il massimo se consideriamo anche la posizione del jack di alimentazione e la presa di rete poste lateralmente, che con i cavi attaccati è un attimo poggiarci sopra del peso e rischiare di rompere qualcosa. La pipe heat inoltre dissipa la CPU nel punto più lontano ed anche una merdosissima Nvidia (viedo) posta vicino al processore... a mio avviso meritava una posizione diversa con un dissipatore dedicato. Infatti, quando la temperatura raggiunge livelli di soglia, si nota un fastidiosissimo flichering dello schermo che si annerisce improvvisamente lampeggiando come una giostra di sagra paesana, solo a guardare un video su iutùb... la Nvidia va in tilt con l'alta temperatura, #sapevatelo.
Per lo smontaggio... minimo trenta minuti a fare le cose per bene, catalogando le viti con cura (non sono tutte uguali) e riponendole nei contenitori a scomparti per evitare di perderne qualcuna (il vostro ottico di fiducia ne avrà sicuramente una tonnellata da buttare). In rete le istruzioni di smontaggio abbondano. Alla fine, tolta la lanugine dalla griglia ed abbondato con la pasta dissipante il processore e chip grafico (conviene sempre rinnovarla) si rimonta il tutto e si collauda. Stavolta è andato tutto alla perfezione: viti avanzate ZERO! un record!
Il computer non soffia più, ottimo lavoro, sono soddisfatto. Ora è tempo di pulirne un altro, procedo. 
Alla prossima. 

P.S. Vento caldo soffia da ovest. Ripeto: Vento caldo soffia da ovest.

domenica 18 settembre 2016

Leather e-cig holder (DIY - fai da te)

Dopo aver dato in prestito il mio porta sigarette elettroniche in pelle da appendere al collo, mi ritrovo con il problema. L'e-cig viene appoggiata dove capita e ritrovarla a volte è un problema, oppure cade dal tavolo o, mentre tenendola in mano, ci si appresta a fare qualche lavoretto manuale... un disastro. Ho dovuto quindi provvedere a costruirmi un porta e-cig, tanto so già che quello dato "in prestito" non tornerà mai al suo padrone. 
Inizialmente pensavo ad un tubicino di plastica, tipo i condotti per gli impianti elettrici, ma di andare al brico a prendere un tubo da due metri quando me ne servono pochi centimetri.... nonono... occorre un altra soluzione. Mi viene in mente che tempissimo fa avevo ridotto ai minimi termini una valigetta ventiquattrore in finta pelle, tenendo cerniere, chiusure, maniglie e... rivestimento. Ecco, quest'ultimo si è rivelato prezioso. In finta pelle, nero, facile da lavorare, tagliare e sopratutto cucire. 
Si taglia un lembo della lunghezza un pò più lunga dell'e-cig (meglio con una taglierina professionale recuperata) e della larghezza utile a contenerla (diamtero + lasco + cuciture) . La si piega in due nel senso della lunghezza e si cuciono i lembi con del normale filo di cotone (la macchina da cucire ho dovuto farmela prestare). Poi occorre praticare un foro in testa alla fodera in modo che quando sta appesa, risulti inclinata e la corda non va a toccare la parte da cui si aspira il vapore. Un occhiello a pressione fa da sede scorrevole. Si riutilizza un gancino recuperato da altri attrezzi da appendere al collo e si recupera una fettuccina (io ho usato quella di una chiavetta USB SanDisk). 10 minuti di "lavoro" ed il risultato è esteticamente accettabile, oltre al risparmio e la soddisfazione personale. Con l'occasione ho provato diversi materiali, compresa una stoffa sintetica impermeabile che è meno rigida della finta pelle ma fa il suo dovere. Manca solo il foro per il pulsante da posizionare ove occorre (dipende dalle batterie usate) e già che ci siamo un embossing di una scritta da praticare a caldo per mero estetismo... futuri esperimenti. alla prossima. 

P.S. il merlo è in gabbia ed il pollo razzola male. Ripeto: il merlo è in gabbia ed il pollo razzola male. 

martedì 2 agosto 2016

Casco bici BTWIN appiccicoso

Da un pò di tempo il mio casco da MTB è diventato appiccicoso, più utile ad acchiappare le zanzare come la carta moschicida che altro. Al tatto è disgustosamente sticky, appiccicoso appunto. La causa sembra dovuta all'utilizzo di quelle vernici soft touch, specialmente quelle nere, che conferiscono all'oggetto un aspetto satinato e "soffice" al tatto.  Il problema è che lo strato di vernice, dopo un pò di tempo al sole, muta le proprie proprietà e diventa un sottile strato di sostanza che sembra colla bostik. Urge rimozione ed in mancanza di indicazioni in rete è meglio tentare. Lo strato appiccicoso viene via con l'unghia ma di passare tutto il casco con un attrezzino della giusta durezza... c'è da perderci una giornata intera...funziona ma è troppo noioso. Ho pensato anche di sabbiarlo per bene...nono...  riverniciarlo?? si certo, così poi il problema si ripresenta...servirebbe un liquido che scioglie quella specie di  colla... 
In rete qualcuno ha provato ad usare l'olio alla citronella... risultato deludente però. Altri con solventi vari ma... sui caschi da moto... il casco da bici è in gran parte di polistirolo ricoperto in parte da un sottile strato di plastica, per cui se non si vuole letteralmente scioglierlo... acetone? NO, Alcool isopropilico?? NO, sapone liquido? NO, diluente nitro? NO, acquaragia? NO!! diluente avio? NO, Trielina? NO,  detersivo per i piatti? NO, Amuchina? NO, spray antimuffa? NO, cera per mobili? NO, Ammoniaca? NO, ... provati tutti, meglio evitare.  Alla fine il prodotto che ha funzionato meglio e più rapidamente è risultato il Cyclon, supersgrassatore della UHU Bison S.p.a. (www.uhubison.it) assieme all'acqua tiepida/calda (non bollente! il polistirolo!!).
Basta spruzzarlo, attendere trenta secondi e strofinare con le dita, poi sciacquare per bene e mettere ad asciugare, max 15 minuti di tempo. Quando asciutta, la superficie apparirà meno soft touch di prima ma chissenefrega, basta che funzioni e che il casco protegga la testa (indipendentemente che sia obbligatorio o meno, la testa è mia e voi fate un pò il caxo che vi pare unani di merda). 
Ora, un piccolo appunto rivolto al direttore marketing di turno... brutto demente esaurito, ma scrivere sull'etichetta del prodotto che il casco, dopo un pò, al sole, "potrebbe" diventare appiccicoso no? Uno lo sa in anticipo, si mette l'animo in pace, magari lo compra lo stesso ma almeno si risparmia di maledirvi e ventilare l'ipotesi di cambiare marca la prossima volta, o di sconsigliarlo alla propria rete social. E chissenefrega se la legge non vi obbliga a scriverlo!! scrivetelo lo stesso, deficienti, che non è vietato, dementi!. Ma... di incaricare un reparto R&D di trovare una soluzione... non sarebbe segno di "attenzione al consumatore"?? Ecco... la mancanza di questi piccoli accorgimenti la dice lunga sull'azienda e su chi è responsabile di pensarci... oops, ci sarà davvero un responsabile?

P.S. le banche sono state salvate, noi no. Ripeto: le banche sono state salvate, noi no. 

giovedì 28 luglio 2016

Silvercrest SSMS 600 C3

Hai presente quando hai la casa piccola, la passione per la cucina e ti metti a preparare una torta? no? Ecco, in genere la cucina è piena di attrezzini e macchinari utili a preparare dolci o pietanze sofisticatissime, migliori di quelle di qualsiasi chef, ma che hanno necessità di essere riposte con cura. Se poi ci si mette la fretta di preparare un dolce per la colazione del mattino (merende preconfezionate? giammai!!) è inevitabile che qualcosa prima o poi, dagli scaffali sia vittima della forza di gravità. Stavolta è toccato ad un mini frullatore ad immersione 3 in 1, di un modello veramente smart, irrinunciabile in cucina per sminuzzare al volo, frullare piccole quantità, facilmente lavabile, potente come pochi e pagato meno di 10 euro! La figata è che ha gli attrezzi ad innesto e ci si mette un attimo per esempio a frullare il minestrone e subito dopo sminuzzare l'aglio, il prezzemolo o le mandorle per la torta. 
Marca Silvercrest SSMS 600 C3 (IAN 270354) www.kompernass.com da ben 600 watt, prodotto in Germania (sì, non è cinese) a luglio del 2015, un pò pesantino ma ci può stare. La caduta a terra ha frantumato il collarino che tiene in sede la base di plastica sulla quale è avvitata la parte su cui si innestano gli accessori. Oggettivamente un pò troppo sottile a dirla tutta ma sembra l'unica parte criticabile, il resto è ok e la spesa vale l'oggetto. 
L'unico modo per riparare è la colla epossidica bicomponente riempitiva, che incolla e diventa dura come il sasso. Un pò di nastro di mascheratura (per evitare le sbavature), un abbondante strato di colla e si uniscono i due pezzi assieme, solidali con il corpo nero. Le dua viti a sto punto sono perfettamente inutili me per sicurezza è meglio riavvitarle al loro posto. 
Unico neo... se per qualsiasi motivo occorre riaprire per intervenire nei componenti interni.... nisba, lo si deve purtroppo buttare o rompere e ricostruire il corpo centrale che costituisce il manico. Ecco, in questo caso, appena verrà riproposto al lidl, sarà il caso di prenderne un altro, che gli accessori doppi in fin dei conti non sono poi una gran disgrazia. Ah... era in garanzia ma non credo che lo sostituiscono per una rottura da caduta. In ogni caso con l'incollatura la garanzia è andata. Vabbè. I prodotti made in Germany non soffrono di rotture come quellli cinesi, per cui vale la pena rischiare. Alla prossima. 

P.S. Vento da Est e grandine da Sud. Ripeto: Vento da Est e grandine da Sud.

martedì 21 giugno 2016

Soluzione Indovinello 1

Nessuno si è preso la briga di mettere in moto i neuroni e tentare di risolvere il primo indovinello postato qualche tempo fa. Ecco la soluzione. 



Due doghe in legno di quelle dei letti, incollate assieme. Quella superiore presenta una scanalatura per alloggiare i fili elettrici, ricoperta poi con il nastro di mascheratura color carta da pacchi. Il tappo del detersivo (sostituito poi con il tappo dello spray antizanzare) serve per ospitare il morsetto che unisce i collegamenti. La coppiglia in ottone per coprire i collegamenti elettrici sul soffitto. Il filo stendibiancheria per sospendere le doghe. I faretti orientabili (e le rondelle piatte) sono recuperati da una specchiera da bagno. Il cavetto della stampante è stato poi sostituito con del filo ricoperto di stoffa (migliore esteticamente) ed è l'unica cosa acquistata. Se poi vogliamo essere pignoli sino alla fine... manca una specie di rosone per coprire i fori sul soffitto... appena riesco a mettere le mani su un disco....
Si lo so, era davvero difficile ma altrimenti che gusto c'era?? alla prossima.

P.S. Pinguino nel guano. Ripeto: Pinguino nel guano.

lunedì 20 giugno 2016

Symbol SE-1200-I000A Barcode Scan engine con Arduino

Ed ecco che stavolta tocca a lui, un modulo di lettura disassemblato da un terminale di rilevamento codici a barre, del quale mi resta solo questo pezzo, il resto è andato nel corso dei periodici riordini del laboratorio per fare spazio a nuovo hardware da studiare e riutilizzare. 
Il modulo di lettura laser è un "cubetto" compatto dal quale esce una piattina flessibile a 8 fili, prodotto dalla Motorola per Symbol, modello della serie SE1200. Mi sono messo in testa di accenderlo e vedere il laser tracciare una riga. L'idea originaria era quella di costruirmi una livella laser ma dopo alcuni esperimenti, trovo didatticamente più interessante giocarci un pò e magari documentare come implementare il modulo con una basetta a microprocessore (tipo Arduino o Raspberry per capirci... che le devo ancora comprare ma prima o poi...). 
Inizialmente pensavo di ricavare e decodificare i segnali seguendo le piste, giusto per capire come alimentarlo ma le difficoltà si sono manifestate sin da subito. Fortuna vuole che in rete c'è un documento del produttore, che spiega in modo molto dettagliato come utilizzarlo. 
Al momento mi manca solo un idea di come implementare il software che decodifica i codici che escono dal modulo sotto forma di barra/spazio, ma... andiamo con ordine, per documentazione, visto che in futuro proverò a fare lo stesso con un modulo simile ma ad alta visibilità (SE1200HV-I000A).
La piattina flessibile è connessa al suo connettore e per estrarla occorre delicatamente far scorrere di poco verso l'esterno la parte in marron scuro che fissa stabilmente i contatti. Il pin numero 1, guardando il modulo con il circuito stampato verso l'alto (girato come in foto), è il primo a sinistra. Nel dubbio, si usa un tester  in modalità prova diodi, collegando il puntale nero sul corpo metallico e con l'altro cercare il pin 1. Nel maneggiare il cubetto occorre sempre fare attenzione in quanto, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il corpo metallico usato come supporto e dissipatore di calore in realtà è connesso ai +5Volts. Per la piedinatira del flat all'altra estremità, occorre fare attenzione perchè un contatto è sdoppiato ed un altro non collegato. 
I segnali del connettore sono così classificati:
  • pin 1 Alimentazione + 5 Volts
  • pin 2 Range limiter. Se posto a massa il range dello scanner è ridotto, mentre se è a +5V o non collegato, funziona alla massima prestazione possibile. Per alcuni modelli questo segnale è trattato leggermente diversamente (ad esempio per tracciare un puntino per individuare l'area che si sta puntando)
  • pin 3 Abilitazione laser. Serve ad accendere il laser quando messo a massa
  • pin 4 Abilitazione scan. Si usa per abilitare la lettura (alimenta i circuiti interni) quando posto a massa.
  • pin 5 Uscita lettura. Tramite una resistenza di pull-up da 10k ohm quando è "alto" (+5Volts) significa che ha letto una barra mentre se "basso" (GND) uno spazio. Per leggere occorre temporizzare per 55 millisecondi dopo l'abilitazione del laser e dello scan.
  • pin 6 Start of scan. Questo non l'ho ancora compreso bene... devo approfondire... meglio riportare la frase originale e sperare che qualcuno nei commenti spieghi cos'è "Provides the start of scan signal to the decoding system. This signal toggles each scan line and is a square wave with a frequency of about 18 Hz."
  • pin 7 ed 8 - Massa


Per accendere il modulo e vedere la linea rossa è sufficiente collegare + 5 volt al pin 1 e mettere a massa i pin 7,8,3 e 4. Funziona!... massacrando la piattina. Io, in mancanza del connettore adeguato all'altro capo, ho massacrato la piattina flessibile ed ho dovuto grattarla con una lametta dopo che i contatti si sono staccati, per effetto del calore, dal kapton. 
Ora la parte più interessante è quella di creare un software (ad esempio per Arduino o Raspberry o qualsiasi altra scheda a microprocessore) che alla pressione di un tasto fa partire il laser abilitando le lettura e poi visualizze da qualche parte il risultato della scansione, una figata. 
A fantasticare, vista la relativa semplicità del modulo, lo si potrebbe usare in catena di montaggio tra la produzione reparto prodotti finiti ed il magazzino o tra magazzino e zona di carico, per leggere i codici e memorizzarli nel database. Oppure inserirlo in qualche piccolo negozio per creare un piano lettura simile a quello che si vede nei supermercati, una figata. Di applicazioni ce ne potrebbero essere altre ed il limite è solo la fantasia. Ma per la livella laser?? Si può fare ma occorre trovare un sistema che tenga in bolla tutto il modulo... un pò complicato, fattibile ma laborioso. Magari lo installo sul trapano a colonna assieme all'altro per tracciare il punto di foratura.  Alla prossima.

P.S. Luca e Piero sono al bar. Ripeto: Luca e Piero sono al bar.

sabato 18 giugno 2016

Q1617-60001 HP scanner motor assembly

Autopsia di un unità motore di uno scanner, disassemblato da una stampante HP PSC1315 All-In-One. Si tratta del motore facente parte dell'unità di trascinamento del sensore CIS di uno scanner passato a miglior vita. La curiosità e l'idea di riutilizzarlo per qualche applicazione robotica, mi hanno spinto a riportarlo in vita, più che altro a scopo "didattico" e per impratichirmi con la realizzazione di esperimenti nell'ottica "impara l'arte e metti da parte". L'unica foto "dettagliata" dell'unità, in rete, sembra essere disponibile a questo indirizzo.
Intanto partiamo da alcune sigle. L'unità motore ha il part code HP Q1617-60001 (fa parte dell'asssembly  Q1647-60256) ed è compatibile con molte stampanti simili a quella da cui proviene. Per una lista completa dei modelli compatibili, basta visitare partsurfer.hp.com, per accorgersi che il pezzo non è venduto al pubblico come parte di ricambio (forse ai centri autorizzati).
Codice motore: FC130SA - BD063Z08, alimentato a 5 volts, desunti da prove sperimentali. Si parte dalla tensione più bassa e la si aumenta sino a valori "umani", lontani dalla soglia di distruzione. Alcuni motorini a 5 volts non si avviano nemmeno. Questo invece a 5 volts gira ad una velocità che a orecchio è compatibile con quella a cui viaggiava lo scanner, per cui... 5 volts come valore standard e non facciamoci venire altri dubbi.
Lo schema è facilmente ricostruibile seguendo le piste del PCB che ospita il motore. Il segnale che avvisa il processore che l'unità scanner è in movimento (ed in quale direzione) si basa su un doppio sensore a fototransistor e led ad infrarossi. Una rotellina forata, solidale all'asse del motore, interrompe il fascio di luce e alternativamente manda in conduzione/interdizione i fototransistors per produrre in uscita un segnale analogico che viene successivamente campionato e trattato dal microprocessore. Le resistenze inserite nel circuito ci facilitano l'esercizio di calcolo delle correnti e dei valori. La corrente del led ad infrarosso è di 50mA (compatibile con i valori di massima applicabili a questa tipologia di sensore). La corrente di collettore calcolata grossolanamente con la resistenza di emettitore da 1kohm, dovrebbe essere di 10 mA, anche questa compatibile con la stragrande maggioranza degli opto-interruttori a forcella (max value 30/40mA). Per cui....5 volts è l'alimentazione corretta. 
Per visualizzare il segnale in uscita, prelevato dall'emettitore dei fototransistor, se non si dispone di un oscilloscopio, è sufficiente collegare un led rosso con una resistenza in serie da 220ohm (5% 1/4Watt, chi non ce l'ha nel cassetto?), in grado di limitare la corrente a circa 15mA e non rischiare di bruciare i fototransistor. Il segnale prelevato all'emettitore del fototransistor dovrebbe attestarsi sui 3,16 volts, compatibili per la maggior parte dei processori attualmente in uso (Arduino, Raspberry, ecc...). Ok, quasi ci siamo. La tabella del segnale in uscita, prelevato dai due collettori, per una rotazione in senso orario è la seguente:
00
10
11
01
mentre nel senso contrario 
00
01
11
10
Con una semplice routine software (esercizio e compitino da fare a casa) non è difficilissimo interpretare il senso di rotazione del'asse del motorino ed agire di conseguenza. 
Bene, manca la piedinatura del connettore che può essere rimosso o lasciato al suo posto se si è conservato il cavo flessibile piatto. Se si guarda il PCB lato saldature tenendo a destra il connettore, numerando dall'alto verso il basso i punti di saldatura avremo la seguente disposizione:
1 Motore
2 Motore
3 Massa
4 Alimentazione +5 volts (anodo e collettore comune)
5 segnale 1
6 segnale 2
Seguendo le piste è possibile ricavare la piedinatura del sensore a forcella entro cui gira l'interruttore ottico del fascio di luce infrarossa.
Ok, ci siamo. Abbiamo tutti gli elementi per riutilizzare l'oggetto o per modificarlo a piacere. Come? Un idea strampalata può essere quella di un retrofit della stampante, sostituendo la mother board con processore, interfaccia e firmware proprietario e realizzare una stampante open source. Magari, finalmente, potrebbe essere possibile stampare anche con un colore assente senza dover sostituire tutta la cartuccia. O divertirsi a scannerizzare solo con la luce blu o verde (utile per scovare o evidenziare particolari colori, tipo i ghost dot che marchiano le nostre stampe a nostra insaputa) o magari inserendo dei led UV in aggiunta o in sostituzione ai tre già presenti nel CIS (già analizzato nei post precedenti). Esperimenti in corso, ci sarà da divertirsi. Alla prossima.

P.S. Piove governo ladro. Ripeto: Piove governo ladro.


martedì 14 giugno 2016

Sharp Z-20 (Mission impossible))

Mi ero quasi dimenticato di averla conservata. Una fotocopiatrice a piano mobile con inserimento manuale dei fogli, apparentemente funzionante ma senza toner. Inizialmente prevista per recupero dei pezzi all'interno (lenti, specchi, cuscinetti, microswitch, lampade, fusore, calamite cilindriche...) mi piacerebbe rimetterla in funzione. Un fotocopiatore, in generale, è ormai obsoleto, stante la facilità di reperire PC + scanner + stampante magari a colori. La soluzione con il PC però è leggermente complicata, occorre accendere tutto, aspettare che si avvii, avviare il software ecc.ecc... per una semplicissima copia... In aiuto può venire una multifunzione (meglio se laser, che le cartucce inkjet si seccano con una rapidità impressionante, specie quando l'uso è saltuario). Il problema è sempre il costo dell'unità. Se poi il fotocopiatore è recuperato agratis, un tentativo di rimetterlo in funzione è forte. Poche copie all'anno, al volo... si dai, è comodo, ci può stare. Il problema è la "vetustità" dell'apparecchio. Troppo datato, sembra, per suscitare l'appetito avido dei centri di assistenza. Alcuni non rispondono nemmeno, altri ti dicono chiaro e tondo che "non ne vale la pena" (la pena di chi?), altri che "non conviene" (a chi?), altri ci provano col deterrente del costo (60 euro solo per vederlo e la risposta è chiaramente no, alla fine, che tanto non lo guardano nemmeno per guadagnare di più...ladri disonesti).
Un giro in rete per verificare il costo della cartuccia... dai 30 ai 185 euro, da non credere, troppo... le parti di ricambio consumabili non si deprezzano col tempo al pari dell'hardware che li ospita. In fin dei conti è polvere sottile di plastica, che sarà mai? Viene da cercare il kit di ricarica... sempre trenta euri per una bottiglietta. Il prezzo minimo per una cartuccia che ho trovato è 18 euro free shipping (ultimi pezzi) ma solo per gli USA, a noi europei non la vogliono vendere. 
E così ci si ritrova per le mani un rifiuto tossico, colpevole di funzionare ma mancano i pezzi di ricambio o la manodopera specializzata per una manutenzione generale o i consumabili, una follia. 
Quindi? che fare? buttare? NO. Le difficoltà mi stimolano non poco e complice la testardaggine cerco di arrangiarmi. Alla prima cartuccia che trovo (magari la rubo in discarica) recupero il toner e provo a mettercelo, consapevole che i toner non sono tutti uguali ma chissenefrega delle raccomandazioni del solito ingegnere terrorista complice del venditore ladro e disonesto? Stavolta punto alla rigenerazione a costo ZERO. Alla prossima

P.S. Il toner è nero. Ripeto: Il toner è nero. 

lunedì 13 giugno 2016

Avvitatore Black&Decker (autopsy)

Succede spesso che quando ti serve qualcosa, c'è sempre in agguato un altro qualcosa che tende ad impedirti di fare il primo qualcosa. Stamane, in una pausa di "lavoro", decido di sistemare un paio di gruppi di continuità. Il primo tutto ok, funziona. Il secondo no. Ne ho già parlato in un altro post ma francamente non avevo voglia di ripararlo... per sostituire la batteria (che in realtà poi scopro essere funzionante ed efficente), occorre smontarlo ai minimi termini, un lavoraccio ed una perdita di tempo inaccettabile. Le viti che lo tengono assieme, dopo un paio di volte che le si svita ed avvita, perdono il filetto e toglierle diventa quasi impossibile. Per questo motivo mi serviva un avvitatore.... ne ho tre. Il primo della Valex, un ciòttolino di plastica, ha la batteria morta ed è solo la pigrizia che fa da deterrente per la sostituzione. Il secondo, un Bosh, non funziona più. Ho speso più di trenta euro abbondanti per la batteria che, usata pochissimo, non tiene la carica. Di ri-sostituirla nemmeno per sogno, costa troppo. Il terzo è un Black&Decker, con le batterie AA, perso per 9.99 in non ricordo quale brico. Devo dire che è un ciottolino di emergenza, ma il fatto che abbia le batterie AA mi intrippa non poco. Provo ad accenderlo e.... morto pure lui! non ci posso credere. Risolvo con l'avvitatore a trapano, preso al lidl con venti euro e proseguo con il disassemblaggio del gruppo, deciso a terminarlo per sempre. Sei morto, non mi sei mai piaciuto. 
Alla fine mi resta il problema avvitatore di emergenza. Decido di aprire il B&D e capire cosa ci potrebbe mai essere che non va. 
Lo smontaggio è uno dei più banali che ci si possa aspettare. Si toglie una molletta metallica ad U posta in prossimità della testa nera. Attenzione che tutto l'attrezzo non ha nulla di fissato, è composto da parti che se non si sta attenti possono uscire fuori improvvisamente. Sotto alla testa, gli ingranaggi planetari (occhio anche a questi) che scorrono su una rondella ingrassata ed il pignone del motorino semplicemente infilato nel perno. 
Dalla parte del foro lasciato dal porta batteria si pratica un leggero sforzo per separare le due valve del guscio, tenute da due perni in acciaio affocati nella plastica (niente colla o termo saldature per fortuna). 
Il motorino è fissato nel gruppo dei pulsanti avanti/indietro (o avvita/svita se si preferisce) semplicemente dalle linguette dei suoi contatti ripiegate sulla plastica. Dentro, due lamine incastrate e piegate in modo da assicurare il contatto da un lato e l'altro e che porta corrente dalle batterie. Niente di complicato, niente elettronica, regolatori di velocità, led indicatori di carica.... Allora? cos'ha? Il motorino è a posto, basta provarlo con l'alimentatore. Il pacco batterie dà tensione ai suoi capi, i contatti sembrano funzionare (sono pulitissimi)... rimonto provvisoriamente mezzo guscio e tutto riprende a funzionare come prima... un falso contatto credo. Meglio così. 
Pregi e difetti: il pregio maggiore è la semplicità (ed economicità) oltre alla possibilità di inserire le batterie AA (che per casa ce ne sono sempre un pò di mezze scariche da riutilizzare), così si risparmia un pò, magari usando quelle ricaricabili visto che raccomandano di non farlo (disobbedire, sempre!). Il difetto... per ora nessuno a parte il contatto misterioso che va e viene e non si riesce a capire dove sia. Comunque... procedo con terminare la mia arma segreta per sterminare silenziosamente gli unani. Alla prossima.

P.S. la Mela gialla è bacata. Ripeto: la Mela gialla è bacata.

giovedì 9 giugno 2016

Processori in cornice

Sto procedendo con fare un pò di posto a nuovi progetti, scartando tutto ciò che ha poca probabilità di essere per ora riutilizzato. Nel fare ordine in laboratorio mi ritrovo per le mani una scatola piena di processori Intel ed AMD, spiace buttarli, messi da parte con l'idea di realizzare una scheda tipo *rduino ma con qualcosa di più potente e soprattutto di recupero. L'idea è buona ma non credo di avere le capacità di farlo, almeno sino ad ora e non è detto che prima o poi ci provi davvero....si, sono testardo più di un vecchio mulo. 
Con la scatola in mano, penso che vorrei metterli in cornice, per ricordo... e quale miglior cornice se non il telaio di un vecchio orologio da parete?? Frugo nel ciarpame... et voilà, ce l'ho! All'interno è già predisposto lo spazio per le lancette e l'altezza dei processori è appena sotto il limite consentito, il vetro frontale c'è.... Un cartone recuperato da un vecchio raccoglitore ad anelli, un foglio di carta nera che stava sugli scaffali da non ricordo quanto tempo (per lo sfondo), un gancetto per appenderlo ed un pò di termocolla... 15 minuti... fatto. Non male. Bravo!  Questo va in ufficio. 
Al prossimo orologio quadrato che si rompe, ci faccio un altro pensierino di inserirci altri oggetti, o altri processori avanzati che ne ho davvero una quantità industriale, assieme ai banchi di memoria. Nel frattempo devo realizzare, con degli assi da bancale, una cornice per due quadrifogli trovati in giardino (che portano tanta fortuna a chi ci crede). Per il vetro...no no, userò il foglio di plastica trasparente di alcuni schermi LCD disassemblati per curiosità, sono della dimensione giusta. Manca solo un pò di lavoro di falegnameria, a tempo perso... alla prossima. 

P.S. Gigi, vai in bagno!. Ripeto: Gigi, vai in bagno!

lunedì 6 giugno 2016

Ti aspetto all'entrata

...cronaca di una domenica da unano, ma con certe falle comunicative i cui effetti sono amplificati da carenze neurali croniche, non ci dobbiamo stupire poi più di tanto. 
Pomeriggio di domenica, supermercato dei poveri, manca un euro per il carrello. Immediatamente due menti diverse escogitano due soluzioni differenti, è ovvio. 
La prima, l'utilizzatore della spesa,  suggerisce di utilizzare i carrellini di plastica, quelli che si trovano all'interno del punto vendita, nonostante la lista delle cose da acquistare fosse lunga e corposa. Ciò però comporta il dover portare con sè le sporte (che noi i sacchetti di plastica non li vogliamo e nemmeno i sacchetti biodegradabili che si rompono e occorre comprarne il doppio).  
La seconda mente, l'accompagnatore, più pratico, suggerisce di cambiare all'interno i 5 euro in monetine, prendere un carrello per poi portarlo alla fine direttamente in auto per il carico nel bagagliaio. 
A complicare l'esistenza un incontenibile bisogno di fare pipì nel bagno all'interno della struttura. Si decide così dopo lunga diatriba verbale su cosa fosse "più meglio", per la seconda opzione. L'accompagnatore ci mette l'euro e fila in bagno e l'utilizzatore prende l'euro per ritirare il carrelli dall'esterno, non senza prima comunicare il luogo del meeting immediatamente sccessivo i rispettivi impegni... TI ASPETTO ALL'ENTRATA. 
L'Accompagnatore, dopo la minzione, si reca diligentemente all'entrata e... non trova l'Utilizzatore. Decide di posizionarsi in una posizione strategica da dove tiene d'occhio il deposito dei carrelli, la rampa mobile che arriva dal deposito dei carrelli al piano inferiore, l'interno del supermercato facilmente visibile all'apertura delle porte scorrevoli, non puoi sfuggirmi... aspetta, aspetta, aspetta...dopo 5 minuti squilla il telefono... 
U "dove sei?" 
A "nel punto pattuito"
U "Anch'io"
A "Si ma dove? non ti vedo"
U "Sono all'entrata"
A "Anch'io"
U "Dai entra"
A "Ma... sei dentro?"
U "si, all'entrata"
A "No, l'entrata è dove c'è quel cartello enorme da 12 metri a caratteri cubitali ove è scritto ENTRATA!!
U "Dai entra"
L'accompagnatore entra un pò perplesso... dove sarà mai che da fuori non la vedevo? Ma dietro una catasta di merce in offerta ovviamente! Brutta demente, stordita di una cretina, ti amo ma a volte ti prenderei a insulti irripetibili! 
E così, con il rito della spesa di domenica, perchè non c'è mai tempo di farla con calma in orari e giorni diversi, e si fottano i commessi sottopagati e costretti a sacrificare il giorno del loro signore, tocca subire l'ormai rituale bagno di unani maledetti, zombie col telefono che è meglio farli passare altrimenti ti cozzano contro, deficienti in auto che non sanno guidare, donne al volante che per parcheggiare occupano anche tre posti, unani che per caricare le sporte sul SUV devono lasciare il carrello nella strettoia di passaggio, bambini incustoditi liberi di sfogare le loro più incredibili fantasie ludiche, idioti che urlano da una corsia all'altra per raccontarsi i cazzi loro, donne col passeggino che accompagnano altre donne col carrello, mariti al seguito di improponibili culone a spingere il carrello in modalità "vò 'ndò caxo mi pare", massaie intente a palpeggiare accuratamente tutta la frutta o a buttare tutto all'aria per prendere ciò che sta sotto e che era sopra un minuto prima, morti di fame che non resistono e devono mangiare tra gli scaffali, altri morti di fame ad aprire le confezioni per vedere cosa mai ci sarà all'interno, altri a provare tutti gli spray (dal deodorante all'insetticida), ad assaggiare fragole e cigliege (ma una alla volta per non farsi notare ed il pranzo è servito)... e le guardie giurate? all'ingresso a rimorchiare le culone ipnotizzate dalla divisa e dalla pistola... alle culone piace il potere. Ed è solo una descrizione superficiale di ciò che succede. Verrebbe voglia di prenderli uno a uno e dire loro... ti aspetto all'ingresso... ma per dargliene tante, ma tante, ma tante, sperando possa servire da lezione (si come no, credici). Ah, dimenticavo.... l'euro se l'è mangiato il carrello... letteralmente. Alla prossima. 

P.S. il pezzo di pane è da grattugia. Ripeto il pezzo di pane è da grattugia. 


è morto uno

A nome di tutti quelli, tantissimi, che ha quotidianamente insultato, discriminato, offeso, illuso, raggirato, canzonato, usato, disprezzato, umiliato, affamato, svuotato, impoverito, danneggiato, distrutto, emarginato, diviso, demonizzato, zittito, logorato, smerdato, negato, annoiato, nauseato, odiato, turbato, stroncato con particolare zelo e dedizione maniacale, magari pensando arrogantemente di essere nel "giusto" e di avere "ragione", dedico "con viva e vibrante soddisfazione" il più gigantesco VAFFANCHIULO del mondo. Che tu rimanga maledetto e dimenticato per il resto dei secoli.  Il rispetto, da morto, te lo dovevi guadagnare da vivo.

P.S. ... Ripeto: ...

domenica 5 giugno 2016

REX Zoppas PM60 Microwave (schema elettrico)


Devo dire che l'attrezzo in questione ha fatto più che egregiamente la sua parte. Devo anche aggiungere che per come è stato trattato è stato bravo a resistere così a lungo. Quando le cose di una volta venivano progettate e realizzate pensando alla qualità ed un pò meno ai profitti finanziari ed ai dividenti degli investitori avidi e corrotti... bei tempi, ormai andati.
Messo da parte per fare posto ad un suo cugino cinese (meno avido di energia) è arrivato il suo momento... devo sezionarlo per recuperare i pezzi all'interno e portarlo al cimitero dei RAEE, amen. 
I forni a microonde sono una preziosa fonte di componenti utilissimi per hobbisti e smanettoni del fai da te. Oltre al trasformatore HV, il cui riutilizzo primario è destinato alle saldatrici a punti (con le opportune modifiche già documentate in moltissimissimi tutorial, post, filmati e spiegazioni dettagliate), si può recuperare il motorino a 230V demoltiplicato, che sta alla base e serve per far ruotare lentamente il piatto porta vivande, ques'ultimo riutilizzabile come sottopentola in quanto in vetro temprato. In più, almeno 4 microswitch, una ventola con motorino asincrono, tre termostati, due magneti toroidali dal magnetron.... questi ultimi però li ho lasciati al loro posto. Il magnetron, verso il punto in cui si concentrano le microonde in emissione, presenta una parte color rosa (intenso o pallido)... ecco, quella parte non è da toccare, rompere, leccare, ingerire eccc... VELENO molto pericoloso... per cui ho preferito lasciare integro il magnetron e non rischiare. Il diodo ad alta tensione è interessante e ho preferito metterlo da parte, si sa mai...
All'interno del coperchio ho trovato l'etichetta con lo schema ed i colori dei fili (eccolo). Buon esempio ormai caduto in disuso per agevolare i riparatori indipendenti, grazie. Per ora basta, devo procedere con disassemblare l'attrezzo autocostruito per ricaricare le cartucce di inchiostro col sottovuoto... da oggi solo toner e mai più inchiostro liquido... o forse no... boh. Alla prossima.

P.S. La lupa uluquà. Ripeto:  La lupa uluquà.