giovedì 29 luglio 2010

Riparazione alimentatore Fonera (parte 2)

Temporali, tuoni e fulmini... e l'alimentatore della fonera salta di brutto. E' lo stesso che avevo riparato in precedenza, descrito in un post apposito. Rimando a quella pubblicazione per le considerazioni generali, compreso il metodo di apertura del guscio. Stavolta, non sembrano evidenti segni di bruciature...brutto affare, il fusibile è ok, ma l'alimentatore completamente morto...si sarà rotto lo stadio finale? In questi casi come si opera? Come si procede per individuare il guasto? Io ho fatto così. Tester, scala prova diodi e dall'ingresso in avanti si cerca di procedere provando uno ad uno i componenti. Per ora sono riuscito ad individuare il Filtro di ingresso (L3) ma credo che dovrò dare un occhiata anche al condensatore in poliestere già sostituito in precedenza. Il problema reale, una volta dissaldata la doppia bobina montata su un nucleo di ferrite, si nota immediatamente... c'è una bruciatura sul circuito stampato. Il componente riporta una sigla 30C050098-01 ma, per ora, una ricerca in rete non ha dato esito positivo. Nella scatola dei componenti di recupero non ne ho nemmeno una di simile per dimensioni... Temo che dovrò rifare gli avvolgimenti a mano, se si riesce di smontare il tutto e contare il numero di spire che, spero, non sia particolarmente critico.... tentar non nuoce. Alla peggio, posso prevedere un classico alimentatore da 5V 2 A, progettato ad hoc attorno ad un regolatore 7805 recuperato da qualche alimentatore da PC. La sfida però mi alletta e sono tentato di procedere... vedremo. Alla prossima.

Aggiornamento. Ho rifatto gli avvolgimenti della bobina di filtro. E' sufficiente avvolgere 138 giri di filo di rame smaltato da 0,1mm di diametro. e risistemare le due ferriti ad "U". Con un pò di pazienza si può. Il problema è che appena inserisco l'alimentatore nella presa, scatta il differenziale. L'alimentatore non dà segni di bruciature, scintille, fumo o altro ed il fusibile resta integro. Scatta solo il differenziale generale dell'impianto elettrico di casa. Probabilmente i due avvolgimenti non sono perfettamente bilanciati, forse ho sbagliato a contare le spire. Devo rassegnarmi in attesa di reperire il componente. Pazienza.

P.S. Il liquido è limpido. Ripeto:  Il liquido è limpido.

sabato 17 luglio 2010

Logitech Bluetooth Hands Free Head Set, F-0179A F0179A (in riparazione)

L'auricolare bluetooth in foto proviene da un operazione di "sgombero cantina" di un amico che, conoscendo la mia mania di recuperare tutto il recuperabile, della mia ossessione di voler fare la mia parte nel salvare il pianeta e rendere inutili gli inceneritori e dello sciopero della spesa che ho indetto e che prosegue ad oltranza, mi ha invitato a ritirare delle scrivania d'ufficio. Con l'occasione, un rifiuto tira l'altro, me ne sono uscito con l'aurocolare, 5 scrivanie praticamente nuove, due sedie rotte con le ruote, una scopa elettrica, una taglierina professionale, un cellulare sony ericsson...il tutto accompagnato dall'esortazione..."vedi se riesci a farli funzionare". Partiamo con l'autopsia dell'auricolare che sembra l'oggetto più "semplice" e che se rimesso a nuovo, mi potrebbe servire (valore attuale di mercato stimato: dai 15 ai 30 euro).
Nel sito della Federal Communication Commission, grazie al numero stampigliato sull'etichetta FCC ID F-0179A, possiamo reperire il manuale d'uso ed altre interessanti caratteristiche... 7 ore di conversazione e 200 ore in stand by, 4,2 volts tensione di ricarica, batteria al litio interna... non sostituibile... dicono. Il difetto sembra essere il carica batterie. Se si inserisce l'auricolare nell'alloggiamento (che fa anche da custodia protettiva), si accende il led verde e poi si spegne dopo pochi secondi. 
Decido comunque di aprire l'auricolare per capire che tipo di batteria c'è, ipotizzando che con il tempo, abbia perso la sua capacità originale e che comunque è meglio sostituirla. Per forza di cose, dato che l'apertura non è prevista, occorre "rompere" qualcosa e forzare con dei cacciaviti la parte in plastica superiore, partendo dal pulsante del volume. Per i danni alla plastica ci penseremo in fase di rimontaggio (lo stucco per modellisti fa miracoli). La batteria è incollata e fissata sotto il poerchio, collegata con un connettore rimovibile (illogico dato che non si prevede sostituzione ed il microfono invece è saldato direttamente al PCB).
La batteria si trova facilmente in commercio per pochi euro, è una LIR2450 (2€ per 1 pezzo + trasporto), tempo di ricarica 8 ore. La cosa difficile è trovarla asemblata con i pin metallici saldati ed il connettore. Con un pò di ingegno comunque, si può provvedere con un portapile a bottone SMT, un pò di guaina termorestringente apposita per pacchi batterie o un paio di punti di termocolla....si può fare insomma, con un pò di ingegno.
Procedo a controllare la base....per accedere al PCB, che contiene i componenti elettronici del carica batteria, occorre scollare l'etichetta sottostante il contenitore e scoprire 2 viti con testa a stella. Appena rimosse, la parte dove si appoggia l'auricolare viene via con facilità. Il circuito presenta pochi componenti. Un solo circuito integrato con sigla AZN 3AW ZC55 (credo,la scritta non è leggibile facilmente), un diodo, 2 condensatori elettrolitici, uno ceramico e qualche resistenza. L'integrato è ricuramente un regolatore di carica per celle al litio. In mancanza del datasheet, posso ipotizzare che prenda a riferimento la tensione da una rete resistiva (prendere con le pinze l'info). I componenti su cui ci si deve concentrare sono com molta probabilità i condensatori elettrolitici (quei blocchetti arancione) o l'integrato.In ogni caso, in mancanza di strumentazione adeguata, meglio non tentare di sostituire nulla in attesa che qualche anima pia mi faccia dono di un oscilloscopio e di un analizzatore di stati digitale. Per ora mi fermo qui in attesa mi venga l'ispirazione... nel frattempo procedo a cercare i dati dell'integrato per verificare come funziona. Alla prossima.

P.S. Giulio è in bilico e il carbone scarseggia. Ripeto: Giulio è in bilico e il carbone scarseggia.

domenica 11 luglio 2010

Wireless ethernet ZD1211 (riparato)

Stavolta tocca ad una chiavetta wi-fi, una porta ethernet per i collegamenti wireless alla rete. il tutto su una chiavetta con spina USB. La chiavetta è basata sul processore Zydas ZD1211, oggi supportato sia da quel sistema che non voglio nemmeno nominare che da Linux kernel 2.6.x. Il "problema" di queste chiavette è che a volte gli utenti le attaccano direttamente alla porta usb senza usare il cavo schermato di prolunga. Non è un vero problema della chiavetta ma semmai di un uso poco accorto, dovuto anche al fatto che oggi il costo è crollato e pertanto ci si può permettere di rompere o di usare senza particolari cure. Che è successo?? In questo caso si tratta della classica rottura meccanica, dovuta ad un colpo preso dal dispositivo che sporgeva dal PC portatile. La spina USB è saldata al circuito stampato tramite 4 piedini a contatto superficiale e da due "perni" passanti solidali con lo shield metallico che supporta anche il peso di tutto il dispositivo. Se si guarda la foto, si nota che i 4 piedini sono in posizione "innaturale", ovvero i contatti non sono paralleli alle piste di rame come dovrebbero essere, mentre lo shield metallico è crepato in prossimità delle saldature. Complice anche delle stagnature leggere, la tenuta meccanica è venuta meno, la spina "balla" nella sua sede ed il contatto elettrico dei segnali non è più garantito. C'è da scommettere che l'utente abbia più volte tentato di sistemare l'inconveniente piegando ripetutamente la chiavetta, peggiornado il problema. 
Comunque, poco male, si può provvedere. L'ideale è sostituire la presa, ma purtroppo non ho in casa delle prese usb a teconolgia SMT (ne ho solo un paio a foro passante). Devo pertanto procedere con una stagnatura. Il dubbio è la temperatura per scaldare la massa metallica esterna alla presa. Occorre infatti stagnare le crepe con un abbondante goccia di stagno e poi procedere con la stagnatura dei contatti. Per quest'ultimi non c'è problema... un pò di flussante, temperatura a 245 gradi, non più di 4 secondi per ogni terminale et voilà, saldati perfettamente, senza nemmeno bisogno di raddrizzarli per riportarli orizzontali e paralleli alle piazzole di saldatura. Per lo shield, temperatura a 310 gradi, mano ferma, non più di 5 secondi per non danneggiare i componenti vicinissimi ai punti di saldatura ed il gioco è fatto. Una chiavetta wi-fi usb fa sempre comodo ed un rifiuto in meno in discarica non sarà poi molto ma comunque ho fatto la mia parte, io. Alla prossima.

P.S. Oreste non passeggia più in centro. Ripeto: Oreste non passeggia più in centro.