martedì 30 settembre 2008

Centrifuga (parte 5)

Quasi finito. Dopo aver scattato queste prime foto, ho già proceduto con alcune modifiche e migliorie. Una volta che si è asciugata la colla del coperchio, ho proceduto con il fissaggio di altre due clips di aggancio delle cartucce, dotate di un apertura adatta a far defluire l'inchiostro che ora va a depositarsi all'interno del contenitore per effetto della forza centrifuga. Un primo collaudo mi ha dato conferma che il principio funziona, eccome. Come si vede una cartuccia nera ha fatto fuoriuscire un pò di inchiostro dopo nemmeno 30 secondi di rotazione del piatto a pieni giri. Il modello a colori invece ha fatto defluire del rosso ed un pò di giallo e blu (meno visibile). Ora, non mi spiego una cosa...o quasi. La cartuccia nera che ha fatto skizzare dell'inchiostro all'esterno, è carica ma una volta installata nella stampante non fa fuoriuscire nemmeno un puntino... se l'inchiostro defluisce, segno che gli ugelli non sono intasati..come mai non stampa?? Devo approfondire l'indagine. Per quella a colori posso intuire che il problema nasca dal fatto che giallo e blu sono a livelli minimi. Lo conferma una prova di stampa che evidenzia fasce di giallo e blu, mentre la fascia rossa è piena ed uniforme. Ma forse anche in questo caso qualche forellino è intasato. Ad ogni modo, dopo questi primi collaudi, ho dovuto smontare tutto e procedere con una piccola modifica. Come avevo preannunciato, manca il canale di scolo dell'inchiostro esausto. Dopo aver centrifugato per bene alcune cartucce, mi sono reso conto che è troppo laborioso pulire il bordo ogni volta. Allora ho praticato uno scavo tondo, con una fresa per profili dotata di cuscinetto in testa, nel bordo inclinato della base che sorregge il motore, nella parte superiore. In prossimità del bordo, ho praticato un foro da 5 mm per infilarci un tubicino di plastica, di recupero, riutilizzato da un vecchio impianto di irrigazione. Il tubicino va fissato all'esterno con della colla epossidica e termina dentro una bottiglietta da svuotare quando piena. L'aver scavato il bordo esterno del fondo, lo ha fatto scendere di un centimetro nel cono formato dall'invaso che fa da contenitore. Poco male. Previdente, mi ero tenuto dei margini che si sono rivelati provvidenziali. Ora procedo con una mano di vernice impermeabilizzante per impedire che il legno si impregni di inchiostro e la base risulti "lavabile" come il bordo esterno del vaso che è di plastica. Mi resta solo un dubbio. L'aver ridotto lo spessore che appoggia sulla circonferenza del contenitore, può compromettere la tenuta e garantire il deflusso dell'inchiostro verso il tubo? Non lo so. Per assicurarmene ho incartato la base con una inclinazione di 5 millimetri. Anche se l'inchiostro è denso, dovrebbero essere sufficienti per permettere lo scorrimento del liquido prima che si infiltri nella parte sottostante.
Sempre sulla base, prevedo di inserire un cerchietto di plastica a mò di barriera per impedire eventuali scorrimenti di inchiostro verso l'asse del motore. Il cerchietto è ricavato dal tappo dell'appretto spray, messo su un perno fatto girare nel trapano e tagliato con una lametta, in modo che il bordo risulti perfettamente dritto. Basta incollarlo, anche con un pò di silicone, per assicurare la tenuta ermetica. Di modifiche ce ne sarebbero ancora tantissime, ma per ora sono soddisfatto così, mi accontento di quanto fatto sin'ora. Non sarà esteticamente bello da vedere, ma tanto non lo devo mettere in commercio e l'importante è che funzioni. E sinceramente....funziona da dio... alla prossima.

P.S. La tramontana è in arrivo. Ripeto: La tramontana è in arrivo.

sabato 27 settembre 2008

Centrifuga (parte 4)

Poche novità. Nella costruzione del coperchio (un pannello circolare ed un bordo in plexiglass) ho utilizzato la fresatrice per ricavare un incavo tondo da 2 mm dove inserire il bordo. Purtroppo non ho un pezzo delle dimensioni "giuste", utili a fare un giro completo. Dovrò accontentarmi di usare due pezzi, anche se sò già che verrà uno skifo o quasi. Il bordo va incollato al coperchio di legno. Il bordo del vaso va poi smussato per fare in modo che il coperchio entri senza troppa difficoltà. Già che c'ero, ne ho approfittato per dare una mano di tinta all'acqua (bianco, visto che ne ho un barattolo da 5 litri) alle parti in legno, così se entrano in contatto con l'inchiostro non viene assorbito. Spero comunque di aver calcolato bene le misure del coperchio. Sto pensando, mentre si asciuga la vernice, di mettere una cerniera... quelle in metallo non mi piacciono, vedrò di crearne una di plastica da fissare con della colla epossidica. Fra 4 ore la vernice sarà asciutta e potrò procedere con l'aggiunta di altre clips al piatto rotante. Vediamo come occorre modificare le clips per fare fuoriuscire l'inchiostro. Occorre togliere il gommino grigio su cui poggiano gli ugelli quando la cartuccia è in sede (è ad incastro e viene via facilmente). Poi con un "dremel" ed una punta sottile, occorre togliere la parte che impedirebbe all'inchiostro di defluire liberamente ed andare a depositarsi sul bordo esterno del contenitore della centrifuga. Occorre fare attenzione in quanto la plastica del supporto è di quelle rigide, tipo quella trasparente che copre le custodie dei CD (all'ecocentro non la vogliono fra i materiali riciclabili...chissà perchè) Fatto questo, ci si accorge che le fiancate della clips non sono più tenute assieme. Per rendere la clip più stabile a tenere ben ferma la cartuccia, si può incollare con della colla epossidica, un pezzettino di plastica nella parte in alto. A colla asciutta, rifinire con una piccola fresa (per l'estetica più che altro). In foro nella parte centrale (o spostata verso la leva di aggancio) di dimensione compatibile con la vite autoflettante, necessario per poter fissare la clip al piatto, va scavato con uno svasatore. Ciò per impedire che la testa della vite vada a toccare i contatti della cartuccia. Viste le forze in gioco e le vibrazioni anche se minime, significherebbe rovinare la cartuccia. Al prox post la fasi finali. Ciao

P.s. Pisolo è andato al mare. ripeto: Pisolo è andato al mare.

venerdì 26 settembre 2008

Centrifuga (parte 3)

E direi che sono al primo collaudo. I pezzi recuperati dal macchinario che ho smontato (post precedente) si sono rivelati davvero utili. Ho scelto un motore da 48 volts. Il suo perno sfilabile, tenuto in sede da una spina e mantenuto sollevato da una molla interna (che fa da ammortizzatore) mi ha permesso di montare il piatto rotante (in multistrato). Sul piatto, per ora, ho montato due clips porta cartuccia "chiuse", così l'inchiostro non fuoriesce ma dovrebbe accumularsi per l'effetto della forza centrifuga verso il filtro che sta sopra gli ugelli di stampa. Ho racchiuso il tutto dentro un contenitore in plastica di additivo, molto simile ai secchielli della tinta da muro, solo che è un pò più grande. Ritagliando un pannello di legno a forma circolare e con i bordi a cono (per seguire la forma dell'invaso) sono riuscito a fermare in modo stabile il motore che resta sollevato dal fondo di circa 2 centimetri. L'assemblaggio è molto stabile, più del previsto. Devo ora solo pensare, per ragioni di sicurezza ad una cupola di copertura (magari trasparente ma difficile da reperire) o ad un coperchio di chiusura sollevato di 4 centimetri circa, per fare in modo di chiudere la parte superiore durante il funzionamento. Per ora il prototipo non è molto sicuro, occorre fare attenzione a non avvicinarci le mani durante la rotazione e se per disgrazia si stacca una cartuccia durante il funzionamento, rischio di vederla skizzare e spiaccicarsi sul muro (sempre che non me la prenda sui denti...ci starò attento). Sto già pensando ad una chiusura di sicurezza che impedisce l'apertura durante la rotazione. In ogni caso le clips a scatto sembrano fare egregiamente il loro lavoro di tenere ferme le cartucce. Le ho fissate con una vite sola in modo che la posizione si allinei da sola durante la rotazione del piatto.
I fili del motore li ho collegati attraverso un interruttore a levetta, su due boccole a banana accessibili dall'esterno (manca un morsetto per smontare la parte superiore senza dover staccare tutto l'impianto (non vedevo l'ora di collaudare il tutto, si farà). Per l'alimentazione ho utilizzato un alimentatore industriale da 24 volts e 10 ampère, così il motore gira a metà velocità e posso verificare se tutto è bilanciato. La prima prova a vuoto mi ha sorpreso. C'è solo un impercettibile vibrazione, dovuta al piatto che non è perfettamente circolare. Ho dovuto infatti seguire a mano con una levigatrice la traccia eseguita con un compasso. Qualche decimo di millimetro di tolleranza è accettabile per un lavoro manuale. Con le cartucce installate, le vibrazioni si fanno sentire un pò di più, specialmente quando la quantità di inchiostro è diversa l'una dall'altra. Conto, durante lo svuotamento, che tale vibrazione si attenui pian piano. Con 30 secondi di rotazione si nota già l'effetto di fuoriuscita dell'inchiostro, evidente con una cartuccia nera ed un pò meno per quelle a colori, che però erano già scariche. Su 6 cartucce scariche a colori, una ha ripreso a funzionare (dopo un accurata pulizia della testina con il solvente) per un pò. Devo ora approfondire le prove e verificare se il principio di "centrifugazione" è valido oppure no.
La sequenza di operazioni che ho ideato per le prove è la seguente.
  • Pesatura della cartuccia (per capire quanto pesa a vuoto - tara)
  • Lavaggio al vapore della testina e con acqua calda
  • Lavaggio ad ultrasuoni
  • Eventuale bagno con solvente specifico
  • Lavaggio ad ultrasuoni (II°)
  • Centrifuga per svuotarla completamente (con clips aperte)
  • Ricarica con siringhe ad ago lungo
  • Centrifuga per accumulo inchiostro sul fondo (con clips chiuse)
  • Pesatura della cartuccia (così posso determinare lo stato di carica)
  • Prova di stampa
In primis devo segnare le cartucce con un "codice" e in una tabella segnare i risultati. Dovrei riuscire a creare un metodo "standard" che mi possa permettere una ricarica a colpo sicuro. Intanto sono soddisfattissimo. Devo confessare che all'inizio mi sono un pò fatto prendere dallo sconforto, ma insistendo, provando e sperimentando, alla fine il piatto gira senza problemi o troppe vibrazioni. Devo ora passare ad abbellire un pò il tutto. il secchiello necessita di una pulizia, le parti in legno di una verniciata per impedire che assorbano inchiostro. Devo ancora risolvere il problema del canale di scolo dell'inchiostro esausto e proteggere l'asse del motore da eventuali infiltrazioni... domani ci penserò con calma. Intanto l'importante è verificare se la cosa funziona dopo aver effettuato la ricarica manuale. Sono ottimista ed i margini di miglioramento più che interessanti. Non vedo l'ora di progettare il circuito di alimentazione in pwm per regolare la velocità di rotazione. Sarà sicuramente un successo. Appena pronte, renderò disponibili delle foto. Alla prossima.

P.S. La tavole è imbandita. Ripeto: La tavola è imbandita.

martedì 23 settembre 2008

Centrifuga (parte 2)

Va meglio. Ho iniziato a smontare il macchinario per la rigenerazione dei nastri per stampanti ad aghi (ZipMatic ZMS200). Sono zozzo di inchiostro da capo a piedi. Guanti ed attrezzi ridotti ad uno skifo, da pulire a fondo, il maglione è ormai da buttare (tanto era pieno di buchi delle tarme che mantengo all'ingrasso nell'armadio, che sono lì da così tanto tempo che credo si siano adattate geneticamente all'anti-tarme, alla naftalina ed altri prodotti naturali ormai inefficaci). Il macchinario era tenuto da schifo. Manutenzione e pulizia zero. L'interno è in buone condizioni, segno che almeno era conservato in un luogo asciutto.
Cosa ho ora per la mani? 4 cuscinetti a sfere, 2 motorini a 48 volts, 1 motore a 220v, 2 sensori per contagiri, 2 relè a 4 deviatori 220 volts, un trasformatore 220 - 12 volts, una scheda di regolazione velocità e direzione per due motori, 1 pulsante di emergenza a fungo, pulsanti, deviatori e interruttori da pannello (del tipo "industriale"). Sto procedendo con lo sbroglio dei collegamenti, per capire lo schema e poter inserire scheda e altri componenti dentro un altro contenitore (l'idea è quella di utilizzare un motore avanzato per la costruzione di un "mini tornio"...vabbè ci provo no? )
Ad ogni modo, ora che ho un motore "decente" devo trovare il modo di fissare direttamente sul suo albero un piatto di legno su cui successivamente montare le clips porta cartucce HP tipo 27 o 57... la vedo dura con la scarsissima attrezzatura che ho.
Sto pensando di filettare due fori presenti su un perno in ottone e fissarci due alette metalliche ad "L" di alluminio, successivamente fissate sotto al piatto di legno rotante (si...legno...multistrato da 5mm). Per centrare bene il piatto posso creare un foro di diametro pari a quello del perno...dovrei avere la punta adatta. Ci penserò. Per fare in modo di creare un piatto perfettamente centrato, penso di farlo girare e con una lima o della carta vetrata in posizione fissa, fare in modo che si levighi solo dove necessario (funzionerà??). Per la forma circolare da tagliare, sto usando un "modello" di cartone che in origine era la base di supporto delle cialde meringate (ne vado davvero ghiotto ghiotto ghiotto...). Questo per far capire anche da dove nascono a volte le misure "standard" (non che in ambiente ingegneristico le cose vadano molto diversamente)
Per ora solo un paio di foto. Stay tuned. Ciao

P.S. Ambra è ostile e introversa. Ripeto: Ambra è ostile e introversa.

lunedì 22 settembre 2008

Centrifuga (parte 1)

Va male, malissimo. Devo ridimensionare il progetto, in quanto non ho gli strumenti adatti per questo tipo di realizzazione. Così non ce la farò mai. Troppe vibrazioni. Sono determinato a trovare una soluzione alternativa. Magari utilizzando qualcosa che è stato realizzato per altri scopi, ma adattabile alle mie esigenze. Oggi vado a ritirare un avvolgitore per nastri, utilizzato per rigenerare le fettucce utilizzate nelle cartucce che venivano utilizzate nelle stampanti ad aghi. Sicuramente lì posso trovare motorini, regolatori di direzione e velocità, perni ed altro che mi permettano di far girare un piatto rotondo ad una velocità sufficiente ai miei scopi (vedi post precedente). Spero di ricavarne qualcosa di utile. La centrifuga per le cartucce di stampa mi serve assolutamente. Perchè? Perchè voglio fare un buon lavoro nel ricaricare le spugne contenute nelle cartucce. Un buon lavoro ho detto. Non mi accontento di "siringare" a casaccio e se le cose vanno male trovare le scuse a giustificazione di un pessimo lavoro e peggio buttare la cartuccia e comprarne una di nuova. In primis voglio farlo per me, poi, solamente per gli amici e parenti che ritengo se lo meritino. Pian piano, voglio diffondere la cultura del recupero, non solo per il risparmio immediato ma anche per combattere il consumismo, questa brutta abitudine, elogio della pigrizia, che tanto ci sta danneggiando sotto molteplici punti di vista. Ambiente, salute, benessere...obiettivi impossibili? No. Può essere utile, ognuno nel proprio piccolo, iniziare ad agire, concretamente, quotidianamente, costantemente... Sono consapevole che in pochi mi ringrazieranno, ma so che i pochi che agiscono come me si sentono parte di un gruppo di persone consapevoli, in un certo senso "migliori" degli altri. In ogni caso, tornando a noi, la centrifuga la devo realizzare prima o poi. Troppo testardo per mollare, troppo povero per acquistarne una... la soluzione salterà fuori. Ciao

P.S. Mettere al coperto le fascine. Ripeto: Mettere al coperto le fascine.

venerdì 19 settembre 2008

Centrifuga (parte 0)

Mi sono messo in testa la malsana idea di auto costruirmi una centrifuga. Devo trovare il modo di far defluire l'inchiostro delle cartucce a spugna verso la testina ed accumularlo lì. Questo anche per svuotarle completamente prima di ricaricarle ed evitare il problema dell'overfilling. L'idea è buona, funziona, visto che ci sono in commercio degli apparecchi progettati per fare queste operazioni.
L'idea iniziale era di usare un robot da cucina. Quegli elettrodomestici tuttofare che tritano, affettano, mescolano, frullano ecc.ecc. Idea scartata in quanto la vaschetta ha un diametro troppo piccolo per farci stare due cartucce sul diametro. Peccato, praticamente il grosso del lavoro era già fatto (guarda caso ne avavo uno di recupero da utilizzare).
Ho quindi recuperato un motorino da 12 volts 6 ampère da una sirena d'automobile, Un cuscinetto a sfere da un vecchio compressore passato a miglior vita. Un tubo di alluminio che si incastra perfettamente nel foro del cuscinetto a sfere. Sto procedendo per tentativi. Non è facile con l'attrezzatura da hobbista, adatta per lavorare il legno. Qui servirebbe un tornio ed una fresa per metalli. In ogni caso, sino a questo momento, sono riuscito ad accoppiare il tubo con il perno del motorino, tenuto fermo da due pannelli che si fissano con delle barre filettate sulla base ove è fissato il cuscinetto (dopo innumerevoli esperimenti e tentativi). Centrare perfettamente il foro dove si incastra il perno del motorino è stata un impresa ardua, così come riempire il tubo con un tondino di legno forato perfettamente al centro (foro da 5,5mm su un tassello da 8mm). Mi sono aiutato con delle seghe a tazza e dei tasselli da 8mm, dato che la punta delle seghe a tazza è giusto da 8mm. Tirando i dadi delle barre filettate che serrano il sandwich, si riesce a fare in modo che il perno si agganci a pressione nel foro del riempitivo incastrato nel tubo di alluminio. Dato che il lavoro non è perfetto, come mi aspettavo, ci sono "un pò" di vibrazioni che spero di risolvere bilanciando il tutto alla fine dell'assemblaggio. Devo predisporre ora una base dove fissare le clips porta-cartucce, e fare in modo che stia orizzontale, a 90 gradi rispetto all'asse verticale. L'asse del motorino è fissato in linea con l'asse longitudinale del tubo. Così quando l'inchiostro skizzerà, potrà colare sulle pareti del vaso di plastica che fungerà da contenitore e raccogliersi sul fondo, dove penso di inserire un piccolo rubinetto di scarico. Inizialmente avevo pensato ad una trasmissione a cinghie e pulegge, anche per ridurre un pò i numeri di giri (non mi serve una velocità esagerata). La cinghia però deve essere della lunghezza "giusta", e pur avendone a iosa sono troppo lunghe (sono quelle dei carrelli di stampa). Dovrei tagliarle e trovare il modo di saldarle nuovamente. Pensare alla colla nemmeno a provarci, forse con la saldatrice ad ultrasuoni, anche se non credo che riesca a saldare la gomma. Un altra lavorazione difficile è stata creare l'alloggiamento per il cuscinetto. La sega a tazza più grande che ho, è leggermente più piccola del diametro esterno del cuscinetto, per cui ho dovuto procedere pia piano nell'asportare a mano del materiale con una lima tonda. Procedere con una lima tonda per allargare un foro, richiede una grande manualità e tanto occhio. Alla fine ci sono riuscito, anche se forse era meglio asportare un paio di decimi in meno. Il cuscinetto se ne sta abbastanza fermo, ma con le vibrazioni in gioco dovrò inventarmi una specie di "gabbia" per tenerlo perfettamente orizzontale. Un altro problema è dato dalla spinta del perno del motorino. Il cuscinetto non gira più libero e felice come se fosse quasi a "vuoto". Dovrei usare dei cuscinetti a spinta per questa soluzione (sono a sezione conica, ne ho un paio ma dovrei impazzire per creare un alloggiamento adatto.... forse più avanti). Devo anche accorciare il tubo. Forse appoggiandoci il seghetto per metalli durante la rotazione, riesco a fare un taglio perfetto. La parte del motorino che sporge nel retro, dove ci sono le spazzole ed i contatti di alimentazione, andrà coperta con un cappuccio di plastica, recuperato da una bomboletta spray di appretto per stirare. Ci entra perfettamente, così non rischio di sporcare l'interno del motore con l'inchiostro.
Di foto in questa fase nemmeno a parlarne. Non so nemmeno se il tutto funzionerà. E' un esperimento, una ricerca pura del tipo "o la va o la spacca". Intanto mi manca un alimentatore adatto da 6 o più ampère. Credo che opterò per la soluzione grezza "trasformatore - ponte raddrizzatore - condensatori di livellamento". Anche se alimento il motore a qualcosa di più di 12 volts, non credo che si arrabbierà più di tanto. Sarei tentato però di progettare un regolatore di velocità, e già che ci sono potrei iniziare qualche esperimento con il PWM (Pulse Width Modulation), ove il motore resta sempre alimentato alla tensione massima ma per un tempo variabile. Questa soluzione permette una buona coppia anche a basso numero di giri. Vedremo intanto come procede la parte meccanica che è la mia bestia nera. A proposito. Qualche anima pia vorrebbe farmi dono di un piccolo tornio per lavorazioni di micro e mini meccanica? Una fresa a tre assi non ci starebbe male. Dai. Nel frattempo cerco anch'io se qualcuno se ne vuole disfare. Forse. Magari.... Ciao

P.S. La campana ha suonato 3 volte. Ripeto: La campana ha suonato 3 volte.

giovedì 18 settembre 2008

linux vs windows

Ho appena finito di leggere alcuni commenti su una notizia apparsa su punto-informatico. Che pena. Sono "iscritto" a PI da quando è nato, ma sto decidendo di smetterla di subire la superficialità dei contenuti che giornalmente mi vengono recapitati via mail. Punteggio 2--. La qualità di certi articoli è scarsissima ed i contenuti penosi.
Nel leggere i commenti dei moltissimi troll che impestano quella testata di "giornalisti" (ma dubito che quelli che scrivono siano iscritti all'ordine) mi soffermo a volte ad osservare quelli relativi alle disquisizioni fra sostenitori di windows e sostenitori di linux. Sono arrivato ad una "conclusione" temporanea (segno che sono disposto a cambiare idea se riesco a cogliere segnali diversi che mi smentiscono). Windows ha una moltitudine di sostenitori perchè è un sistema "operativo" facile e che, data la sua instabilità e per come è stato concepito, fa vendere molto e quindi guadagnare. E' ideale per coloro che vendono, vendono, vendono e la qualità un mucchio di chiacchiere da vendere. Come sistema chiuso, permette solo la possibilità di vendere aggiornamenti, vendere pacchetti aggiuntivi, vendere software che necessita di continui aggiornamenti obbligatori, tanto i clienti si comprano di tutto perchè percepiscono un bisogno conseguente alla scarsa qualità del prodotto. Chi pontifica windows ha da tempo chiuso le porte alla ricerca, allo sviluppo di applicazioni "serie" e ragionate in cambio della piacevole sensazione che da la pigrizia e l'ozio mentale. Chi difende a spada tratta windows non è un informatico, ma un commerciante di sogni, una persona vuota e superficiale, un pigro che ama le scorciatoie, un cultore del CTRL+ALT+CANC, un seguace del formatta & reinstalla, un venditore di antivirus e firewall minimali (inutili), uno schiavo che crede di essere libero (ed a queste affermazioni ha un solo modo di reagire). La cattiveria con cui tenta di denigrare gli altri sistemi, ci dimostra solo che inizia a sentire minato il business facile di chi vuole le cose banali. E nell'attaccare linux, dimostra solo la sua scarsa cultura tecnico-informatica, di non conoscere la storia dell'informatica in quanto non l'ha mai vissuta veramente, di essere un esserino inutile e meschino. Non sto parlando male di windows ma delle persone che lo seguono come pecoroni. E' qui che si misura lo scontro. Trovo stupido ridurre il tutto nell'analisi del sistema "migliore" fra i due. Sono due sistemi diversi, punto. Ma certe persone sono manovrate dalla propria ignoranza, schiave della propria avidità e della propria pigrizia.
Conosco un sacco di amici che lavorano e sviluppano su piattaforma windows. Tutti, ripeto tutti, dichiarano di essere "costretti" a "scegliere" quel sistema in quanto "tutti i clienti usano windows". Bella motivazione atecnica. Complimenti. Mi aspettavo una motivazione dettata da scelte tecniche, suffragate da disquisizioni tecnico scientifiche condivisibili, sul piano tecnico. Sento invece motivazioni "commerciali" che nulla hanno di tecnico. E' qui che lo scontro si fa sentire e dove i toni salgono e sfociano in offese ed epiteti poco edificanti.
Quindi questa generazione di giOOvani ha sancito un principio: il cliente impone la scelta del sistema operativo (in base a criteri stupidi) e i "tecnici" devono eseguire e sobbarcarsi la responsabilità dei fallimenti causati dalle scelte del cliente. E' stupido, molto stupido, soprattutto perchè è colpa nostra. Quando dico che il "tecnico" deve scegliere il sistema operativo e realizzare le soluzioni che ritiene adatte, lo dico pensando ai colleghi (i pochi veri informatici esistenti in questa povera nazione) e pensando al nostro futuro, al nostro ruolo che, credo sia giusto, vada ritagliato in base ad esigenze TECNICHE e non in funzione dei capricci di chi di informatica non sa nulla ma è sempre pronto a scaricare le proprie responsabilità sugli altri.
Nei progetti invece di più ampia portata (grosse aziende, pubblica amministrazione, ecc...) entrano in gioco interessi diversi. Grosse commesse vengono proposte solo per soddisfare esigenze economiche (di entrambe le parti). In questo caso la scelta ricade su qualcosa che garantisca continuità negli interventi di assistenza e manutenzione, quest'ultimi di solito relegati ai giOOvani ingegneri sottopagati e sfruttati (ben vi sta, imparate a sfruttare meglio le vostre conoscenze ed a fare un uso migliore della vostra intelligenza). Quindi niente linux in quanto non giova al profitto commerciale.
Nel trattare contenziosi in ambito informatico, noto come il prezzo della fornitura sia sempre inferiore ai costi di assistenza, manutenzione. Come mai? Noto anche le resistenze degli informatici aziendali ad accettare sistemi linux, spesso perchè hanno il parente - amico - cuggino che fornisce PC e sistemi operativi all'azienda stessa. E giù allora a denigrare linux con le falsità più assurde...ma questo è un altro argomento.
In estrema sintesi, la motivazione di base che alimenta lo scontro linux - windows, quella più gettonata se ci si fa caso, è che il sistema linux "è difficile" mente windows "è facile". E' un messaggio che commercialmente fa presa. Chi vorrebbe mai uno strumento difficile se esiste quello facile? Windows è facile ed è a prova di cretino. Già. Ma chi assumerebbe mai dei dipendenti cretini? La maggioranza....sembra.

P.S. Sara dice 21 e non più mille. Ripeto: Sara dice 21 e non più mille.

mercoledì 17 settembre 2008

Penna stilografica e inkjet (2a parte)

Forse esagero, ma quando mi metto in testa di fare qualcosa, difficilmente desisto. Tempo fa ho pubblicato un post dove spiegavo come ricaricare o "refillare" per chi adora i neologismi, le cartucce di inchiostro per le penne stilografiche, utilizzando l'inchiostro per le stampanti a getto. Come già detto, la cosa funziona alla grande. Con l'ultima ricarica, ho riempito la cartuccia con una miscela di giallo e blu. nove decimi di giallo ed un decimo di blu per ottenere una stupenda tonalità verde brillante. Con l'andare della scrittura mi sono accorto però che, con questa ultima ricarica, il tratto non è più corposo e fluido come quando avevo sfruttato la rimanenza di inchiostro blu originale con il giallo. Allora ho preso un fazzolettino di carta e l'ho appoggiato sopra il forellino del pennino. L'inchiostro esce copioso, segno che il percorso cartuccia - pennino non è intasato. Provo allora a far defluire l'inchiostro dalla punta del pennino sulla carta assorbente e noto una certa difficoltà. Il tratto, nonostante il fazzolettino liscio che permette di far scorrere il pennino, non sembra uniforme. Penso.... forse l'inchiostro è troppo concentrato, in qualche modo troppo "denso" anche se i forellini delle cartucce di stampa sono ben più piccoli della fessura del pennino di una stilografica. Vero anche che nella cartuccia di stampa le gocce vengono "sparate" con un processo meccanico (per le testine piezo) o termico (per quelle a vaporizzazione). Allora, ho diluito con due gocce di acqua distillata il contenuto della cartuccia, e.... magia, la penna ha iniziato a scrivere scorrevolmente che è una meraviglia. Bene. Temevo di dover smentire i risultati positivi già decantati in precedenza. Pertanto occorre ricordarsi di riempire la cartuccia per un totale di otto decimi rispetto alla capacità totale (meglio lasciare un pò d'aria per mescolare i colori "shekerando" la cartuccia). La quantità va così dosata. I due colori, se si desidera la stessa tonalità vanno sempre mescolati con la proporzione 8/10 di giallo, 2/10 blu più due o tre gocce di acqua distillata. Perchè acqua distillata? Semplice. Vorrei evitare il più possibile la formazione di incrostazioni di calcare o altri minerali che si trovano disciolti normalmente nell'acqua da rubinetto o nelle acque appunto "minerali" in bottiglia. Per le proporzioni di altri colori ricordare che l'inchiostro più scuro va aggiunto in proporzione minore. Per il viola molto rosso e pochissimo blu, per il grigio molta acqua distillata e mezza goccia di nero, per il marrone?? rosso + verde... prova a far degli esperimenti e vedi cosa succede.... Ciao, alla prossima.

P.S. l'Arcobaleno non si posa a ovest. Ripeto: l'Arcobaleno non si posa a ovest.

Geroglifici nei tribunali

Sembra che il progetto di affossare il sistema giudiziario italiano, sia agevolato in qualche modo dalle "talpe" che lavorano dall'interno. Sono note, solo per i più informati che non guardano la TV di regime e i giornali dei soliti editori interessati a manipolare le notizie, le azioni e manovre di questo governo di rendere inefficaci le azioni della magistratura.
Lo sforzo, nemmeno tanto nascosto dai proclami smentiti il giorno dopo, si concentra nel togliere silenziosamente risorse e strumenti alla magistratura, alle forze di polizia, a chi ha il compito (non si sa quanto ancora in modo indipendente) di controllare, giudicare e punire gli illeciti.

Attorno a queste strutture, lavorano a vario titolo una moltitudine di realtà. Impiegati, cancellieri, avvocati, giudici, consulenti tecnici, fornitori, uscieri, ecc...
Entrare nel mondo dei tribunali, non come imputato o testimone, significa conoscere una realtà parallela, dove il concetto di spazio - tempo è sovvertito ed ancora oscuro ai più. La mia attività con questa realtà, inizia quasi 20 anni fa. L'impatto è stato "devastante". Ma una cosa in particolare mi ha colpito. Il computer nei tribunali è utilizzato male, malissimo, a volte per nulla. Nel corso delle udienze, il giudice scrive ancora a mano i verbali, a volte li fa scrivere a uno degli avvocati presenti, a volte c'è un impiegata che lo fa.
Scrivere a mano ciò che viene dettato è un compito arduo che mal si concilia con la calligrafia e con lo scopo primario di comunicare decisioni importanti. Gli avvocati dopo uno smarrimento iniziale, hanno imparato a decifrare i geroglifici impressi sulla carta. L'uso ricorrente di frasi e modi di dire, permette una "facile" interpretazione, a senso, dei simboli trascritti. Per me, la prima volta, ed ancora oggi a distanza di quasi 15 anni, trovo delle "difficoltà".
Alcune grafìe sono obiettivamente indecifrabili. Vedere gli esempi per credere. Da buon informatico mi chiedo... cosa costerà mai dotare di un portatile l'impiegato o il giudice. Sarei disposto ad insegnargli ad utilizzarlo... gratis pur di vedere un verbale comprensibile, pur di vedere un pò di ordine.
Siamo nel 2008 ed ancora si blatera in tema di spese di giustizia. Sarà sbagliato il sistema di approvvigionamento delle attrezzature, saranno gli scarni trasferimenti statali, sarà che chi deve giudicare le offerte e gli appalti non ne capisce una mazza, ma sicuramente qualcosa che non va c'è, oltre ai gravi problemi accennati in esordio a questo post. Lascio il compito di "tirare a indovinare" cos'è scritto negli esempi qui riportati. Potrei istituire un concorso a premi. Chi li indovina tutti vince un computer portatile (Giudici e impiegati dei tribunali sono agevolati, nella speranza che capiscano almeno la loro scrittura). Ciao


P.S. ljlvf sfdòljfiit òdcldoq 4kdkc9. Ripeto: ljlvf sfdòljfiit òdcldoq 4kdkc9.

lunedì 15 settembre 2008

imminente migrazione

sono in corso esperimenti su CMS, domini e DNS.... stay tuned.

P.S. Uscire dal retro. Ripeto: Uscire dal retro.

sabato 13 settembre 2008

Autopsia di una cartuccia di stampa

Due giorni di pioggia e la vernice di un lavoretto in corso che si asciuga lentamente. Ne approfitto per fare a pezzi una cartuccia di stampa che ad inserirla nel suo alloggiamento, esce un errore e non si riesce di farla funzionare. Tanto vale smontarla e vedere com'è fatta all'interno, anche per capire meglio come ricaricarla col metodo artigianale della siringa. Sto parlando della cartuccia tricolor HP n°57.

1) rimozione dell'etichetta. Si notano 5 fori e delle canalette a serpentina. Nei fori si intravedono anche i colori dei serbatoi sottostanti. Dei 5 fori solo tre sono quelli che effettivamente ci servono. Quello centrale superiore è per l'inchiostro magenta (o rosso per capirci). I due fori a sinistra sono per il giallo, mentre i restanti a destra per il ciano (l'azzurro dai....). E' possibile notare che le canalette a serpentina terminano in quattro delle piazzole rettangolari poste in prossimità della piastrina azzurra visibile in foto. Sono queste 4 piazzole che non devono essere coperte dall'etichetta in quanto permettono il passaggio dell'aria man mano che l'inchiostro esce dagli ugelli (2 sono in comune per il rosso, 2 sono per giallo e blu, le altre sono inutili). Non si deve creare il vuoto all'interno di questo modello di cartuccia, come erroneamente specificato in molti siti che vendono kit di ricarica. L'operazione di "succhiare" 2 o 3 ml dopo la ricarica, serve a favorire il flusso di inchiostro negli ugelli ed evitare così che ci si fermino delle bolle che impedirebbero il corretto funzionamento della cartuccia. I fori che ci interessano per la ricarica sono quello centrale in alto ed i due più in basso (guardando la cartuccia con i contatti dalla parte opposta di chi guarda).
2) rimuovere il coperchio azzurro. E' saldato con gli ultrasuoni, pertanto non sperare di farlo saltare come se fosse incollato. Con un taglierino (tipo quello per tagliare la moquette o il linoleum) occorre praticare una incisione e fare leva con un cacciavite piatto lungo tutto il bordo. Impossibile che venga via integro a meno di non usare molta calma e pazienza. Esistono in commercio delle macchinette per rimuovere il coperchio, dedicate per questo tipo di cartuccia (costano un sproposito). Magari con un tool tipo dremel e la fresetta diamantata si riesce a fare in modo di tagliare e poter poi ri-assemblare la cartuccia, che così è più comoda da ricaricare in quanto si può controllare livello e quantità di inchiostro presente all'interno dei tre serbatoi (e magari un lavaggio completo dopo la contaminazione fra colori no?). Osservando il coperchio, nella parte inferiore, è possibile notare un paio di cose. C'è una specie di "argine" rialzato, che "separa" i tre serbatoi, che si interrompe ogni tanto. In caso di overfilling, quando si mette troppo inchiostro e lo si vede fuoriuscire dal foro di ricarica, l'inchiostro non essendo arginato, può andare a contaminare le altre spugne, con effetti cromatici "interessanti". La posizione dei fori di ricarica va presa in considerazione. Nel caso del rosso, questo si trova proprio in prossimità del filtro che va agli ugelli. Inserire un ago troppo lungo significa forare il filtro e rovinare la cartuccia che potrebbe in teoria intasarsi senza possibilità di rimedio. Per gli altri due colori, se si usano i fori più in basso, non c'è pericolo ma l'inchiostro si concentra in un area un pò distante dai filtri, il che spiega perchè a volte esce solo il rosso e gli altri due colori, anche se i serbatoi sono pieni, non ne vogliono sapere di uscire. In questo caso è meglio "centrifugare" la cartuccia, manualmente, tenendo gli ugelli protetti e chiusi dalla clip di supporto (altrimenti skizza) e fare in modo che l'inchiostro vada verso il fondo. E' un metodo empirico ma funziona, specie dopo che l'ago non è stato inserito a fondo per paura di forare il filtro. In un post precedente ho già parlato di questo inconveniente. Certo è che il problema con queste cartucce, non si sa mai se i serbatoi sono completamente vuoti. I diagnostici "tirano ad indovinare" quale colore sta per finire, ma il sistema è tratto in inganno se non si segue la procedura di reset dei livelli (procedura che richiede 2 set di cartucce e tempo da perdere). Se poi la carticcia è quella del solito amico, mica si sa quale colore manca e quale è ancora quasi pieno. Per questo sto pensando di auto costruirmi una centrifuga per svuotare completamente le cartucce e ricaricarle con la stessa quantità originale (5 ml circa per ogni colore). Se a causa dell'overfilling le spugna sono "contaminate", pensare di sostituirle è un impresa. La rottura del coperchio azzurro può compromettere l'inserimento nel carrello o la stabilità della cartuccia stessa... meglio tenersi il rosso un pò viola, il giallo un pò verde o marrone e così via. Potrebbe esserci una soluzione però. Se la centrifuga funzionasse, si può pensare di lavare l'interno della cartuccia con acqua distillata inserita con la siringa in più passaggi ed alla fine ricaricare col colore.... potrebbe funzionare?? Proverò.
3) rimozione delle spugne. Con una pinzetta basta fare leva alternativamente sui lati corti. Sono inserite a pressione e ci vuole poco per toglierle. Occorre fare molta attenzione a non sporcare e schizzare inchiostro sui vestiti o su ciò che si trova a tiro. Se la cartuccia è piena, come quella in analisi, si può notare dell'inchiostro che resta in fondo ai serbatoi. Una volta rimosse le ho sciacquate in acqua corrente, così come pure la cartuccia, ponendola per un pò di tempo sotto il rubinetto per far si che si pulisse completamente anche il percorso spugna -
ugelli.
Sotto le spugne, in prossimità della piastrina che ospita gli ugelli, c'è un filtro "metallico" credo, a trama molto fine. Sotto di esso un semplice canale che va a finire in corrispondenza degli ugelli. Gli ugelli sono visibili in foto, disposti su 4 file (così sembra). In mancanza di un microscopio abbastanza potente, mi limito qui, per ora. Mi risulta infatti che la tecnologia hp usa dei componenti elettronici (dei FET) per comandare gli ugelli. Non so se il modello in questione è di tipo piezo o a resistenza termica. Ciò che mi affascina è collegare dei fili ai contatti e sparare a mio piacimento delle bolle, per cui, appena avrò googlato abbastanza, posterò qui i risultati. Con i mezzi a disposizione non sono riuscito a scovare strani circuiti. Non mi è chiaro se queste cartucce contengono un chip di scadenza, magari numeri seriali o altri dati che ne inibiscano il funzionamento oltre una certa data. La data stampigliata nel corpo della cartuccia fa riferimento, secondo la documentazione ufficiale HP, alla scadenza della garanzia... il che mi sembra strano. Se una cartuccia per qualche motivo resta a magazzino per molto tempo, si riduce il periodo in cui si può utilizzare in garanzia? Ad ogni modo, attualmente utilizzo cartucce ricaricate almeno 6 volte di fila sempre sulla stessa stampante e nessuna segnalazione in merito a scadenze o malfunzionamenti mi è mai arrivata (vero però che la data settata all'interno della stampante è del 2001... sarà per questo? boh, non ho voglia per ora di fare delle verifiche. Ma in ogni caso, come fa la stampante ad accorgersi che una cartuccia è cambiata se non leggendo un qualcosa memorizzato su di essa??. Ci deve essere sicuramente qualcosa a livello di chip, vedrò di trovare il sistema per scoprirlo. Per come è montata, il nastro marrone trasparente che porta i segnali è asportabile (è incollato) ma non si riesce a togliere la piastrina con gli ugelli. Forse dovrei provare con qualche prodotto in grado di sciogliere la colla epossidica, o con una pistola termica... boh... mi verrà in mente qualcosa.
Nel retro della cartuccia ho notato un "rigonfiamento" quadrato che sembra non abbia ragione di esserci, come se ci fosse qualcosa coperto da un'etichetta... rfid?? no, è solo un etichetta nera posta sull'etichetta originale HP che contiene il codice a barre 3d della cartuccia.
Ora sarei un pò stanco. Vado a nanna. Alla prossima

P.S. Piove nel giardino di ugo. Ripeto: Piove nel giardino di ugo.

giovedì 11 settembre 2008

Oculare illuminato per PCB (parte 2)

In una pausa di lavoro, ho terminato la realizzazione dell'oculare illuminato per l'ispezione dei circuiti stampati (PCB). Inizialmente ho praticato nel corpo dell'oculare, tre fori inclinati da 5mm, equidistanti sulla circonferenza (a 120°...beh, non proprio... diciamo circa dai) ove alloggiare tre led bianchi. Prima di procedere con i collegamenti, ho provato ad alimentarli per verificare il risultato. Purtroppo, l'inclinazione si è rivelata insufficiente ed in questo modo risulta impossibile regolare ed aggiustare l'orientamento. Per fare sì che i tre led illuminino un unico punto, ho deciso di inserirli all'interno lasciando 2 mm di distanza fra la loro base ed il corpo dell'oculare. Così posso orientarli e focalizzare la luce esattamente al centro dell'immagina ingrandita.
Effettuati i collegamenti ed alloggiato un microswith a levetta (di recupero da una stampante laser ove era utilizzato come fine corsa di un meccanismo), ho saldato un connettore per una pila da nove volts. Non sono contento. La soluzione a batteria, sebbene del tipo ricaricabile, non è adatta per usi prolungati. Ho quindi frugato nei cassetti ed è saltato fuori un carica batteria di un vecchio giocattolo. 8,2 volts, regolati in corrente, che diventano 7,9 sotto carico, quando i tre led in serie sono alimentati. La luce è più che sufficiente, ma non ancora brillante come la vorrei. Devo controllare negli scatoloni, se salta fuori qualche alimentatore da muro da 220 a 9 - 10 volts... sicuramente salterà fuori. Nel frattempo ho tentato di fare qualche foto, per visualizzare il risultato e documentare il successo del lavoro effettuato. La messa a fuoco automatica della digitale non mi permette di effettuare foto ravvicinate come vorrei e per la modalità manuale devo leggermi le istruzioni. Mi sa che userò la macchinetta a pellicola, mooolto meglio per le macro. Nella foto è possibile vedere l'integrato della ST Microelectronics M24C32, un "64KBIT AND 32KBIT SERIAL I²C BUS EEPROM" montato su zoccolo e che fa parte della logica di controllo di una stampante laser Kyocera. Nella terza foto lo stesso integrato con un illuminazione diversa (dovuta all'angolo di scatto) Ad ogni modo, devo dire che ad occhio nudo l'immagine è perfettamente a fuoco, discretamente illuminata (forse 4 o 5 led è meglio) al punto da permettere la lettura delle sigle degli integrati.
Anche i particolari più piccoli sono ben visibili. Tutto sommato sono soddisfatto. Devo procedere ora a creare un involucro per nascondere i fili. Sto pensando alla copertina flessibile di certe cartelline di plastica, o a delle lastre di plastica sottile utilizzata come divisori nei vecchi manuali dell'IBM. Mi farò venire in mente qualcosa. Nel frattempo, anche con qualche giro di nastro isolante, posso utilizzare l'oculare senza troppe preoccupazioni estetiche. Va bene così. Ciao

P.S. Occhio per Occhio, 6x6. Ripeto: Occhio per Occhio, 6x6.

mercoledì 10 settembre 2008

flash bike trip

Un pomeriggio libero. Quale migliore occasione per un giro con la mtb attrezzata da gran turismo?. Appena posso, mi piace prendere le poche piste ciclabili della zona e andarmene in giro con la musica nelle orecchie ed il pensiero libero di registrare dei veri momenti di relax. C'è un percorso in particolare che mi piace più degli altri. Immerso nella campagna, fra corsi d'acqua fresca e profumi indescrivibili. Si nota subito la temperatura, di qualche grado inferiore a quella delle strade trafficate. L'aria è frizzante, come se fosse sempre primavera. L'occhio a volte indugia a cogliere cose che non si erano notate nei passaggi precedenti. E' una delle poche piste ciclabili del veneto che merita di essere percorsa. Ho notato inoltre che è abbastanza trafficata. A parte i pedoni a pendolo (quelli che dondolano a destra e sinistra e non si sa mai da che parte infilarli), a parte i pedoni che dovrebbero andare nelle piste pedonali e non in quelle ciclabili, ho notato che il percorso è molto utilizzato da persone che vanno al lavoro, da massaie con la borsa della spesa, da persone che con lo sport nulla hanno a che vedere. Alla faccia di quell'assessore che pontificava sull'inutilità della spesa da sostenere per la mobilità su due ruote, "...tanto non la userebbe nessuno..."... deficiente, ignorante, buzzurro. Le ciclabili sono utilizzate eccome, più di quanto pensassi io stesso. Non sono l'unico a percepire l'enorme pericolo che c'è nelle strade normali, dove certi automobilisti puntano e "pelano" i ciclisti.... un giorno giuro ne acciuffo uno e lo pesto a sangue. Non passa giorno che non venga arrotato qualcuno per la strada, con conseguenze spesso fatali. Nella cronaca di ieri è riportata la notizia di un ciclista morto investito dal solito furgone. era una persona che credeva davvero nella bici. Era arrivato al punto di vendere l'auto. Per gli spostamenti, treno, mezzi pubblici, bicicletta. Anche lunghe trasferte in bici, fra cui toscana e puglia... un pò come me ma più avanti. Era in pensione e poteva permetterselo. Un prepotente, di quelli sempre di fretta per abitudine, ha posto fine alla sua esistenza. Non lo conoscevo, ma ci sono rimasto malissimo. Amministratori del menga, visto che vi manteniamo con i nostri soldi, fate le piste ciclabili, meno auto, meno parcheggi, meno morti sulle strade che per quanto mi riguarda i veri colpevoli siete voi, luridi assassini. Vaffanculo.

martedì 9 settembre 2008

il professionista informatico

Stasera, googlando a casaccio, mi sono imbattuto in un post di un consulente informatico. Il post trasuda di prepotenza e delirio di onnipotenza. Il Collega si auspica la nascita di un ordine professionale per gli informatici, lamentando la mancanza di regole e riconoscimenti. Porello, nessuno lo riconosce, nessuno lo regola e lui si sente perso. Laureato, ingegnere, dottore, anni di esperienza, consulenze ad altissimo livello.... e si è perso a cinquant'anni. Non sa chi è ed ha bisogno di una legge che lo inquadri, che lo regoli, che gli conceda altri privilegi di esclusiva su una professione nata da poco, all'interno della quale hanno trovato posto coloro che sono spinti da un innata passione per l'elettronica e la programmazione. Dai discorsi che fa, sembra investito del diritto divino di poter lavorare escludendo chi a suo parere non ha superato un esame di stato. Gli basta l'esame e il pezzo di carta per dire "...sono qualificato..." e sono pure "informatico". Lamenta che chiunque può mettersi ad occuparsi di informatica. Vorrebbe escludere chi la laurea non ce l'ha. Chi come me non ha potuto, perchè il babbo è morto nel momento sbagliato, perchè i soldi servono per aiutare gli altri che stanno peggio, perchè non ho raccomandazioni ed amicizie importanti... cosa dovrei fare? lasciare il posto di lavoro in favore di un dottore informatico che non sa nemmeno inserire una scheda in un pc?. Vergogna. Mi rattrista leggere certi auspici e leggere le scuse di chi cerca le motivazioni per dimostrare che un ordine che abiliti alla professione è indispensabile a "tutelare il mercato" e "dare garanzie di professionalità". Che mi risulti gli ordini professionali sono solo serviti a dare potere ed escludere gli altri, e della tutela del mercato non è certo un Ordine ad occuparsene, casomai serve a fare casta e degli utenti chissenefrega.
Sconcertante poi la confusione che fa con il termine albo, confondendolo con Ordine (volutamente?). Non può esistere un Ordine senza albo, ma può tranquillamente esistere un albo senza ordine, su questo il legislatore è stato chiarissimo. Se si tiene conto poi che basta inserire nei contratti di incarico i richiami ad un proprio codice deontologico e tariffario (senza bisogno che sia lo stato a riconoscerli) e questi assumono valore legale a tutti gli effetti, senza bisogno di leggi, leggine, ordini e pagliacciate varie, che qui in "itaglia" ne abbiamo proprio troppe, con una media di avvocati pro-capite da far paura e con i soliti "itagliani". sempre pronti a chiedere l'ennesima legge. Mentre, questo pseudo professionista che non sa chi è se non è una legge a dirglielo, questo fanfulla che non sa comunicare la sua professionalità e deve sempre essere un pezzo di carta a dirlo (tanto lui non è credibile), pontifica nel dire "...lo stato ci deve aiutare...", "...lo stato ci deve regolare...". Sono contrario al federalismo ma quando sento questi piagnistei della gente del sud, specie quando vengono da consulenti stra-falliti ed in crisi di identità, che temono la concorrenza delle nuove leve, mi viene proprio da dire di si, meglio lasciarli al loro destino, che di strada non ne faranno poi molta. Caro Collega... è tempo che te ne vai in pensione e lasci perdere lo stato come la solita tetta da cui ciucciare. Ciao

P.S. A nord non piove. Ripeto: A nord non piove.

mi hanno chiuso il bar!

il bar che uso alla sera per il solito caffè, è chiuso!! ...ma io volevo solo far licenziare la cameriera cicciona, mica far chiudere l'esercizio commerciale !!! Azz... devo intercedere e correre ai ripari. Bar si, cameriera cicciona no. Ciao

P.S. Ugo vuole ancora formaggio. Ripeto: Ugo vuole ancora formaggio.

lunedì 8 settembre 2008

Batterie (fase 2)

Come promesso, riporto qui i risultati dei tentativi di ricarica delle batterie alcaline che, da come ci dicono, non possono essere ricaricate. Dalle raccomandazioni riportate nell'involucro si legge "NON RICARICARE". Tentazione ghiotta quella di disubbidire e tentare nuove sperimentazioni che sono poi alla base di ogni scoperta. Incoraggiato da alcuni articoli d'oltreoceano, dove sembra che invece la cosa sia fattibile, ho riesumato un vecchissimo caricabatterie acquistato quasi 20 anni fa con la raccomandazione del bassotto di turno che, lo ricordo ancora, mi disse "...guarda che non le ricarica ma ne allunga un pò la durata...". Prendo quindi delle pile scariche dal contenitore che utilizzo per accumularle e che periodicamente svuoto negli appositi bidoncini per un corretto smaltimento.
Facendo fede al mio principio che "nulla va buttato", l'aggeggio torna utile per l'esperimento che segue.
METODO:
  • Misuro la tensione delle alcaline prima della ricarica.
  • Inserisco le batterie scariche nel caricabattterie
  • Le lascio inserite nell'apparecchio per un tempo variabile dalle 3 alle 12 ore circa.
  • Provo con marche diverse per verificare se qualche produttore è più "affidabile" .
  • Al termine misuro immediatamente la tensione ai capi di ciascuna batteria.
Per una prova ancora più esaustiva, utilizzo anche un moderno caricabatteria (Varta) a carica "lenta", normalmente utilizzato per le batterie Ni-mh (nikel-metalidrato?).
Dalle osservazioni effettuate, annoto quanto segue:
  • Due delle 4 batterie AAA inserite nel caricabatteria moderno, hanno presentato una fuoriuscita di un liquido nero, mentre per le altre due e tutte quelle provate con il caricabatteria vintage nessun problema di perdite strane.
  • Solo alcune batterie di tipo AA al termine della carica hanno evidenziato un leggerissimo aumento della temperatura (non misurata), mentre le altre sono rimaste fredde.
  • La tensione di carica misurata a vuoto nel caricabatteria vintage si attesta sui 5,2 volts.
  • La tensione di carica misurata si attesta su 1,49 volts, misurata con batterie inserite altrimenti l'apparecchio non si accende automaticamente.
  • Il tempo di ricarica automatico deciso dal caricabatterie moderno si è attestato sulle 12 ore esatte.
La domanda che mi sono posto durante l'attesa è: il metodo è attendibile? Ho tentato di ricaricare 12 batterie alcaline. Poche come base statistica??. E' sufficiente una misurazione della tensione al termine della ricarica? Decido quindi di effettuare una misurazione aggiuntiva il giorno dopo la ricarica, per verificare se la pila "tiene" o se l'effetto è solo temporaneo.
Risultati immediati:
  • tipo AA Kodak, T.ric 3h54min Vin 1,2V Vfinale 1,32V
  • tipo AA Duracell T.ric.3h54min V.in 0,8V Vfinale 1,32V
  • tipo AA Panasonic T.ric.5h45min V.in 0,41V Vfinale 1,48V
  • tipo AA Panasonic T.ric.5h45min V.in 0,81V Vfinale 1,44V
  • tipo AA Energizer T.ric.14h00min V.in 0,92V Vfinale 1,3V
  • tipo AADuracell T.ric.14h00min V.in 0,82V Vfinale 1,36V
  • tipo AA Coop T.ric.11h30min V.in 0,8V Vfinale 1,50V
  • tipo AA Coop T.ric.11h30min V.in 1,0V Vfinale 1,55V
  • *tipo AAA Duracell T.ric 12h00min V.in 1,14 V.finale 1,45V
  • tipo AAA Maxell T.ric 12h00min V.in 0,9 V.finale 1,6V
  • tipo AAA Selex T.ric 12h00min V.in 1,2 V.finale 1,48
  • *tipo AAA Selex T.ric 12h00min V.in 1,2 V.finale 1,53V

Sembra, dalle misurazioni effettuate che effettivamente una ricarica sia possibile. ancora dubbioso lascio riposare le pile per un giorno ed effettuo nuovamente le misurazioni con un tester 2 volt fondoscala.
Tensione dopo 24 ore circa
  • tipo AA Kodak Vin 1,2V Vfinale 1,258V
  • tipo AA Duracell V.in 0,8V Vfinale 1,19V
  • tipo AA Panasonic V.in 0,41V Vfinale 0,841V
  • tipo AA Panasonic V.in 0,81V Vfinale 0,848V
  • tipo AA Energizer V.in 0,92V Vfinale 1,332V
  • tipo AADuracell V.in 0,82V Vfinale 1,36V
  • tipo AA Coop V.in 0,8V Vfinale 1,362V
  • tipo AA Coop V.in 1,0V Vfinale 1,394V
  • *tipo AAA Duracell V.in 1,14 V.finale 1,445V
  • tipo AAA Maxell V.in 0,9 V.finale 1,187V
  • tipo AAA Selex V.in 1,2 V.finale 1,437
  • *tipo AAA Selex V.in 1,2 V.finale 1,226V

* pila con leggera perdita di liquido a fine ricarica

OSSERVAZIONI:
  • La tensione di carica al termine del ciclo di ricarica appare superiore alla tensione iniziale prima del ciclo di ricarica
  • La tensione misurata "a caldo" è superiore alla tensione rilevata dopo 24 ore in stanby
  • La tensione misurata dopo il periodo di stadby è comunque superiore alla tensione iniziale misurata prima del ciclo di ricarica.
  • Le duracell sembrano essere maggiormente soggette a mantenere la tensione raggiunta alla fine del ciclo di ricarica
  • I valori raggiunti non sembrano significativi per poter affermare che è possibile una ricarica efficace.
  • I valori misurati possono confermare "l'allungamento della durata" citata dal venditore del caricabatteria vintage
Quindi si può dire che le batterie alcaline possono essere ricaricate?? NI. Manca la prova effettiva "sul campo". Una pila alcalina così "ricaricata" può essere utilizzata sotto carico ed in un certo senso "garantire" una durata decente? Lo proverò nel lettore mp3 per verificare se si riesce a spremere ancora un pò di energia da queste pile usa e getta. Certo è che se si tenta di ricaricare una pila alcalina senza utilizzare un caricabatteria con limitazione e regolazione della corrente di carica, si rischia davvero di fare danni. Se mi avanza tempo, proverò a sperimentare cosa accade sottoponendole a tensioni inverse e correnti più elevate, ovviamente con tutte le precauzioni del caso. Don't try this at home. Ciao

P.S. Svuotare e pulire le celle. Ripeto: Svuotare e pulire le celle.

Aggiornamento: il lettore mp3 che si vede nell'ultima foto, smette di funzionare quando la tensione della batteria AAA scende al valore di 1,2 volts. Sono in corso prove con un altro lettore, meno esoso di energia.

sabato 6 settembre 2008

Oculare illuminato per PCB (parte 1)

Da un giro in discarica, all'ecocentro, dove un'azienda ci costringe a consegnare a nostre spese i rifiuti che si rifiuta di ritirare anche se paghiamo una salatissima bolletta, ho intercettato una signora con in mano un proiettore di diapositive. "Scusi signora... ma lo butta?"... domanda idiota, mica era lì per fargli prendere un pò d'aria... Senza esitare me lo porge sorridendo "Tenga.". Appena rientrato in laboratorio, inizio subito a smontarlo. Chissenefrega se funziona. Devo aprirlo che un proiettore a pezzi mi manca proprio. Ho recuperato trasformatore, lampadine, ventola e... lenti. Una in particolare. Quella mobile che sta all'esterno e serve per la messa a fuoco. E' ottima per ispezionare i PCB, i circuiti stampati, per ingrandire le sigle degli integrati e dei microcomponenti SMD. Ha un solo difetto. Il fuoco si trova proprio in prossimità del bordo esterno (distanza focale 85mm, pari all'altezza del monocolo), per cui occorre appoggiare la lente sul piano da ispezionare per vedere nitido. Solo che il corpo del monocolo oscura la parte da ispezionare. Fino ad oggi ho usato le lenti recuperate dagli scanner ma sono troppo piccole ed occorre trovare la distanza giusta per mettere a fuoco. Mi risulta che ce ne siano di adatte dentro i foto copiatori, ma quello che sto tenendo d'occhio giace ancora presso il laboratorio di un cretino che spera ancora di ripararlo (e quando ci riuscirà useremo tutti il teletrasporto). Ho recuperato in passato anche una lente di fresnel, ma non è adatta in quanto distorce le immagini sui bordi.
Ho deciso allora, visto che è un attrezzo che uso spessissimo, di illuminare l'interno dell'oculare e sono in fase di "progettazione". Tre led bianchi in serie con una pila da 9 volts e non ho bisogno di nessuna resistenza di caduta. Sto pensando di praticare tre fori inclinati verso il centro della lente. Devo pensare invece ad alloggiare la batteria e trovare un tubo di diametro sufficiente per coprire i collegamenti (potrei usare nastro isolante peggiorando però l'aspetto del pezzo. Vorrei dare al tutto un aspetto "professionale", che non sembri assemblato alla bell'è meglio. Troverò una soluzione. Dimenticavo, mi servirà anche un microswitch a pulsante, ne ho un infinità, devo solo scegliere quello che meglio si adatta. Se la soluzione a pila da nove volts risulterà troppo ingombrante, posso optare per una pila a bottone scarica ed al circuito per elevare la tensione (vedi schema già pubblicato nei post precedenti "Led blu a 0,3 volts"). Così il tutto sarà più leggero e meno ingombrante. OK. si inizia col recuperare i componenti, si passa a sperimentare e... vedremo come verrà. Ciao

P.S. Luci blu tra saturno ed giove. Ripeto: Luci blu tra saturno ed giove.

Ultim'ora

Notiziona che non interessa a nessuno, ma il blog è mio e ci scrivo quello che mi pare. Stasera, come d'abitudine sono uscito per il consueto caffè serale al solito bar... tempo fa, alla categoria maleducazione, avevo parlato di una cicciona rompiscatole incontrata alle poste... beh... adesso fa la cameriera al bar che frequento e... sarò un bastardo ma mi sa che non durerà a lungo. La vendetta è un piatto che va gustato freddo ed a me il caffè piace "shekerato". Intanto la cicciona è brutta come il peccato, non è colpa sua ma se a questo aggiungiamo che non sorride neanche a sorridergli allora non è adatta a stare dietro ad un banco. Poi è lenta, lenta, lenta troppo lenta e questo non va bene. Ed inoltre è scorbutica, non ci sa fare con la gente, risponde male ed è antipatica. Mi sa che non dura e per farla durare meno penserò a seminare zizzania fra gli avventori. Và che merda che sono, ma la maleducazione non la perdono, l'arroganza tantomeno e i prepotenti menefreghisti devono skiattare. Sta cicciona deve sparire dal mio bar. ci vado per rilassarmi, non per vedere una con la faccia da cane, un pitbull davvero che alla sua età ancora non ha trovato un topo che se la trombi. Stavolta tocca a me fare la faccia di merda, testina. Preparati a mettere annunci sui giornali, che se ti trovo a lavorare da qualche altra parte ti sistemo io, brutta maledetta cicciona ignorante... vaffanchiulo

P.S. Domani si vendemmia il podere sud. Ripeto: Domani si vendemmia il podere sud.

maleducati

...e pure menefreghisti. Stamane, consueto giro in bici per prendere una boccata d'aria. al rientro, una scena da non credere. In centro al paese, su un rettilineo che sbocca su una rotonda costruita per soddisfare le esigenze di una banca, un auto in mezzo alla strada. In mezzo alla corsia una donna sta parlando con la conducente. dietro una fila di 4 macchine e due furgoni. Penso ad un incidente,a qualcosa di grave da giustificare il blocco del traffico. supero la fila sulla destra e mi avvicino con circospezione. non volevo crederci ma le due "signore" stavano chiacchierando allegramente del più e del meno. Si stavano spensieratamente occupando dei loro chiacchiericci incuranti degli altri, di chi magari usa l'auto per lavoro o di chi magari è pagato un tot a consegna... Mi era venuto l'impulso di scendere, chiedere in prestito il crik dell'auto e menarle di brutto, ma ho preferito lasciar perdere appena dalla fila qualcuno si è spazientito ed ha iniziato a dare dei colpetti al clacson, subito imitato dagli altri e dalle auto che nel frattempo si erano accodate. Allo strombazzare, come avranno reagito le "signore"?? avranno compreso che stavano rompendo i c*glioni?? Macchè. Quella in auto sento che dice.."...cos'hanno da rompere sti qua??..". Capito?? sono sempre gli altri a rompere le balle. Nel giornale di ieri era riportata la notizia di un signore che ha bloccato con l'auto una via del centro di un paese poco distante da qui. Motivo? era sceso per fare shopping in un negozio poco lontano da lì. Devo proprio essermi perso qualche puntata. E' vero allora che è diventata una consuetudine farsi gli affari propri in funzione del disagio causato agli altri. E' la terza volta in tre giorni che lo noto. Vorrei una società, migliore. Mi sto adoperando attivamente perchè lo diventi ma mi sa che sono rimasto solo. Per favore...aiutatemi!!!

P.S. Impastare la farina ed aggiungere latte. Ripeto: Impastare la farina ed aggiungere latte.

Batterie (fase 1)

Dopo il lavoro di carrellamento del compressore a batterie (vedi posto precedenti), ho deciso di controllare lo stato di quelle rimaste "a magazzino", ovvero quelle batterie di recupero, provenienti dai gruppi di continuità (ups) fatti a pezzi prima che finissero in discarica. Ne ho di due marche e tre tipi diversi:
  • Panasonic LC-R067R2CH1 da 6V 7,2Ah/20HR
  • Panasonic LC-R0612P1 da 6V 12Ah/20HR
  • FIAMM-GS FG20721 da 12V 7,2Ah
tutte e tre al piombo ed acido ma sigillate (molto simili alle batterie da scooter). Alcune di queste sono già state eliminate attraverso i canali di smaltimento obbligatori (dannosissime per l'ambiente). Il difetto che presentavano?? Potevi tenerle in carica per giorni ma non tenevano. Dopo pochi minuti erano a terra. Per questo motivo il gruppo di continuità segnalava il problema alle batterie. Ma le altre? A distanza di un paio di anni ho provato a controllarne lo stato di carica. Quelle da 12 sono a circa 8 - 9 volts, mentre quelle da 6 sono a 4,5 volts. Credo sia normale un valore così dopo due anni senza toccarle, a causa della resistenza di perdita interna. Ad una più attenta ispezione visiva però mi sono accorto che un paio di queste hanno l'involucro rotto, con delle fessurazioni. Nessuna perdita strana di acidi o altro materiale ma la rottura dell'involucro mi preoccupa un pò. Ora le ho messe in carica. alcune perdono dopo qualche ora la carica e sono in attesa di verificare anche le altre. Di 10 batterie dovrei riuscire a recuperarne almeno un paio, quattro al massimo. In attesa, ho un altro esperimento in corso. Le batterie alcaline NON sono ricaricabili...dicono. In rete ho trovato dei circuiti di ricarica delle batterie alcaline che, dicono, si possono "rigenerare". Non ci credo ma voglio verificare con delle misurazioni. I primi risultati sembrano cautamente promettenti... nel frattempo ne approfitto per riverniciare la porta del bagno e sistemarla che sta andando "in pezzi", è da tanto che lo devo fare ed oggi mi decido...lo faccio! stay tuned.

P.S. Polvere di umìnio e ruggine. Ripeto: Polvere di umìnio e ruggine.

Supporto batterie e compressore (2a parte)


Finito... o quasi. Come tutte le cose, c'è un buon margine di miglioramento ma per come è venuto sono veramente soddisfatto. Un conpressore, due batterie da 6 volts, un interruttore, dei fili elettrici, un manico di scopa, del legno multistrato, due ruote, due gommini, del plexyglass ed un pò di vernice all'acqua. Non serve poi molto per creare un carrellino da utilizzare per il gonfiaggio delle ruote. L'unica spesa è data dal plexyglass, dalla vernice (che in verità ne ho un barattolo che mi dura da tempo), dai fast-on per i contatti ed ovviamente il compressore. Il resto è tutto materiale riciclato. I perni provengono da una stampante, come pure i due gommini di supporto e le ruote. Le viti sono recuperate dal mio camper (a suo tempo le avevo sostituite con delle viti nuove e quelle "vecchie" messe da parte. Il legno proviene da un espositore da negozio, un mobile che il commerciante stava per buttare mentre passavo per caso e colta l'occasione mi sono offerto di "smaltirlo" per lui. Il manico del carrello è di una vecchia scopa. L'interruttore non ricordo da dove proviene, sicuramente da qualche vecchio pannello di qualche apparecchiatura vintage.

La "carenatura" è tagliata a mano, senza fissaggio della parte curva, appositamente omessa per non appesantire l'estetica. I fianchi trasparenti sono di spessore da 3 millimetri, mentre la parte curva da 1 millimetro., piegata a freddo. Mi manca un profilo ad L per coprire la parte curva e penso alle difficoltà nel piegarlo a tal punto da desistere. Va bene così. Dalle foto si nota ancora un pò di polvere all'interno. Tanta era la fretta di vederlo finito che l'ho montato appena i pezzi erano pronti.

Cosa da migliorare? Certo. Una presa per caricare le batterie senza togliere la fiancata, una spia di accensione a led (superflua), un sistema migliorato per far scorrere le ruote senza troppi attriti (non ho scelto le ruote pivotanti appositamente...le trovo scomode), un aggancio per la cannuccia dell'aria, una carenatura piegata in modo da seguire le curve del contenuto. Per quest'ultima soluzione avrei bisogno di un sistema di taglio laser, un sistema di riscaldamento dei fogli di plexyglass ed una sagoma per le piegature. Ho comunque scelto appositamente il case trasparente per poter leggere il manometro del compressore. Direi che sono soddisfatto. Via con un altro lavoro. ciao

P.S. Fermentazione anaerobica dal mucchio verde. Ripeto: Fermentazione anaerobica dal mucchio verde.

venerdì 5 settembre 2008

Gratta e rompi

Che ultimamente la maleducazione sia diventata uno stile di vita, ormai lo si sa e lo si nota da tempo. Ma quando questa è scientificamente praticata per provocare e rompere i coglioni altrui, allora significa che è venuto il momento di reagire. Stamattina, per la terza volta consecutiva, ho incontrato al tabacchino un signore con una pessima abitudine. La tabaccheria è minuscola, ricavata da uno stanzino che lascia spazio sul banco appena quello sufficiente ad appoggiare le sigarette o le poche cose che di solito si comprano in questi esercizi commerciali. Inevitabile quindi fare la fila se si arriva quando prima è entrato qualcuno a fare i propri affari. Per la verità, bastano 5 persone e la fila arriva alla porta. Arrivo, entro ed il signore, sulla cinquantina, è al banco che gratta i biglietti che è solito acquistare... solo che alla volta ne acquista una quantità industriale, per cui il tempo necessario, data la sua lentezza degna dal più lento dei bradipi, si dilata a dismisura. Mentre gratta, occorre aspettare il proprio turno. E questo se ne sta lì beato a grattare e grattare mentre le persone arrivano, si accumulano e lo guardano stupiti, increduli esista tanto menefreghismo. Il gestore nemmeno si preoccupa di dire "...avanti un altro...", e questa lumaca continua incurante degli altri a grattare i suoi biglietti sul banchetto, facendosi i suoi comodi. Non bastasse, ad ogni grattata deve controllare se ha vinto. Allora inizia a guardare le caselle confrontandole ogni volta con le istruzioni di gioco. Guarda e controlla, guarda e controlla e noi ad aspettare i suoi comodi. Ma non è finito qui. Ad ogni grattata, lettura e controllo deve pure riflettere, non si sa su cosa. Così gratta guarda infinite volte, controlla altrettante volte e riflette a lungo sulla sfiga che lo perseguita, incurante di riflettere sulle maledizioni più terribili che mentalmente gli vengono rivolte. Lui gratta e se ne frega degli altri. E' la terza volta, in orari diversi che lo incontro. In totale ho perso quasi trenta minuti ad aspettare in silenzio sta tartaruga del pensiero. Credo di essere anche troppo tollerante e paziente. Me lo sono ripromesso. Devo iniziare a reagire in malo modo, così la società mi riconosce e mi accetta come un bravo cittadino, allineato alle abitudini dei più. Ma se veramente voglio farmi accettare, allora la grattata ci penso io a dargliela, rompi*oglioni!!

P.S. L'ape regina cambia alveare. Ripeto: L'ape regina cambia alveare.

giovedì 4 settembre 2008

Supporto batterie e compressore (1a parte)

Fra un lavoro e l'altro, come d'abitudine, sono uso a rilassarmi con qualche piccolo lavoretto che mi rilassi e distragga dallo stress. Da tempo avevo in mente di sistemare una volta per tutte il mini compressore che utilizzo periodicamente per gonfiare le ruote alla mia mitica mountain bike. E' un mini compressore a 12 volts, con presa per accendisigari da auto, adatto (dice il manualetto in cinese) per gonfiare le gomme dell'auto in emergenza. Sarà, ma di gonfiare le gomme dell'auto su cui devo viaggiare proprio non mi fido, se non altro per il manometro che non mi sembra proprio preciso da farci affidamento. Lo uso per la bici, ma è adatto anche per le gomme della moto. E' composto da un motorino in continua e da un pistoncino che pian piano fa il suo dovere. Credo di averlo pagato 12 euro circa al bricofurto dove vado ogni tanto a rifornirmi del materiale che non riesco a recuperare. Dato che la bici non è ancora dotata di accendisigari, ho dovuto arrangiarmi con due batterie da 6 volts collegate in serie, recuperate da un UPS defunto e pronto per la discarica (salvato in tempo). Dato che il mini compressore è abbastanza leggero, usarlo al volo con i fili volanti, non è molto comodo, per cui l'ho fissato con delle piastrine ad "L" su una base di legno. E' rimasto così per un anno. Senza ruote, senza sistema di "trasporto" dalla rimessa al luogo d'utilizzo, pesante ed ingombrante. Oggi mi sono cimentato nella costruzione di un carrello che alloggi batterie, compressore e cavi in modo da poterlo spostare senza difficoltà. Per le ruote ho utilizzato quelle che fanno avanzare la carta dal vassoio di raccolta delle stampanti HP fissate nella parte zigrinata del perno che è stato accorciato a misura. Ho pensato a due alette ad "L" di alluminio per fissarle sotto la base in legno con un foro leggermente più piccolo della parte zigrinata, in modo che il perno stia abbastanza fermo (così le ruote non vanno a grattare sulla base in legno). Non sarà scorrevole come se fosse montato su cuscinetti ma per l'uso che ne devo fare funziona egregiamente. Con la parte di perno rimasta, tagliata a metà, ho realizzato due piedini con la gomma premi carta delle stampanti, in modo da far stare orizzontale il carrellino. Ora sto aspettando che si asciughi la vernice nera (all'acqua ovviamente che è "ecologica"). Posterò altre foto appena pronto. Prima lo monto e poi penso ad abbellirlo e carenarlo come meglio potrò. Ciao.

P.S. Giometto vuole 5 litri di latte. Ripeto: Giometto vuole 5 litri di latte.