venerdì 29 febbraio 2008

Stepper unipolare (p.4) - ancora "problemi"

La sfida continua ed io sono più testardo di una capra. Non mollo. Ho terminato la realizzazione della basetta optoisolatore (vedi post precedenti). Ho anche dotato i Mosfet finali con un bellissimo dissipatore nero recuperato da un pentium II (lavorato con 4 fori filettati M3, foglietti isolanti e pasta termoconduttrice).
Collegati tutti i segnali e le alimentazioni, effettuato l'ultimo controllo in base alla checklist, lancio il programma che attiva le fasi del motore. Con sorpresa gira un pò a scatti e la tensione misurata sembra un pò al di sotto di quanto avevo preventivato. La coppia è sempre ridicola, un pò meno delle volte precedenti ma ancora insufficiente I led di segnalazione mi indicano che i segnali arrivano ai Mosfet. Purtroppo, l'amico che mi aveva promesso di recuperarmi un oscilloscopio, latita. Mi ha assicurato che se ne sta interessando e francamente, visto che forse me lo procura "agratis", non mi sembra educato insistere e sollecitare. Presumo che ci sia o qualche mosfet che non entra in piena conduzione o uno o due optoisolatori che non si comportano come da specifica. Ho notato infatti che ne ho montato uno con una sigla leggermente diversa dagli altri (forse è proprio quello, mi ha ingannato un 5 al posto di un 6). Domani lo smonto e lo sostituisco con uno identico agli altri. Forse è la resistenza di caduta.... proverò a variarla e rifare i calcoli a costo di bruciare qualcosa.
Dalle osservazioni effettuate, ho notato che il dissipatore montato nell'alimentatore è insufficiente, scalda troppo. 60° dopo appena due minuti e mezzo e la temperatura tende a salire...meglio spegnere prima che vada qualcosa in fumo. Ho deciso di costruirne un altro, con una tensione leggermente superiore (sino a 6 volts), con una regolazione della tensione in uscita (pochi volts per la taratura) e soprattutto con i transistors di regolazione e protezione dai cortocircuiti su dissipatore separato e di dimensioni più generose. Dovrei ancora avere dei 7805 e componenti ne ho a iosa.
E' solo che questo stop tecnico mi irrita. Capisco che procedere per tentativi è l'unico modo che ho per sopperire alla mia ignoranza della teoria, ma dovrei fare più attenzione nei calcoli e nelle verifiche sperimentali. Pazienza. Sto imparando più di quanto mi aspettassi. Fino a martedì credo non farò molto. Sabato Riunione nazionale con i Colleghi informatici, domenica e lunedì ripasso di una causa civile che devo gestire per martedì, quando dovrò fare a fettine l'ingeniere di turno che accetta le Consulenze tecniche una volta ogni due anni e non sa nemmeno da dove partire. Me la prendo comunque comoda, ma sto stepper deve funzionare alla fine. Lo devo far funzionare per iniziare a laminare i PCB e proseguire con gli altri progetti in sospeso. Alla prossima.

P.S. lo psiconano è scemo. Ripeto: lo psiconano è scemo.

giovedì 28 febbraio 2008

Ricarica errata cartuccia di stampa

Dopo che il mio fornitore di cartucce di stampa ricaricate ha chiuso l'attività per "scarsa redditività" (le cause dipendono dal suo pessimo modo di lavorare), ho intrapreso la strada della ricarica fai da te. sono sempre stato restio a farlo, a causa dell'effetto di alcune leggende metropolitane in merito agli inchiostri, alle testine piezo, alle stampanti che si guastano o che "scadono" e via dicendo. Armato di pazienza e di una legittima dose di diffidenza, inizio con un indagine approfondita sulle modalità di ricarica. Il quadro che ne esce è a dir poco inquietante. Tutti dicono il contrario di tutto. Le teorie in merito alla pulizia delle testine si sprecano fra riti sciamanici e procedure impossibili. Dall'uso dell'ammoniaca in dosi filosofali ed a temperatura infernale alle procedure meccaniche con aria compressa secondo due scuole di pensiero (aspirazione o pressione?). Anche le istruzioni di ricarica sono (molto) poco professionali. Per lo stesso tipo di cartuccia variano tempi e metodi del procedere. L'uso poi dei materiali è a dir poco "vendor oriented", dai supporti delle testine da ricaricare ai liquidi di pulizia i cui ingredienti restano gelosamente custoditi in tal modo da indurre a pensare che in pochi rivenditori ne conoscano la reale composizione

Deciso a procedere (le cartucce mi servono, e nuove costano più della stampante usata che ho recuperato dalla discarica) inizio con il reperimento dei materiali con un giro nei siti "specializzati". Risultato desolante. Questi peracottari dell'informatica non sanno cosa sia il commercio elettronico (cassa e carrelli inesistenti). Ove esiste la forma di pagamento con carta di credito, i dati occorre darli al rivenditore (e che son mica scemo). Ad avviare la procedura di acquisto, escono errori di pagina non trovata, o inspiegabili errori di registrazione. A telefonare nemmeno a parlarne, non risponde nessuno. Viene il sospetto che questi fornitori siano in realtà della schiera degli "artigiani sottoscala" o che lavorano in luoghi abitualmente deputati ad altri usi. Le descrizioni dei prodotti fanno schifo, imprecise, contraddittorie, errate. Le foto sono sempre le stesse, ovvero per l'inchiostro, ad esempio, viene visualizzata sempre la stessa bottiglia, sia che sia da pochi cc che da 1 litro..non c'è da fidarsi a fare un acquisto on-line con quei ciarlatani stregoni (e ladri).

Dopo mille tentennamenti, decido di procurarmi l'inchiostro specifico alcune siringhe con aghi e ventose da un negozietto Prink che è gestito da una persona gentile e disponibilissima a dare consigli e suggerimenti, rivelando esperienza e preparazione. Raro esempio di commerciante in grado di avvisare il cliente dei rischi e pericoli dovuti ad una ricarica.
Torno a casa, tutto felice e già con la testa a calcolare il risparmio, e mi accingo alla mia prima ricarica. Una cartuccia HP tricolor (la 57 ovviamente di recupero). Provo con un tampone umido sulla testina e noto subito che il giallo non fuoriesce. Penso immediatamente che o è scarico o la testina è incrostata. Dato che gli altri due colori sembrano ok e che il giallo è statisticamente il colore che viene usato di meno, penso subito alla testina incrostata. Decido comunque di effettuare la ricarica. Inserisco gli aghi e premo leggermente, per far fluire lentamente l'inchiostro nel serbatoio. Il Giallo entra a fatica....premo...premo...premo sino a quando non fuoriesce dall'apertura ove è infilato l'ago, uno schizzo di giallo iperconcentrato che riesco a schivare per miracolo...i vestiti sono salvi, per il tavolo, pazienza, lo pulisco immediatamente e resta solo un alone giallastro che provvederò a far sparire definitivamente. Direi che almeno il serbatoio giallo è pieno, forse troppo, ma sicuramente pieno. Tampone inumidito e il giallo non fuoriesce. Ergo, i fori del giallo sono intasati. Allora inizio con la ventosa ad aspirare...niente. Passo all'immersione in una soluzione di acqua distillata ed ammoniaca (60/40%). Niente. Lascio riposare ed immergo nella soluzione riscaldata a 40 gradi. Niente. 60 gradi....niente. Lascio riposare una notte. il giorno dopo...niente giallo. Riprovo con l'immersione e noto come il ciano ed il magenta "cadano" dai forellini verso il fondo, mentre dai forellini del giallo....niente!



Di testine HP57 ne ho una decina. Decido quindi di utilizzare un metodo didattico ipercollaudato che mi ha sempre dato risultati incredibili a livello di apprendimento. Assumo che la testina è rotta (per mettere in pace la mia coscienza) e decido di capire come è fatta, ma soprattutto voglio vedere l'intasamento sospetto. Gli elementi piezo delle testine se smontati ai minimi termini permettono di vedere i canali di alimentazione dell'inchiostro e di vedere in controluce se i forellini sono liberi o intasati. Ovvio che la prova è distruttiva ma la differenza che esiste fra una supposizione deduttiva ed una certezza visiva non mi fa dormire la notte. Voglio capire se ci sono delle "incrostazioni". Risultato ? i forellini sono risultati perfettamente liberi da qualsiasi intasamento, perfetti direi, anche analizzati al microscopio. Allora? Una cartuccia è abbastanza semplice. Un serbatoio, una spugna di "gommapiuma", un filtro (che sembra una rete metallica molto fitta) e un canale che va diritto verso i forellini. Escludendo forellini, filtro e canali di alimentazione resta la spugna. Colpa della spugna? no. Colpa mia (ovviamente). Nel timore di forare o danneggiare il filtro non ho inserito l'ago della siringa a fondo (così come raccomandato dai cretini consulenti che lasciano "consigli" in rete). In questo modo ho imbevuto solo la parte superficiale della spugna lasciando a secco la parte inferiore che tocca il filtro. L'ho notato lavando la spugna del giallo, che è rimasta più colorata nella parte superiore che nella parte a contatto del filtro. Pur avendo lasciato la cartuccia a riposare per una giornata in posizione verticale, il giallo non ha raggiunto la parte inferiore (e si che una spugna 'dovrebbe' assorbire e che diamine). Si nota la differenza con le altre due spugne che al contrario nella parte superiore risultano quasi bianche mentre sono più scure nella parte inferiore. Sbagliando si impara. Il mio ex-rivenditore ha speso migliaia di euro per tappezzare di certificazioni HP il suo ufficio, per poi chiudere l'attività. Io non ho speso nulla con il metodo sperimentale analitico e visivo. Non sarò certificato, avrò le pareti dell'ufficio spoglie, sarò forse più "grezzo", ma ho risparmiato ed imparato molto più di lui e posso iniziare a caricare le stesse cartucce anche per altri. Tiè.

P.S. Il Tintoretto è venduto. Ripeto: Il Tintoretto è venduto.

mercoledì 27 febbraio 2008

Ci devo pensare...

dopo 7 anni di frequentazioni della stessa donna a cui mi sono affezionato e per la quale sono stato minacciato (a mano armata) e percosso violentemente dall'ex-marito, senza reagire per evitare di dare un cattivo esempio al figlioletto di lei, ricevo una strana telefonata. Tanto strana non era...considerato che negli ultimi tempi il rapporto si era un pò "deteriorato".

"Non so cos'è ma ultimamente non provo più voglia di fare l'amore con te come una volta"

"Posso sapere quali sono, secondo te le cause?"

"Non lo so. Abbiamo passato un Natale di merda ma è da un pò che mi sento strana"

"A Natale ti ho solo fatto notare che avevamo preso accordi per stare un pò da soli. Ho solo criticato la tua decisione di invitare per due giorni la fidanzatina di tuo figlio che francamente mi pare un pò troppo piccolo per essere incoraggiato a scopare..."

"cosa c'entra, vieni qui per comandare?"

"certo che no, ci mancherebbe, però credo ancora di essere libero di esprimere delle opinioni e poi mi sembra di aver partecipato. Non vedevo l'ora di passarmi il pomeriggio di natale a giocare a monopoli (ironico)...certo è che non permetto a tuo figlio di dirmi 'qui è casa mia e faccio quello che mi pare'... non mi sembra per niente educato..."

A criticare i figli delle quarantenni si scatena l'inferno. Diventano delle iene. Guai a criticare "la creatura" (minorenne) se va e viene quando gli pare, se non fa un cazzo tutto il giorno (salvo chattare, guardare film porno su intenet e sedersi a tavola per mangiare), se va malissimo a scuola, se bestemmia peggio di uno scaricatore di porto e l'unica cosa che sa rispondere è vaffanculo. Meglio troncare la critica.

"Mi sembra di averti dimostrato che ti amo, sia affettivamente sia economicamente, raramente ti ho detto di no, le bollette te le pago io anche se lo sai che non navigo nell'oro, i debiti che fai te li pago io e non ho nulla da dire se pur in "difficoltà" economica vai ad iscriverti in palestra o ordini l'impianto di aria condizionata perchè d'estate hai caldo....non mi sembravi molto incerta quando ti ho ristrutturato la tua casa, mettendoci di tasca mia materiali e tempo sottratto alla mia professione....non mi sembravi tanto dispiaciuta quando ho aiutato quel ciuco di tuo figlio...."

"Sarà ma ho bisogno di riflettere e di un periodo per pensare...."

Quest'ultima frase l'avrò sentita un infinità di volte in passato dalle donne che ho avuto. Nel linguaggio delle donne significa "Non ho il coraggio di dirti realmente le cose come stanno, ho un altro e con la 'sospensione' mi sento legittimata a farci quello che mi pare..."
Lo step successivo (passato il periodo in cui ci permettono di abituarci alla loro assenza) è: "ti lascio perchè (...inserire qui una scusa stupida....), però possiamo restare amici". Amici una sega! Vaffanculo.

Si può far cambiare idea ad una donna? NO. Non ci voglio nemmeno provare, faccio meno fatica a trovarne un altra, nonostante l'età. La prossima dovrà essere vedova (così non ho problemi con l'ex marito), senza figli, quarantenne, magra, con buon reddito, senza debiti e senza tante inibizioni, mora, alta, di cultura media, sportiva e di sinistra (quella vera). Mi piacciono così cosa devo farci? Posso offrire in cambio le stesse cose e l'assoluta fedeltà. Sarò all'antica ma sono fedele se mi fido, altrimenti non inizio nemmeno.
Mi concentro nel mio lavoro, così non penso alla delusione ed al tempo perso. Per i soldi, pazienza, quelli si possono recuperare, il tempo perso no. Unamico, fai più attenzione la prossima volta.

P.S. Il pappagallo ha parlato. Ripeto: Il pappagallo ha parlato.

martedì 26 febbraio 2008

Stepper e opto isolatori


Dopo una giornata a catalogare i componenti di recupero mischiati alla rinfusa in un cassetto, in attesa di necessità imprevedibili, trovo ben 6 optoisolatori P652 (marca sconosciuta), 2 in più di quelli che mi servono. Per la verità ne ho trovati di più, compresi dei fototriacs, che conservo in quanto ho in mente alcune cose da fare. Cerco i datasheet per avere i dati costruttivi e trovo "qualcosa" che sembra "compatibile" per somiglianza di sigla. Procedo con uno schemino di massima. Segnale in ingresso 3,3 volts, Alimentazione in uscita 4,98 Volts. Vcesat 0,4 Volts con una corrente di 0,5 mA a cui vanno aggiunti gli ampere che alimentano il led collegato al gate del mosfet (quest'ultimo, comandato in tensione non assorbe corrente). Dovrei avere dimensionato correttamente le resistenze di carico del led e del transistor dell'optoisolatore. 1K per il led (calcolata sulla corrente massima erogabile dalla porta della fox board) e 10K per il transistor, che una volta collegata si troverà in parallelo ad un led con in serie una resistenza da 1kohm. Prima di collegare il tutto voglio sperimentare sulla breadboard il circuito e verificare le tensioni in gioco. Non voglio infatti cimentarmi in saldature se poi la cosa non funziona, non si sa mai. Il segnale lo prelevo dall'emettitore, prima della resistenza posta a massa. Il collettore è collegato direttamente ai 5volts. Credo che la configurazione si chiami "a collettore comune". Con una Vcbo di 70 volts dovrei essere sotto i limiti costruttivi dell'optoisolatore. Mi sono anche disegnato lo schema con un programma di progettazione, a fini documentativi (se tutto funziona metterò qualche schema dettagliato, forse con le istruzioni necessarie a calcolare i dati dei componenti.

Per catalogare i componenti, ho preso dei fogli di polistirolo, li ho tagliati in lastre sottili su cui ho spruzzato della colla spray. Alla fine li ho rivestiti con un foglio di alluminio che serve a prevenire le scariche elettrostatiche cui i Cmos sono particolarmente sensibili. Presto arriverò alla fase sperimentale pratica, sono ansioso di iniziare per verificare finalmente il funzionamento dello stepper con coppia sufficiente a far girare un albero. Stay tuned.

P.S. L'avvocato è stato radiato. Ripeto: L'avvocato è stato radiato.

domenica 24 febbraio 2008

Stepper unipolare - i MosFet

Studia, studia.... man mano che approfondisco le mie conoscenze nel tentativo di rispolverare le nozioni apprese a scuola da ragazzo (ed abbandonate per lungo tempo causa l'intrapresa di un lavoro in altro settore della scienza e della tecnica), mi imbatto in nuovi "problemi" (nuove sfide) da affrontare e risolvere senza l'aiuto di nessuno. Per prima cosa devo dire che in rete si trovano un sacco di informazioni....sbagliate, discordanti ed imprecise. C'è infatti una grande mole di dati da cui va sottratto il "rumore", ovvero le cose inutili. Per quello che resta (non molto per la verità se si cerca una risposta specifica e particolare) devo dire che esistono alcuni piccoli geni davvero disponibili a lasciare le proprie conoscenze in rete, nei forum o nei propri blog personali. a tutti loro va un sincero ringraziamento per il prezioso contributo "sociale" apparentemente profuso senza chiedere nulla in cambio.

Nel mio progetto che sto pian piano portando avanti, ho adottato e sperimentato i Mosfet (vedi post precedente). Ho utilizzato quelli della International Rectifier, di potenza (sino a 400Volts 10 ampere). Questi mosfet hanno una Vgsth ( Gate Source Treshold, la tensione minima da applicare al gate per mandarli in conduzione) da 2 a 4 Volt. Sfortunatamente la tensione disponibile nelle porte di uscita è di 3,3 Volt.

Sarà, ma ho beccato i 4 mosfet più sfigati del mondo, non entrano in conduzione con 3,3 volt (e te pareva). Ho infatti provato (o la va o la spacca ed è andata) a pilotare i gate dei Mosfet con 5Volts (4,98 per la precisione) e il circuito funziona (sembra funzionare), le fasi del motore si alimentano.

L'errore che avevo commesso era di tipo interpretativo. Una Vgsth da 2 a 4 volt l'avevo intesa come il range di soglia minima e massima da applicare al gate, mentre va inteso come un valore costruttivo (variabile da componente a componente) che occorre "superare" e che sotto il quale il mosfet si rifiuta di "lavorare". Per inciso il valore massimo di tensione al Gate è di +/- 20 volts. Almeno mi sono informato meglio su come funzionano quei componenti, ai miei tempi a scuola mi hanno insegnato come funzionano le valvole termoioniche (mai usate nemmeno nelle prove pratiche) e qualche nozione su transistor e mosfet, tutta teoria e niente pratica.

Non ho fatto i calcoli (il mio procedere è più sperimentale per tentativi (come Alessandro Volta) che per applicazione della teoria (che conosco poco) e spero che il volt di differenza sia sufficiente a mandare in piena conduzione il mosfet (altrimenti sono punto ed a capo). Ora...come faccio con 3,3 volt a pilotare degli ingressi che richiedono più di 4 volts?. Pensavo ad un foto-accoppiatore, che però ha il "pregio" di invertire il segnale (0 volt in uscita con 1 logico in ingresso), così però dovrei prevedere degli inverter (con conseguente complicazione del circuito) per riportare il tutto in logica positiva.

Ho inoltre il limite dei 5 volt di alimentazione (lo stepper è da 4,2 volt nominali), alla faccia del driver hardware "multi purpose" che volevo realizzare. Se me ne servono di più? Pensa unamico, pensa... fatti venire un idea, spremi le meningi, fai qualcosa che è frutto del tuo ragionamento, che di neuroni ne hai ancora da vendere.... Intanto procedo col progettarmi un altro alimentatore (4 ampere) regolato in corrente (tanto di transistor PNP ne ho recuperato un pacco), che sia pensato per poter essere regolato in uscita con tensioni anche superiori (sempre partendo dai 7805 che ne ho a iosa, sono diffusissimi negli alimentatori switching dei PC).
Per ora basta. Spengo lo stagnatore e sistemo la documentazione con i risultati e le osservazioni. Potrebbero servirmi in futuro ed evitare questi errori che sicuramente fanno ridere ma personalmente li ritengo un metodo per imparare e tenere la mente allenata e "giovane".

P.S. il mosfet conduce. Ripeto: il mosfet conduce.

sabato 23 febbraio 2008

Stepper unipolare... un errore

Ho commesso un errore di progetto. Chiedo perdono ma non sono 'ingeniere' e l'elettronica è solo un hobby per me. Nel precedente post avevo alimentato le fasi del motore con dei TIP33C (400Volt 10Ampere). La resistenza di base da 1k è errata. Non manda infatti in conduzione completa il transistor, ed ecco perchè l'asse del motore di poteva fermare con un solo dito. Con un alimentazione da 5 volt ed una Vce da 4,3 Volt non resta molto per il motore.
Ho commesso l'errore in quanto avevo fatto i calcoli con una tensione di base da 5 volt (ttl) calcolando la resistenza in modo che fossero sufficienti 4 mA (è la corrente massima che la Fox utilizzata è in grado di erogare nei pin di I/O.
Il problema è che la fox pilota le uscite a 3.3 volts e non 5 volts.Per mandare in conduzione completa il transistor di potenza, dovrei inserire una resistenza di base da circa 40/70 ohm, troppo pochi per la capacità massima della porta.
Non ho voglia di progettare uno stadio di potenza per pilotare le basi dei 4 transistor, anche se forse in futuro vorrei inserire dei foto-accoppiatori..... Per ora preferisco rituffarmi nei cassettini dei componenti recuperati quà e là alla ricerca di 4 MosFet, magari non uguali ma "compatibili". Domani inizio gli esperimenti. Intanto ho già un "problema". I mosfet dissaldati hanno dei residui di stagno nei terminali che comunque sono un pò grossi per entrare in una mille fori. Vedrò di risolvere. La buona notizia è che posso sostituire i TIP33C con i FET che hanno una piedinatura "compatibile. Gate Drain Source in sequenza mentre i tip hanno Base Collettore Emettitore. Mi basterà eliminare la resistenza di base (dopo le prove) e inserire i MosFet senza grosse modifiche (se non per la spaziatura dei pin che sono più stretti). Nel frattempo ho provato ad alimentare una fase direttamente con 4,98 volt ed ho notato una coppia di torsione più che soddisfacente.

L'alimentatore che mi sono costruito (ed interamente progettato calcolandomi i valori delle capacità e resistenze) si comporta egregiamente. Ho inserito un regolatore di corrente in modo che il 7805 assorba 200 mA mentre i restanti ampère (sino a 4) li faccio passare per un PNP collegato ad un altro PNP per la protezione dai cortocircuiti. Mi ha dato un pò di soddisfazione. L'unico cruccio è l'aver filettato 3 fori nell'unico dissipatore. Il calore generato dal Transistor che pilota la corrente assorbita va a scaldare anche il regolatore di tensione... li ho collocati troppo vicini nella 1000fori e non ho voglia di spostarli.Spero che il tutto non vada in fumo.

Quasi dimenticavo. anche questo è realizzato interamente con componenti di recupero, riciclati e riutilizzati...costo Zero ed ambiente pulito, entrambi dei buoni motivi per sentirsi a posto con il portafoglio e con la coscienza ecologica. Anche i cavetti di collegamento ed i transistor PNP sono di un vecchio alimentatore di un PC, il dissipatore da una stampante epson, i ceramici da 0.1 mF provengono da un vecchio Fax. Praticamente ci ho messo solo lo stagno. Cercherò di fare una foto, anche se il tentativo di riparare la digitale non ha dato esito positivo. Dovrò investire qualcosa o cercare su 'ebai' qualche offerta. Alla prossima.

P.S. La sentenza è emessa. Ripeto: La sentenza è emessa.

giovedì 21 febbraio 2008

PPTT, ancora una volta

Vado spesso in posta. Ci devo andare anche per sbrigare le commissioni di altri, lettere, pacchi, raccomandate. Stavolta il problema non è della solita impiegata scorbutica. Ci si mette pure una cicciona alta un metro e 5, claudicante a causa di una caduta dagli sci. La "cliente", sbrigate con mooooolta calma le sue cose, complice anche l'impiegata che instaura un rapporto empatico basato sulla disquisizione filosofica in merito alle modalità di pagamento, si intrattiene beatamente con il suo racconto circa la "disgrazia" che l'ha colpita (una banalissima slogatura). Incurante delle 10 persone che alle sue spalle stanno pensando agli impegni di lavoro, alle cose da fare, al tempo che passa....

la cicciona continua a raccontare l'evento catastrofico, dimenticando che oltre a pagarle la mutua siamo in attesa dei suoi porci comodi da oltre 15 minuti, e re-inizia con moooolta calma, continuando ad inventarsi discorsi, a mettere via le sue cose ed avviarsi verso le stampelle appoggiate poco distante. Era il mio turno ed avvicinandomi dico "guardi che al mondo c'è anche gente che lavora...". Cosa fa la cicciona? Sbuffa. Lei sbuffa, infastidita dal rompicoglioni di turno e minimamente preoccupata degli altri (appena arrivati) che pensano a darle manforte chiedendo particolari circa la sua caviglia (con la quale si potrebbe fare un pilone del ponte sullo stretto) e riaccendendo la discussione ed il racconto che ovviamente riparte da capo. Brutta cicciona schifosa. L'impiegata, anche lei colpevole, mi guarda e stranamente sta zitta, compie l'operazione richiesta con una velocità incredibile (mai vista una cosa del genere) e mi congeda con un cordiale saluto ed un sorriso di circostanza. Riesco ad uscire prima della cicciona che si trattiene ancora nell'impietosire i presenti.Spero che ti arrivi un controllo della mutua e ti rimandino a lavorare nel buco dove ti chiudi 8 ore al giorno, spero che se vai a sciare la prossima volta ti travolga una valanga, anche se sarà difficile distinguere le due cose che rotolano, spero che scoppi di salute, ma non nelle vicinanze di casa mia. Cara cicciona, Vaffanculo due volte ed impara a rispettare il prossimo.

P.S. la frittata è pronta. Ripeto: la frittata è pronta

Maledetta tele*om

Impossibile "ragionare" con chi è arrogante, maleducato, falso... mi riferisco ad un azienda monopolista italiana che per intervenire ad installare una linea adsl prende appuntamento telefonico con il titolare di un bar. Giorno x ore 14:00 interverranno i tecnici per procedere con l'attivazione della linea adsl richiesta. Approfitto dell'occasione per intervenire e soddisfare la mia curiosità. Come lavorano? Sono professionali?. Alle ore 14:15 non non si vede nessuno. Alle ore 14:45 non si vede nessuno. Alle ore 15:30 non si vede nessuno. Alle ore 17:30 non si vede nessuno. Alle ore 17:31 decido di tornare ad occuparmi dei miei affari ed il titolare del bar segue il mio esempio. La mattina dopo, prese le opportune informazioni, mi premuro di avvisare l'azienda fornitrice (estranea a tele*om ma da essa purtroppo dipendente per le forniture adsl) che all'appuntamento si sono presentate 2 persone alle ore 17:45, ovvero con "quasi" quattro ore di ritardo e che gli stessi, in mancanza del titolare non possono aspettare, non hanno tempo da perdere e dichiarano alla fine un bel "KO Cliente rifiuta l'installazione". In risposta mi sento informare che tele*om dichiara che i tecnici sono arrivati puntuali all'appuntamento al quale però mancava il titolare e pertanto non potevano fare altrimenti. Così i bugiardi siamo io, il titolare del bar e due cameriere che hanno accolto i "tecnici". Trovo estremamente offensivo questo atteggiamento di arroganza, ove in regime di monopolio tele*om può fare praticamente quello che le pare, compreso mentire e dare del bugiardo al proprio cliente, permettersi di promettere mari e monti e non adempiere agli impegni presi.L'unica efficienza che dimostrano è nel distacco della linea per pochi giorni di ritardo nei pagamenti, quelli si (e solo quelli) che devono essere puntuali. Cara Tele*om, credo che anche tu ti sia guadagnata un sonoro Vaffanculo, a te ed a tutti i tuoi "dirigenti" di cartone pagati profumatamente per non fare nulla. Ve lo dice un vostro ex-dipendente che molti anni fa ha già provveduto a mandarvi ...fanculo, licenziandosi volontariamente dopo aver toccato in prima persona le vostre menzogne, la vostra inefficienza, indolenza, ignoranza ed arroganza. Tele*om... VAFFANCULO

P.S. il gatto è morto. Ripeto: il gatto è morto

martedì 12 febbraio 2008

SCIOPERO!!!

A causa di una agitazione interna tecnico/esistenziale che nemmeno due scatole del micidiale Zaleplon sono riuscite a placare.. INIZIO DA OGGI LO SCIOPERO DEL MIO BLOG A TEMPO INDETERMINATO !!!

domenica 10 febbraio 2008

Modding fai da te

Tra il ciarpame che bivacca nel mio laboratorio di elettronica, nel cercare il solito componente da cannibalizzare, spunta una mother board di un vecchio pentium IBM. Difficilmente sacrifico le schede funzionanti. Decido di riportarlo in vita e dopo aver riesumato un vecchio disco da 10Gb dallo scatolone delle parti da recupero, alcuni banchi di memoria, i cavi piatti ed un lettore CD che era rimasto chiuso nella sua scatola originale, procedo con l'assemblaggio (niente VGA e niente scheda di rete...sono incorporate). Il processore è un Intel da 950Mhz. Prendo dall'archivio l'ultima distribuzione linux Xubuntu disponibile ad oggi (la 7.10 Gutsy) e procedo con l'installazione. Al termine, istallati gli aggiornamenti via chiavetta wireless dalla rete, procedo con le prove. Non male, il neonato si comporta bene, peccato buttarlo. Decido allora di costruirgli un case su misura. Ho spesso la necessità di poter disporre nei miei interventi tecnici di un piccolo computer dotato di scheda parallela e porte seriali (ad oggi i nuovi portatili non sono più equipaggiati di tutto il necessario). Nello stesso tempo ho bisogno di più porte usb possibile per collegarci le periferiche utilizzate negli interventi di acquisizione dei supporti informatici per la procura. Esigenza di trasportabilità, modularità, leggerezza e prestazioni...cose che un portatile non supporta e le micro mother board costano un patrimonio. Un salto al Brico e acquisto di componenti a iosa, poi deciderò cosa farci. Legno in pannelli e profili da 1 centimetro, alluminio, pannelli di lamiera forata a griglia, plexyglass. Per il colore ci penserò, anche l'occhio vuole la sua parte.
Taglio due pannelli di compensato (19X20), avvito dei supporti 1x1 di legno per ogni angolo (e lo scheletro è fatto). Taglio il plexyglass per i fianchi (fissati con delle viti anodizzate rosse recuperate da una stampante HP) e posiziono la mother board al centro. Prendo accuratamente le misure per fare posto ai connettori, ai pulsanti, ai led di segnalazione, alle porte usb aggiuntive. Non prevedo di lasciare spazio per l'hard disk in quanto ho in programma di procurarmi due "disk on module", dischi allo stato solido da 4 giga l'uno da innestare direttamente nei connettori IDE predisposti nella scheda madre. E l'alimentatore?? Esterno ovviamente, così posso utilizzare qualsiasi modello in quel momento sottomano. Devo solo predisporre una prolunga per le varie tensioni. Prendo allora un connettore maschio con i fili collegati, e li saldo su un connettore femmina dissaldato da una vecchia mother board defunta. Il tubetto termorestringente utilizzato per isolare le saldature conferisce al tutto un aspetto dignitoso. Il lavoro più laborioso consiste nel forare i pannelli per fare posto ai connettori. Un paziente lavoro di "dremel compatibile" e limetta di precisione. Impossibile andare dritti...devo proprio decidermi di finire la mia CNC prima o poi.Passo il contenitore chiuso sul nastro di carta vetrata per eliminare le imperfezioni ed arrotondare i bordi. Un buon lavoro. Il coperchio di toglie togliendo solo 4 viti. L'altezza è quella dei connettori sul retro e visto che c'è ancora spazio, decido di aggiungere una seconda scheda di rete. Per tenere basso il profilo provvedo inoltre a segare il dissipatore di alluminio della CPU quel tanto che basta per farci stare anche una ventola di raffreddamento.
Una giornata di lavoro ed è tutto pronto per l'estetica.
Qui devo prendere una decisione importante... Tinta noce e finiture in rame ed ottone o un classico nero satinato con finiture in alluminio? Mi mancano i profili ad "L" in ottone...Boh. Deciderò. Di sicuro dovrò lasciare i pannelli in plexyglass trasparenti in quanto vorrei illuminare l'interno con tre led blu recuperati da una vecchia radio. A che serve la luce all'interno?? Ma per dare un aspetto geek ovviamente. Certo è che la luce blu poco si intona con la tinta noce e le finiture in rame. Forse ne farò a meno dei led blu... magari rossi... boh, deciderò, forse darò una vernice acrilica all'interno dei pannelli per dare un aspetto "specchiato" al colore che fa contrasto col satinato.
Appena avrò finito, posto qui delle foto. Buona notte, alla prossima

P.S. Il toporagno ha fame. Ripeto: Il toporagno ha fame.